TRE

“I libri sono tagli nelle nostre vite. Ogni incontro d’amore ha la natura traumatica del taglio”. Così Massimo Recalcati ci introduce a una sorta di saggio autobiografico in cui racconta la sua storia di uomo attraverso i libri che “lo hanno letto”. Soprattutto alcuni classici che gli hanno indicato figure emblematiche e gli hanno offerto chiavi di interpretazioni da usare per capirsi e capire. Ed è così che accade anche nei nostri incontri di lettrici appassionate. Da quei tagli, da quelle ferite, esce la nostra sostanza più intima e vera che mette a nudo il nostro io più profondo. Dichiararsi attraverso i libri è l’atto di coraggio più clamoroso perché non contempla finzioni o dissimulazione. Ci offriamo agli altri per ciò che siamo davvero. Mostriamo specialmente le nostre fragilità. Ma come è bello ogni volta mescolarle per trasformarle in un unico, grande punto di forza! Proprio come spiega Recalcati in “A libro aperto”.

Questa la testimonianza di Cinzia, che mostra con precisa e nitida evidenza la natura e l’essenza delle Comodine (per chi ancora non sapesse chi siamo QUI).

Era un 5 febbraio di tre anni fa quando, proprio sulla spinta di un tweet di Cinzia, mettemmo insieme il nostro gruppo che da poco ha dato il benvenuto a tre nuovi membri: Margi (come vi abbiamo raccontato QUI), Federica G. (da non confondere con Federica, comodina della prima ora, che sarà da qui in avanti ribattezzata Federica P.) e Maria Elena.

Donne e lettrici, appassionate e sincere.

In ogni incontro un frammento dell’anima di ciascuna viene svelato da un titolo o da un’impressione di lettura, e impastato con l’affetto e la stima che ci unisce sempre di più. Applaudo alla loro apertura di cuore e di mente, e vi lascio ai consigli di lettura con cui impreziosiscono il mio spazio vitale, reale e virtuale.

Comodine febbraio

La prima a cui cedo la parola è una delle ultime arrivate.

FEDERICA G: Affascinata dalla mia ultima lettura, il saggio ‘La via della Bellezza” di Vito Mancuso, dopo il primo incontro con le Comodine, ho riflettuto su quanta allegria ed entusiasmo si possa generare intorno ad un tavolo tutto al femminile e dal sapore rivoluzionario. I libri identificano le nostre personalità, le idee nutrono le nostre diversità, ma anche in questo caso il terreno di condivisione è unico: la ricerca comune, etica e politica, della Bellezza e della Verità. Emily Dickinson scriveva:

… Piano mi domandò perché ero morta –

“Per la Bellezza”, gli risposi –

e lui: “E io per la Verità”- loro sono una cosa sola e noi siamo fratelli.

Al tavolo delle Comodine c’è ricerca, bellezza rivoluzionaria, talento, malinconia e ‘sorellanza’…  per questi motivi, non so decidermi a scegliere un unico libro che possa essere coerentemente sintesi di tutte voi, ma con semplicità, posso augurarmi di riuscire ancora a rintracciare, nei libri che verranno e per il futuro in senso generale, un po’ di tutto questo. “L’immortalità” di Kundera e “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza mi sono spesso ritornati in mente pensando al mio primo incontro con voi. Spero di parlarvene in futuro.

E Federica G. non sa, ma glielo diremo al prossimo incontro, che c’è stata chi ha omaggiato Goliarda Sapienza portando nel gruppo il suo libro: Anna, che invece in questa occasione ci consiglia “Confidenza”, ultimo romanzo di Starnone, il racconto di uomo e delle sue relazioni e dell’amore declinato in tutte le sue sfaccettature.

Pietro, il protagonista, vive, con Teresa, sua ex alunna giovane ribelle ma dall’atteggiamento vivace e affascinante, una relazione tempestosa e dopo l’ennesimo litigio, suggellano un patto. Ognuno confiderà all’altro il suo più intimo segreto. Sarà questa confidenza a tenere i due legati per la vita intera.

