di Francesca Maccani

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Trentina di origine, vive a Palermo dal 2010. Ha pubblicato un libro di poesie, Fili d’erba, nel 2007 e il saggio “La cattiva scuola” scritto con Stefania Auci nel 2017. Gestisce una pagina Facebook: Francesca leggo veloce.

A parlare della raccolta di racconti “Le cose che abbiamo perso nel fuoco” di Mariana Enriquez (traduzione di Fabio Cremonesi, Marsilio editore) comincio dalla fine.

Li ho divorati e stavo finendo la lettura quando ho dovuto interrompere per portare il piccolo ad una visita.
Mi mancavano dieci pagine.
Le ho lette in sala d’aspetto.
Mi hanno dato il colpo di grazia.
Questa della Enriquez è una raccolta di racconti insolita.
Parte con una storia di degrado che mi ha portata dritta al meraviglioso romanzo “La breve favolosa vita di Oscar Wao” di Junot Diaz.
I punti in comune sono molti. La bellezza della scrittura che quasi stride con le storie di degrado narrate.
Periferie, caldo umido, gente che vive di espedienti, delinquenza, violenza, bambini abbandonati, riti satanci.
La scrittrice si addentra nel macabro, nel racconto dell’orrore, ci fa entrare dentro una casa abbandonata infestata dagli spiriti.
Una ragazzina scompare, altre si drogano, si tagliuzzano, hanno disturbi che potremmo definire deviazioni adolescenziali. Si parla di sfide, di rituali macabri, di abusi, di disfunzionalità e violenza.
Il racconto dal titolo “Ragnatela” è, a mio parere, un capolavoro assoluto. Mi ha ricordato molto Lacey di “Nessuno scompare davvero”. Trovo sia il migliore fra tutti, sia come prosa (impeccabile) che come tematica (incomunicabilità coniugale).
Poi la narrazione si assesta, ti accompagna verso il finale dove ti aspetti di trovare, in poche pagine, un epilogo rassicurante.
Invece ti pieghi e ti contorci come una foglia riarsa perché si parla di fuoco, un elemento ancestralmente vitale, e tu capisci che invece nulla ti avvicina così tanto all’idea di inferno e di supplizio.

Clicca sulla copertina per accedere al sito della casa editrice.
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“Le cose che abbiamo perso nel fuoco” chiude questa raccolta che parla di bambini e ragazzi principalmente, di crudeltà e miseria umana.
Parla anche di Hikikomori, di cutting e di dipendenze. Tutte cose che chiunque ha a che fare con degli adolescenti dovrebbe conoscere. E uso il condizionale intenzionalmente.
Scrittura splendida. A tratti ho creduto di essere in Nord America più che a sud dell’Equatore.
Ottima la traduzione di Fabio Cremonesi, ma che lo dico a fare, lui è bravissimo.

La Recensora della Domenica: Le cose che abbiamo perso nel fuoco
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