Dieci motivi

di Marco Marsullo

Marco Marsullo

per (non) leggere “L’anno in cui imparai a leggere”

l'anno in cui imparai a leggere

 

1.Quanti autori hanno già detto: “Perché l’ho scritto io?”. Tanti, vero? Forse l’ho già fatto io con Atletico Minaccia, qui su, vero? Anzi, togliamo il forse, mi conosco. (QUI il link per controllare se l’ha fatto!)

2. Non leggetelo se cercate storie vere, fatti di cronaca, testimoni del traffico di droga internazionale. Niccolò, il protagonista, esiste solo nella mia testa. Che cosa anacronistica oggi per uno scrittore, vero?

3. Perché è un romanzo che ruota intorno a un bambino di quattro anni: Lorenzo. E se siete genitori già ce li avete per casa e vi tocca inseguirli mentre vi distruggono le librerie di Ikea per provare ad afferrare qualcosa che nemmeno vogliono realmente afferrare.

4. Uno dei protagonisti, Andrés, è argentino, ma che più argentino non si può. Furbo, bastardo, approfittatore. Finirete per odiarlo, ma dopo una cinquantina di pagine quell’odio diventerà amore, sarà più forte di voi. Sicuri che volete amare chi detestate?

5. Perché tutti avete già imparato a leggere (sicuri?) e sai che malinconia associare questo romanzo alla vostra infanzia? Quanti ricordi, quante cose sopite…

6. L’autore non scriverà un sequel di questo romanzo. Non potrete appassionarvi a una saga.

7. Esce negli stessi giorni del nuovo romanzo di Bret Easton Ellis. Mica vorrete far vendere di più a un ragazzo napoletano di 34 anni rispetto ad Ellis? Sarebbe un sacrilegio.

8. A differenza di tanti miei romanzi ci sono meno parolacce e personaggi assurdi. Certo, se togliamo Peppino, la vicina di casa Agata che ha le visioni sul futuro e il passato delle persone, lo YouTuber PedroMan e i suoi Superfriends…

9. Il mio cognome, Marsullo assomiglia a Marzullo: per uno strano caso di associazione mentale potreste addormentarvi leggendolo.

10. Non leggetelo se non pensate che si possono amare bambini come figli propri, pure che non v’assomigliano e hanno gli zigomi di un’altra persona.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “L’anno in cui imparai a leggere”