di Federica Pergola

Federica Pergola, lettrice, con la rubrica “Le amiche consigliano”

 

 

 

Il cibo, la famiglia e altre ossessioni

Foto di Federica Pergola
Foto di Federica Pergola

“Come poteva non dare da mangiare alla loro figlia?”

Comincia così la storia di Edie Herzen (poi Middlestein): 5 anni, 30 chili di peso.

Perché è già lì, nell’infanzia – e nel rapporto che lega sua madre

una leonessa, il cui essere maestoso mandava bagliori  e ruggiti”

e suo padre:

“alto, sottile, ai pasti non smetteva mai di mangiare, era avido, primitivo riguardo al cibo”

-che tutto comincia.

“Quest’uomo e sua moglie avevano così poco in comune (…) Lui non era un patriota, per lei l’America era sempre stata la sua casa (…). Lui aveva conosciuto molte avversità. Lei ne aveva soltanto sentito parlare sui giornali. Lui avrebbe sempre portato sulle spalle sua figlia, dovunque volesse andare… lei era assolutamente convinta che Edie, ormai, sarebbe dovuta andare a piedi dappertutto. Ma si erano trovati d’accordo su come fare sesso (nei modi che volevano, senza alcun pregiudizio) e quanto spesso (almeno ogni sera) ed erano d’accordo sul fatto che il cibo era frutto di  amore ed era ciò che generava amore, e che non potevano mai negare a se stessi un morso di qualunque cosa desiderassero”.

E così, con uno sguardo curioso ed attento, incisivo e amaramente ironico, Jami Attenberg ci porta a conoscere Edie, navigando avanti e indietro nella sua vita:  a 70, 100, 110, 150 chili di peso. Ragazza; brillante studentessa di legge; al primo appuntamento con l’uomo che sarebbe diventato suo marito:

“E ora eccolo là in un completo (era il solo abito che Richard avesse, ma lei ancora non lo sapeva) e stava sorridendo (i suoi giorni più felici stavano ormai alle sue spalle nell’istante in cui la incontrò,  ma lui non lo sapeva ancora) e alto, molto più alto di Edie, così che lei si sentì ancora più piccola, e camminava sicuro di sé, come se gli piacesse ciò che gli penzolava tra le gambe”(…) “era alto, sano e pieno di qualcosa che Edie si trovò a desiderare di divorare”

E ancora: affermata professionista, madre, nonna, e prepensionata dallo studio legale in cui ha lavorato per 33 anni, in quanto troppo grassa…

Perché il suo amore per il cibo è presto diventato una patologia, un disturbo da alimentazione incontrollata, un… rimedio alla sofferenza?, un istinto suicida?, un indice di infelicità? una richiesta di aiuto?

E quando suo marito decide di lasciarla, dopo che il diabete di Edie è peggiorato al punto che dovrà affrontare l’ intervento di uno stent nella gamba e, forse, quello per un bypass- dopo che l’alternativa non è più tra cibo o digiuno, tra essere carina o no, tra ingrassare o dimagrire, ma tra vivere o morire –

Quando accade tutto questo, tutto si scompagina. E ogni componente di questa solida famiglia di ebrei americani di Chicago prende posizione. Robin, la figlia dei Middlestein, è furiosa.

– Sta morendo, si sta letteralmente suicidando, e tu l’hai abbandonata come se la vostra vita insieme, e la sua vita in generale, non avessero alcuna importanza.

– E che ne è della mia vita?” -disse lui. -Vale qualcosa la mia vita? Non merito di essere felice?

– Pensi che lei farebbe la stessa cosa a te? Lasciarti quando più hai bisogno di lei?

– Robin, tua madre mi ha lasciato tanto tempo fa”

– Quando?

– Ci sono stati un’infinità di quando.

