di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

è ancora possibile scoprire i luoghi attraverso i libri?

Antonello&Alice con Exorma
La casa editrice Exòrma arricchisce i nostri scaffali dal giorno dell’apertura dei Diari, avvenuta ben cinque anni fa, con libri che fin dal primo giorno ci hanno accompagnato in viaggi straordinari. Tutto il catalogo Exòrma ci è stato raccontato dagli editori Maura Sassara e Orfeo Pagnani, le grandi anime della casa editrice, in un incontro in libreria sabato 5 ottobre. Con loro due degli ultimi autori pubblicati di recente, Emanuele Termini e Silvia Cassioli.
Sono state illustrate la storia e le collane di questo marchio e i libri che ne hanno segnato il cammino e la svolta. Exòrma pubblica dal 2010 letteratura, letterature di viaggio, saggistica, con particolare attenzione agli aspetti antropologici, estetici, all’attualità dei temi sociali, alla divulgazione di arte, storia, scienza. Sono ben due le collane che rappresentano il progetto editoriale:

Scritti Traversi è dedicata ai luoghi e ai viaggi. Sono scritture meticce, dai modi del reportage alla forma del romanzo-saggio. Il viaggio e i luoghi sono il denominatore comune, l’apporto di temi e discipline diverse fa il resto.

Quisiscrivemale è, invece, la collana, dedicata alla narrativa. Viviamo l’epoca dell’informazione superveloce, sappiamo tutto ma non sappiamo nulla e condividiamo un contesto che sembra voler disertare la complessità: tutto deve essere facile, corretto e conforme, omologato, “scritto bene”. Ecco perché dalle parti di Exòrma si “scrive male”.
Proprio nella Collana “Quisiscrivemale” è stato pubblicato “Il figliolo della terrora” di Silvia Cassioli, e con delicatezza l’autrice ha incantato nella lettura di alcuni passaggi del libro. Grande emozione, in libreria, durante la lettura del passaggio relativo alla morte in fabbrica della piccola Adriana, maciullata dentro un macchinario chiamato Soffiosa.

Il protagonista del libro, Omero Bastreghi nasce il giorno stesso dell’attentato a Togliatti, nel luglio del 1948, quando nelle campagne della provincia di Siena scoppiano le rivolte della classe operaia. Il sogno di una rivoluzione comunista che non avrà mai luogo costituirà per lui un’impronta fondamentale; accompagnerà Omero per tutta la vita alimentando i suoi tic, le sue idee, le sue avversioni, il suo incessante elucubrare, segnando la carriera universitaria e anche il suo rapporto con le donne.Tre figure femminili scandiscono la storia: la Terrora, madre operaia, 1947; Giglia, la studentessa, 1978; e dal 1980 in poi Viola, àncora e madre. Tre donne, tre appuntamenti del protagonista con la vita e nello stesso tempo, sullo sfondo, il concatenarsi di tre epoche. La storia di Omero è una staffetta tra generazioni. È la storia di un figlio della provincia del dopoguerra, di un mondo operaio che lascia le sue tracce indelebili nei legami familiari; un mondo che però è destinato a ibridarsi in fretta con la piccola borghesia cittadina e che produce una generazione alle prese con una realtà che accelera sempre più la sua corsa. I salti temporali che ordiscono la narrazione della vita di Omero ci calano in maniera formidabile, a volte con una ironia implacabile ma sempre con grande calore ed empatia, in una dimensione quotidiana e rivelatrice del clima degli anni che abbiamo vissuto, e poi ci traghettano nell’attualità di un presente che non abbiamo difficoltà a riconoscere perché anche nostro.

Nella Collana Scritti Traversi è stato pubblicato “L’acqua alta e i denti del lupo – Josif Džugašvili a Venezia” di Emanuele Termini. L’autore friulano, al suo esordio, con grandi doti da affabulatore ha saputo raccontare il libro e il viaggio di Josif da Odessa a Venezia, senza mai rivelare quale grande personaggio storico si nascondesse dietro quel giovane georgiano anarchico in fuga.