Le vite di Pietro e Teresa prendono vie diverse: lei, all’inizio di una brillante carriera, accetta un incarico negli Stati Uniti; Pietro, invece si lega a Nadia, giovane laureata in matematica, riservata e dolce allo stesso tempo. Lei rappresenta la tranquillità, la serenità e Pietro le chiede di sposarlo. Pochi giorni prima delle nozze, Teresa ricompare e con lei l’ombra di quello che si sono confessati a vicenda. Da quel momento in poi la confidenza che si sono scambiati lo perseguiterà e Pietro non potrà mai più dimenticarlo.

Trascorrono gli anni e Pietro diventa un discreto scrittore di successo, la  famiglia si consolida, s’allarga e Nadia è ora la madre di tre figli, completamente annullata nel ruolo di madre e moglie, piena di amarezza e rabbia a causa del mancato riconoscimento da parte di un professore universitario di un suo progetto di ricerca che non trova conforto in Pietro, con il quale non ha alcuna confidenza.

Teresa, più autonoma e indipendente, vede aprirsi nuove possibilità in America, ma sfrutta ogni occasione per rivedere o almeno risentire Pietro con il quale è rimasto quel legame suggellato dall’antica confidenza.

“Confidenza” ci mostra che, in un modo o nell’altro, gli amori non svaniscono, cambiano, si evolvono, ma coloro che si sono amati rimangono i “custodi” delle ansie che sono in ognuno di noi. Anche se agli occhi del mondo la relazione finisce, la confidenza non svanisce nel nulla anzi si consolida e diventa innesco per le relazioni successive. Anche in questo libro Domenico Starnone è un grande osservatore critico acuto dei tratti umani.

E la confidenza, che solo i libri sanno cementare così profondamente, è anche quella che lega tra loro le Comodine, tanto che i libri regalati a Natale sono sempre occasione di buone letture. Infatti Federica P.: Voglio parlarvi del bel regalo ricevuto al Natale delle Comodine di quest’ anno. Mi è arrivato da Dina. Si tratta di “Sula” di Toni Morrison. In un piccolo agglomerato di case – sulle colline intorno a Medallion, Ohio –  due ragazzine, Nel e Sula,  stringono una grande amicizia. In questo mondo viveva la gente di colore, là “dove hanno sradicato gli arbusti di solano e i cespugli di more per costruire il campo da golf…”. E attraverso le storie delle ragazze  – e delle loro famiglie – in un arco di tempo di più di quaranta anni, Toni Morrison, con lucidità e amarezza, indaga su una intera comunità: separata dalla città bianca ed estranea alla cultura, ai valori e alle leggi dei bianchi. E, nel farlo, regala una serie di indimenticabili ritratti di donne. Arroganti, indipendenti, crudeli, dolci, sottomesse, ambigue, imprevedibili.

“Oh, Signore, Sula!” gridò. “Ragazza mia, ragazza mia, ragazzaragazzaragazza mia!” Fu un bel grido – forte e lungo – ma non aveva né fondo, né cima, solo volute e volute di dolore”.

Come anche frutto di confidenza e di un’intimità che diventa sempre più avvolgente e coinvolgente sono le scoperte letterarie che le Comodine sanno regalarsi tra loro. Proprio quella che ci racconta Donatella: Devo ringraziare un prezioso consiglio di lettura delle Comodine per aver scoperto la mirabile penna di Elisabeth Strout. Ho letteralmente centellinato il suo “I ragazzi Burgess”, che è diventato uno dei miei libri del cuore, anche perché racconta, in parte, la stessa essenza di noi Comodine. I protagonisti, i tre fratelli Jim, Bob e Susan, sono quanto di più diverso si possa immaginare, tre anime profondamente dissonanti, che, per uno strano scherzo del destino, loro malgrado, si riavvicinano. Questo avvenimento diviene il pretesto che li costringe a ricomporre la famiglia, a riallacciare le fila dei loro rapporti, mettendo a nudo ciascuno le proprie insicurezze e l’inaccessibilità di certe connessioni, squassati da un tumultuoso rinnovamento delle proprie vite e delle rispettive coscienze. C’è tutto, in questo romanzo, dall’atmosfera della piccola casa gialla in cima a una collina del Maine, dove i ragazzi sono cresciuti, alla vita ricca e frenetica di New York, dove i due uomini si sono trasferiti, dall’intrigo delle relazioni familiari al grande tema delle discriminazioni e del razzismo. Adoro il modo in cui Elisabeth Strout riesce a scrivere, con uno stile classico, un romanzo originale, avvolgente e corale, ma allo stesso tempo delicato e intimo, mescolando sapientemente la trama alla profonda descrizione dei sentimenti e dei protagonisti.

