I Dieci Buoni Motivi

di Laura Imai Messina 

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per NON leggere “Non oso dire la gioia

Foto presa dal blog della scrittrice.
Foto presa dal blog della scrittrice.
  1. Se volete capire tutto dall’inizio, meglio evitare. Avete presente quei romanzi in cui dovete allungare il braccio, afferrare la mano di chi vi sta a fianco, e fidarvi?
  1. Se Tokyo non vi piace, se il Giappone delle folle, dei grattacieli, e dell’intimità del quotidiano vi irritano, potreste trovare questo romanzo a tratti insopportabilmente evocativo.
  1. Se non concepite che Roma possa avere per le sue strade nomi mutevoli, quelli dei pensieri che attraversano la mente di una delle protagoniste mentre le percorre: Via del Batticuore, Vicolo del Burro da Comprare… cose così.
  1. Ecco, se poi odiate la parola ‘gioia’ lasciate proprio stare, viene fuori quasi cento volte e declinata in tutte le maniere.
  1. Se tutto vi è sempre andato bene nella vita e non avete mai dovuto lottare per ottenere qualcosa, questo romanzo vi parrà un inanellarsi di assurdità.
  1. Se tutto ciò che si avventura oltre il recinto del vocabolario di base vi respinge, se termini come “epitome” e “amaricante” vi fanno sussultare, la possibilità di strozzarvi qui e là, mentre magari gustate un rassicurante succo di frutta (rigorosamente all’arancia), è in percentuale molto alta.
  1. Se siete maniaci dell’ordine potreste trovarvi ad accoltellare pagine in cui una donna sbaglia apposta lavatrici e lascia libri (libri!) sul bordo della vasca.
  1. Se non vi piace il cibo giapponese, “Non oso dire la gioia” potrebbe togliervi l’appetito. Qui e là potreste annusare pesce a colazione, zenzero fresco e sakè dolce da cucina.
  1. Se credete che diventare madri sia una faccenda tutto sommato facile.
  1. Se credete che essere figli sia una faccenda tutto sommato comprensibile.
Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Non oso dire la gioia”
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