di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

La Malia dei Libri

Antonello&Alice con Mimmo Sammartino in uno scatto di Emiliano Zampella
Antonello&Alice con Mimmo Sammartino in uno scatto di Emiliano Zampella

Sabato 12 Ottobre abbiamo presentato in libreria “Ballata dei Miracoli Poveri ” di Mimmo Sammartino, scrittore, autore di testi per il teatro, giornalista e Presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Basilicata. La serata era organizzata in collaborazione con il Circolo dei Lucani di Parma.
Mimmo Sammartino è un vero cantastorie. Percorrendo, a piedi o con la memoria, il tratto che va da Castelmezzano a Pietrapertosa in Basilicata, è riuscito a incidere sulle pietre una storia di incanti e magia. Storie raccolte oralmente dalla viva voce della nonna Caterina, e trasformate in narrazioni scritte e necessarie a ricostruire un mondo. “Ballata dei miracoli poveri”, un libro incantevole pubblicato da Hacca Edizioni, contiene storie piene di fascino e può essere considerato il seguito ideale di “Vito ballava con streghe”, pubblicato per la prima volta nel 2004 da Sellerio. Rispetto al primo, in cui Vito, protagonista assoluto, ballava da solo con le streghe, qui la narrazione diventa corale e troviamo tanti altri personaggi divertenti e affascinanti come Giuann’ ‘u scarpar detto Scarpediem,  Flumen Culpizzut’, Ughetto Uocchituort’, Ciccillo ‘u Zelluso, L’eremita, i briganti Percuoco e Occhio di Cane, Peppuccio Mezzarecchia e tanti altri.

Vito, il contadino, si è perduto in un bosco remoto. Si è fatto errante. Ha smarrito, insieme alla strada, tutto ciò che era. In questo spazio abitato da ombre e da fantasmi, non sa più riconoscersi, non sa che cosa è diventato. Un viaggio sentimentale, tra fiaba e mito, in una terra grondante di visioni e di prodigi. Terra del sogno e di disperazioni. Terra dell’infanzia e di magia. Spazio della memoria ritrovata, dell’abdicazione della presenza dinanzi alla furia della natura, del pregiudizio umano e degli accadimenti. Davanti alla ineluttabilità dei destini.

Nel 2017 Hacca edizioni ha dato alle stampe una nuova edizione di “Vito ballava con le streghe” di Mimmo Sammartino, libro tanto amato da Elvira Sellerio in persona che lo aveva voluto pubblicare la prima volta nel 2004. Storia di masciare e sortilegi, raccontata di orecchio in orecchio in quel magico sud lucano fatto di pietre e fascinazioni. Una lettura struggente, imperiosa di un contadino del sud che preso da una fattura d’amore, in seguito a un delirio notturno, si mette a ballare con le streghe. Storia impastata di magia e pietra arenaria del Sud, di memoria e visioni, migrazioni e ritorni, parola scritta e parola cantata. Una storia magica e commovente fatta di terra, pietra,voci e incantagioni, in cui la parola diventa affabulatoria. Un racconto di pietra e terra e radici dove le parole si fanno immagine e si fondono in questo agile scritto di una sessantina di pagine composto da 18 brevi frammenti. Diciotto piccoli capitoli in cui prosa e poesia si alternano proprio come la realtà e sogno e tutto diventa formula magica. Sono le storie delle “masciare”, racconti popolari che vengono da lontano, tramandati dalla memoria orale e che l’autore ha ascoltato dalla nonna Caterina. Le masciare erano donne che conoscevano l’arte della magia e della fascinazione, il mistero delle parole e dei segni che “si ungevano con l’olio fatato raccolto dalla cavità di un albero d’ulivo, e custodito in una pignatta di terracotta. Poi attraversavano in volo la notte sulla groppa di cani bianchi”.

