di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

Zaino in spalla e ripartiamo…

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Foto di Caterina Lobosco

Quarta stagione dello Zaino, e ripartiamo dalla fotografia di copertina che vede assieme me la tenutaria di questo Blog seguitissimo, Giuditta Casale. Con noi ci sono anche la scrittrice de “La Straniera “, Claudia Durastanti, e Biagio Russo della Fondazione Leonardo Sinisgalli. La serata è quella magica del 13 Agosto scorso: in una cornice incantevole, i Giardini di Merola di Montemurro, si presentava il libro edito da La Nave di Teseo e finalista nella cinquina dell’ultimo Premio Strega.
Una presentazione bellissima che, in parte, racconta anche lo spirito dello spazio che curo su questa vetrina dei libri che è Giuditta Legge. In molte occasioni ho detto che Lo Zaino, unito a mio nipote Leonardo, è stato il motivo e la spinta per ricucire e ricominciare a ricostruire tra le macerie, e in quella serata l’ho ribadito ancora una volta. Non so spiegarlo, io sento che questi sono i mesi della svolta e quella serata bella e magnifica, per me, ne è l’emblema. Non è, poi, un caso che si parlasse del libro che più mi è piaciuto in questo 2019, che fossi nella mia regione, la Basilicata, e assieme a persone che hanno fatto della divulgazione una ragione di vita.
Fare Divulgazione è rendere accessibili dei contenuti culturali, con un’esposizione semplice: raccontare libri come facciamo noi qua sopra. Fare divulgazione è profondamente diverso dal fare “lezione”. La difficoltà principale consiste infatti nel rendere interessante e godibile ciò che si vuole raccontare, in questo caso i libri. L’idea di poter diffondere la conoscenza di libri interessanti e novità, creando interesse e voglia di leggere è, alla fine, lo scopo di questo spazio. E la Divulgazione non va in vacanza. Nonostante i giorni di chiusura dei Diari di Parma, abbiamo continuato a dare stimoli e suggerimenti di lettura, fatto presentazioni di libri e letture ad Alta Voce in giro.

A seguire, a proposito di buona divulgazione, un elenco di libri suggeriti prima della riapertura della Libreria, attraverso i canali social.

Partirei da due ritorni importanti in libreria. Il primo è “Kamikaze d’Occidente”, un romanzo anomalo e folgorante di Tiziano Scarpa del 2003 che siamo stati felicissimi di far riscoprire in questa nuova edizione di Minimum Fax.
Tiziano Scarpa (Venezia, 16 maggio 1963) è romanziere, drammaturgo e poeta italiano. Prima di vincere nel 2009 con “Stabat Mater” il Premio Strega e il SuperMondello, ha pubblicato diversi altri romanzi, come “Occhi sulla graticola” (1999) e Kamikaze d’occidente (2003). Tra i suoi ultimi scritti ricordiamo: “Le cose fondamentali” (2010), “Il brevetto del geco” (2016) e, nel 2018, “Il cipiglio del gufo”. Oltre che romanziere, Scarpa è anche autore di raccolte di poesie (tra cui “Groppi d’amore nella scuraglia”, 2005; “Le nuvole e i soldi”, 2018), programmi radiofonici (tra cui La visita, 2006; La musica nascosta, 2008), testi teatrali (tra cui Comuni mortali, 2007; L’inseguitore, 2008; L’infinito, 2011) e anche “Venezia è un pesce” nel 2001, una guida originale che mostra la città da un inedito punto di vista.

Il protagonista di Kamikaze d’Occidente è uno scrittore precario non ancora quarantenne. Squattrinato cronico, per dedizione all’arte tira su le sue mesate grazie a un giro di clienti: le donne lo pagano per passare la notte insieme, per fare una passeggiata, per litigare. Tutto ha una tariffa, una traduzione in soldi. Un giorno però riceve una proposta da un oscuro personaggio che si presenta come un funzionario culturale del governo cinese: deve scrivere un libro su di sé, per dimostrare la decadenza dell’Europa e giustificare l’imminente invasione, non solo economica, da parte della Cina. A meno che, nella sua vita e in quella di tutti, lo scrittore non rintracci almeno un grammo di passione.
«Al mio protagonista accade qualcosa di paragonabile a quel che succede a Josef K. nel romanzo di Kafka: scopre di essere sotto processo da parte di un’autorità potentissima: solo che a trovarsi in queste condizioni non è solo lui, ma tutto l’Occidente. E come K. nel Processo, anche lui cerca aiuto nelle donne. Lo fa con altrettanto slancio e disincanto». Così scrive Tiziano Scarpa nella postfazione a questa nuova edizione del suo romanzo più libero. Kamikaze d’Occidente rifiuta infatti le convenzioni e le consolazioni, e rimane ancora oggi un romanzo inclassificabile – come solo i veri romanzi sanno essere – che incrocia comicità, meditazione, verità, invenzione e sesso.

In una nuova edizione anche un altro classico contemporaneo in cui saga familiare, storia d’amore, romanzo politico e spy story s’intrecciano con una leggerezza e una sapienza narrativa che ne hanno fatto un bestseller internazionale: “Santa Evita” il libro di Tomas Eloy Martinez, pubblicato da edizioni Sur.
Pubblicato in più di sessanta paesi nel 1995, è il romanzo più tradotto della storia della letteratura argentina. Tomás Eloy Martínez uno dei più celebrati scrittori e giornalisti argentini contemporanei, ha pubblicato sette romanzi e una decina di libri di inchiesta. Il suo stile in bilico tra le due forme (c’è molta storia nei suoi romanzi e un taglio narrativo nelle sue inchieste) è stato definito «ficción verdadera». Esiliato durante la dittatura militare argentina, ha fondato e diretto giornali e riviste, e insegnato giornalismo in Sudamerica, Europa e Stati Uniti. I suoi romanzi sono bestseller internazionali.

Basato sulla leggendaria figura di Eva Perón, la first lady passata alla storia con il vezzeggiativo di Evita, il romanzo inizia là dove finisce la vita della sua protagonista. Mentre ripercorriamo a ritroso la vicenda della piccola sgraziata attricetta di provincia che fece innamorare prima il presidente della Repubblica argentina e poi l’intera nazione, siamo stregati dall’avventurosa vita post mortem del suo corpo: prima affidato da Perón alle cure di un imbalsamatore cui spetta il compito di rendere immortali le spoglie di Evita; poi moltiplicato in più esemplari con l’obiettivo di sottrarlo a macabri tentativi di rapimento; trasferito, nascosto, ricercato addirittura dai servizi segreti, infine idolatrato, reso mitico dall’aura di «santità» che emana la leggenda di Evita.

“Occhi neri” è stato uno dei Consigli di Lettura dell’estate ai Diari, trattandosi del primo libro tradotto in italiano di Frédéric Boyer, edito da Clichy.
Nato nel 1961 a Cannes, è scrittore, traduttore ed editore. Dal 1991 ha pubblicato una trentina di romanzi, saggi, poemi. È uno degli autori francesi contemporanei più noti e apprezzati in Europa. Da qualche mese, dopo la morte del fondatore Paul Otchakovsky-Laurens, è il direttore editoriale dell’editore P.O.L.

“Occhi neri” racconta di una ‘educazione sentimentale. La descrizione poetica della costruzione del pensiero amoroso e del rapporto con il «femminile». “Gli Occhi neri” sono quelli che fin da bambino hanno ossessionato i pensieri e i sogni dell’autore. Occhi che tornano, che chiamano, che incantano: ma soltanto scrivendone la storia Frédéric Boyer ha finalmente capito a chi appartenessero, in quale luogo della sua infanzia avessero marcato – per sempre – la sua vita successiva.«Occhi neri» è l’elaborazione di un trauma infantile rimosso, la storia di una lunga ossessione finalmente affrontata con sincerità. È il primo romanzo di Boyer pubblicato in Italia: una scommessa in cui abbiamo voluto credere, perché di rado si trovano opere così capaci di incantare, e autori disposti a mettersi a nudo con tanta sincerità. Un libro pieno di poesia, di sensibilità, di ricchezza interiore, con il quale Edizioni Clichy inizia la pubblicazione dell’opera di Frédéric Boyer, sconosciuto nel nostro Paese e autore tra i più importanti e influenti della scena letteraria francese.

Altro consiglio un libro ripubblicato da Quodlibet in edizione curatissima qualche anno fa. Si tratta di quel meraviglioso racconto di Giani Stuparich, “Un anno di scuola”. Racconto già amato da Montale, che ritrovava in quelle parole la più grande tradizione letteraria triestina, da Svevo a Slataper. Racconto lirico, delicato che diventa ritratto di un’epoca irripetibile della vita. Pubblicato per la prima volta nel 1929 è anche una struggente rivisitazione della Trieste di inizio secolo, di quella Vienna calata sull’Adriatico dalla quale sono uscite alcune delle pagine più autentiche della nostra letteratura.

Ci troviamo a Trieste, nello storico liceo Dante Alighieri,nel 1909. Qui, un gruppo di ragazzi è pronto per l’ottavo anno di ginnasio e il relativo esame. Finché non arriva lei. Edda Marty.Edda ottiene, per la prima volta, l’accesso all’ottavo anno del ginnasio, passaggio obbligato per accedere agli studi universitari e conquistarsi un futuro di libertà e indipendenza. Sola femmina tra venti allievi maschi, catalizza inevitabilmente le attenzioni e le emozioni di tutti: ognuno, a suo modo, si innamorerà di lei. Chi scherzosamente, chi in modo scoraggiato, chi sicuro di sé. Qualcuno, per lei, morirebbe persino. Nessuno riesce a restare indifferente alla sua presenza. Quella figurina che vorrebbe, invece, essere nulla più che una compagna di studi e di scherzi spensierati, una voce nel coro concorde della classe, era Maria Prebil, nella vita di Stuparich, suo giovanile amore. Edda Marty è l’incarnazione di un ideale femminile che soltanto la città di Svevo e di Saba poteva produrre: insieme fragile e forte, seria e irriverente, dolce e «temeraria», come la definisce Stuparich all’inizio. La storia del suo incontro con Antero, il compagno più riservato e sensibile, si sviluppa in un vortice drammatico che, tra amore e morte, accompagnerà la classe verso gli esami.

Tra le novità da segnalare nella Collana «Kreuzville» de L’Orma editore è da poco uscito “L’erba di ieri” di Carolina Schutti, nella traduzione di Marco Federici Solari.
Carolina Schutti (Innsbruck, 1976) ha studiato letteratura e musica. Ricercatrice universitaria e autrice di testi critici, in particolare su Elias Canetti, con i suoi libri ha ottenuto svariati riconoscimenti, suscitando grande interesse nella comunità letteraria internazionale. “L’erba di ieri”, suo primo romanzo tradotto in italiano, ha vinto il premio dell’Unione europea per la letteratura ed è stato pubblicato in dieci nazioni

Quadri dalla vita di una donna. Dall’infanzia alla maturità e ritorno. Maja è una bambina che conosce poco o nulla del proprio passato; sa solo di esser nata in un Paese lontano da cui è dovuta scappare. Vi si parlava un’altra lingua, di cui ormai non ricorda neanche una parola. Unico legame con il mistero delle sue origini è il vecchio Marek, straniero come lei, che con le sue favole le offre un insperato senso di appartenenza. Maja poi cresce – ogni capitolo è una tappa della sua esistenza – fino a divenire una donna complessa, dagli amori inquieti, che decide di portare la figlia di pochi mesi sui luoghi della propria infanzia: per scoprirli, tramandarli, forse reinventarli. Strutturato con sapienti cambi di prospettiva, seminato di indizi che conducono a inattesi snodi di trama e sorretto da uno stile che abbraccia con delicata potenza tutti i sensi del lettore, “L’erba di ieri” ci accompagna tra i meravigliosi meccanismi della percezione infantile, illuminandone anche i sorprendenti riverberi nell’età adulta.

Sempre per L’Orma è stato pubblicato”La Viaggiatrice Leggera” di Katharina von Arx (1928-2013), scrittrice e giornalista svizzera, autrice di memoir e reportage.

