di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

Lo zainetto al martedì: Parma Capitale della Cultura

Parma Capitale
Il 2020 si apre con Parma Capitale Italiana della Cultura e io, da libraio e operatore culturale, in queste occasioni, mi aspetto sempre che vengano dati segnali importanti dalle istituzioni cittadine verso quegli avamposti e presidi culturali che sono le Librerie. Col finire del 2019 tante librerie in giro per il paese hanno chiuso i battenti: solo a Roma ha chiuso la Feltrinelli International e le serrande si sono abbassate anche in una Feltrinelli a Prati; negli ultimi due mesi solo la capitale ha perso la libreria del Viaggiatore, la Colisuem e la Pecora elettrica di Centocelle a causa degli attentati incendiari. Si fa poco, sempre troppo poco per le Librerie, e in molti, troppi, continuano a pensarle come semplici esercizi commerciali. Io spero che il 2020 per Parma sia un anno di riscoperta dei Libri, delle Librerie e dei Lettori veri! Perché la Cultura che batte il tempo, passa essenzialmente dai Libri! Si parla di costruire spazi e tempi di incontro e di dialogo anche nei singoli quartieri e borghetti, e noi, che cerchiamo di essere un laboratorio culturale permanente che cerca di coinvolgere ogni singolo lettore, ci auguriamo davvero che questa non sia un’occasione perduta. A nostro modo, continueremo a fare Cultura e Divulgazione nel 2020 esattamente con la stessa passione ed entusiasmo con cui lo abbiamo fatto nel 2019, 2018, 2017, 2016, 2015, 2014… ma per continuare a farlo anche nel 2021 abbiamo bisogno di segnali forti e sostegno e presenze fisiche in Libreria.
La grande Letteratura passerà dai Diari anche e soprattutto in questo 2020 e cercheremo come abbiamo sempre fatto di spiazzare e sorprendere i nostri lettori. La bellezza della lettura spesso si può trovare in libri insoliti,spiazzanti appunti, inclassificabili. Vogliamo iniziare questo anno con il proporre letture capaci di meravigliare il lettore, con Autori diversi tra loro, ma tutti accomunati da mondi imprevedibili, seppur ognuno a suo modo.

Siamo partiti Sabato 11 Gennaio con la presentazione del libro edito da Minimum Fax “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio” di Remo Rapino. Un outsider che vive a Lanciano, in provincia di Chieti, classe 1951, insegnante di filosofia nei licei e che ha pubblicato alcune raccolte di poesia (“La profezia di Kavafis” per Moby-dick nel 2003 e “Le biciclette alle case di ringhiera” per Tabula Fati nel 2017) e la raccolta di racconti “Esercizi di ribellione” nel 2012 per la mitologica casa editrice Carabba.
Con questo romanzo d’esordio, attraverso una lingua imprevedibile, storta e circolare, a metà tra tradizione e funambolismo, Remo Rapino ha scritto di un personaggio marginale, un drop out che sembra volersi escludere volontariamente dalla vita sociale organizzata, ma che diverte e commuove, nel suo camminare lungo gli anni del nostro novecento. Un grande personaggio letterario che pulsa in ogni rigo di una fragile ma ostinata umanità, quella che soltanto un matto come Bonfiglio Liborio, vissuto ai margini, tra tanti sogni andati al macero e parole perdute, poteva conservare.

Liborio Bonfiglio è una cocciamatte, il pazzo che tutti scherniscono e che si aggira strambo e irregolare sui lastroni di basalto di un paese che non viene mai nominato. Eppure nella sua voce sgarbugliata il Novecento torna a sfilare davanti ai nostri occhi con il ritmo travolgente e festoso di una processione con banda musicale al seguito.
Perché tutto in Liborio si fa racconto, parola, capriola e ricordo: la scuola, l’apprendistato in una barberia, le case chiuse, la guerra e la Resistenza, il lavoro in fabbrica, il sindacato, il manicomio, la solitudine della vecchiaia.
A popolare la sua memoria, una galleria di personaggi indimenticabili: il maestro Romeo Cianfarra, donn’Assunta la maitressa, l’amore di gioventù Teresa Giordani, gli amici operai della Ducati, il dottore Alvise Mattolini, Teté e la Sordicchia… Dal 1926, anno in cui viene al mondo, al 2010, anno in cui si appresta a uscire di scena, Liborio celebrerà, in una cronaca esilarante e malinconica di fallimenti e rivincite, il carnevale di questo secolo, i suoi segni neri, ma anche tutta la sua follia e il suo coraggio.

