Alice&Antonello (2)
foto di Emiliano Zampella

Sabato 21 settembre i Diari hanno festeggiato i cinque anni di Resistenza. Per la Festa del nostro quinto anniversario sono state con noi Due Case Editrici, Voland e D Editore. La prima e l’ultima casa editrice in ordine di tempo ad accordarci un conto deposito e sono state rappresentate dagli Editori Daniela Di Sora e Emmanuele Jonathan Pilia. Abbiamo scelto di avere con noi degli editori di progetto e di frontiera perché è importante il dialogo diretto tra editori e librai e anche perché accorciare la filiera della distribuzione permette un rapporto diretto con i libri e i lettori, e in momenti di grande crisi dell’editoria, tutto questo non può che alzare l’asticella della qualità.
La serata è stata impreziosita dalla presenza di una scrittrice internazionale come Stéphanie Hochet assieme a Roberto Lana, il suo traduttore italiano per presentarci il suo ultimo romanzo uscito per Voland, “Il testamento dell’Uro”.

Stéphanie Hochet, nata a Parigi nel 1975, ha esordito nel 2001. Autrice di undici romanzi e un saggio letterario, ha ricevuto il Prix Lilas (2009), il Thyde Monnier de la Société des Gens de Lettres (2010), e più di recente, nel 2017, il Prix Printemps du roman. Ha curato una rubrica per “Le Magazine des Livres” e collaborato con “Libération”. Attualmente scrive per il settimanale “Le Jeudi”. Con Voland ha pubblicato ben tre romanzi “Sangue Nero” “Elogio del Gatto” e “Romanzo Inglese”.

Ne “Il testamento dell’Uro”, una giovane scrittrice accetta di andare a presentare i suoi libri a un festival letterario nel sud della Francia, dove incontra una serie di bizzarri personaggi. L’atmosfera vagamente inquietante del paese si coagula soprattutto attorno a Vincent Charnot, il sindaco, che si rivela una sorta di guru, un visionario intenzionato a lasciare un segno alla posterità dedicandosi a progetti culturali trasgressivi. A questo scopo offre alla scrittrice un incarico a dir poco strano: redigere la “biografia” di una specie estinta da secoli, l’uro, l’animale preistorico che aveva affascinato persino i nazisti, al punto da spingerli a tentare di riportarlo in vita. Convinta dall’abile e carismatico sindaco e dagli esemplari di uro che le è stato permesso di vedere in segreto, la donna inizia a scrivere, trovandosi ben presto coinvolta in una cospirazione che si tinge sempre più di nero.

La seconda parte della serata è stata accompagnata dalla presenza dello scrittore Davide Mazzocco con il suo libro evento, il saggio “Cronofagia. Come il capitalismo depreda il nostro tempo”, edito da D Editore per la collana Nextopie diretta da Daniele Gambit.

Davide Mazzocco, giornalista free lance, regista di documentari, cicloscalatore, si occupa da anni di cultura, società, comunicazione e ambiente per il web e per la carta stampata. Ha all’attivo una decina di pubblicazioni.

In Cronofagia si racconta che ogni giorno i poteri che governano la nostra società architettano raffinati stratagemmi per sottrarci porzioni sempre più importanti di tempo: dalla burocrazia all’intrattenimento, passando per l’erosione del confine tra tempo libero e tempo dedicato al lavoro, il capitalismo oggi si nutre della nostra attenzione, della monetizzazione di sentimenti come l’amore e l’amicizia e dell’esibizione di passioni politiche, hobby e idiosincrasie.
La Cronofagia è una forma di predazione capace di proporsi con i volti rassicuranti del progresso, della libertà d’espressione e dell’intrattenimento, un’appropriazione costante e pervasiva che mercifica segmenti sempre più ampi delle nostre vite. Dalla riduzione del sonno alle incombenze burocratiche riversate sulle masse, dalla diffusione dei social network alla fine dei tempi morti, dalle tecnodipendenze ai nontempi dei nonluoghi, dalle vacanze all’erosione della memoria, Cronofagia indaga come il capitalismo depreda le masse del proprio tempo.

Il venerdì precedente, 20 settembre, ai Diari abbiamo letto per Elide e abbiamo scelto, non a caso, il libro di un caro amico, Marco Proietti Mancini, dal titolo “Non serve nascondersi”, uscito da pochi mesi per la collana Golem di Miraggi Edizioni.
Il 22 settembre del 2018 ci lasciava una cara amica dei Diari di bordo, Elide,insegnante dei nostri corsi di lettura per tanti anni e per tanti di noi. Abbiamo pensato di ricordarla e onorarne la memoria nell’unico modo che conoscevamo e che lei amava: la lettura ad Alta Voce.
Abbiamo, poi, scelto “Non serve nascondersi” che è una raccolta di racconti che scalda il cuore con l’amore come colonna sonora. Amore che viene celebrato in ogni sfumatura.
“Non serve nascondersi, non esiste un posto per nascondersi in galera. Le voci viaggiano e s’infilano ovunque, superano la barriera delle mani che tieni premute sulle orecchie, come se fossero mosche che sono entrate dentro e continuano a volare con un ronzio che assorda.”

