di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

Libri che si leggono tutti di un fiato ai Diari a Parma e ad Una Marina di Libri a Palermo.

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Ai Diari questa settimana è tornato a trovarci un grande traduttore e amico, Marino Magliani. Dopo aver presentato nel novembre scorso “L’esilio dei moscerini danzati”, pubblicato da Exòrma Edizioni, e aver trascorso con noi le belle giornate estive del Festival Internazionale della letteratura di viaggio in Sardegna, è venuto Venerdì 8 giugno a presentare il libro “Sudeste” di Haroldo Conti, da lui magnificamente tradotto.
“Sudeste” è considerato uno dei romanzi più singolari della narrativa argentina contemporanea.
Sudeste è il vento che scuote la foce del fiume Paraná e la direzione da cui soffia quel vento solleva e spinge il mare nel Delta. Ma la foce del Paraná non è tanto il riferimento a un luogo definito, bensì il centro dell’universo che l’autore ci vuole narrare.
Il Boga, un tagliatore di giunchi con gli «occhi da pesce moribondo», che conduce una vita sedentaria e monotona, decide dopo la morte del Viejo di avventurarsi sul fiume con una piccola barca sgangherata. Sono l’acqua, il vento, l’andirivieni tra i canneti a scandire le stagioni; il suo vagare silenzioso e solitario lo porta a sentire «quella specie di rumore che nasce nei luoghi da lungo tempo disabitati» e a scoprire un’umanità remota e sospesa. Il fiume «a conti fatti, sembra diabolicamente astuto e torvo, e perfino crudele», una specie di demone arbitrario che governa i destini di esseri duri e taciturni che vivono pescando e raccogliendo giunchi. Gente che mangia gallette rafferme e pesce che sa di fango e ama più i cani che gli uomini.

Il Boga giorno dopo giorno perde interesse per qualsiasi altra cosa che non sia questo vagare seguendo i suoi pesci. Quello che accade sembra niente ma è il tutto, il dipanarsi di una vita: fatti minimi che riempiono i giorni e incontri violenti con personaggi oscuri in mezzo a isole dal profilo illusorio, sopra un fiume che somiglia all’eternità.

«Se ne stava lì, schiacciato contro il tavolato, ansimando. Mise la mano destra sul braccio ferito e sentì che si inumidiva, e poi vide il sangue, denso e scuro […]».

Haroldo Conti (1925-1976) è stato uno scrittore e giornalista argentino, poco conosciuto in Italia, fu considerato da Gabriel García Márquez il miglior narratore della sua generazione.
Nel 1962 vince il premio Fabril per il suo primo romanzo “Sudeste” con cui diventa una delle figure di riferimento della cosiddetta «Generación de Contorno» (nello stesso anno pubblicano autori come Sábato, Mujica Lainez, Cortázar, Marta Lynch). Pubblica inoltre i romanzi “Alrededor de la jaula” (Premio Universidad de Veracruz, Messico) – poi trasposto per il cinema da Sergio Renán con il titolo “Crecer de golpe” – e “En vida” (Premio Barral, Spagna, della cui giuria facevano parte Mario Vargas Llosa e Gabriel García Márquez). Nel 1975 pubblica il romanzo “Mascaró, el cazador americano”, che vince il Premio Casa de las Américas (Cuba), tradotto in Italia con prefazione di Gabriel García Márquez, Milano, Bompiani, 1983.
Il 5 maggio 1976, a seguito del golpe militare in Argentina, Haroldo Conti viene sequestrato. Il suo nome figura fra quelli dei desaparecidos. Molti anni più tardi il Generale Videla fu costretto ad ammettere il suo omicidio; probabilmente Conti è stato gettato in mare come molti suoi connazionali.

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Cosa hanno in comune il cranio di Mozart e il cervello di Einstein? la mummia di Lenin e quella di Jeremy Bentham? i capelli di Beethoven e il pene di Napoleone? lo scheletro di Cartesio e il dito indice di Galileo? La risposta è stata affidata allo scrittore Antonio Castronuovo che 9 Giugno in libreria ci ha raccontato il libro “Ossa, cervelli, mummie e capelli”, pubblicato nella Collana Compagnia Extra di Quodlibet.

