Dieci Buoni Motivi

di Giovanni Dozzini

Giovanni Dozzini

per NON leggere “E Baboucar guidava la fila

E Baboucar guidava la fila

  1. Abbiamo bisogno di rappresentazioni semplici della realtà. Di storie con buoni e cattivi. In questo romanzo non si capisce quali sono gli uni e quali gli altri. Di più: sembra che i personaggi non siano né buoni né cattivi, o entrambe le cose insieme.
  1. Quando si parla di migranti, oggi, bisogna adoperare toni drammatici. Per sensibilizzare l’opinione pubblica, per scuotere le coscienze. In questo romanzo il dramma non c’è, o ce n’è pochissimo.
  1. La storia si svolge in quarantotto ore. Troppo poche. Pensiamo a noi: quante cose possono mai accaderci, in due giorni? E, soprattutto, quanto è importante il modo in cui queste cose ci succedono, e il modo in cui noi le percepiamo? Poche, poco, pochissimo.
  1. I protagonisti del romanzo pretendono di condurre un’esistenza che secondo i nostri canoni potremmo definire “normale”. Vanno in giro con lo smartphone e usano Facebook e WhatsApp, vanno al mare, vanno al bar per vedere una partita di pallone. Invece dovrebbero accontentarsi. Di essere sopravvissuti, e di sopravvivere col minimo indispensabile. “Baboucar” ci offre una prospettiva straniante, e non è questo che si dovrebbe chiedere alla letteratura.
  1. Questo romanzo ci ricorda che non più tardi di un paio d’anni fa eravamo tutti in preda alla psicosi terrorismo. L’Isis, gli attentati, la paura di saltare in aria da un momento all’altro. Ora che ce ne siamo dimenticati non è proprio il caso di riaprire quel discorso.
  1. Questo romanzo specula su una questione di grande attualità. Troppo facile scrivere un romanzo sui migranti adesso. Perché non occuparsi d’altro? D’amore, di soldi, al massimo di giochi di potere. La letteratura non deve curarsi dell’ora e qui, e soprattutto non deve curarsi di ciò che accade ai margini della società. La letteratura deve distrarre, deve intrattenere.
  1. “Baboucar” è un romanzo breve. I romanzi brevi valgono meno dei romanzi lunghi. Prendete “Il vecchio e il mare”, o “Uomini e topi”, o “Colazione da Tiffany”, o “La fattoria degli animali”, o “Cronaca di una morte annunciata”, o “La morte a Venezia”. Prendete gli ultimi lavori di Philip Roth, i mille Simenon, o “Chesil Beach” di Ian McEwan. Oppure, per rimanere in Italia, “Il giorno della civetta”, “Il visconte dimezzato”, “Piazza d’Italia”. Che gusto avrete mai provato, a leggere romanzi così corti?
  1. In questo romanzo non c’è quasi traccia del passato dei protagonisti. Non si raccontano i luoghi da cui sono partiti, non si spiega perché sono partiti, non si spiega cosa gli è successo tra quando sono partiti e quando sono arrivita in Italia. “Baboucar” è un romanzo fatto di presente, di quotidianità, ma questi ragazzi sono la storia che hanno alle spalle, e solo quella.
  1. In questo romanzo si racconta una partita di calcio. E il calcio non ha nulla a che fare con la letteratura. Per carità.
  1. Ma con tutto il ben di Dio che c’è in Italia davvero dovremmo leggere un libro ambientato a Falconara Marittima?
Dieci Buoni Motivi per NON leggere “E Baboucar guidava la fila”