di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

Solo il meglio del mondo delle librerie indipendenti

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“Grazie Antonello. È stato un raro piacere di sentirmi allo stesso tempo cosi apprezzato e avvolto di calore umano. Tu e Alice siete il meglio del mondo delle librerie indipendenti e mi sento davvero fortunate di avervi conosciuto all’inizio del mio tour”.

Eli Gottlieb, scrittore ospite ai diari mercoledì 21 marzo, con queste parole ci ha voluto salutare e ringraziare per l’ospitalità nella nostra libreria. Una presentazione altamente emozionale quella del libro di Eli Gottlieb, “Un ragazzo d’oro”, in cui lo scrittore proprio come nel libro ha parlato, con il valido contributo del neuropsichiatra Antonio Pirisi, di autismo, senza compiacimenti e senza patetismi.
Raccontare l’autismo e farlo in prima persona, mettendosi nei panni di chi ne è affetto… Solo Eli Gottlieb, newyorkese classe 1969, cresciuto con un fratello autistico poteva riuscirci e arrivare a toccare punte di bellezza narrativa come già era accaduto con un altro grande scrittore italiano, Giuseppe Pontiggia, padre di un ragazzo disabile, nel romanzo “Nati due volte”, Premio Campiello 2001. Ma mentre Pontiggia fa rivivere la sua esperienza personale di padre che deve convivere con la situazione di handicap del figlio, aprendo una finestra sui problemi di una famiglia che vive la tragedia della malattia, Gottlieb, in un romanzo solare già nel titolo, dà voce direttamente a Todd, un ragazzone affetto da autismo che ha vissuto da sempre in comunità specializzate prima di scoprire improvvisamente l’amore, la disobbedienza e la nostalgia di casa.
Todd Aaron, all’età di undici anni, in un giorno di pioggia, è stato accompagnato dalla madre nell’ennesima comunità di cura per bambini autistici. Adesso «la pioggia che cadde quel giorno ha quarantuno anni», e Todd non è più tornato a casa, eppure a Payton è sereno: legge l’Enciclopedia Britannica, svolge diligentemente i lavoretti che gli vengono assegnati e soprattutto prende sempre le sue medicine. È un punto di riferimento nella comunità, l’anziano del villaggio: in poche parole, un «ragazzo d’oro». Finché due eventi alterano il suo equilibrio: l’arrivo di Mike Hinton, un nuovo operatore che lo terrorizza, e quello di Martine, una bellissima ragazza «ad alto funzionamento» che gli insegna il valore delle storie, la libertà, il diritto alla disobbedienza. Per Todd niente sarà più lo stesso: compra delle mappe dell’America e disegna «un fiume grigio di matita» che da Payton arriva fino a casa sua. Non gli rimane che prepararsi alla fuga, e alla più grande avventura della sua vita. “Un ragazzo d’oro” ha ricevuto, nel novembre scorso, il premio ‘Bridge Literary Award’, per la narrativa americana inedita in Italia, dalle mani dell’ambasciatore americano John Phillips e da Maria Gliozzi, fondatrice di AIFIC – American Initiative For Italian Culture.

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Sabato 24 marzo all’interno Libreria lo scrittore Giorgio Serafini Prosperi ha tenuto un corso intensivo dedicato alla scrittura del Giallo, una vera e propria scuola di Giallo per i lettori dei suoi romanzi. Un laboratorio per tutti i fan del genere, ma anche per chi non riesce mai a beccare l’assassino, per chi giocava a Cluedo o si appassiona alle serie coi Ris. Un laboratorio sulla scrittura nel Giallo per tutti quelli che divorano libri polizieschi. Quattro ore con un maestro del Giallo italiano per scoprire i trucchi del mestiere e mettersi a confronto con un giallista di professione cercando di sviluppare la trama di un’idea di genere. Si è andati alle radici del giallo, scoprendo che persino Omero, Sofocle, Murakami Haruki, Paul Auster, Amelie Nothomb, Simonetta Agnello Hornby e Leonardo Sciascia hanno scritto dei gialli, perchè dovunque c’è un mistero da svelare, c’è un giallo.
Scoprire i meccanismi che da millenni si nascondono dietro le storie e i racconti, prima ancora che il termine giallo fosse inventato. Abbiamo alla fine, tutti assieme, provato a tracciare una trama partendo da una ragazzina rapita in Vaticano e un Papa fatto in fretta e furia santo.
2Giorgio Serafini Prosperi nasce a Roma e debutta come attore teatrale all’età di dieci anni. Da allora ha scritto per il teatro (Premio Flaiano 1991 e 2001), la televisione, il cinema. È regista teatrale e documentarista. Da qualche anno è inoltre Mindfulness Counselor e si occupa di aiutare le persone con problemi di peso a ritrovare il piacere di mangiare in modo sano e consapevole. Sogna da sempre di scrivere una biografia di Adriano Panatta. E non essendo ancora riuscito a farlo, ha chiamato così il protagonista del suo esordio narrativo, “Una perfetta geometria”, a cui ha fatto seguito il recentissimo ” Chi di spada ferisce “. Adriano Panatta, l’eroe anomalo e malinconico di Prosperi, in questa seconda prova indaga i luoghi più oscuri dell’animo umano, dove la colpa diventa violenza, anche verso se stessi e la paura sfocia nel tradimento.
Dopo aver brillantemente risolto un caso difficile ed essere uscito da una tumultuosa storia d’amore, l’ex commissario Adriano Panatta ha bisogno di rimettersi in sesto. Ma una notizia di cronaca ascoltata alla radio sconvolge i buoni propositi. Un amico d’infanzia, Lorenzo Landolina, sacerdote impegnato nel sociale, è stato arrestato per un crimine mostruoso, imperdonabile nei confronti di un ragazzino.
Adriano non può ammettere che l’amico sia colpevole, neanche quando le prove contro di lui si saldano una dopo l’altra. Ma una parte di sé è attraversata dal dubbio. Quanto conosce davvero Lorenzo? Cosa c’è dietro i suoi continui viaggi in Africa, l’impegno nelle periferie, i contatti con le alte gerarchie del Vaticano? E che senso ha l’amicizia, se rimane fissata nel tempo come una foto sbiadita, troppo debole per resistere ai pregiudizi?
Un giallo avvincente e unico, scritto meravigliosamente, con un protagonista, Adriano Panatta, che entrerà direttamente nei cuori dei lettori.

