di Francesca Maccani

Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Ha pubblicato un libro di poesie, Fili d’erba, nel 2007 e il saggio “La cattiva scuola” scritto con Stefania Auci nel 2017. Gestisce una pagina Facebook: Francesca leggo veloce.
Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Ha pubblicato un libro di poesie, Fili d’erba, nel 2007 e il saggio “La cattiva scuola” scritto con Stefania Auci nel 2017. Gestisce una pagina Facebook: Francesca leggo veloce.

Titolo: Il paese dove non si muore mai

Autore: Ornela Vorpsi

Casa editrice: Minimum Fax

 

« È il paese dove non si muore mai. Fortificati da interminabili ore passate a tavola, annaffiati dal raki, disinfettati dal peperoncino delle immancabili olive ontuose, qui i corpi raggiungono una robustezza che sfida tutte le prove. Siamo in Albania, qui non si scherza »

La ragazzina che dice «io» in questo libro ha sette anni, poi tredici, poi ventidue. Attraversa l’infanzia e l’adolescenza in un paese duro come l’Albania comunista di Enver Hoxha, un sistema tanto maschilista quanto opprimente. Non c’è pagina di questo libro che non tocchi con levità e ironia un nodo profondo, un dolore segreto, un divieto inaccettabile. Questa ragazzina si chiama Ina, poi Eva, poi Ornela, pur essendo sempre la stessa persona: come a dire che in questo piccolo destino individuale c’è la storia stessa dell’Albania, declinata tutta al femminile, dall’incombere di Madre-Partito ai silenzi dolorosi di una famiglia matriarcale, dove il padre è stato incarcerato per ragioni sconosciute e diventa poco a poco un corpo estraneo da espellere e dimenticare. C’è un’intensità tutta speciale in questa narrazione che procede per quadri e per tocchi brevi e visivi, nella storia di una donna che ha imparato a difendersi e a odiare senza perdere la magia dell’infanzia, la capacità di sognare e di assaporare la vita. Non c’è pacificazione nemmeno nel ricordo, sembra dire Ornela Vorpsi. Ma c’è, in questo romanzo affilato e raro, la capacità di sposare comicità e violenza, la scoperta dell’ironia come grimaldello per forzare le porte dell’indicibile. (dal web)

La Vorpsi sembra affrontare la storia stessa dell’Albania, declinandola tutta al femminile: dalla presenza asfissiante di una Madre-Partito che impone la condotta di ogni suo figlio, alla vita dolorosa in una famiglia matriarcale, dominata da una madre tradita dal marito (a sua volta imprigionato per ragioni non conosciute) e che maltratta verbalmente la figlia

L’Albania è definito il paese dove non si muore mai, dove non si prende mai in considerazione la propria morte, ma sempre e solo quella degli altri. L’aridità del luogo “fatto di polvere e fango” ove “il sole brucia al punto che le foglie della vigna si arrugginiscono e la ragione comincia a liquefarsi” può leggersi già dalle prima righe del testo. La società albanese è descritta come una società altamente maschilista, ove le donne possono solo essere un oggetto di desiderio e perversione, e, quelle belle in particolare, sono a priori poco di buono, mentre quelle brutte, proprio perché nessuno vorrebbe portarsele a letto, sono oneste. Da qui scaturisce quel fenomeno che, secondo l’autrice, costituisce una caratteristica portante per la società albanese, il cosiddetto “fenomeno della puttaneria”.

Ornela VorpsiHo amato moltissimo questo libro, riedito da Minimum fax, uscito a suo tempo con Einaudi, è un romanzo che trasuda dolore e desiderio di riscatto. Una narrazione in prima persona che assume la dimensione della coralità perchè l’io narrante si fa portavoce di tutte le donne dell’Albania.

La scrittura è affilata e procede per immagini evocative e dense di significato. Ornela scrive in italiano pure essendo madrelingua albanese e questo dà vita ad un’espressività unica nel suo genere, raffinata, tagliente e che resta sottopelle.

Lo consiglio a chi ama le voci fuori dal coro, a chi non pone limiti al vagare del proprio sguardo, a chi ama spostare sempre più in là la linea dell’orizzonte.

La Recensora della Domenica: Il paese dove non si muore mai
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