di Federica Pergola

Federica

 

 

 

Ricette semplici

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Nel significato del termine abbandono c’è, naturalmente, il lasciare – definitivamente o per un lungo periodo – qualcosa o qualcuno; ma anche la rinuncia a portare a termine, a realizzare qualcosa; il lasciarsi andare, il cedere, il ritirarsi…

Ecco, è di questo che parla la raccolta di racconti di Madeleine Thien, “Ricette semplici”, tradotta da Maria Baiocchi e Anna Tagliavini per 66thand2nd.

C’è una madre che lascia le sue figlie a causa dell’alcol

La mattina che sua madre se ne andò, Lorrraine era sul prato. (…) Sua madre uscì di casa tenendo la borsa tra le mani come fosse una pagnotta, con le dita curve per reggerla alla base. Portava il cappotto anche se il cielo era terso e faceva un caldo pazzesco. (…) Non si preoccupò per come camminava, né per la direzione presa o per quel suo modo di tenere la borsa come un dono. Guardò sua madre e poteva essere un giorno qualsiasi, in un posto qualsiasi, un’immagine insignificante. Sua madre scese giù lungo la strada, girò a sinistra e scomparve”

Un’altra che scappa portando le sue figlie con sé, lontano dal loro padre, che abbandona per un altro uomo.

Ma anche un padre, che abbandona la famiglia per tornare al suo paese d’origine

“Pensai a mio padre quella notte, sulla soglia della mia camera, a quella conversazione mancata. Come se avessi potuto cambiarne l’esito con qualche minimo, semplice gesto. (…) Da un certo punto di vista, andarsene era stata l’azione più coraggiosa compiuta da mio padre. Aveva gettato al vento ogni prudenza. Quel paese, così importante nei suoi pensieri, era finalmente riuscito a riattirarlo a sé. Malgrado la famiglia, malgrado il nostro legame, alla fine quel posto l’aveva avuta vinta”

Una figlia scappa di casa, lontano dai genitori

“Attesi che Paula mi scrivesse. Avevo in mente una serie di cose da dirle. Che la sua casa era sempre la stessa, ma che lasciavano le finestre della sua camera spalancate, forse sperando che una mattina lei ci si arrampicasse dentro. Che la nuova classe era uguale alla precedente. Che tutto era peggiorato un sacco prima di iniziare a migliorare. (…) Poi avevo finito per sperare e basta. Dal momento che Paula non scriveva , e io non sapevo dov’era, cercai di sognarlo. Immaginai un posto di enorme abbondanza. Pesci nel mare e una tremenda bellezza”

E naturalmente c’è questo dolore: di chi fugge, ma anche di chi resta, sospeso nel limbo del dubbio; nell’incertezza del perché.

Ma ancora: un marito abbandona la moglie per un’altra che, però, abbandona lui,  morendo. E la moglie è lì, a gestire il lutto del suo uomo non più suo. Ma anche la propria rabbia e il proprio dolore.

“Il suo lutto ti sembra normale, e sei perfino pronta a comprenderlo. Ma lui rifiuta di staccarsene, il suo dolore privato a te non lo mostra. Appartiene a lui solo. (…) Che tipo di persona sei? C’è una parte di te che è contenta che lei sia morta. Contenta che tutte quelle qualità, quel sorriso, quella sicurezza, non l’abbiano salvata”

Ci sono bambine che hanno dovuto lasciare la loro casa, date in affido per la inadeguatezza (l’infelicità?) dei loro genitori… E allora tornare alla casa, in autobus, col numero 16, sembra l’unico modo per riannodare il tempo e sperare di rivedere la mamma.

E c’è una voce potente, limpida, esatta: quella di Madeleine Thien, nata a Vancouver nel 1974 e già finalista al Man Booker Prize nel 2016 e al Premio Bottari Lattes nel 2018. 

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Ricette semplici, di Madeleine Thien, traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini 66thand2nd, pp.184, €16,00

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