Sempre per Hacca Edizioni, in libreria dal 22 agosto, è arrivato “I miei maffiosi” di Mario La Cava, pubblicato nella collana Novecento.0 diretta da Giuseppe Lupo. Un libro che racconta di emigrazione, di terra amara, di fuga, di sogni e fatica, mettendo assieme ventiquattro articoli, cronache, riflessioni sulla mafia, scritti su vari giornali dal 1970 al 1986.
Lo scrittore, morto nel 1988, dopo una breve parentesi romana, si dedicò alla letteratura e alla narrativa dalla sua amata terra nativa, la Calabria, dove trascorse il resto della sua vita. Fu una scelta dettata, oltre che dalle ragioni del cuore, anche da motivazioni culturali direttamente legate alla sua attività di scrittore, come egli stesso ebbe a dichiarare: «Niente è più nocivo allo scrittore, che credere reale il mondo sofisticato dei salotti culturali. Solo nei piccoli centri è possibile seguire gli itinerari di vita della gente per ricavarne trame di romanzi.» Le sue opere si ispirano all’ambiente contadino calabrese, e parlano con sentita partecipazione di poveri emigranti e di gente emarginata, di guerra e dopoguerra, di clientelismo e potere mafioso. Il suo esordio come scrittore risale al 1935, anno in cui pubblicò su L’italiano, degli aforismi tipici della cultura contadina, che raccolse poi nella sua prima opera, “Caratteri” del 1939. Già prima però, con “Il matrimonio di Caterina”(1932) si era manifestata la sua vocazione narrativa legata alla vita di provincia anche sul piano affettivo. Da questo lungo racconto Luigi Comencini avrebbe poi tratto un film nel 1983.

La Cava (…) coglie il passaggio da un’antica, presunta “buona mafia” (che in realtà aveva un volto cruento) del mondo rurale, agropastorale in dissoluzione alla mafia che si afferma con i sequestri di persona, con le rapine violente. (…) Nella narrazione entrano le voci della gente, dell’amico, della barista, delle persone che incontra, degli stessi mafiosi che inevitabilmente incrocia: la sua è un’etnografia dall’interno; il suo è un ascolto silenzioso e proficuo di chi è rimasto e conosce il linguaggio e i codici delle persone. (…) Con durezza e melanconia, con lucidità e rigore, con profondità di analisi, La Cava afferma un modo di raccontare la realtà che forse andrebbe riscoperta in un periodo in cui la mafia viene banalizzata, altre volte enfatizzata, a volte “compresa”, talora quasi giustificata o ridotta a colore, altre volte ridotta a luogo comune o peggio negata.La materia di cui si tratta in questi scritti, prima ancora che la mafia, è lo sguardo. (…) Questo libro è un lungo racconto sulla mafia, sulla Calabria, sull’Italia. E’ un racconto sul guardare inteso come impegno, come ineludibile responsabilità.

L’ultimo libro pubblicato in ordine di tempo da Hacca è quello di Giorgio Ghiotti, la raccolta di racconti dal titolo “Gli occhi vuoti dei santi”.

Dodici racconti potenti e corrosivi, che raccontano vite colpite, deluse, innamorate, perdonate. Sembra di guardare il palcoscenico di un teatro: a volte è una stanza lasciata vuota, un’altra un palazzo troppo alto, o solamente una sedia, a fare da sfondo; ma poi la scrittura ci accompagna dentro, tra i corpi, le colpe, le nostalgie, i rimpianti e i sogni.Dodici storie nelle quali l’immaginazione brucia l’esperienza: un vecchio vedovo che, come un alchimista, tenta di riportare in vita la moglie umanizzandone gli abiti per vestire l’assenza. Un ragazzino crede di essere il prescelto da Dio e fa di tutto per redimere i peccati della sua famiglia. Un viaggio in macchina dal lago di Garda verso il sud Italia e un bambino che osserva la gamba assediata della madre domandandosi quale sia la forma del male, capendo anni dopo che l’amore è un incantesimo più risalente della morte. Due donne scoprono d’avere una spia in casa, una testina di terracotta capace di ricatti, malefatte e nevrosi; marito e moglie esorcizzano la vecchiaia aprendo la coppia al giovanissimo Freddy in un itinerario amoroso tra Roma, Berlino e il Messico. Cinque adolescenti, tra iniziazioni sessuali e serate nel bar di quartiere, sognano un futuro all’altezza dei loro desideri lontano dai casermoni di cemento dove sono nati. E poi ci sono i padri, “scarti superstiti dal mare, belli e perturbanti come le cose che non ci si aspetta”. Ghiotti narra anche ciò che non lo riguarda con la stessa commossa adesione, confermando una prosa illuminata dalla grazia e sostenuta dal respiro della poesia.

