La cattiva strada

Quando uscì nel 1950, fece scalpore la storia d’amore tra il quattordicenne Denis e la giovane monaca, suor Clotilde, di ventisei anni. Oggi forse del romanzo “Les mal partis”, in Italia “La cattiva strada” tradotto per Adelphi con sobrietà e precisione da Simona Mambrini, non è l’elemento scandaloso a conquistare nell’immediatezza il lettore, quanto la capacità dello scrittore, Sébastien Japrisot,  di calarsi, senza mai un cedimento, principalmente in un ragazzo in bilico tra l’adolescenza e l’età adulta, e che consuma questo passaggio in modo tumultuoso e travolgente, ma soprattutto nelle vesti di una giovane donna, obbligata a diventare suora da pressioni di cui non conosceremo mai la natura, che si lascia conquistare tra tormenti e incertezze dalla forza prepotente di un amore impossibile.

Non è l’aspetto scandaloso e scabroso a cui lo scrittore marsigliese mira nel raccontare la storia d’amore tra i due giovani, contrastata prima dalla loro incredulità che un tale sentimento possa sbocciare nelle condizioni in cui si trovano, poi dalle persone che hanno la responsabilità dei loro destini, i genitori per Denis e la madre superiore per suor Clotilde, infine in maniera più violenta e aggressiva dai rumoresque senum severiorum, che da Catullo in avanti nei secoli non hanno mai smesso di guardare con occhio irritato la forza dirompente della passione amorosa, ma un’indagine raffinatissima che non si trasveste mai di ossessione o di torbido sulla natura e naturalità del sentimento, capace di attecchire in condizioni estreme e impensabili.

All’interno di questa indagine, e attraverso la focalizzazione interna ai due protagonisti, Japrisot scrive un romanzo che si pone aldilà dell’etica e della morale. Quello che interessa allo scrittore, perché è ciò che sentono i personaggi che vivono tra le pagine, è la forza viva e rigenerante del sentimento. Sia per Denis che per Claude, il vero nome di suor Clotilde, l’amore è ciò che vivifica le loro esistenze e le riempie di senso, un calcio ben assestato alla propria crescita e alla piena padronanza di sé. I due giovani si scoprono nella relazione con l’altro e si coltivano, fino alla piena maturazione. Entrambi sono due esseri acerbi, e per questo affascinanti, e nel dare respiro alla loro relazione si danno un’opportunità di crescita piena e unica.

MarsigliaSullo sfondo la città di Marsiglia, mai indicata con il nome ma chiaramente allusa, e la guerra che è il controcanto dello stravolgimento dei cuori. Sono infatti i bombardamenti tedeschi a rendere possibile che Denis e Claude si allontanino l’uno dalla famiglia e l’altra dal convento per concretizzare quella vita insieme, che diversamente sarebbe stata impossibile, e nello stesso tempo viverla in una situazione di sospensione e di indeterminatezza che è elemento essenziale della vicenda.

Essenziale perché i due giovani nella loro storia non diventeranno mai adulti, non è questo l’esito che lo scrittore prevede per loro, ma eterni ragazzi, come Catullo e Lesbia, che immaginiamo sempre belli giovani e coinvolti l’uno nell’altra. La visione naturalistica e paradisiaca che è sottesa alla vicenda amorosa ha conquistato integralmente la mia attenzione. In questa limitatezza di prospettiva temporale e fattuale, in cui i due amanti si muovono, pur nel desiderio di un futuro insieme, “La cattiva strada” diventa un romanzo pieno e universale, in cui l’amore si eternizza e diviene per sempre.

Fondamentale la sobrietà e l’eleganza della scrittura, la politezza delle immagini e delle situazioni, la leggerezza e la tenerezza in cui il sentimento si incarna, in una gioia panica e spasmodica di vivere, che non diviene mai egoismo, ma sempre cura di sé e dell’altro.

C’è malinconia e senso della fine, la bruttura della guerra e la crudezza del destino, i tempi difficili e incomprensibili nell’ottica della giovinezza. È il piano su cui si staglia il sentimento, l’amore, la passione che diventa vita e gioia di vivere. Di fronte all’incertezza dei tempi, la fragilità stabile di un sentimento che inonda e riempie, e dà un senso e una direzione, quando il mondo e la realtà sembrano andare tragicamente a rotoli.

Sébastien-JaprisotIl talento di Japrisot è dare voce e nitore non a una singola storia tormentata, ma alle complicazioni introspettive che ne fanno una storia di portata generale, e sul crinale di sentimenti netti e contrastanti mantenere un equilibrio da grande e sottile narratore, che conosce bene la direzione su cui vuole procedere. Non a caso più ancora di Denis, è il personaggio della suora, che mostra una straordinaria complessità, che non diventa mai magmatica ma è sempre tesa e coinvolgente.

Non provava nemmeno l’ombra di un rimorso. Ma si beava di quel tormento e si rimproverava di bearsene, con l’inquietudine nell’animo e la felicità nel cuore.

La cattiva strada