Scheletri illustri e sacri pezzi genitali in libera uscita, ciocche e residui cerebrali che si perdono tra le maglie del tempo e delle Storia.
Superstizione, follìa, tenebra sono ben radicate anche nelle radici del pensiero illuminista e scientifico: è questo l’affilato tema delle dieci vicende che ricostruisce con scrupolo di filologo Antonio Castronuovo. Possibile che uno scienziato si sia fregato, all’insaputa dei famigliari, il cervello di Einstein? E, punito dalla legge e obbligato a restituirlo, se ne sia comunque tenuto zitto zitto un pezzetto? Possibile che Bentham abbia deciso, in vita, le minuziose procedure per autmummificarsi? E dov’è finito il dito medio di Galileo lo sapete? E lo sapevate che il pene di Napoleone era destinato niente meno che a Maria Luigia, qui da noi, troneggiante in una teca in Pilotta? E cosa hanno in comune il cranio di Mozart e il cervello di Einstein? la mummia di Lenin e quella di Jeremy Bentham? i capelli di Beethoven e il pene di Napoleone? lo scheletro di Cartesio e il dito indice di Galileo? Semplice: sono tutte «reliquie profane», pezzi anatomici di personaggi celebri che costituiscono la controparte laica delle tante reliquie sacre.
In dieci racconti veritieri, il libro tratta un tema originale per l’editoria italiana: la permanenza di questi pezzi organici, e i prodigiosi tragitti che hanno compiuto in secoli di storia, da un istituto all’altro, da un collezionista all’altro, da un ladro all’altro.
Vicende reali e un po’ forsennate, grottesche e curiose, che hanno trovato la loro finale magnificenza nei corpi plastinati, tecnica mediante la quale ognuno può diventare reliquia di se stesso. Un libro singolare per i temi e di grande piacevolezza nella lettura. Libro che si legge tutto d’un fiato per lo scrivere colto e leggiadro, misurato ma libero di scivolare fra descrizione scientifica, fedeltà storica e sottile e costante humor.

31946134_10211621230474957_762580600275075072_nopA Una Marina di libri a Palermo ho avuto piacere e il grande onore di essere presente in tre appuntamenti di grande rilievo. La presentazione, sabato 9 giugno alle ore 12, di “Sacred / Sacro”, terzo numero della rivista letteraria italiana bilingue “The FLR – The Florentine Literary Review”. Insieme al vicedirettore, Martino Baldi, ho letto ad Alta voce il racconto di Laura Pariani (da poco ospite in libreria da noi ai Diari con il libro edito da NN E “Di ferro e d’acciaio”), contenuto del numero 3 della rivista letteraria italiana bilingue The FLR – The Florentine Literary Review, curata da Alessandro Raveggi, insieme ai racconti e testi poetici inediti di: Giordano Meacci, Paolo Zardi, Licia Giaquinto, Omar di Monopoli, Francesco D’Isa, Vivian Lamarque, Andrea Ponso. Le traduzioni sono a cura di Johanna Bishop e le illustrazioni di Giada Fuccelli. Un grande onore per me, perché sulla rivista ci collabora, a partire da questo numero la mia socia e grande amica Alice e Martino che è mio fratello e Alessandro Raveggi e Giuseppe Girimonti Greco che sono due amici e punti di riferimento nel mare magnum dell’editoria italiana.

