di Federica Pergola

Federica

 

 

 

Jane Austen. La vita

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In un inverno particolarmente rigido gli alberi dell’Hampshire, a novembre, avevano già perso tutte le foglie. Era il 1775: il 16 Dicembre sarebbe nata Jane Austen.

Una delle scrittrici più celebri e più amate di sempre – di cui resta solo un ritratto a matita, qualche lettera (la sorella Cassandra le distrusse quasi tutte), gli scritti giovanili e “sei meravigliosi romanzi”- visse la sua breve vita (morì a 41 anni) tra la campagna dell’Hampshire e del Kent; soggiornò a Bath e a Londra; fece qualche visita a parenti e conoscenti residenti nei dintorni; partecipò a balli e rappresentazioni teatrali; e scrisse delle opere che ancora oggi ci incantano per la loro intelligenza, il loro brio, la loro vivacità, la profondità dei sentimenti, la raffinatezza (ed il ritmo) delle costruzioni narrative.  

A dieci anni dalla morte, Walter Scott affermò: “Questa giovane donna aveva il grande talento di descrivere i sentimenti e i personaggi della vita di tutti i giorni in modo assolutamente realistico – ed è la cosa più bella in cui mi sia mai imbattuto. Lo stile grandioso e melodrammatico che mi riesce tanto bene può essere replicato da chiunque, mentre questo squisito tocco che rende interessanti le cose e i personaggi più ovvi e banali, grazie a una descrizione realistica e oggettiva, oltre che emotiva, è unico e irripetibile”

Claire Tomalin, scrittrice e giornalista inglese conosciuta soprattutto per le sue pluripremiate biografie (di Shelley, Dickens, Hardy, Mansfield…), ci restituisce quello che mancava.

“Non è facile ricostruire la vita di Jane Austen. Non lasciò alcune nota autobiografica, e anche se avesse tenuto dei diari, questi non furono mai trovati. (…) La prima nota biografica su Jane è stata scritta dopo la sua morte e consiste in poche pagine. E’ del fratello Henry, che si limita ad osservare come quella della sorella “non fu per niente una vita densa di avvenimenti”. Confermò la stessa cosa il nipote James Edward Austen Leigh, cinquanta anni dopo. (…) Eppure accaddero avvenimenti angosciosi e anche traumatici che lasciarono in Jane segni duraturi…Come lei rimase impressionata da quegli avvenimenti risulterà evidente nel corso della sua vita, e anche come riuscì a superarli e a servirsene per i suoi scopi”.

Così, attraverso una ricerca storica accuratissima, la Tomalin si immerge nell’Hampshire a cavallo tra 1700 e 1800. La descrizione è così precisa e dettagliata che finiamo per conoscere i vicini di casa di Jane: le loro case, i loro giardini, le loro abitudini, i loro difetti e le loro virtù.

E conosciamo, ovviamente, la sua famiglia, che era davvero  estesa (non solo Jane era la settima di otto figli, ma i rapporti di parentela di entrambi i genitori erano tenuti in grande considerazione; Jane aveva un gran numero di cugini, zii, zie e, in seguito, cognate e nipoti disseminati in molte contee) ma, soprattutto, si rivelò certamente uno dei fattori ambientali determinanti per la sua crescita intellettuale. Suo padre, parroco nella cattedrale di Rochester, era un uomo colto, con una libreria di quasi venti metri quadrati, che lasciava a disposizione dei figli (e delle figlie!)

“E’ evidente che Mr Austen dava libero accesso ai suoi libri. Infatti se a Jane ancora bambina era consentito leggere “Sir Charles Grandison” di Richardson, in cui vengono descritti in modo dettagliato l’adulterio del padre e  l’ebbrezza della madre…Mr Austen non può averle nascosto molto altro. In questo, come nella sua reazione serena  e tranquilla alle storie sfrontate di Jane, si rivela il padre eccezionale di una figlia eccezionale”

Sua madre, forte lettrice, era arguta e spiritosa e si dilettava a scrivere versi. Suo fratello James, con la passione per il teatro, componeva prologhi ed epiloghi alle rappresentazioni di drammi teatrali messi in scena dalla famiglia. Anche Jane prestissimo cominciò a scrivere delle storie in cui  la cifra  stilistica era la stravaganza, la derisione, la caricatura: il risultato era un mondo di anarchia morale scintillante e vitale, che, ovviamente, poteva sconcertare…

E’ forse proprio per questa sua vena dissacrante, per questo umorismo che, spesso, sfociava in sarcasmo, che Cassandra distrusse molte delle sue lettere?

In una lettera giunta fino a noi Jane scherza su Mrs Hall, la moglie di un vicino, che ha dato alla luce un bambino già morto :”partorito qualche settimana prima del previsto per via di uno spavento. Suppongo che Mrs Hall abbia inavvertitamente guardato suo marito…”

Eppure, pur completamente immersa nel mondo in cui si muoveva, Jane Austen non attinse mai alla vita reale di chi le gravitò vicino. E dire che quanti spunti avrebbe potuto utilizzare! La zia paterna, che giovinetta partì per l’India, da sola, per trovare marito tra gli inglesi che lì lavoravano…La zia materna, che fu imprigionata per sette lunghi mesi perché accusata (a ragione) del furto di un fazzoletto (e rischiava l’impiccagione!); sua cugina, contesa tra i suoi due fratelli; un vicino portatore di handicap che i parenti manovrarono per la successione, facendolo sposare con una donna molto più vecchia di lui in modo tale da evitare eredi…ma il suo avvocato fu più scaltro e, alla morte della signora, gli fece sposare sua figlia, che cominciò a bastonarlo e maltrattarlo, dopo avergli dato tre bambini…

Osservatrice attenta, finissima, acuta come uno spillo, Jane Austen evidentemente non aveva bisogno di storie sensazionali per lasciarci dei lavori che continuano ancora oggi a stupirci per la loro freschezza, intelligenza e verità. 

Aveva invece bisogno di pace, di tranquillità, di giornate regolate da un ritmo costante e prevedibile, di un luogo, una casa, un rifugio. Fu forse questo, la perdita della casa canonica di Steventon  (oltre alla delusione d’amore per Tom Lefroy, che amava, riamata, ma che fu allontanato da lei dalla famiglia di lui perché Jane non aveva una dote) a zittirla per dieci lunghissimi anni? Dieci lunghi anni di silenzio dopo che, a venticinque anni, aveva già scritto le prime versioni di Orgoglio e Pregiudizio, Ragione e Sentimento e Northanger Abbey!

 Claire Tomalin fa davvero una grande regalo agli estimatori di Jane Austen: conosciamo le difficoltà che affrontò per vedere pubblicati i suoi romanzi; la cura con la quale raccoglieva i pareri (positivi e negativi) sulle sue opere una volta pubblicate; la forza che dimostrò nella malattia; lo sforzo di risultare sempre divertente pur di alleviare le sofferenze dell’amatissima sorella Cass…

Per un breve momento- il tempo di leggere questa suggestiva, attenta biografia-eccoci trasportati in un’altra epoca, vicinissimi a questa donna straordinaria, comune e unica, che non smette di parlarci, divertirci e commuoverci.

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Jane Austen. La vita, di Claire Tomalin,  traduzione di Cristina Colla e Cecilia Mutti, Nuova editrice Berti, pp. 477, €23,00

Federica consiglia “Jane Austen. La vita”