di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

Comunicare i libri

Antonello e Alice

Di come “Comunicare i libri”si è parlato al Festival letterario Inchiostro di Crema nei chiostri di S. Agostino con Roberta Solari, ufficio stampa della casa editrice Marcos y Marcos, e il sottoscritto, sotto l’attenta guida e direzione di Chiara Beretta Mazzotta, editor, blogger e giornalista scafatissima.
Con uno sguardo attento alle professioni che promuovono la lettura, abbiamo cercato di raccontare il percorso complesso, che un libro deve fare prima di arrivare tra le mani di un lettore. Si è parlato di chi si occupa oggi della promozione del libro e come si lavora nel tempo tecnologico della Rete. Io ho raccontato del lavoro del libraio nella filiera editoriale, di come sia cambiato e di come sia stato necessario in questi anni affiancare accanto alla libreria reale una grande come il mondo, attraverso il dialogo con la community dei social. Tra le tante iniziative della nostra libreria social ho raccontato diffusamente dell’ultima, appena partita da qualche giorno: “3 Librerie per un solo libro”.

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Assieme alla libreria Arcadia di Rovereto e alla libreria Modusvivendi di Palermo abbiamo iniziato a promuovere un libro appena pubblicato da una prestigiosa e raffinata casa editrice indipendente.
ll libro è stato scelto all’unanimità da tutti i librai delle tre librerie al Centro, al Nord e al Sud del Paese, tutte molto attive nella promozione e divulgazione delle belle letture. La scelta è caduta su un titolo per il suo significato simbolico e perché parla dell’importanza delle librerie come luoghi di aggregazione, di pensiero e di resistenza. Noi librai ci illudiamo che la storia raccontata possa essere un ottimo antidoto contro gli orrori che in questi giorni caratterizzano tanti proclami che si sentono in giro.

Il libro che abbiamo scelto è un libro per chi ama i libri: “La libreria della Rue Charras” di Kaouther Adimi edito da L’Orma, definito

«un inno a tutti i personaggi segreti della letteratura».

Mescolando passato e presente, realtà e invenzione, Storia e intima quotidianità, Kaouther Adimi ci conduce, con finezza e semplicità per le viuzze di una città immaginifica.

“Sarai solo, perché per perdersi e vedere tutto bisogna essere soli. Ci sono città, e Algeri è una di queste, in cui qualsiasi compagnia è di troppo. Ci si passeggia come ci si abbandona alle fantasticherie, con le mani in tasca e il cuore stretto”

Algeri, oggi. Ryad, svogliato ventenne, studente universitario a Parigi, ha un compito ingrato davanti a sè: svuotare e chiudere la libreria Les Vraies Richesses. Questo polveroso negozio di quattro metri per sette, stipato di volumi ingialliti, foto sbiadite, quadri e mille altri cimeli editoriali, nasconde la storia di un’eccezionale avventura umana e letteraria, custodita dal suo ultimo testimone, il misterioso Abdallah. Algeri, 1936. Edmond Charlot, ventenne entusiasta, dopo un viaggio a Parigi rientra in patria con una grande idea in testa: fondare una libreria-casa editrice che pubblichi scrittori di entrambe le sponde del Mediterraneo, senza distinzioni di lingua, nazionalità o religione. Sostenuto da una comunità di ingegni e di affetti, apre al 2 bis della rue Charras un luogo ibrido e accogliente che presto diviene sede delle mitiche Editions Charlot, frequentate da aspiranti scrittori come da figure del calibro di Antoine de Saint-Exupery e Andrè Gide. Da quella appassionata stanzetta, intitolata alle «vere ricchezze» della vita, escono le prime edizioni di testi memorabili, tra cui l’esordio di un giovane di genio: Albert Camus. Viene data vita nel romanzo a quel traghettatore di libri e di idee che fu, magari senza saperlo, il segreto artefice di molta della migliore letteratura del Novecento.
Kaouther Adimi è nata nel 1986 ad Algeri e, dopo aver vissuto a Orano e a Grenoble, nel 2009 ha scelto di stabilirsi a Parigi. Caso letterario in Francia, La libreria della rue Charras ha vinto il Prix Renaudot des lycèens, la Liste Goncourt – le Choix de l’Italie e il Prix du Style.

Io e Alice ringraziamo tanto Fabrizio Piazza, Laura Mascari e Loredana della Modus di Palermo, Giorgio e Marta della Libreria Arcadia di Rovereto perché da anni ormai ci confrontiamo e lavoriamo fianco a fianco e spesso con tanta buona volontà riusciamo a fare da collante con tanti Lettori pellegrini comuni e pure tanti scrittori. Tutti uniti possiamo fare solo belle cose.

1A Crema, domenica 24 giugno, mi hanno chiamato nei Chiostri dei Musei di S. Agostino per il Festival Inchiostro e, oltre a partecipare al dibattito su come comunicare i libri, gli splendidi organizzatori, Lorenzo Sartori e Mara Serina, mi hanno invitato anche a moderare una presentazione molto effervescente con Due Signore in Giallo, Rosa Teruzzi e Alice Basso. La Jessica Fletcher dei librai, quella davvero improbabile come presentatore ha dato il meglio di sé con la sua natura intrigante e linguacciutamente pettegola.