Giuliano PesceSabato 9 Giugno alle ore 19.30 sono stato assieme a Giuliano Pesce a raccontare uno di quei libri che piacciono a me. I miei libri rock and roll… Il libro visionario e scoppiettante avrebbe dovuto presentarlo l’effervescente Marco Zapparoli, editor di Marcos y marcos, ma un contrattempo lo ha impossibilitato ad esser presente a Palermo e Claudia, Livia e Stefano, in una botta di follia pura, a chi hanno pensato di far moderare l’incontro? Al libraio matto… ( non c’è più religione e regole a questo mondo. Una casa editrice indipendente e storica… dal 1981 sul mercato editoriale… uno scrittore come Giuliano Pesce alla sua terza grande prova d’autore e con un libro già recensito dal fior fiore della critica… Il tutto in mano al libraio Rock. Poveri noi!)
Giuliano Pesce è nato a Monza il 25 febbraio 1990. Cresce a Desio (MB), dove frequenta il liceo classico. La laurea in lettere moderne e il master in editoria sono le inevitabili conseguenze della sua passione per i libri. La potenza racchiusa nei racconti lo investe fin da bambino, spingendolo a rielaborare le prime storie con cui viene a contatto: cosa succederebbe se Batman incontrasse Spiderman? Cosa fa Super Mario quando non è impegnato a salvare la Principessa Peach? Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo, “La parziale indifferenza” (Edizioni Il Foglio Letterario).
Marcos y Marcos ha pubblicato “Io e Henry”, con cui si è aggiudicato il XXV Premio Fiesole Under 40 (2016), e “L’inferno è vuoto”.
“L’inferno è vuoto” è una sorta di stravagante poliziesco, con il ritmo incalzante di un fumetto surreale e di una metafora esistenziale.
Il papa si tuffa nel vuoto e a Roma scoppia l’apocalisse: crimini, passioni, personaggi bestiali e una Rossa da sognare.
Un romanzo on the rocks che corre a perdifiato.
A Milano, Fabio Acerbi, agli ordini di un editore molto grande, corre a prendere il treno. Sogna di scrivere un best seller, ha già appuntamento con un cardinale.
Ma chi è questa rossa, sul sedile di fronte, con le iridi così verdi da mettere a disagio?
Poi c’è Alberto Gasman, che si sveglia in una saletta dell’Hype Club: alle prese con visioni fluorescenti, il cadavere di un presentatore stroncato dalla coca e una minorenne in cerca di guai. Il Cobra non lo paga certo per questo, ed è la volta che lo punirà. Se impalandolo, bruciandolo vivo o affidandogli una missione suicida, Alberto Gasman lo scoprirà presto, perché il Cobra lo aspetta alle tre. Ma chi è questa bella che sale le scale? Capelli rossi, collo leggero e fragile, un neo sulla guancia da baciare. Cosa ci fa nel bordello da cui il Cobra manovra la città?
È martedì e tutto gira a mulinello.
La nipote del prefetto è scomparsa, e spuntano cadaveri in ogni angolo. Il commissario De Santis balza da un verbale all’altro, spiritato: i misteri danno senso all’esistenza, e a lui è scoccata la scintilla. Qualcosa lega Fabio Acerbi, il Cobra e Alberto Gasman.
Ma chi era quella donna di rara bellezza, al Grand Hotel Semiramide? Gli occhi verdi, ferini: i capelli che cadono sulla schiena come lava incandescente.
Una strampalata commedia all’italiana dai sapori amari e demenziali in cui il sotterfugio e l’inganno sono sempre dietro l’angolo. Un testo scritto con una scrittura felice e immediata e tutto condito in maniera divertente

Sempre Sabato 9 giugno alle 22.00 è stata la volta di presentare all’Orto Botanico e sempre all’interno di Una marina di libri lo Spettacolo/Presentazione del libro di Leonardo Malaguti da poco uscito per Exòrma nella collana Quisiscrivemale.

Dopo il diluvioUn paese incastrato in una conca profonda sotto il livello del mare e una pioggia fitta e insistente (un diluvio) che finisce per riempirla fino all’orlo. Il paese è sommerso: c’è qualcosa che ottura la valvola del canale di scolo… Siamo in un luogo senza tempo da qualche parte nel cuore dell’Europa; forse nella prima metà del ’900, così sembrano suggerire alcuni dettagli come il telegramma, la sigaretta, il furgoncino del latte, i caratteri tipografici del passaporto di Lisetska. Allo stesso tempo, sembra di essere entrati in un buio Medioevo dove quel diluvio e la follia che scuote e inebria i personaggi fanno pensare alle storie sulla fine del mondo…

Fin dall’inizio il macabro cede il passo al grottesco, a un’abile narrazione in chiave comica dal ritmo incalzante che investe e travolge ogni cosa trasformando la tragedia in farsa: Krauss si suicida tagliandosi le vene con un pennino, il mite Signor Keller si rivela un folle che stupra la giovanissima Nana, l’adultera Lisetska diventa per il Pastore Thulin la strega che ha portato la sciagura sul paese. Personaggi che sembrano usciti dai dipinti di Bruegel e Bosch ma anche Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, divertenti e inquietanti allo stesso tempo.

Una storia grottesca e paradossale, in bilico tra narrazione epica e ambizione tragica, in realtà profondamente comica, di una comicità antica, che però sembra proprio alludere clownescamente al nostro reale contemporaneo

Leonardo Malaguti nasce a Bologna nel 1993. Laureato in Arti e scienze dello spettacolo alla Sapienza Università di Roma, si divide tra la scrittura (narrativa, drammaturgia, sceneggiatura) e la regìa (teatro, cortometraggi). Questo suo primo romanzo, “Dopo il diluvio”, è stato finalista al Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza.

Nello Zaino di Antonello: Libri che si leggono tutti di un fiato