di Francesca Maccani

Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Ha pubblicato un libro di poesie, Fili d’erba, nel 2007 e il saggio “La cattiva scuola” scritto con Stefania Auci nel 2017. Gestisce una pagina Facebook: Francesca leggo veloce.
Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Ha pubblicato un libro di poesie, Fili d’erba, nel 2007 e il saggio “La cattiva scuola” scritto con Stefania Auci nel 2017. Gestisce una pagina Facebook: Francesca leggo veloce.

Titolo: Rockaway beach

Autore: Jill Eisenstadt

Casa editrice: Black Coffee

Traduzione: Leonardo Taiuti

Quando ero una ragazzina, specialmente in estate, sulle reti Mediaset trasmettevano una serie di film americani con protagonisti adolescenti. Da Sixteen candles a Bella in Rosa, fino a Stand by me e Footloose si trattava per lo più di commedie ambientate nelle high school di periferia. Adolescenti squattrinati, conflitti generazionali, padri poliziotti o operai e sullo sfondo spesso il proibizionismo e il desiderio di passare il confine di stato per andare a ballare.
Non era ancora il tempo delle serie luccicanti Di Aaron Spelling. Beverly Hills e Melrose erano ancora lontane.
Io adoravo quei film che parlavano di ragazze squattrinate alle prese con i primi amori, di ragazzi che non avevano una macchina per accompagnare le fidanzate al ballo della scuola.
La mia indole malinconica e sognatrice si cibata per diverse stagioni di queste storie di vita quotidiana, di antieroi, di persone normali e di difficoltà comuni.
Rockaway beachLeggendo “Rockaway beach” ho fatto un salto nel passato. Il libro infatti narra le vicende di 4 ragazzi negli anni 80. Peg, Alex, Chowderhead e Timmy trascorrono le loro giornate sulla spiaggia del Queens, New York, dove alcuni di loro lavorano come bagnini. Alex, di cui Timmy è innamorato, riceve pero una borsa di studio da un college del New England. Per il ragazzo, che ha abbandonato il liceo a pochi mesi dal diploma questa notizia si trasforma in una grande sofferenza. L’estate successiva il gruppo di amici si ritrova di nuovo ma tutto pare sia cambiato.
Di questo romanzo di formazione la prima cosa che colpisce è la vena malinonica. La prosa asciutta, i dialoghi spesso scombinati ed estremamente realistici, restituiscono alla perfezione il senso di disorientamento di questi protagonisti, alle prese con le prime delusioni e con le dinamiche tipiche del diventare adulti. Si avvertono la fatica, la sofferenza, quel trascinare i piedi mentre si cammina per l’eccessiva stanchezza.
L’autrice è riuscita a rendere in modo quasi cinematografico l’atmosfera di indolenza e perenne incertezza che accompagna la quotidianità dei quattro protagonisti. Quattro ragazzi assolutamente normali, alle prese con famiglie disfunzionali, con le droghe e le prime esperienze sessuali.
Nulla a che vedere con la cruda penna di Bret Easton Ellis in “Meno di zero”, anche se i richiami si avvertono. Qui tutto viene diluito anziché sbattuto in faccia al lettore. I toni sono più evanescenti.
Dei quattro ragazzi quello che ho amato maggiormente è Timmy perché di tutti è il più sensibile e per certi versi il più sfortunato.
Se dovessi figurarmelo per me sarebbe il miglior amico della bella in rosa del film, innamorato di lei, sfigatello dal cuore d’oro, che la consegna nelle mani del ricco ragazzotto con la duetto decapottabile.
È un bel romanzo “Rockaway Beach”, che ha il sapore dell’ultimo bagno al mare a settembre, quando tutto chiude e le scuole stanno per iniziare. Ha il dolceamaro dei saluti di fine estate e credo sia la lettura perfetta per questo mese fatto di giornate che si accorciano.
Black Coffee ci sta regalando grandi romanzi, sia attuali che del passato, che in Italia non abbiamo avuto ancora modo di apprezzare in pieno.

 

La Recensora della Domenica: Rockaway beach