Rosa Teruzzi, giornalista esperta in cronaca nera e caporedattrice del programma televisivo Quarto Grado, dopo il suo primo romanzo “La sposa scomparsa” e “La fioraia del Giambellino”, ha pubblicato quest’anni il terzo capitolo della serie gialla che vede, ancora una volta, protagoniste un trio di donne molto ben caratterizzato, Libera e sua figlia Vittoria e sua madre Iole.
Un biglietto, ormai ingiallito, trovato in una vecchia camicia a quadri nel fondo di un armadio, riporta la memoria di Libera, la fioraia del Giambellino, all’episodio più doloroso della sua vita. Quella camicia è del marito, ucciso vent’anni prima senza che mai sia stato trovato il colpevole, e quel biglietto sembra scritto da una donna. Ma tanto tempo è passato: perché riaprire antiche ferite? Libera ha sempre cercato di dimenticare, piano piano ha messo su un’attività che funziona, se la cava abbastanza bene, altri uomini la sfiorano e la corteggiano. Eppure, quel buco nero della sua esistenza continua a visitare le sue notti insonni, tanto più che – ora lo vede bene – alcuni particolari, nell’archiviazione del caso, la convincono sempre meno. E così, dopo essersi improvvisata detective, nei romanzi precedenti, per risolvere i casi degli altri, questa volta Libera vuole trovare il coraggio per rivangare le vicende del suo passato. Con l’aiuto della madre, eccentrica insegnante di yoga dalla battuta facile e dai costumi spregiudicati, e di una giovane cronista di nera con un sesto senso per i misteri – e nonostante la vana opposizione della figlia poliziotta – Libera si spingerà dalla sua Milano fino in Calabria, per trovare una risposta alle domande che l’opprimono da vent’anni e per guardare in faccia l’amara verità. E per scoprire che forse il nemico si nasconde molto più vicino di quanto avesse mai immaginato.
Suspense, personaggi strampalati e citazioni letterarie, ma anche un po’ di romanticismo, nella quarta avventura di Vani Sarca, l’investigatrice ghostwriter creata dalla scrittrice di origine milanese trapiantata a Torino, Alice Basso.
Grazie a una protagonista unica nel suo genere, la giovane scrittrice si è fatta amare da lettori e librai. Le sue storie a tinte gialle, costellate di citazioni letterarie, creano dipendenza. Dopo il successo di “L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome”, “Scrivere è un mestiere pericoloso” e “Non ditelo allo scrittore”, un nuovo imperdibile romanzo in cui dare vita a un libro, risolvere un caso e accettare di essere innamorati sono tre passi complicati ma insolitamente legati tra di loro.
Per Vani Sarca fare la ghostwriter è il lavoro ideale. Non solo perché le permette di restarsene chiusa in casa a scrivere, in compagnia dei suoi libri e lontano dal resto dell’umanità, per la quale non prova grande simpatia. Ma soprattutto perché così può sfruttare al meglio il suo dono di capire al volo le persone, di anticipare i loro pensieri, di ricreare il loro stile di scrittura. Una capacità intuitiva innata che fa molto comodo all’editore per cui Vani lavora. Lui sa che solo la sua ghostwriter d’eccezione è in grado di mettersi nei panni di uno dei più famosi autori di thriller del mondo: perché Vani adora i padri del genere giallo, da Agatha Christie a Ian Fleming passando per Dashiell Hammett, e nessuno meglio di lei sa scrivere di misteri. Persino un commissario di polizia si è accorto delle sue doti e ha chiesto la sua collaborazione. E non uno qualsiasi, bensì Romeo Berganza, la copia vivente di Philip Marlowe: fascino da vendere, impermeabile beige e sigaretta sempre in bocca. Sono mesi ormai che Vani e Berganza investigano a braccetto. Ma tra un’indagine e l’altra qualcosa di più profondo sembra unirli: altrimenti Vani non saprebbe come spiegare i crampi allo stomaco che sente ogni volta che sono insieme. Eppure la vita di una ghostwriter non ha nulla a che fare con un romanzo rosa, l’happy ending va conquistato, agognato, sospirato. E il nuovo caso su cui Vani si trova a lavorare è molto più personale di altri: qualcuno minaccia di morte Riccardo, il suo ex fidanzato. Superare l’astio che prova per lui e decidere di aiutarlo è difficile, ma Vani sta per scoprire che la mente umana ha abissi oscuri e che il caso può tessere trame più intricate del più fantasioso degli scrittori.

Di questa magnifica giornata a Crema mi porto a casa tante soddisfazione, ma soprattuto le parole della scrittrice e traduttrice Roberta Marasco che di me ha detto

“uno di quei librai che ti fanno credere che i libri non moriranno mai finché li terranno in vita persone così belle”.