“Era un uomo alto, di cinquantun anni ed ecco cosa aveva di speciale: era un tipo gradevole. Stare con lui dava la sensazione di trovarsi all’interno di un circolo intimo e ristretto. Se Bob fosse stato consapevole di questa sua caratteristica, forse la sua vita sarebbe andata diversamente. Ma non lo sapeva, e il suo cuore era spesso attraversato da una vaga paura.”

Nello stesso modo è frutto di un regalo, condiviso poi all’interno del gruppo, la lettura proposta da Maria S.: “7” di Cristian Garcia mi ha intrigato perché è un racconto fantastico che non rinuncia a temi forti ed ha una struttura narrativa a scatole cinesi. Mi ha colpito che le comodine che lo hanno letto non abbiano voluto svelare molto se non il suo sviluppo ed accennare al tema dell’immortalità ma vissuta in modo “misterioso”. Si passa di racconto in racconto attraverso un sottile file rouge che ci porta al settimo racconto, che è romanzo a sé stante ma allo stesso tempo svela quanto accennato nei racconti precedenti. Queste scatole mi hanno fatto pensare a noi comodine che troviamo piena espressione dei nostri intenti letterari attraverso il nostro settimo racconto, la nostra Giudi che ogni volta si racconta e ci racconta ed in lei ritroviamo noi stesse, ma sempre con qualcosa di nuovo. Sarà solo un racconto fantastico?

Non lo so, Maria S., se “sarà solo un racconto fantastico”. Di certo so che voi tutte Comodine siete fantastiche e ogni volta mi fate sentire importante e parte di una comunità stimolante e vera. Come quando Maria N. mi ringrazia per aver portato a Potenza Viola Ardone, prima ancora che scrivesse il suo libro di maggior successo, che è proprio quello consigliato da Maria N.: ” Il treno dei bambini” di Viola Ardone per chi volesse fare un salto in un periodo storico  doloroso ma pieno di speranze. Per sfuggire alla miseria del secondo dopoguerra nel meridione molti genitori accettarono di mandare i propri figli presso famiglie del nord Italia per il periodo invernale.

La voce narrante è quella di un bambino napoletano di sette anni, Amerigo, combattuto tra l’amore per la vera madre, mamma Antonietta, e la vita agiata della famiglia “adottiva” di Modena. La scelta della scrittrice di narrare la vicenda attraverso gli occhi e le parole di un bambino rende il libro assai interessante, uno stile colloquiale intervallato da errori grammaticali e parole dialettali napoletane per  ricreare perfettamente le emozioni ed i sentimenti di Amerigo. L’ autrice riesce a far percepire al lettore la sofferenza della madre naturale per la separazione dal figlio, la gelosia quando torna felice e il tentativo di fargli dimenticare il valore della famiglia ospitante attraverso la sottrazione del violino, un regalo del padre adottivo.

Ma di misteri (e thriller) è Rosaura la vera esperta. Lo sappiamo tutti oramai, e quello che consiglia è proprio un libro nelle sue corde: “La paziente silenziosa”,  opera prima di Alex Michaelides. Un giallo con un tocco di introspezione psicologica profonda. La storia di un omicidio. Alicia , viene accusata di avere ucciso il marito Gabriel con un colpo di pistola. Da quella notte smette di parlare. Alicia affida la propria testimonianza ad una tela che dipinge immediatamente dopo il tragico evento. Theo Faber, giovane psicologo, si convince che la chiave di tutto sia l’opera dipinta da Alicia. L’autore è riuscito a dare vita ad un racconto che presenta immediatamente indizi per la soluzione dell’enigma seppure non immediatamente percepibili. Il colpo di scena che conclude il racconto spiazza il lettore facendo ripercorrere mentalmente quanto letto in precedenza.