Siamo nel 1907 e un giovane georgiano, che combatte a suo modo contro l’Impero russo di Nicola II, decide di intraprendere un lungo e tortuoso viaggio clandestino. Obiettivo: arrivare a Berlino per incontrare segretamente Lenin.
Josif Džugašvili nascosto nella sala macchine di un cargo che trasporta grano, parte da Odessa per arrivare al porto di Ancona. Da lì, con l’aiuto degli anarchici del posto, raggiunge Venezia presentandosi alla soglia del Monastero di San Lazzaro degli Armeni, nella laguna veneta, dove sarà ospite dei padri mechitaristi. È una leggenda? Negli anni Cinquanta il giornalista italiano Gustavo Traglia cercò di scoprire le motivazioni che portarono Josif in Europa, ma la pubblicazione delle sue ricerche fu ostacolata da chi preferiva mantenere un’assoluta segretezza su quel viaggio, anche a distanza di molti anni. Perché?
L’autore indaga sulla vicenda, insegue le poche tracce e i tanti pseudonimi che Josif dissemina lungo il suo cammino, raccoglie indizi e rintraccia le fonti. Assieme a lui torniamo ad ammirare la Venezia delle calli, dei sotoporteghi, dei ponti, dei tramonti in laguna. Tra i turisti che sbarcano dai “mostri bianchi” e i veneziani che si tengono stretta la loro città, riusciremo forse a scoprire se nel 1907 il bolscevico è davvero stato lì.

Nella serata si è ricordato l’ultimo libro pubblicato in ordine di tempo : “Tre quadernetti indiani” di Dario Borso, illustrati da Pietro Spica.

Due ragazzi italiani si incontrano per caso al Crown Hotel di Delhi. Reduci entrambi da un altro classico viaggio di iniziazione, negli Stati Uniti, fraternizzano subito, partono insieme per Benares, da lì a tappe raggiungono Kathmandu, dove si separano: Dario prosegue per Calcutta, dove scopre di avere la malaria, e da lì per Madras.Di ritorno, Dario mostra i tre quadernetti del suo diario a Pietro che li illustra a china, poi i quadernetti si infilano chissà dove per rispuntare solo adesso.Il sud dell’India trattiene Dario e lo cambia: i cieli fradici di pioggia, la luna piena, sola contro gli attacchi di cumuli neri; città dove tutto formicola d’un tratto appena scende il buio, e città bianche e distese come Mysore. L’altopiano del Karnataka, lente chiatte cariche di sabbia o noci sui canali della laguna a Alleppey, il parco naturale a 2.000 m di altezza sul confine col Tamil Nadu.Templi, tori e elefanti di pietra, divinità indu, Zarathustra. È l’India di Shiva, figlio del diluvio, dello sguardo di Parvati e insieme del festival di Santa Teresa d’Avila patrona di Mahé; di una statuona di San Giorgio e il drago accanto a una miniatura con Krishna che cavalca il pavone, in una bottega d’antiquario a Cochin. È l’India di Reg, un australiano del Queensland, dell’incontro con l’uomo del risciò, giocatore di scacchi, sotto il portico di un alberghetto, un labirinto di celle, corridoi e terrazzini a Jagganata; dell’austiaco di Vienna, di Esoj lo spagnolo, di un manager rinchiuso sei mesi al Mental Hospital di Madurai, del guardiano indu-comunista a Mahé.

Tra i libri di successo editi da Exòrma e presentati in questi anni ai Diari di Parma, merita un posto di rilievo “Barcelona Desnuda” di Amaranta Sbardella, autrice che, recentemente, ha tradotto per Nottetempo un romanzo definito libro dell’anno in Spagna, “Permafrost ” di Eva Baltasar.
Eva Baltasar è una poetessa e scrittrice catalana e questo suo primo romanzo è stato vincitore nel 2018 del Premio Librai Catalani.