Autori che spiazzano e sorprendono come Gianni Celati, uno degli scrittori italiani più importanti e significativi. Sono usciti, recentemente, per Quodlibet ben due libri essenziali e bellissimi: “Narrative in fuga” e “Riga 40. Gianni Celati” a cura di Marco Belpoliti, Marco Sironi e Anna Stefi.
Uno dei maggiori narratori italiani viventi, se non il più innovatore degli ultimi quarant’anni. Ne attestano la grandezza nel paesaggio letterario e culturale l’uscita del volume della collana Meridiani Mondadori dedicato alla sua attività di scrittore (Romanzi, cronache e racconti), e la pubblicazione di una serie di suoi libricini presso l’editore Quodlibet, e ancora la traduzione dell’Ulisse di Joyce presso Einaudi. Il volume “Riga” era stato stampato una dozzina di anni ma da tempo esaurito e ricercato da studiosi e semplici lettori. Non si tratta di una semplice ristampa, ma di un vero e proprio rifacimento del volume, con circa 200 pagine in più, risultato di ricerche ulteriori sul suo lavoro, dell’emersione di scritti dispersi, saggi e recensioni uscite nel frattempo. I testi di Celati coprono un arco di tempo che va dal 1970 al 2008, ovvero gran parte della sua attività di scrittore e saggista.

Riga 40 raccoglie suoi testi narrativi e saggistici, interviste e conversazioni radiofoniche, parti dell’inedito Taccuino Siciliano del 1984, brani delle lezioni bolognesi al DAMS dedicate alla letteratura americana, testi sul cinema e la letteratura, su James Joyce, da lui tradotto, su Giacomo Leopardi e Alberto Giacometti, e poi sulle idee di spazio e di paesaggio. Seguono una scelta di recensioni e commenti alla sua opera, dal 1971 al 2008, da Calvino a Manganelli, da Luigi Ghirri a Stefano Bartezzaghi. Completano il volume un Album di oltre quaranta fotografie, dagli anni Settanta al Duemila, e una serie di saggi scritti per l’occasione che approfondiscono l’opera di uno dei maestri della letteratura del secondo Novecento e oltre.

“Narrative in fuga”, a cura di Jean Talon, sono quattordici saggi sugli autori stranieri d’affezione di Celati (e da lui in gran parte mirabilmente tradotti). Il Bartleby di Melville (che proprio a Celati deve la sua divulgazione in Italia), Céline, l’amatissima Certosa di Parma di Stendhal, il Gulliver di Swift, l’Ulisse di Joyce, e altri ancora. Sono saggi densi e illuminanti, ma anche emozionanti e belli da leggere. Perché scritti con l’inconfondibile tono di Celati; ossia il tono di chi ti mette a tuo agio raccontandoti una storia. Pubblicati come introduzioni o postfazioni, sono stati nella maggior parte riscritti rispetto alle versioni stampate.

Libro innovativo (e autore che spiazza) e sicuramente tra i migliori pubblicati sul finire dello scorso anno quello che racconta la vita dopo il disastro di Chernobyl e dal titolo”Una passeggiata nella zona ” di Markijan Kamiš nella traduzione dall’ucraino di Alessandro Achilli, pubblicato da Keller Editore nella collana RazioneK.
Kamiš è un trentenne, uno di quegli illegali che frequenta regolarmente quella zona di case diroccate e rottami, oltre i segnali di pericolo e le recinzioni. Questo libro è la cronaca delle passeggiate nella zona vietata. Un libro pieno di vita e che commuove nonostante l’atmosfera suggerisce un disastro di tale portata nella storia recente. Un libro scritto in maniera superba che racconta la vita nella zona di Chernobyl oltre il filo spinato che segna il confine con l’illegalità.