Quattordici pretesti in cui amore e morte si rincorrono, in cui la vita fluisce con forza e le emozioni travolgono i protagonisti, spesso regalando un finale sorprendente.
Storie forti, che mostrano protagonisti nudi e soli di fronte al loro destino, perché non serve nascondersi… tanto la vita prima o poi ci trova.

La settimana della Festa di compleanno dei Diari è stata piena di eventi. A partire da Giovedì 19 settembre in cui abbiamo ospitato il Gruppo di Lettura “LA PALOMA” che ha fatto tappa da noi per l’inizio del Ciclo di Letture 2019-2020 dal titolo ” VITA PRECARIA”.
Nell’incontro aperto a tutti i Lettori si è analizzato il libro di Cecilia Ghidotti dal titolo “Il Pieno di Felicità”, pubblicato da Minimum Fax.

Cosa accade quando, a trent’anni circa, non si riesce a trasformare, per responsabilità personali e destini generali, l’educazione, l’affetto e il supporto ricevuti in un lavoro stabile, in un’identità compiuta? Cecilia ha studiato quel che le andava, si è laureata e poi ha continuato a studiare. Insieme al fidanzato è finita a Coventry, una cittadina inglese dove si barcamena tra lavoretti e tentativi di proseguire la carriera universitaria. Ma non ci vive sul serio a Coventry, perché non perde occasione di spostarsi, tornare con un volo low cost a Bologna, la città degli studi e delle passioni, e nella provincia padana, a lungo rifiutata ma divenuta, a distanza, desiderabile. O anche di andare a Londra, per un lavoro di tre mesi e poi per un dottorato di tre anni, e dai molti amici (o Airbnb) che la accolgono e le fanno intravedere per qualche giorno la possibilità di una vita parallela – a Barcellona come a Helsinki e Berlino, in un’Europa alle soglie della Brexit ma per lei ancora senza muri.Il polo magnetico di questo girare tra incontri, piazze, concerti è quel «pieno di felicità» di una vecchia canzone dello Zecchino d’Oro che la protagonista aveva creduto raggiungibile, perché i suoi desideri le erano sembrati realistici, e che deve invece imparare a ridimensionare, adattare ai tempi della «classe disagiata» e di una inquieta lotta quotidiana. Cecilia, infatti, non si limita a subire il presente ma lo interpreta con ironia, e lo vive pienamente nelle incertezze che talvolta si trasformano in occasioni. E grazie a questa capacità di leggere il mondo ci regala un libro prezioso: intimo come un memoir, acuto come un saggio, ostinato e sincero come un romanzo generazionale.

È stato ospite ai Diari di Parma nell’Aprile del 2017 per presentare il primo capitolo della trilogia di Grouse County, “La fine dei vandalismi”. Dal 12 settembre è tornato in libreria Tom Drury, con il romanzo “Il Movimento Delle Foglie” sempre tradotto da Gianni Pannofino e pubblicato da NN Editore. Una favola noir surreale e profonda dello scrittore americano nato in Iowa 1956 e che ha ricevuto diversi riconoscimenti, tra cui la fellowship della Fondazione Guggenheim. La fine dei vandalismi, il suo primo romanzo, è uscito negli Stati Uniti nel 1994 ed è stato subito acclamato come miglior libro dell’anno dalle maggiori testate americane. Uscito a puntate sul New Yorker, ha ricevuto il premio come Notable Book dell’Ala, l’associazione delle biblioteche americane. NN Editore ha pubblicato anche gli altri due volumi della trilogia ambientata a Grouse County: “A caccia nei sogni” e “Pacifico”.