Un’altra casa editrice si è andata ad aggiungere, in questi giorni, al Catalogo “indipendente” dei Diari. Si tratta della casa editrice romana La Nuova Frontiera, fondata a Roma nel 1999, comincia subito ad operare nell’ambito dei libri per ragazzi, poi nel 2002, con la collana Liberamente, si apre anche al settore della narrativa straniera. Dedicata principalmente ad autori di lingua spagnola e portoghese, Liberamente nasce con la volontà di offrire ai lettori italiani esperienze letterarie provenienti da bacini culturali affini ma anche la possibilità di spaziare tra le più diverse latitudini con una particolare attenzione all’immaginario postcoloniale dei romanzieri africani, alla nuova generazione di autori sudamericani e alle scrittrici di letteratura chicana. José Luís Peixoto, Justo Navarro, Raúl Argemí e Paco Ignacio Taibo II e Réjean Ducharme,Paulina Chiziane, José Eduardo Agualusa, Sandra Cisneros, Valeria Luiselli e tanti altri nomi fanno parte di un vasto repertorio.
20Un libro che, dire bellissimo, è dir poco è appena stato pubblicato da loro e ne sentiremo parlare a lungo: Letteratura pura con la forza della dinamite. Il titolo è “Inghiottita” ed è un classico della letteratura canadese di lingua francese dell’autore quebecchese Réjean Ducharme. L’immagine della copertina nell’edizione de La Nuova Frontiera è di Piero Macola.

Questa la biografia che lo stesso Ducharme – all’epoca dell’uscita del libro, nel 1966, aveva venticinque anni – ha scritto per presentare il manoscritto a Gallimard:

“Sono nato solo una volta. E? successo a Saint-Felix de Valois, in Quebec. La prossima volta che moriro?, sara? la prima volta. Voglio morire in verticale, con la testa in basso e i piedi in alto.
A scuola ero sempre il primo a uscire. Non ci sono andato spesso e ci sono rimasto il meno possibile. Ho completato i miei studi secondari a Joliette, con i preti di Saint-Viateur.
Ho patito sei mesi all’Istituto Politecnico di Montreal. Finalmente libero, ho voluto fare l’impiegato e ancora oggi mi considero tale. Ma quelli che assumono gli impiegati non mi prendono per un impiegato. Non lavoro sempre e non sempre faccio l’impiegato. Un mese si? e uno no, sono disoccupato.
Sono stato nell’Artide con l’aeronautica canadese nel 1962. Non ci crede nessuno. Non so perché. Dico “Sono stato nell’Artico.” Rispondono: “Non è vero.” Nel 1963, nel 1964 e nel 1965 ho viaggiato in autostop in Canada, Stati Uniti e Messico. È faticoso.
Ho venticinque anni. Non ho più tutti i capelli e neanche tutti i denti. E questo mi disgusta.
Non mi sono mai sposato. Le donne non mi vogliono sposare. Se avessero voluto, mi sarei sposato ogni giorno e oggi avrei circa 5.768 mogli. Se al mondo non ci fossero i bambini, non ci sarebbe niente di bello”.

 

“Tutto m’inghiotte. […] il fiume troppo grande, il cielo troppo alto, i fiori troppo fragili, le farfalle troppo spaurite, il volto troppo bello di mia madre.”

