Comodine

Un gruppo di amiche è come una bottiglia di buon vino: deve decantare, prendere respiro perché se ne continui ad apprezzare il bouquet, il gusto, la consistenza. Necessario, dunque, che ogni tanto ci sia quel rumore sordo e invitante del tappo che libera energie e promesse, ossia l’ingresso di un nuovo membro che possa impreziosire con la novità della sua presenza entusiasmi e risorse consolidate. Per dare il benvenuto nel gruppo delle Comodine, le amiche lettrici di cui mi vanto di far parte, che attraverso i libri si raccontano intimamente, a MARGI, che ha portato con sé grandi entusiasmi per la raffinatezza delle sue letture, ho pensato che sarebbe stato bello sbirciare sui loro comodini alla scoperta di cosa leggono.

Partiamo proprio da Margi, e poi a ruota tutte le altre che hanno condiviso il libro in lettura. Come sempre ne è venuto fuori un ventaglio di scelte degno di attenzione.

MARGI: Io ho letto “Greco cerca greca” di quel genio di Friederich Durrenmatt. Non il libro migliore che abbia letto, ma mi ha intrigato e reso avida come davanti ad un barattolo di crema Novi: non l’ho abbandonato finché non ne ho visto il fondo. Un modesto travet Archilocos, di evidente origine greca, conduce un’esistenza sul limitare dello squallore, in una casa che in realtà è una triste e buia umida mansarda, pasteggia in una altrettanto triste osteria. Decide di cercare moglie, ma poiché nessuna donna minimamente si è mai accorta di lui, decide di pubblicare un annuncio sul giornale. “Greco cerca Greca” appunto. Da qui si dipana una trama che non vi svelo. In perfetto stile Durrenmatt. Il finale è addirittura doppio. Ma i colpi di scena sono dietro ogni pagina. Non imperdibile ma intrigante assai. Scrittura che vale da sola l’acquisto.

FEDERICA: Ho cominciato a leggere ” Ricette semplici” di Madeleine Thien perché adoro i racconti: la loro acutezza, la stupefacente capacità grazie alla quale, in poche pagine, restituiscono qualcosa di molto più grande…
Nel racconto che dà il titolo alla raccolta il ricordo di un padre che cucina il riso smuove dolori e gioie così “intensi da risultare insopportabili”.

CINZIA: Ho cominciato a leggere “La straniera” di Claudia Durastanti e ho continuato a farlo nonostante una prima impressione tutt’altro che positiva. Mi intrigava la storia di qualcuno che facesse fatica a sentirsi a casa ovunque, ma mi aveva resa diffidente uno stile che somigliava alla scala di Escher.  Poi mi sono lasciata avviluppare dal suo linguaggio solo apparentemente ruvido e ostico, scoprendone in realtà tutta la sua potenza espressiva e una carica quasi sensuale. Dopo poche decine di pagine, in quel racconto, paradossalmente, nessuno può sentirsi “straniero”.

ROSAURA: “Il treno dei bambini” di Viola Ardone è scritto in modo semplice perché la narrazione viene affidata al protagonista Amerigo.
La mamma è analfabeta firma con la croce, il bambino frequenta la scuola ma ancora fa confusione con le lettere e non sa leggerle insieme. Sto leggendo il viaggio in treno dei bambini, non dormono, non vogliono riferire il loro nome, non vogliono lavarsi, perché temono di essere abbandonati e non fare ritorno a Napoli. Seguiterò nella lettura e vi terrò informate! Per ora giudizio assolutamente positivo.

ANNA C: Mi ha colpito il titolo “Svegliami a mezzanotte” di Fuani Marino… e poi? E poi sono scivolata nel racconto, catturata dalla storia…
Ho voluto capire!
È il racconto di una donna sopravvissuta ad un tentativo di suicidio e a sé stessa. Una donna da poco diventata madre che decide di togliersi la vita, gettandosi dall’ultimo piano di un palazzo.
È un racconto freddo, ricco di dettagli conservati nella memoria. Da leggere!

DONATELLA: Ho cominciato a leggere “Stoner”, di John Williams, perché mi sono lasciata irretire dalle parole di Peter Cameron, che in quarta di copertina accenna ad un romanzo meraviglioso ma dalla trama scarna, essenziale, ed ho continuato, senza poter più smettere, trovandovi prima la sua scrittura asciutta, lucida, precisa, quasi maniacalmente perfetta, e poi anche il fuoco della passione, come un conoscente, che poco a poco scopri amico e si disvela ai tuoi occhi con tutti i suoi umani tormenti. Rimane dentro, Stoner, appiccicato come il catrame ai polmoni di un fumatore, ti pervade, si intrufola, leggero e delicato, il suo destino diventa il tuo stesso, i suoi piccoli successi ed i suoi fallimenti ti inchiodano al libro, invischiandoti in un singolare gioco delle parti, fino a che pure tu cominci a chiederti insieme a lui, con la stessa forza impersonale, “se anche la tua vita sia degna di essere vissuta”.

ADRIANA: Anziché parlarvi delle mie letture in corso, voglio citarvi i due libri riportati in cima alla mia lista dei desideri.
Fra i tanti memo attaccati piuttosto disordinatamente sul frigorifero della mia cucina c’è questa annotazione:
“Salvare le ossa” “Canta, spirito, canta” di Jesmyn Ward. Appartengono alla Trilogia di Bois Sauvage, di cui non è stato ancora pubblicato il terzo volume.
Ne ho sentito parlare come di due libri che si leggono in un sol respiro e che il respiro te lo bloccano, le ossa te le spezzano.
Si tratta di due storie ambientate in contesti molto degradati, apparentemente slegate.
In “Salvare le ossa” vengono descritti i giorni che precedono l’arrivo del l’uragano Katrina nel Mississippi e di come la famiglia protagonista si prepari, di quanto il legame tra i fratelli diventi più forte dinanzi a questo destino avverso.
In “Canta, spirito, canta” l’autrice torna nel Mississippi ancora con una famiglia: due fratelli vivono con una madre che non riesce ad anteporre loro ai suoi bisogni e con due nonni che rappresentano l’unico elemento di sicurezza. Quando il padre dei ragazzi esce di prigione, la madre parte con loro per andarlo a prendere, ma questo viaggio si rivelerà un’esperienza estremamente dolorosa e straziante. Non vedo l’ora di avvicinarmi a Jesmyn Ward, vincitrice per ben due volte del National Book Award e alla sua scrittura semplice ma potente, nonché di immergermi in queste due storie, che penso mi coinvolgeranno tanto.

E io? Sto leggendo un libro suntuoso per impianto narrativo, ricchezza lessicale, precisione dei dettagli e carrellata temporale, con una protagonista d’eccezione tutta da conoscere e da riscattare: “L’architettrice” di Melania Mazzucco, una delle voci più raffinate e preziose della narrativa italiana. La sua scrittura sembra un pennello.

Sui comodini delle Comodine