Chernobyl’ dopo Chernobyl’ – oggi – come nessuno l’ha raccontata! In parte reportage, in parte memoir, in parte romanzo e in parte nuova e insolita geografia letteraria.
Una corsa umanissima e a perdifiato nella Zona tra momenti di luce e tenebra, leggerezza e toccante profondità.
Markijan Kamyš è uno scrittore ucraino nato nel 1988. Il padre era uno dei cosiddetti “liquidatori” di ?ernobyl’, fisico nucleare e ingegnere dell’istituto per la Ricerca nucleare di Kiev, morto quando Kamyš aveva quindici anni.
Dopo aver studiato Storia all’Università nazionale Taras Šev?enko, si è dedicato alla scrittura e alla scoperta della Zona di esclusione di Chernobyl’ come esploratore illegale, trascorrendovi, in totale, molti mesi.

Col nuovo anno partiamo con tanti titoli nuovi in Libreria tra cui il mitico “Casa Di Foglie” di Mark Z. Danielewski, tornato sugli scaffali in una nuova edizione alla casa editrice 66thand2nd. Un horror letterario modernissimo capace di tenere con il fiato sospeso e in attesa continua per tutto l’evolversi della vicenda: storia d’amore, imprevisti, colpi di scena, bizzarre invenzioni, viaggi onirici. Tutti elementi capaci di inghiottire il lettore negli abissi della narrazione in maniera sublime.

Quando la prima edizione di “Casa di foglie” iniziò a circolare negli Stati Uniti, affiorando a poco a poco su Internet, nessuno avrebbe potuto immaginare il seguito di appassionati che avrebbe raccolto. All’inizio tra i più giovani – musicisti, tatuatori, programmatori, ecologisti, drogati di adrenalina –, poi presso un pubblico sempre più ampio. Finché Stephen King, in una conversazione pubblicata sul «New York Times Magazine», non indicò Casa di foglie come il Moby Dick del genere horror. Un horror letterario che si tramuta in un attacco al concetto stesso di «narrazione». Qualcun altro l’ha definita una storia d’amore scritta da un semiologo, un mosaico narrativo in bilico tra la suspense e un onirico viaggio nel subconscio. O ancora: una bizzarra invenzione à la Pynchon, pervasa dall’ossessione linguistica di Nabokov e mutevole come un borgesiano labirinto dell’irrealtà. Impossibile inquadrare in una formula l’inquietante debutto di Mark Z. Danielewski, o anche solo provare a ricostruirne la trama, punteggiata di citazioni, digressioni erudite, immagini e appendici. La storia ruota intorno a un misterioso manoscritto rinvenuto in un baule dopo la morte del suo estensore, l’anziano Zampanò, e consiste nell’esplorazione di un film di culto girato nella casa stregata di Ash Tree Lane in cui viveva la famiglia del regista, Will Navidson, premio Pulitzer per la fotografia, che finirà per svelare un abisso senza fine, spalancato su una tenebra senziente e ferina, capace di inghiottire chiunque osi disturbarla.

Un libro che presenteremo ai Diari nei prossimi mesi e che ben si colloca in occasione del trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino è “Fratello minore. Sorte, amori e pagine di Peter B.” di Stefano Zangrando, pubblicato nella collana Senza Rotta di Arkadia, curata da Marino Magliani, Luigi Preziosi e Paolo Ciampi.
Zangrando, altoatesino d’origine ma da anni residente a Rovereto, è docente, autore di saggi e romanzi, traduttore dal tedesco. In questo romanzo biografico sperimentale che fonde “finzione e documento, narrazione e traduzione, critica e rispecchiamento”, tra i quattro finalisti del Premio Letterario Europeo, l’autore ripercorre la vita e l‘opera di Peter Brasch, figlio di un funzionario della DDR, fratello minore del più noto Thomas Brasch – scrittore celebrato dalla Germania occidentale – e artista veramente “maledetto”, ossia condannato al fallimento letterario ed esistenziale dalla storia politica del suo paese e, al tempo stesso, dalla propria vicenda personale.