A Barcellona una donna di quarant’anni racconta in prima persona la sua vita attraverso memorie intime dalla prima infanzia al presente. Cresciuta in una famiglia borghese con genitori oppressivi e con una sorella sempre sorridente grazie ai farmaci e a una vita “normale”, studia Storia dell’Arte per poi vivacchiare di giornalismo ed espedienti. Costantemente in bilico tra amore, in particolare quello travolgente e violento per Roxanne, e morte, i delicati frammenti dell’esistenza della donna sono scanditi da maldestri tentativi di suicidio, raccontati con disincanto e fredda ironia. Il permafrost, lo strato di ghiaccio permanente, è quello che copre la vita e l’intimità di una persona che racconta con onestà e coraggio i tentativi di spezzare le false verità del mondo che la circonda. Permafrost è il bruciante racconto di un’esistenza diversa, attraente e selvatica, narrato con voce unica, ricca e sfacciatamente femminile.

Venerdì 4 si è parlato di viaggi a piedi e di viaggi interiori nel contesto del Festival IT.A.CÀ, giunto a Parma alla sua V Edizione. Itaca migranti e viaggiatori – Festival del Turismo Responsabile è il primo e unico festival in Italia che si occupa di turismo responsabile e innovazione turistica. Il festival invita a scoprire luoghi e culture attraverso contest, presentazioni libri, convegni, incontri, laboratori, cene, teatro, musica, documentari, mostre, itinerari a piedi e a pedali per vivere l’emozione del viaggio in maniera responsabile. Anche questa volta ha fatto tappa ai Diari con la presentazione del libro “Il Bracconiere” di Valentina Musmeci, scrittrice, fotografa e fondatrice dell’associazione Falenablu, a moderare Caterina Bonetti, autrice per Gli Stati Generali, e insieme abbiamo trattato temi di dipendenza emotiva e di cacciatori di anime. Un’occasione per condividere e confrontarsi su temi ambientali e sulla violenza alle Donne.

In natura, così come tra gli esseri umani, c’è chi cerca la preda per colpirla, chi non riconosce un atto predatorio o violento e ne resta vittima, e infine chi è predatore di se stesso. L’atteggiamento predatorio è il frutto di una cultura oppressiva che sottomette e sfrutta, senza riconoscere i diritti dell’altro.Bruno è un montanaro, scala le montagne e racconta avventure attraverso la sua macchina fotografica. L’impronta di una visione colonialista della vita, oltre che della montagna, si esplicita nei suoi rapporti interpersonali, di tipo predatorio.Pia è sopravvissuta alla tossicodipendenza; dopo un viaggio spirituale in Tibet, riesce a riprendere in mano la propria vita.Diamante, ex moglie di Bruno, affronta il percorso verso l’autonomia attraverso l’analisi e la narrazione delle proprie emozioni, le aspettative, lo scontro generazionale coi figli adolescenti. Con l’aiuto di Pia, Diamante si emancipa da una “dipendenza emotiva” nociva, con la consapevolezza che siamo tutti figli di un amore imperfetto.

Martedì 1 ottobre abbiamo, invece, presentato “La professoressa Da Ros” di Paolo Del Conte pubblicato da Oltre Edizioni nella collana Edeia. Il libro di racconti vede un “esordiente” speciale, appunto Paolo Del Conte, docente in pensione con un passato da musicista, avendo prestato i virtuosismi della sua chitarra acustica a un paio di ottimi dischi di Lucio Dalla e a un tour trionfale di Ron e a diversi altri nomi di primo piano della scena cantautorale italiana sul finire degli anni Settanta e nei primi anni Ottanta.
A dialogare con l’autore è stato Seba Pezzani, scrittore, traduttore e musicista, che firma anche la prefazione al libro.

