Dieci Buoni Motivi

di Marino Magliani

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per NON leggere “Prima che te lo dicano altri

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1) Non c’è amore, non c’è tenerezza, solo durezza, anzi, nemmeno quello perché in fondo la scrittura è tenera e il lettore dirà sicuramente mah.

2) Ci si perde nella descrizione di una memoria vegetale fatta di innesti e chimere, coltivazioni inghiottite dal tempo e dall’abbandono.

3) I rovi, sono un’ossessione, come la verticalità, e poi c’è l’opposto la pampa, il lettore potrebbe annoiarsi, anzi è certo che si annoierà.

4) Sono uno scrittore di paesaggi, (non s’era capito?) che ora torna alla trama, alle storie, ma mentre racconta si incanta a spiegare come si fa a guardare e a vedere le cose.

5) I binari temporali, 1974 e 1976, finiscono per confondere un lettore assetato di cronologia.

6) Perché non regge che un uomo che da bambino ha avuto il suo eroe dopo ben cinquant’anni si decida a passare l’oceano e mettersi sulle tracce del suddetto eroe, che potrebbe essere morto, anzi sicuramente lo è, in una fossa comune, o al fondo di qualche mare o lago. Nel senso: cos’ha fatto in questi cinquant’anni, perché non ha cercato prima l’eroe?

7) Libro lungo, come il titolo, con due parti che quando una svela misteri, la seguente li mette in dubbio e li confonde nel fango, oppure all’improvviso li fa emergere ma come non fosse possibili.

8) Perché non se ne può più di Liguria, di ulivi che sembrano minerali e scogliere che si muovono con la luce, rabbrividiscono.

9) Perché per tanti anni l’autore pareva promettere bene ma poi si è perso, dovrebbe raccontare il mondo, e farlo con una trama, ma lui sostiene che il mondo non ha una trama.

10) Perché dovrebbe tradurre e basta, gli riesce meglio, forse.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Prima che te lo dicano altri”