Dieci Buoni Motivi
di Andrea Marcolongo
per NON leggere “Alla fonte delle parole”
Ecco i miei dieci buoni motivi per non leggere “Alla fonte delle parole”:
1.Se pensate che “una parola vale l’altra” e che il nostro linguaggio non riveli tanto – tutto! – delle persone che siamo, questo libro non fa per voi;
2. Se credete che le etimologie siano una materia noiosa per topi di biblioteca fuori dal mondo e che non raccontino nulla del nostro presente, questo libro non fa per voi;
3. Se siete alla ricerca di manuali accademici da cui attingere citazioni dotte per fare bella figura a cena con gli amici, questo libro non fa per voi;
4. Se pensate che percorrere a ritroso la storia di una parola sia un inutile viaggio nel passato e non un appello al presente per costruire il futuro, questo libro non fa per voi;
5. Se credete che “etimologia” significhi lo studio sterile di radici e desinenze delle parole e non ci sia posto per le avventure degli uomini e delle donne che hanno utilizzato (e ancora utilizzano) quelle parole, questo libro non fa per voi;
6. Se siete alla ricerca di un libro astruso e astratto più del leggendario indoeuropeo mai testimoniato, se la curiosità non è il vostro forte, questo libro non fa per voi;
7. Se credete che Philip Roth non possa stare nello stesso libro insieme a Senefonte, se Tucidide vi sembra troppo lontano da Elena Ferrante, questo libro non fa per voi;
8. Se siete amanti dell’ipse dixit (ma chi è quel colui che ha detto, poi?) o vi piace spegnere il cervello con le fake news, questo libro non fa per voi;
9. Se non volete correre il rischio di non poter fare a meno di fare delle etimologie uno stile di vita e un modo di pensare al termine delle 99 parole che ho scelto, questo libro non fa per voi;
10. Se siete alla ricerca di lezioni di superiorità, bacchettate sulle mani, divieti o galatei del dire e non volete mettere in gioco la curiositas, questo libro non fa per voi;