Nato nel 1994 a Roma, Ghiotti ha esordito nella narrativa con la raccolta “Dio giocava a pallone” (nottetempo, 2013) e nella poesia con “Estinzione dell’uomo bambino” (Perrone, 2015). Ha inoltre pubblicato una raccolta di interviste a grandi scrittrici e poetesse italiane in “Mesdemoiselles. Le nuove signore della scrittura” (Perrone, 2016). Nel 2016 sempre per Nottetempo ha pubblicato “Rondini per formiche”.

Tommaso e Nicole Ciabatti sono fratelli e complici. Vivono in una bella casa dentro la quale, però, il padre è fuggito e la madre è impazzita. Tommaso e Nicole studiano e si curano dei genitori, responsabili e precisi come talvolta sono i bambini. Certo, vedono cose che gli altri non vedono, e si innamorano di persone che altri non guardano e di libri che altri non leggono, barattando la realtà con le storie, come rondini per formiche, si affacciano alle finestre aperte su una Roma seducente e leggono i giornali a voce alta per incorniciare le loro vicende familiari con lo spazio e il tempo di tutti. Come i ragazzi di Prevert, anche quelli di Giorgio Ghiotti, “si baciano in piedi e non ci sono per nessuno” ma non sempre hanno un letto dove stendersi e stare abbracciati. Al suo esordio nel romanzo, Ghiotti con un tono sognante e visionario e una lingua possente, racconta i disastri e gli amori dei ragazzi che, seduti su un motorino, corrono per viali e vicoli fino a diventare grandi.

Martedì 8 ottobre sempre in libreria Rocco Rosignoli aveva presentato, con un Reading musicato, il suo ultimo disco “Tutto si dimentica” e la seconda edizione della Raccolta Poetica “Zeppellin – Prosimetro anacronistico”. Rocco Rosignoli è un cantautore parmigiano, chitarrista e polistrumentista, suonando il bouzouki, il mandolino, il violino, l’oud arabo, e si diletta con la concertina e la fisarmonica. Dal 2011 ha pubblicato sei dischi di brani inediti. Nel 2018 per le edizioni Il Foglio ha dato alle stampe “Professione Confusa”, raccolta di poesie con una prefazione di Max Manfredi.

A dieci anni dalla sua prima edizione, ad Agosto 2019 è uscito per le Edizioni Il Foglio una nuova edizione di Zeppelin – Prosimetro anacronistico. Un’edizione riveduta e corretta, con una nota introduttiva del poeta Alberto Manzoli, che dieci anni fa assemblò le poesie costruendo un percorso coerente. Sono stati aggiunti in appendice dei componimenti del 2007-2008, versi e prose poetiche coevi alla stesura di Zeppelin, che all’epoca non erano stati inclusi nell’edizione. La copertina del libro ha un’illustrazione di Francesco Zatti.

Nella serata del Reading musicato, a più riprese è stato citato Leonard Cohen, anche perché a pagina 44 del libro di “Poesie” di Rocco Rosignoli, si trova un intero componimento dal titolo “A un Maestro”. Noi dobbiamo dire un Grazie enorme a Minimum Fax di averci fatto conoscere in questi anni – con la preziosa traduzione di Damiano Abeni e Giancarlo De Cataldo – tutte le poesie e le storie di quel gran genio e paroliere che è stato Leonard Cohen.
Leonard Cohen (1934 / 2016) ha incantato il mondo intero con le sue canzoni e con le sue poesie di ribellione e d’amore, perennemente in bilico tra la vita e l’immaginazione. Oltre ai suoi romanzi, minimum fax ha recentemente ripubblicato, in una nuova veste grafica, due libri di Poesie :
Poesie / 1 Confrontiamo allora i nostri miti – Le spezie della terra.