Atmosfere africane in libreria per l’Anteprima del Festival Internazione dellla Letteratura di Viaggio con la presentazione del libro edito dalla Nuova Berti Editrice “Il re di Kahel” del grande Tierno Monénembo. Lo hanno presentato in anteprima, con le letture di Paola Ferrari, l’editrice Cecilia Mutti e l’immensa Mariolina Bertini.

zCon “Il Re di Kahel”, dello scrittore franco-guineiano Tierno Monénembo, vincitore del Premio Renaudot e da molti considerato il maggior scrittore africano vivente, siamo andati nei territori ancora selvaggi del Fouta-Djalon, ai tempi delle esplorazioni geografiche e delle conquiste coloniali.

“A otto anni, era chiaro, non si sarebbe più accontentato di diventare esploratore: sarebbe stato il sovrano dei selvaggi. Si sarebbe ritagliato una colonia dopo aver prosciugato le paludi e dirozzato le tribù. (…) Ma dove: nel Tonchino o nel Fouta-Djalon? Esitò a lungo prima di optare per il secondo. Tonchino sapeva di chinino nella sua testa di ragazzo, mentre il Fouta-Djalon! E poi, dopo Marco Polo, l’Asia non era più davvero da scoprire. Se ne potevano intravedere le città e le leggi fin nel profondo del Taklamakan. L’Africa invece, rimaneva oscura, strana, del tutto imprevedibile…”

Il romanzo di quello che da molti è considerato il maggior scrittore africano vivente é edito appunto dagli amici della Nuova Editrice Berti, casa editrice amica della Libreria. Con Cecilia Mutti e Pietro Iaccarino, che sono le anime attive di questa bella realtà , ma anche con Silvia Lumaca che è una delle tante traduttrici di spessore, abbiamo un rapporto di collaborazione che va oltre il commerciale. É un rapporto fatto di amicizia solida e condivisioni e bellezza intorno alla Letteratura, quella di grande qualità.
La Nuova Editrice Berti ha sede a Parma e radici emiliane. Casa editrice indipendente, pubblica prevalentemente narrativa straniera, sempre nella massima cura del dettaglio grafico e tipografico. Grande attenzione è dedicata ai classici, con un meticoloso lavoro di ricerca e traduzione, mentre la collana di narrativa contemporanea dà voce a realtà geograficamente lontane o a pagine dimenticate della storia recente.

Antonello e AlicePermettetemi di chiudere con una dedica. Questo Zainaccio lo voglio dedicare alla mia compagna di viaggio, Alice. Dopo la caduta accidentale in una buca all’Orto Botanico di Palermo, dove ero per Una Marina di libri, la mia socia per tre settimane e tra mille difficoltà si è sobbarcata tutto il peso della gestione della libreria. La sera di Letti di Notte ci siamo ritrovati, io e Alice, nel finale a leggere spalla a spalla, e seduti sul gradino del borghetto, la lettura finale di “Finchè c’è prosecco c’è speranza “. Una Grande Serata, emozionante e coinvolgente e “Bellissima” nei volti di tutti i nostri lettori seduti alla luce della luna davanti la Libreria. Dopo aver animato un piccolo Borghetto del Centro Storico di Parma come Borgo Santa Brigida, la notte, a casa, mi son partite queste parole :

“Spalla a spalla a leggere e improvvisare e a sbagliare attacco.. e io che ho scarsa memoria (e Igi idealmente a rimproverare come quando giravamo i booktrailer in una cantina)… frammenti … ricordi…ma poi sempre spalla a spalla ad appoggiarsi, ad aggrapparsi, a trovare la forza di stare in piedi, e l’amore per l’amore e saper ridere ancora di noi. Spalla a spalla in una camera fredda di un obitorio a trovare parole per ricominciare. Spalla a spalla, io e lei . Adesso soli, come ieri sera.

Alice. La voce che mi sa consigliare, l’orecchio che non si stanca mai di ascoltare fesserie di questo stralunato intemperante. Alice. Le mani che ti aiutano sempre e ti stringono e, poi, quella spalla, terribilmente sexy nei suoi vestitini estivi che come dice la Bucciarelli contengono mondi… quella spalla che si è bagnata delle mie lacrime più dolorose, quelle più amare del piagnone san francesco comunista a cui far trovare comunque sempre un dolcetto o un pranzo al volo sul pc del lavoro. Spalle bagnate di lacrime… e quelle braccia sottili, esili, che mi hanno stretto forte e mi hanno chiuso le orecchie per non sentire. Braccia sottili che mi hanno stretto forte per farmi sentire al sicuro una domenica gelida di dicembre… lei fuori una camera ardente, stretta nel suo cappottino bluette, lo stesso della libreria della stazione, tenuto nuovo come allora. Lei, là fuori, con il passeggino e un bambino che non sapeva a chi lasciarlo. Ma era là. Come ieri sera, era là. Con la spalla. Come oggi che non posso raggiungerla e deve smazzolarsi tutto da sola, e mi va a pagare pure le bollette… perchè io sono cretino e vivo nelle nuvole e cado nelle buche per fare l’idiota e non so badare a me stesso…
Quando sei stato costretto a portare il dolore del mondo sulle tue spalle, hai bisogno di spalle esili e terribilmente sexy che sanno essere dure e forti come muri, per continuare e ricostruire”.

Nello Zaino di Antonello: Comunicare i libri