L’equinozio di primavera, il giorno che segna l’inizio della bella stagione, spinge con forza un’intera classe a marinare la scuola. Un gruppo di ginnasiali, anche con l’inconsapevolezza tipica dell’adolescenza, vuole sentirsi libero di interpretare quel cambiamento che già si avvertiva pulsare nell’aria, nella musica, nella società di quegli anni, nel momento in cui il buio lascia spazio alla luce, vera e propria metafora di quel periodo. Per quei ragazzi un Illuminismo astronomico! Ma la fuga della Quinta A assumerà dimensioni “epiche”, costringendo le giovani vite di quella classe ad affrontare difficoltà che nessuno di loro poteva immaginare e che, attraverso incalzanti esperienze formative, porterà quei giovanissimi a crescere e a misurarsi con il mondo degli adulti nell’ultimo, difficile trimestre di un anno indimenticabile.Indimenticabile come l’amicizia che lega i cinque protagonisti di “Chinese Cafè” che si ritrovano, ormai grandi, dopo gli anni del liceo nello stesso locale dove trascorrevano le giornate da ragazzi a stringere quel legame che ancora dopo molto tempo li fa sentire uniti.Ed è proprio un forte legame tra vecchi compagni di classe che nell’ultimo scritto, “Bridge”, diventa il protagonista principale del racconto, a rimarcare come i sentimenti, a dispetto degli anni e delle vite, mantengano una forza irrazionale e sorprendente.
Paolo Del Conte, nato a Milano nel ’53, frequenta il Liceo classico Berchet. Dopo la laurea conseguita presso L’Università Statale della sua città, insegna Lettere per circa quarant’anni, affiancando a questa attività quella di musicista, anche a livello professionistico, con varie formazioni nelle quali canta e suona la chitarra acustica.

Seba Pezzani è anche autore per la Giulio Perrone Editore nella Collana Biotòn del libro “Joe Lansdale – In fondo è una palude”. Libro imprescindibile per conoscere ed amare il grande scrittore americano. Scrittore eterogeneo, Lansdale spazia nei generi, passando dal romanzo di formazione di “Una sottile linea scura”; alle vicende di Hap e Leonard, la divertente coppia di detective, uno bianco e l’altro nero e gay, dense di sparatorie e spargimenti di sangue; alla fantascienza; fino ai crime più efferati dove però non manca mai una vena di umorismo anche nelle situazioni più feroci. Qual è il segreto di Joe R. Lansdale, lo “Stephen King del Texas Orientale”? Sarà quel “fazzoletto” tenebroso del Sud degli Stati Uniti? Il Texas è enorme e quella porzione dello stato della “Stella Solitaria” è grande quasi quanto mezza Italia. Ed è pieno di avventure smargiasse, di personaggi sopra le righe e di misteri foschi quanto le foreste che ne ricoprono la parte orientale. Il Texas di Joe Lansdale e dei suoi romanzi è una terra ricca di boschi impenetrabili, acquitrini popolati da creature mutanti e uomini sempre in lotta con la natura selvaggia e il cuore malato della propria specie. Joe R. Lansdale è, per molti versi, un uomo comune, il ritratto stesso della normalità. E anche in questo sta l’intrigo che suscita tra i suoi lettori, la sua straordinaria umanità, la sua empatia con l’uomo della strada, la sua umiltà. Tutte caratteristiche che questo libro si prefigge di analizzare e capire, attraverso i lunghi dialoghi che la sua amicizia di vecchia data con l’autore gli ha consentito di intrattenere, attraverso le pagine infinite dei suoi libri, attraverso la conoscenza della sua terra e della sua storia, storia che affonda le radici non tanto nel vicino West quanto nell’ancor più prossimo Sud di cui è parte integrante, attraverso le testimonianze dirette di colleghi, amici e appassionati, tra cui figure come George Martin, Jefery Deaver, John Carter Cash, Andrew Vachss, Tim Willocks, solo per citarne alcuni. Non mancherà nemmeno un quadro di insieme dell’universo Stati Uniti d’America. Ieri c’era Obama, oggi c’è Trump e la differenza si vede e si sente persino per uno come Lansdale, che non ha mai realmente sventolato il vessillo di questo o quel partito, ma che, negli anni della guerra in Vietnam, si è opposto alla leva e ne ha patito pesanti conseguenze legali. Seba Pezzani ci svelerà proprio gli ingredienti nascosti di quel segreto che è Joe Lansdale, come se qualcuno vi svelasse l’ingrediente segreto della Coca Cola.