Confrontiamo allora i nostri miti è la raccolta poetica d’esordio di Leonard Cohen. Pubblicata originariamente nel 1956, questa silloge permette di riscoprire, a oltre cinquant’anni di distanza, le espressioni giovanili di una voce destinata ad affermarsi come una delle uniche e rappresentative del Novecento.
Le spezie della terra comprende poesie scritte durante un soggiorno sull’isola greca di Hydra e pubblicate per la prima volta nel 1961. Questi versi catturano il lettore grazie alla magia delle immagini, al potere della precisione, al coraggio dell’onestà, muovendosi fra tematiche che caratterizzeranno tutta l’opera letteraria e musicale di Leonard Cohen: misticismo e lussuria, depressione e sciamanesimo, l’eterno controcanto fra l’ironia e la tragicità della vita.

Poesie / 2Parassiti del paradiso – L’energia degli schiavi.

L’energia degli schiavi include componimenti tratti da due diversi volumi di poesie, The Energy of Slaves e Flowers for Hitler, e offre un documento prezioso dell’autore al massimo della sua potenza espressiva: autoironico, graffiante, struggente, amaro e divertentissimo, Cohen presenta in questo libro l’ennesimo lato della sua poliedrica personalità.
Parassiti del Paradiso è una delle tappe fondamentali della produzione artistica di Leonard Cohen. Qui, infatti, vedono la luce i testi di canzoni che avrebbero segnato la consacrazione del cantautore canadese, capolavori come «Suzanne», «Teachers», «Fingerprints», «Master Song», «Avalanche». I temi di queste poesie sono quelli ben noti ai fan di Cohen: l’amore romantico e la passione sensuale, l’ironia che trasforma la solitudine in un punto di vista privilegiato sul mondo, gli echi di una religiosità tormentata. A rinnovarli costantemente c’è una lingua ricercata e ricca di suggestione, che trae la sua linfa da fonti tanto distanti quanto possono esserlo la bibbia e la canzone folk rock degli anni Sessanta.

A proposito di poesia chiudo con una segnalazione importante: la raccolta “Angolo nullo” di Jaime Andrés De Castro, autore e performer della scena del Poetry Slam italiano, nuova uscita della collana Voci di Miraggi Edizioni. La collana Voci è realizzata in collaborazione con la rivista di scritture internazionali “Atti impuri” che intende presentare i fenomeni della cultura orale risvegliata dai media elettrici. A partire dagli autori che animano i circuiti nazionali di Poetry Slam, un’arte poetica e performativa riemersa recentemente dall’antica memoria delle sperimentazioni sonore e “dell’esercizio della lingua”. Una forma cibernetica e ben temperata, adatta a restituire i fantasmi del nostro presente in fuga. Jaime Andrés De Castro è nato nella caldissima Barranquilla in Colombia. Scrive poesie da quando scrivere poesie era poco interessante. Ha fatto parte dei primi collettivi di poesia nati sui social network, grazie a cui ha imparato che il mondo reale è un’altra cosa. Dal 2018 ha iniziato a partecipare, organizzare e presentare Poetry Slam.

Dalle difficoltà dell’integrazione, alla volontà di crearsi un’identità. Dalle denunce contro gli interessi del mondo esterno, alla scoperta di territori interiori. Dal giorno come obbligo e affanno, alla notte come liberazione e sicurezza. Dall’amore, alla solitudine. “Angolo nullo” sono i versi di una vita che esiste, ma cerca di non mostrarsi per quello che è.
Se mi chiedi da dove vengo
ti mostro la carta d’identità alla voce cittadinanza
e mi rispondi che non basta
ti parlo nell’unica lingua che conosci
e mi rispondi che non basta
ti racconto la storia del tuo paese
e mi rispondi che non basta
ti faccio capire che non c’è posto in cui mi senta a casa
e mi rispondi che non basta
ti dico che ho perso in parte le mie radici
e mi rispondi che non basta
che bisogna nascere qui, per appartenere a tutto ciò.
E allora se mi chiedi ancora da dove vengo
ti rispondo che la vera domanda
è dove voglio andare.

Nello Zaino di Antonello: La Malia dei Libri