Leggo QuIndi Sono

Non potevamo che incontrarci alla Libreria Ubik di Foggia con Antonio Schiena, che con “Non contate su di me” (Watson) è finalista alla terza edizione del premio “Le giovani parole” di Leggo QuIndi Sono, la rassegna che porta nelle scuole foggiane i cinque autori entrati nella Cinquina del premio, perché possano confrontarsi con i ragazzi.

Quest’anno sono più di 500 gli alunni che partecipano all’iniziativa. Un dato che fa bene al cuore e lo riempie di speranza. In due giorni, 24 e 25 gennaio, Antonio Schiena ha incontrato gli alunni dell’Istituto “Pietro Giannone” di San Marco in Lamis, quelli dell’Istituto “Blaise Pascal” e “Carolina Poerio” di Foggia, e ancora quelli dell’Istituto “Gian Tommaso Giordani” di Monte Sant’Angelo.

La Chiacchierata con Antonio Schiena vuole essere non solo un confronto sul romanzo che ho letto in qualità di blogger ufficiale di Leggo QuIndi Sono, una funzione che mi onora e mi inorgoglisce, ma anche l’occasione per raccontare le sensazioni dall’autore provate nei vari incontri con i ragazzi e i sentimenti con cui ha partecipato alla manifestazione.

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I protagonisti del tuo romanzo sono poco più grandi dei ragazzi che hai incontrato per Leggo Quindi Sono. 

Erano loro i lettori ideali a cui pensavi scrivendo “Non contate su di me”? Fin dal titolo denunci il pessimismo di fondo su cui si poggia la visione delle vite di Primo, Futura ed Elia. Sono loro che dichiarano la resa, perché nel titolo io vi ho letto tanta rassegnazione, o sono gli adulti ad affermarla, e di fatto gli adulti che si agitano nelle tue pagine sono tutti assenti e poco partecipi a ciò che accade?

Riguardo i lettori ideali, devo essere onesto, non ci ho mai pensato. Forse perché non credo di essere in grado di prevedere chi potrebbe essere interessato davvero a ciò che racconto. Certo, l’incontro con gli studenti è stato bellissimo proprio per via dell’età vicina a quella dei protagonisti e sentirli così immersi nella storia mi ha reso molto felice.

Il titolo l’ho scelto perché credo rappresenti in pieno Primo e la sua voglia quasi esasperata di non volere nessuno nella propria vita, né di intromettersi nelle vite altrui, mentre i personaggi che avranno a che fare con lui, da Elia a Futura, cercheranno in tutti i modi di creare un qualche legame. Quel “Non contate su di me” è una specie di risposta automatica che Primo si sente di dare a chiunque gli chieda una mano, non solo perché cattivo, ma anche e soprattutto perché si sente inutile, si sente incapace di dare aiuto.

Gli adulti sono assenti e, se ci sono, non fanno una bella figura, perché quello che volevo raccontare era l’incontro dei diversi tipi di solitudine che vivono i personaggi e con una solida famiglia alle spalle non credo che qualcuno possa sentirsi davvero solo. Ti dirò, non vedo questa mia scelta come una voglia di denigrare il mondo adulto e la famiglia, anzi, in realtà li reputo talmente importanti che penso che la loro assenza sia alla base di qualsiasi forma di solitudine e tristezza.

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Quando hai saputo di essere stato scelto nella Cinquina di “Leggo Quindi Sono” e di doverti confrontare con 535 ragazzi sulle tematiche affrontate nel romanzo, è prevalsa la gioia o la paura? Cosa ritieni che il romanzo racconti di fondamentale ai giovani, e cosa invece non credevi di aver scritto e invece è trapelato negli incontri pugliesi?

Ho provato subito immensa gioia, sia perché dopotutto sono solo qualche anno più grande dei ragazzi delle scuole superiori, sia perché ricordo che quelli sono stati per me gli anni in cui ho letto di più e l’idea di ritrovare quell’entusiasmo nei ragazzi che avrei dovuto incontrare, mi ha dato una carica pazzesca.

Sul racconto non lo so, nel senso che io vivo molto la scrittura di un romanzo come la scrittura di una storia, quindi quello che racconto è solo questo: una storia in cui credo molto. La ricerca dell’eventuale messaggio la lascio ai lettori. Gli incontri pugliesi hanno messo a fuoco l’empatia con i personaggi molto più che i risvolti della storia, e questo mi ha reso molto felice, visto che nei personaggi di “Non contate su di me” credo moltissimo. Inoltre è stato molto stimolante condividere con i ragazzi le diverse interpretazioni che avevano dato del finale.

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Il tuo è un romanzo che pur non rispettando tutte le regole del genere, si presenta come un giallo o un noir.

Quale dei due colori lo rappresenta di più? O invece nella tua intenzione non aveva un colore? Credi che l’idea di scoprire un colpevole abbia reso più appetibile la storia per i lettori giovani?

Nella mia intenzione, come dicevo prima, c’era solo la voglia di raccontare una storia, a prescindere dal colore. La verità però è che nella mia vita da lettore ho letto tanti di quei gialli che, a un certo punto, la mia testa pretende un risvolto giallo. Ecco quindi spiegato il ritrovamento del cadavere. Naturalmente il colpevole da scoprire e, quindi, la fase di ricerca, credo aiuti tantissimo nel dare al romanzo un ritmo veloce, che spesso aiuta a finire la lettura con maggiore curiosità. I lettori giovani, incontrati a Foggia, mi hanno comunque confermato che, almeno per alcuni di loro, trovare un morto in un romanzo lo rende più interessante, e quindi circa l’ultima domanda risponderei di sì, per quanto fatto in maniera inconsapevole.

 

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Leggo QuIndi Sono è alla sua terza edizione. Quali sono le tue impressioni sulla manifestazione? Cosa non ti aspettavi che accadesse?

La manifestazione mi ha stregato appena ne ho sentito parlare perché è esattamente il genere di cose che avrei voluto fate con tutto me stesso durante gli anni del liceo. Eppure per me si trattava di una situazione talmente nuova che davvero non avevo idea di cosa aspettarmi, potrei dire tranquillamente che è stato tutto una sorpresa.

Quanto sarebbe piaciuto anche a me da ragazza avere la possibilità di incontrare scrittori e confrontarmi con loro. Non è impresa facile, e quindi l’applauso per gli organizzatori di Leggo QuIndi Sono è ancora più grande e scrosciante.

C’è stato qualcosa nella reazione dei ragazzi alla tua storia e ai tuoi personaggi che non ti aspettavi? Un dettaglio, un elemento narrativo che loro hanno scoperto al di là delle tue intenzioni consapevoli, o qualcosa a cui tu tenevi particolarmente che a loro è arrivato così come tu speravi e di cui sono riusciti a darti riscontro negli incontri?

Reazioni inaspettate non tanto, ma l’affetto sincero provato per Futura ed Elia era esattamente quello che ho provato io mentre scrivevo, così come l’antipatia nei confronti di Primo. I ragazzi hanno quindi condiviso con me le stesse emozioni, e questo mi ha reso molto felice e orgoglioso.

… ma Leggo QuIndi Sono non finisce mica qui. Prossimo appuntamento:

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Leggo QuIndi Sono: Non contate su di me