Il figlio Benny preferirebbe non interferire

“Rispettava sua madre, perché lo aveva tirato su con amore, e perché era una donna brillante, anche se era anche così incredibilmente stupida. Inoltre lui rispettava l’umanità in generale. Rispettava il diritto di una persona alla debolezza”

mentre sua moglie Rachelle con piglio deciso costringe la suocera ad estenuanti camminate e diete ferree, per “salvarle la vita”.

Ma il cibo, per Edie, è un demone e un tormento, un’ancora, un’ossessione.

“Ecco cosa c’era sul vassoio: un Big Mac, una confezione grande di patatine fritte, due Happy Meals, un McRib, una nuova Coca cola dietetica, due succhi d’arancia, un frappè al cioccolato, una torta di mele da dividere fra tutti e tre, biscotti con gocce di cioccolato (…)

Ora se ne stava distesa, sveglia, il suo cervello, come sempre, percorreva milioni di chilometri al minuto, anche se lei personalmente si muoveva così lentamente che talvolta sembrava non fosse neppure in movimento. Stava pensando al cibo, e in particolare a un pacchetto formato convenienza di patatine Kettle al sale marino e a un tubo di salsa Deli Onion…ma era passata mezzanotte e le era stato raccomandato di non mangiare niente nelle 8-10 ore precedenti l’intervento. E così eccola qui, alla fine di una durata di tempo accettabile, a chiedersi quanto danno si sarebbe procurata se avesse mangiato qualche patatina, solo una manciata, e un po’ di quella fresca salsa salata…Ciò che pensava di mangiare non avrebbe riempito neppure uno dei suoi mignoli…”

E quando il matrimonio salta e Richard rincorre il sogno di un nuovo amore e di una nuova vita, Edie trova il suo compagno ideale in Kenneth Song, proprietario –e cuoco!- di un ristorante cinese che Edie stessa aveva salvato dalla rovina fallimentare. Song le dimostra il suo amore cucinando per lei.

“Vassoi e vassoi di cibo sfrigolante, godurioso, opulento, inondato di sale e di zucchero”

E così eccoci imprigionati nelle dinamiche famigliari dell’affetto e della cura; eccoci  inchiodati all’interrogativo fondamentale: cosa significa amare qualcuno, qual è il modo giusto di andare incontro o stare al fianco di una persona cara? Chi ama davvero Edie? Chi non riesce più ad accettarla per come è diventata, essendosi rassegnato a non poter più riavere quella che era?

“Sembrava brillante. Sembrava leggermente pericolosa. Voglio indietro quella donna, pensava. Voglio indietro quella donna, ma voglio che mi ami ancora. E ora sapeva che lei non lo avrebbe amato mai più”

Chi cerca di salvarla privandola dell’unica cosa che le reca gioia; o chi, sottovalutando i rischi per la sua salute, la omaggia di tutto quello che le piace di più; chi la rimprovera, la strattona, la terrorizza; o chi rimane sveglio la notte, per impedirle di mangiare?

-Allora perché sei sveglio? Hai problemi ad addormentarti?

-Non ho nessuna voglia di starmene seduto qui-disse-ma il dottore ha detto che era importante per diversi motivi che tu avessi lo stomaco vuoto prima dell’intervento.

Non disse il tuo peso. Non disse il tuo cuore. La tua salute, la tua vita, la tua morte.

-Volevo solo ricordartelo, nel caso l’avessi dimenticato.

-Sto solo bevendo dell’acqua-disse lei.

-E io sto solo leggendo un libro- disse Benny.

Ed è solo alla fine, quando tutto ormai si è compiuto, che arriverà, per qualcuno, un barlume di consapevolezza.

“E fu allora che pensò di capire Edie, e perché mangiava in quel modo; sempre, incessantemente, senza alcuna considerazione per il gusto o la quantità. Mentre se ne stava lì, da solo, in una stanza piena di gente…Richard credette, alla fine, di cominciare a capire il perché. Perché il cibo era un luogo meraviglioso per nascondersi”.

I Middlestein, di Jami Attenberg, traduzione di Rosanella Volponi, Giuntina, pp. 217, €15,00

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