Due uomini, la letteratura, una Berlino sospesa nel tempo.Berlino, zona est, un autunno degli anni Novanta, prima dell’alba. Un uomo scende in strada, è uno scrittore semisconosciuto e un ex bevitore. Ha quarant’anni e la sua vita è sospesa. È un fallimento quello che ha alle spalle? E i pochi anni di vita che ancora lo aspettano possono dirsi all’altezza delle sue aspirazioni? C’è poco di romantico nell’essere davvero uno scrittore maledetto. Vent’anni dopo, un autore italiano che a Berlino ci va spesso s’imbatte nei ricordi che quell’uomo ha lasciato in chi lo ha conosciuto. Si mette sulle sue tracce, ne scopre i testi, decide di ricostruirne la figura. Immagina, interroga, si rivolge a lui. Ne rievoca il passato famigliare, con i genitori ebrei prima fuggiti dal nazismo e poi approdati nella Germania comunista, con i fratelli anch’essi artisti, ugualmente ribelli contro lo status quo incarnato dal padre funzionario e tutti condannati a una fine precoce. Fa parlare su un palcoscenico immaginario le donne che lo hanno amato. Visita la sua tomba e ne commenta gli ultimi anni, il tentativo di riscattare un’esistenza di rabbie e sconfitte. Fino a salvarne, grazie alla poesia, la purezza ferita.

Tra le novità del nuovo anno un libro con ben 82 illustrazioni, edito dalla casa editrice Diabasis dal titolo “Illustri Conosciuti. 39 Italiani del ‘900” di Cesare Pastarini e Roberta Ferretti.

Tra immagini e parole, il libro presenta i 39 personaggi che hanno lasciato una traccia luminosa e positiva nella storia italiana durante il secolo scorso, portando lustro all’Italia nel mondo. Alle biografie, sintetiche ed efficaci, scritte dal giornalista Cesare Pastarini, si alternano le illustrazioni dei volti dei protagonisti, realizzate da Roberta Ferretti.
Di momenti bui, il ‘900, ne ha avuti tanti, troppi.Ci sono persone, che per la loro scelta e per nostra fortuna, si sono distinte facendo luce in quel buio, migliorando le condizioni sociali, stimolando il dibattito culturale, affrontando le nuove strade della scienza. Riverberi italiani propagato in tutto il mondo. E dei quali tutto il mondo è riconoscente. Cesare Pastarini con le parole, Roberta Ferretti con i disegni, le raccontano in quest’opera.

Da pochissimo pubblicato, sempre dalla casa editrice Diabasis, il volume “Parma – I Narratori Raccontano La Loro Città”. Ci sono tanti amici dei Diari di Parma dentro questa raccolta di racconti dal nostro Jacopo Masini a Tito Pioli da Paolo Cioni a Luca Farinotti fino a Roberto Camurri e Davide Barilli, insieme a tantissimi altri… Il libro giusto per onorare al meglio Parma Capitale Italiana della Cultura nel 2020.

Dice Calvino: d’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. Per questo, abbiamo raccolto 22 voci speciali ed evocato la nostra città attraverso la loro scrittura. Parma è stata trasformata in un dedalo di ricordi, di sogni ed emozioni, e chi in questi giorni invernali avrà il piacere di leggere potrà smarrirsi di nuovo tra i cari borghi e i sanpietrini trasudanti di nebbia, e rispolverare vecchie domande a cui una città viva non smette mai di rispondere. Da un’idea di Davide Barilli, Domenico Cacopardo, e Guido Conti. Con i contributi di Novita Amadei, Roberto Camurri, Paolo Cioni, Anna Maria Dadomo, Luca Farinotti, Mario Ferraguti, Alberto Garlini, Teresa Giulietti, Gene Gnocchi, Gustavo Marchesi, Jacopo Masini, Tito Pioli, Marco Pozzali, Maria Pia Quintavalla, Antonio Riccardi, Beppe Sebaste, Valerio Varesi, Andrea Villani, Anna Zaniboni Mattioli.

Se un quadro del Parmigianino prendesse vita, e potesse parlare? Se uno scrittore, vagando nella notte, sfilacciasse la matassa di ricordi che appartengono ai borghi della sua infanzia? Se un potente imprenditore decidesse di usare una prima teatrale per prendersi gioco dei suoi concittadini? Un’antologia di racconti che mette insieme ricordi e finzioni ambientati nella città di Parma. Ventidue narratori dal valore riconosciuto; parmigiani per nascita o per adozione, che hanno voluto raccontare la città dando vita a una raccolta variegata che restituisce un ritratto originale di Parma, dei suoi luoghi e della sua gente.

Nello Zaino di Antonello: Parma Capitale della Cultura