Ancora mistero nel libro suggerito da Margi, che è arrivata da poco, ma sembra che sia sempre stata con noi. Una storia gotica e noir ambientata in una Barcellona anni  Venti, fatta di personaggi a tinte fosche e di uomini dal destino solo all’apparenza già scritto. “Il gioco dell’angelo” è il secondo capitolo di una fortunatissima quadrilogia di Carlos Ruiz Zafon e racconta la storia di David Martin, apprendista di redazione di un giornale e a cui viene data l’opportunità di pubblicare dei racconti a puntate. Arriva il successo, ed una serie di inquietanti personaggi si affacciano nella sua vita. Committenze, coincidenze, ombre dal passato ed il desiderio irrefrenabile di scrivere, pubblicare, affrancare la sua esistenza triste con una scrittura brillante saranno la gioia e la condanna di David Martin. Protetto dal conte Pedro Vidal, di cui diverrà ad insaputa dell’uomo suo ghost writer su richiesta di una donna, Cristina, amata da entrambi, David cederà ad un editore mefistofelico non solo i suoi scritti, ma la sua anima. Romanzo ricco, persino troppo ricco di situazioni, salti nel tempo, figure arroccate in una dimensione immaginifica e talora raccapricciante, il gioco dell’angelo ti costringe ad una lettura compulsiva, che catalizza l’attenzione fino a dimenticarsi del mondo intorno. Ogni pagina ne reclama un’altra, e tu lettore diventi vittima, curioso e persino morboso osservatore, mentre la trama diventa un bozzolo che ci avvolge intrappolandoci fino all’ultima pagina. Avidi nel sapere come ricomincerà la storia appena pochi centimetri più in là. Sul nostro comodino.

Dal comodino di Margi a quello di Adriana il salto sembra breve, ma invece è quello lungo e profondo nelle proprie radici.

“Mille anni che sto qui” di Mariolina Venezia, questo il mio consiglio di lettura per le Comodine nel nostro ultimo incontro. Primo romanzo della scrittrice, preso per caso e senza molte pretese da parte mia, non avendo ancora letto nulla di suo, si è rivelato un tuffo in un mare di ricordi e di tenerezza. In un arco temporale che va dall’Unità d’Italia alla caduta del muro di Berlino si snodano le vicende di una famiglia di Grottole, in provincia di Matera, dal capostipite don Francesco Falcone a Gioia, ultima nipote, che a diciott’anni scappa di casa chiedendo ai genitori di non cercarla.

E per non farci perdere tra i fatti, gli aneddoti, gli amori e le chiacchiere di questa marea di figli, nipoti, zii, nonni e compaesani questa interessante autrice inizia il suo racconto con “una carta”, quella che nonna Candida chiede a Gioia di scrivere, perché nonna Candida non ricorda più niente, né il nome dei suoi figli, né chi sia suo padre e questa “carta” vuole portarsela sempre in tasca. Con questo albero genealogico scritto a mano a mo’ di appunto si avvia un romanzo vivace, molto piacevole da leggere ma nel contempo di grande valenza storica, nel quale sicuramente ciascuna Comodina individuerà storie o tradizioni o elementi vissuti in prima persona o nei racconti di genitori e nonni.

“Fin dalla mattina, quando entrava nella camera di Gioia, iniziava a raccontare. Storie che Gioia aveva sentito migliaia di volte, ma in quegli anni non ci aveva più pensato. Adesso, riascoltandole, le sembrava che si mettessero tutte insieme, come i disegni di quei centrini che all’inizio erano solo maglie piene e vuote, archi di catenelle, rombi e colonnine, ma poi a lavoro ultimato formavano un disegno più grande che non significava proprio niente, se non tutto il tempo e l’amore che erano stati messi per farlo”.

Così abbiamo raccontato anche a voi un pezzettino di noi e del nostro stare insieme con e attraverso i libri che leggiamo e (ci) consigliamo.

Buon compleanno Comodine!