Seba è anche uno dei più validi traduttori in circolazione in questo paese, oltre che scopritore di piccoli gioielli. Ci ha raccontato a questo giro che a una fiera del libro di Francoforte di qualche anno fa assieme all’editore di Mattioli 1885 scovarono questo piccolo libro di Ian Ferguson “Un villaggio di piccole case” e decisero di pubblicarlo. Ian Ferguson è un acclamato commediografo e umorista canadese che ha scritto numerosi testi per radio e televisione. È co-autore, con suo fratello Will, del bestseller umoristico How to be a Canadian, vincitore del CBA Libris Award 2002.
Nel 2004, con “Un villaggio di piccole case”, ha vinto la prestigiosa Stephen Leacock Memorial Medal for Humour, che ogni anno premia la migliore opera di letteratura umoristica canadese.

Nel 1959, in fuga da certe spiacevoli complicazioni con la legge, i genitori di Ian Ferguson lasciano Edmonton, nella provincia canadese dell’Alberta, per dirigersi più a Nord.
Dopo un viaggio di 526 miglia, finiscono per stabilirsi a Fort Vermilion, sperduta cittadina di frontiera, una delle più povere comunità del Paese. Tra ricordi veri e romanzati, in un alternarsi di personaggi memorabili, Ferguson racconta con ironia la sua infanzia nel Grande Nord, dove il Circolo Polare Artico sembra più vicino del resto del mondo.

Tra le ultime uscite da segnalare ricordiamo il ritorno in libreria de “Il Colore Viola” di Alice Walker in una nuova traduzione di Andreina Lombardi Bom nella Collana BigSur.
Alice Walker è nata nel 1944 a Eatonton, in Georgia. Autrice di oltre trenta libri fra romanzi, racconti, saggi e raccolte di poesie, è nota anche per il suo impegno femminista e pacifista. In italiano sono già apparsi “Non puoi tenere sottomessa una donna in gamba” (Frassinelli), “Il tempio del mio spirito”, “Possedere il segreto della gioia” e “Nella luce del sorriso di mio padre” (Rizzoli), e “Non restare muti” (Nottetempo). Per SUR, dopo “Il colore viola”, sono di prossima pubblicazione anche i suoi primi due romanzi, “La terza vita di Grange Copeland” (1970) e “Meridian” (1976). Questo romanzo straordinario era stato pubblicato per la prima volta in Italia da Frassinelli nel 1983 con la traduzione di Marisa Caramella

“Il colore viola” è la storia di due sorelle, Celie e Nettie, in fuga da un padre violento e da un passato di abusi. Mentre Celie, privata dei suoi figli, si ricostruisce a fatica una vita con un matrimonio combinato e una nuova famiglia caotica e bizzarra, di Nettie si perdono le tracce. Ma l’incontro con Shug Avery, la misteriosa cantante di blues di cui suo marito è innamorato da sempre, permetterà a Celie di fare una scoperta, e i legami di sangue torneranno a riannodarsi attraverso gli anni e i continenti. Al suo primo apparire, nel 1982, Il colore viola conquistò il pubblico e la critica americani per il candore con cui affrontava temi universali come il razzismo, la violenza di genere, la sessualità femminile, vincendo l’anno successivo il Premio Pulitzer e il National Book Award e ispirando uno dei film più amati di Steven Spielberg. Riletto oggi, questo originalissimo romanzo epistolare sorprende ancora per la freschezza linguistica e l’invenzione narrativa, per i suoi personaggi eccentrici e imperfetti, e per la disinvoltura con cui – sfidando le convenzioni letterarie – riesce a immergere una semplice saga familiare nei contorni drammatici della Storia e in quelli magici del mito.

Nello Zaino di Antonello: è ancora possibile scoprire i luoghi attraverso i libri?