Inizia così “Inghiottita”, capolavoro indiscusso della letteratura canadese. “Tutto m’inghiotte” dice Bérénice, la giovane protagonista, e anche noi insieme a lei siamo inghiottiti, ci facciamo prendere alla gola dalle parole di una bambina che non si rassegna e si aggrappa all’infanzia proprio quando questa sembra tradirla.
La seguiremo per dieci anni, in un lungo viaggio che la porterà prima a New York e infine in Israele. Vedremo il mondo con il suo sguardo da adolescente cinica e disincantata e ascolteremo la sua voce incendiaria, che grida senza sosta perché qualcuno l’ascolti.
Nulla può fermare Bérénice, tanto meno le contraddizioni e le debolezze degli adulti che lei ha deciso di lasciarsi per sempre alle spalle:

“Mollate i continenti. Issate gli orizzonti. Si parte.”

Brian Panowich
Brian Panowich

Sono tornati i Burroughs in Libreria e lo scrittore americano Brian Panowich. Dopo “Bull Mountain”, che era stato presentato da Brian Panowich ai Diari il 4 settembre scorso, è la volta di “Come leoni”, nella traduzione di Alfredo Colitto, sempre edito da NN E.

La pace che regna su Bull Mountain, dopo che lo sceriffo Clayton Burroughs ha ucciso suo fratello Halford, è solo apparente: ora che la montagna e i suoi sentieri sono privi di padroni, molti altri fuorilegge attendono il momento giusto per prendere il controllo dei traffici di marijuana, whiskey e anfetamina, da decenni nelle mani dei Burroughs. Clayton, però, non si è ancora ripreso dalle ferite provocate dallo scontro a fuoco con l’agente federale Simon Holly, e non ha la forza di reagire. Nemmeno l’amata moglie Kate o il piccolo Eben riescono a scuoterlo dalla depressione. La lotta per il possesso di Bull Mountain è appena cominciata, e mette in pericolo la famiglia di Clayton. È Kate a rendersene conto, e a dover combattere con tutta se stessa per salvare la sua casa e la sua terra da un nemico spietato e inarrestabile.

Il nuovo capitolo della saga di Bull Mountain è un romanzo denso, incalzante, dove i personaggi si trovano ad affrontare le conseguenze delle loro scelte e a dover riconoscere, infine, che l’amore per le proprie radici può trasformarsi in un oscuro ricatto.

Questo libro è per chi si è preso il pomeriggio libero per sedersi a leggere sotto un albero di magnolia, per chi non si preoccupa di uscire in pigiama a comprare il giornale, per chi si ostina a dare al prossimo l’occasione di sorprenderlo, e per chi ha trovato rifugio in un pensiero di riscatto ed è riuscito a vincere la paura.
zzzTra le novità in libreria ai Diari segnaliamo il nuovo reportage di Jacek Hugo Bader “I diari della Kolyma” edito da Keller editore nella traduzione dal polacco di Marco Vanchetti.
“I diari della Kolyma – Viaggio ai confini della Russia profonda” rappresentano uno sguardo e una prospettiva differente sul presente e il passato di una terra immensa, misteriosa, mistica e affascinante. 

Dall’autore del premiato “Febbre bianca” (traduzione Marzena Borejczuk, Keller) “I diari della Kolyma” è il viaggio in una delle ultime badland rimaste al mondo, un luogo pieno di fantasmi, gulag e sopravvissuti, radunatisi tutti – sembra – lungo i 2000 chilometri dell’autostrada della Kolyma. Bader ascolta e ci riporta gli incantevoli, talvolta devastanti, racconti che hanno condotto i suoi “compagni di viaggio” in questa terra “benedetta”.
Si tratta di un libro sui discendenti dei prigionieri che riescono a malapena a vivere, dei truffatori, dei veterani, dei commercianti di ferro, dei politici corrotti e della criminalità organizzata…
Le storie narrano di figli dati via, di mariti che ricompaiono dopo decenni, di studiosi che ora sopravvivono andando alla ricerca di funghi e bacche, di scultori che raccolgono le teste sparse delle statue di Lenin, di minatori che scavano nelle fosse comuni cercando oro e di tutti i tossicodipendenti, i condannati, gli eroi decaduti e anche degli sportivi che, in fuga da tutto, finiscono nella regione più remota della Russia e forse del mondo…

Jacek Hugo-Bader è nato a Sochaczew nel 1957, ha una moglie, due figli e due cani. è stato insegnante in una scuola per ragazzi in difficoltà, ha lavorato in un negozio di alimentari, caricato e scaricato treni, è stato pesatore in un punto vendita di maiali, consulente matrimoniale e ha gestito una società di distribuzione. Dal 1991 è reporter per la «Gazeta Wyborcza», il più importante quotidiano polacco.
Ha scritto numerosi reportage sull’ex Unione Sovietica, sull’Asia centrale, Cina, Tibet e Mongolia e vinto prestigiosi premi come il Grand Press nel 1999 e nel 2003, il Bursztynowego Motyla nel 2010 oltre all’English Pen Award proprio con “I diari della Kolyma”.

Nello Zaino di Antonello: Solo il meglio del mondo delle librerie indipendenti.