Pierre Hunter è un giovane uomo dall’ottimismo sconfinato e dal talento per i guai. Dopo il college e la morte dei genitori, torna a vivere nell’aspra regione del Midwest denominata Driftless Area, dove lavora come barista. Un giorno d’inverno, per dimenticare le conseguenze di un Capodanno trascorso a bere e a fare trucchi di magia con le monete, Pierre esce a pattinare sul lago. In un terribile istante, il ghiaccio si rompe sotto i suoi piedi e lui precipita in acqua, e solo l’intervento provvidenziale della misteriosa e solitaria Stella Rosmarin riesce a salvarlo. Pierre si innamora di lei, e il destino, insieme a quell’amore, gli porta anche un’ingombrante refurtiva che lo metterà in estremo pericolo.
Mentre gli eventi precipitano, Pierre deve fare i conti con nemici pronti a tutto e con il segreto che si cela dietro l’identità di Stella.
Dopo la Trilogia di Grouse County, Tom Drury spalanca di nuovo le porte del suo Midwest e ci guida in una favola noir surreale e profonda, popolata di eroi in balìa di un destino forse già scritto ma comunque imprevedibile, a cui possono soltanto abbandonarsi come foglie mosse dal vento.
Questo libro è per chi si è imbucato a una festa almeno una volta nella vita, per chi ricorda le trame dei film ma dimentica i titoli, per chi ha colpito il bersaglio con un lancio insospettabilmente perfetto, e per i ghiacciai della Driftless Area, che hanno alzato la loro fronte azzurra e guardandosi intorno si sono separati con l’accordo di ritrovarsi più a sud.

Dalle spiagge del Lago Tanganica è arrivato in libreria in questi giorni , “Una questione di tempo” di Alex Capus nella traduzione dal tedesco di Franco Filice, edito da Keller.
Uno splendido romanzo storico che l’autore ha presentato in anteprima in Italia al Festivaletteratura di Mantova il 5 settembre insieme a Bruno Gambarotta.

Nato in Francia nel 1961, Capus ha studiato storia, filosofia e antropologia a Basilea e ha lavorato come giornalista e redattore per diversi giornali, sia durante che dopo gli studi accademici. La sua opera letteraria, caratterizzata da un’acuta descrizione dei personaggi e da una rigorosa struttura narrativa, gli è valsa numerosi riconoscimenti. È diventato famoso a livello internazionale grazie al bestseller “Leon e Louise” (edito in Italia con il titolo “Ogni istante di me e di te”), un’intensa storia d’amore ambientata nella Normandia del 1918, sul finire della Grande Guerra. Particolarmente apprezzato come traduttore, in particolare di John Fante, ha scritto anche un bel saggio sulla figura Robert L. Stevenson (Cocos Island. Una congettura), un racconto sull’immaginario western americano (Skidoo. Viaggio nelle città fantasma del selvaggio West) e i romanzi “La strana quadratura dei sogni”, “Königskinder”, di prossima traduzione in italiano, e “Una questione di tempo”: in quest’ultimo si narrano le avventure di tre operai tedeschi inviati nel 1913 dal Mare del Nord al Lago Tanganica per smantellare e riallestire una nave a vapore, sullo sfondo di un’Africa segnata dal colonialismo europeo e dallo scoppio del primo conflitto mondiale. Una questione di tempo non è solo un romanzo storico, è l’ennesima conferma di un autore che è ormai entrato a far parte della ristretta cerchia degli scrittori della letteratura tedesca più amati dai lettori. Il tutto basato sulla vera storia della nave Götzen.

Novembre 1913. La nave Götzen viene varata in pompa magna nei cantieri navali Meyer sul Mare del Nord per essere subito dopo smontata in piccolissimi pezzi e imballata: l’attende un lungo viaggio verso la sponda tedesca del Lago Tanganica nell’Africa orientale. A essere incaricati del trasporto e del suo assemblaggio sono tre operai, guidati dal pragmatico maestro d’ascia Anton Rüter, che sperano di sbrigare velocemente il lavoro per tornarsene a casa con abbastanza soldi da saldare qualche debito e migliorare la propria vita.
Tuttavia queste speranze devono ben presto fare i conti con la potenza del paesaggio africano, le temperature inusuali e il violento ingranaggio del colonialismo.Allo stesso tempo, Winston Churchill invia l’eccentrico comandante Geoffrey Spicer Simpson a trasportare due fatiscenti cannoniere, Mimi e Toutou, sulla sponda opposta del lago. Quando la Prima guerra mondiale scoppia – e la notizia giunge in ritardo rispetto agli eventi in Europa – improvvisamente i vicini diventano nemici e i nemici diventano amici.Nessuno vorrebbe farlo, ma tutti devono andare in guerra e i tre operai si ritrovano riluttanti a combattere sotto la guida dello sgradevole tenente di vascello Gustav von Zimmer…Alex Capus è uno scrittore straordinario che ci regala un grande romanzo storico con personaggi indimenticabili, descrizioni, momenti di grande umorismo e pathos, una narrazione rigorosa che affronta i temi eterni dell’essere uomini: felicità, amore, amicizia, speranze e delusioni.

Nello Zaino di Antonello: i cinque anni di Resistenza della Libreria Diari di Bordo