Per andare da Vienna a Zurigo, c’è chi decide di fare il giro largo. C’è chi passa per l’Egitto, l’India, la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti. Basta convincere il Lloyd di Trieste a finanziare un biglietto per Bombay, e il resto viene da sè… o quasi.E’ così che, il 2 agosto 1953, la venticinquenne Katharina von Arx si imbarca a Genova sull’Asia alla volta dell’Oriente. Il bagaglio? Pochi vestiti, un casco tropicale, pennelli, tavolozza e un ukulele. I soldi sono pochi, ma ci si penserà strada facendo. Tra una biciclettata a Napoli e un cocktail party a Calcutta, tra un teatro di Hong Kong e un ristorante giapponese di stretta osservanza – passando per la stampa indiana e la televisione americana – la viaggiatrice leggera si farà largo con candore ma senza ingenuità, in barba ai pregiudizi e al perbenismo delle società che attraversa. Una buona metà degli uomini che incontra si mette in testa di sposarla. L’altra si illude di poterla conquistare facilmente. Ma Katharina sa scegliere da sola.La viaggiatrice leggera è una narrazione fresca, piena di vitalità e meraviglia. Animata da uno spirito ironico e sfacciato, orgoglioso anche delle proprie idiosincrasie, Von Arx trasforma il viaggio in un pozzo inesauribile di esperienze, generosamente offerto a chiunque sappia attingerne. E, come diceva spesso, «non bisogna essere ingrati».

Altra novità “Senza campo” di Garry Disher, edito da Marcos y Marcos, è sicuramente il thriller perfetto da leggere sotto l’ombrellone, in città oppure ovunque voi siate in questo finale d’estate. Garry Disher è uno scrittore australiano diventato famoso in tutto il mondo e osannato dalla critica,premiato tre volte con il Deutscher Krimi Preis, celebrato dal «New York Times» e dal «Guardian», un thriller trascinante, ironico e profondamente umano.

Due killer intrappolati in un incendio; una bambina data in pegno a cuochi di meth; uno stupratore che aspetta le vittime in casa loro. Nella provincia australiana del degrado, il crimine germina dietro le onde azzurre del surf. Tre indagini, tre detective, tre stili: una sfida sola.
Brace di sigaretta vola via dal finestrino e un incendio divampa nel bush: due cadaveri carbonizzati in un’auto, e tra le case lambite dalle fiamme, un laboratorio di metamfetamina.
Dal laboratorio sono fuggiti tutti in fretta, ma lasciando i vestiti di una bambina: saranno della piccola Clover, scomparsa da giorni, come scomparso è il suo patrigno, Owen Valentine? Se lo chiedono uscendo dal letto, mangiando mirtilli in terrazzo, i detective Hal Challis e Ellen Destry, nei rari momenti strappati alle indagini sulle loro piste brucianti.
E sempre più veloce deve correre anche Serena Coolidge, detective bella e nervosa, sulle tracce dei cuochi e dei corrieri della terribile meth. Nella baia più bella del Sud dell’Australia, tra scorci di paesaggi e di vita, tre piste si incrociano febbrili in un thriller magistrale.

“Il mondo che so. Viaggi in Italia” di Raffaele Nigro è un’altro dei Consigli di Lettura dell’estate dei Diari, pubblicato da Hacca edizioni nella collana Novecento.0

“ Io dico solo che quest’Italia non finisce mai di stupirti e che quando credi di averla viaggiata tutta ti sfugge sempre da qualche parte…
Dalla Genova di Fabrizio De André alle langhe di Cesare Pavese, dall’Appennino della nostra Italia verticale al muro d’acqua dell’Adriatico, guardando verso i Balcani. Questi qui raccolti sono gli scritti di viaggio di Raffaele Nigro: una mappa sentimentale, letteraria, antropologica. Una carrellata di luoghi e di nomi che nella distanza e nella dolcezza della memoria fanno fiorire squarci di dolcezza e di nostalgia di un paese, a segnare l’incanto della transumanza umana e della scoperta di quello che si lascia a terra.
Guardare, anzi, ascoltare l’Italia con le parole di raffaele nigro, ci fa innamorare di tutto: dei calanchi e delle forre, delle piazze dei vicoli delle pietre, dei poeti.

Nello Zaino di Antonello: ripartiamo!