di Salvatore D’Alessio

Salvatore D'Alessio, libraio di Ubik Foggia e curatore di "Leggo Quindi Sono" con la rubrica "Piccoli già grandi"
Salvatore D’Alessio, libraio di Ubik Foggia e curatore di “Leggo Quindi Sono” con la rubrica “Piccoli già grandi”

 

 

 

 

 

 

 

 

Scegliere il primo libro della stagione può essere davvero difficile, a settembre nelle spiagge si chiudono gli ombrelloni e nelle librerie si aprono tantissimi colli di novità, le nostre liste dei desideri diventano lunghissime e il tempo per leggere tutto sembra troppo poco.

Se siete in imbarazzo tra i libri freschi di stampa iniziate con “Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore” lo ha scritto da Carla Fiorentino e lo ha pubblicato Fandango Libri, una storia che nasce proprio dall’ossessione del tempo che sfugge.

foto di Salvatore D'Alessio
foto di Salvatore D’Alessio

I cucù in questione sono Clementina e i suoi amici, hanno trent’anni e vivono a Roma nei primi anni duemila. Come gli uccellini degli orologi svizzeri vivono intrappolati in un sistema zeppo di ingranaggi, che li rende poco visibili e inquieti, hanno fame di vita e tanta voglia di uscire dalle loro finestrelle. Clementina i suoi amici li ascolta, prepara le cene, si preoccupa per tutti, lei il futuro tranquillo non lo sogna, lo vuole, per lei e per tutti.

La chiave che sblocca la catena del loro futuro sembra arrivare alla morte del padre di Clara, la migliore amica della protagonista, l’uomo ha lasciato un’eredità scomoda e vergognosa di cui sua figlia vuole disfarsi, una mansarda piena di giocattoli erotici e di ritratti di vagine e di donne nude dipinti da lui di nascosto mentre le moglie lo aspettava a letto.

A Clementina spetterebbe il compito di distruggere tutto ma il suo sguardo lucido e materiale vede il valore di quei quadri, li fa valutare da un esperto d’arte, quella collezione potrebbe rendere ricca lei e tutti i suoi amici squattrinati, Clara non vuole, non accetterebbe di diventare ricca sporcando il nome della sua famiglia borghese.

In una lotta tra vergogna e sogni di gloria assistiamo alle incomprensioni e agli intrecci di queste vite.

Carla Fiorentino ha scritto un libro nudo, come la pelle che torna sempre in questo romanzo, dalla prima all’ultima pagina, la pelle delle mani, dei visi che si baciano, dei sessi che si incontrano, e con le storie dei corpi racconta una generazione.

Il libraio Salvatore D'Alessio legge "Che cosa fanno i cucù nelle mezz'ore"
Il libraio Salvatore D’Alessio legge “Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore”

Qualcuno potrebbe pensare che raccontare un gruppo di trentenni inquieti a Roma, nei nostri giorni, non sia un espediente narrativo del tutto nuovo, invece no. Il tono di questo libro non è mai sgonfio, mai sconfitto, mai rassegnato, triste sì ma poche volte, perché Clementina passa i suoi giorni a pensare, a fissare le macchie sul muro, inerme, ma in quegli attimi di stasi si da la carica per correre e saltare.

Questo è un libro fallico, non solo perché troviamo un sacco di dildo e di vibratori ma perché Clementina rivendica il suo orgoglio ad essere una donna diversa da come viene raccontata, una donna che sa essere virile e che non ha paura del sesso, che non si preoccupa di nascondere la cronologia dei siti porno che segue. È femmina, ha dei desideri e non ha paura di nasconderli con ipocrisia.

-Mi aveva sempre sorpreso l’ambigua posizione dell’opinione comune riguardo la masturbazione femminile. Attorno a questo tema si sollevava una nebbia. C’era chi ci credeva, chi minimizzava e chi assolutamente ne negava l’esistenza. “No figurati se le donne…”, “Io mai”, “…ma quelle sono cose bestiali, da maschi”, “…ma sì forse qualche volta, magari durante l’adolescenza, per ribellione”. Chissà che ribellione ci doveva poi essere nel toccarsi nel silenzio delle proprie mutande. (…) Per fortuna io ero sempre stata strana fin da piccola, oppure come avrebbero detto altri, non ero mai uscita dall’adolescenza e, quindi, alla fantomatica masturbazione femminile ci credevo eccome. Se le masturbatrici fossero stata una setta, io ne sarei stata la più accanita seguace.-

Questo libro riesce in un’impresa grande, parla di tutto, senza filtri e senza vergogna ma è una storia dolce, in assoluto. Un libro che sa essere “maschio” e “femmina” insieme, che spariglia le carte, che ci fa chiedere cosa sia, la “scrittura femminile” di cui alcuni ancora parlano.

Questo libro tocca, è pieno di mani, l’incipit è pieno di dita, la parte del corpo che ci mette in connessione, con noi e con gli altri.

“Cosa fanno i cucù nelle mezz’ore” è un libro sulla consapevolezza, personale e collettiva, un libro che ci stimola, che ci chiede se siamo felici e ci interroga sul nostro grado di civiltà.

-Persino aiutare le vecchie a prendere i barattoli di pelati sul ripiano più alto mi faceva sentire a posto. Era stata proprio una di quelle volte, mentre aiutavo una donna a prendere un nuovo detersivo, che mi ero accorta davvero di quanto invecchino le mani delle donne. In quel momento avevo capito che ero nata l’animale sbagliato, che essere uomo non mi piaceva più. Era bestiale, che gli esseri umani erano troppo pieni di morbosità senza avere la giusta vergogna per le cose giuste. Che si vergognavano delle cose sbagliate. Che volevo essere nata qualcos’altro, chessò un’aquila, una tartaruga marina o un delfino. Il delfino era perfetto. Un animale che non uccide.-

Carla Fiorentino cucùIl romanzo di Carla Fiorentino è un romanzo jolly, che tutti dovrebbero leggere, perché tutti e tutte potranno trovare un pezzo di sé in questa storia, perché a modo nostro tutti siamo cucù, incastrati nel tempo, dall’ansia di performare e di arrivare primi, questa è una storia che ci mette in guardia dal pericolo di diventare ciechi e sordi alle sensazioni e alle emozioni che ci colorano i giorni.

-Perché in fondo a che serve ossessionarsi? Era una vita che correvo davanti alla vita per arrivare sempre prima di qualcosa che neanche io sapevo cosa fosse. La nonna diceva sempre a mia mamma che era tutta colpa della primina. Mi guardava fare cose a suo dire sconsiderate e, scuotendo la testa, ripeteva “tutta colpa della primina”. E chissà, forse aveva ragione lei. In fondo mia sorella che la primina non l’aveva fatta, ma anzi in prima elementare c’era andata che aveva quasi sette anni, viveva la vita come un gatto al sole. Non c’era verso che qualcosa l’agitasse.”

Iniziate questo nuovo anno senza frette, lasciatevi contagiare dalla filosofia di vita Clementina, godete di tutto quello che avete intorno senza pensare ai giudizi degli altri e incuranti del tempo, respirate e smettete di correre, anzi no, l’ultima corsa prima di cambiare, fatela in libreria per leggere questo incipit, strano e folgorante. E prima di tornare a casa comprate anche una matita, appuntitela bene perché in questo romanzo troverete un sacco di pagine che avranno bisogno di essere riprese e ricordate, sempre.

Piccoli già grandi: Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore