di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

Un bidello in libreria

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La mia collaborazione sul Blog di Giuditta Casale era partita da un libro e un autore: “Il Grande Regno dell’Emergenza” di Alessandro Raveggi. Una cronaca in libreria iniziata in quel mese di ottobre del 2016, in un momento difficilissimo della mia vita dal punto di vista familiare, con il mio compagno e mia madre ammalati, che da lì a pochi mesi mi avrebbero lasciato completamente da solo. A più riprese ho raccontato che quella collaborazione casuale fu la mia iniziale àncora di salvezza per poter ricostruire intorno a delle macerie.
Raccontai, quella volta e in quella cronaca, di un mezzo fallimento in libreria, un incontro con una scarsa affluenza di pubblico per un libro di racconti interessante e innovativo. Di copie quella sera ne vendemmo un paio, ma siccome lavoriamo sui tempi lunghi dei libri, quel libro di racconti lo consigliammo e lo proponemmo tantissimo nei mesi successivi. Ed è rimasto un legame forte con il talentuoso autore di quei racconti, fino ad arrivare a sabato scorso quando in libreria abbiamo presentato la rivista bilingue The FLR – The Florentine Literary Review, di cui è direttore. Un vero e proprio weekend di scrittura e autori quello di sabato 27 e domenica 28 con la presentazione dei numeri già usciti della rivista, assieme allo scrittore Paolo Zardi. In occasione dell’imminente uscita del numero 3 “Sacred / Sacro”, la rivista letteraria bilingue The FLR – The Florentine Literary Review pubblicata per The Florentine Press è arrivata a movimentare il fine settimana dei Diari in un appassionante due giorni assieme al direttore e scrittore Alessandro Raveggi.

27484869_10216024835882364_1962078514_oVenti iscritti ad un Laboratorio di Scrittura creativa sono tanti. Ma alla fine dei due giorni l’entusiasmo si toccava con mano e le belle Energie che circolavano tra i corsisti sono state un gran bel vedere. Durante il giorno, infatti, abbiamo strutturato in libreria un laboratorio di scrittura creativa in grado di offrire ai partecipanti un vero e proprio corso base, fornendo tecniche, consigli, revisioni, letture, esercizi e dibattito, a partire dalla scrittura autobiografica: da quella più classica, alle sue modalità contemporanee, in Italia e all’estero. Ogni partecipante ha potuto dialogare con il curatore e gli altri partecipanti, condividendo materiali, facendo esercizi di gruppo, nonché scoprendo e leggendo autori vecchi e nuovi. Tanti gli autori letti e citati da Gianna Manzini a Carlo Coccioli, da Ardengo Soffici a Calvino e Piglia e Carlo Benedetti e Annie Ernaux fino ad arrivare a Sebald,Cartarescu,Bruno Shulz e Bolano,
27485076_10216024835962366_1362992424_oInsomma in libreria ci si può anche divertire tra chiacchiere, cortile, libri e bella scrittura. E con un bidello speciale come il libraio a fare gli onori di casa. Bidello con cui giocare, e arrivare pure a mettere i chiodi sulla sedia e all’occorrenza un Bidello capace di trasformarsi con la sua socia in perfette Hostess della Ryanair con tisane allo zenzero, biscottini, vino e tarallucci pugliesi.
La sera di sabato poi è stata impreziosita dall’arrivo e dalla presenza dello scrittore ingegnere Paolo Zardi.
Paolo Zardi ha esordito nel 2008 con un racconto nell’antologia “Giovani cosmetici” (Sartorio). Successivamente ha pubblicato le raccolte di racconti “Antropometria” (Neo 2010) e “Il giorno che diventammo umani” (Neo 2013), il romanzo “La felicità esiste” (Alet 2012) e il romanzo breve “Il Signor Bovary” (Intermezzi 2014). I suoi racconti sono stati pubblicati su “Primo Amore”, “Cattedrale”, “Rivista Inutile” e “Nuovi Argomenti”. È il primo autore italiano ad essere stato tradotto e pubblicato sulla rivista “Lunch Ticket” dell’Università di Antioch (Los Angeles). Per Neo Edizioni ha pubblicato nel 2015 “XXI Secolo”, finalista al Premio Strega e nel 2017 “LA PASSIONE SECONDO MATTEO”.

“Un futuro prossimo e dissonante, metafora di un’irreversibile crisi dell’Occidente… una scrittura aspra e controllata, illuminata da sprazzi di singolare originalità”

Così Giancarlo De Cataldo parla di “XXI Secolo” di Paolo Zardi.

Clicca sulla foto per accedere al sito della casa editrice.
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In un imprecisato futuro del ventunesimo secolo, un uomo percorre le strade di un’Europa assediata dalla crisi e dalla povertà. Vende depuratori d’acqua porta a porta fissando appuntamenti da desolati centri commerciali. Ogni giorno svolge il proprio lavoro con dedizione e rigore avendo come unica ragione di vita sua moglie e i suoi due figli.
Che sia un’intera società ad essersi illusa o un singolo individuo, la forza d’urto di una certezza che crolla dipende da ciò che si è costruito sopra.
Guardando dritto negli occhi un Occidente in declino, Paolo Zardi racconta il tentativo struggente di un marito di capire quali verità possano nascondersi sotto le macerie delle proprie certezze, lo sforzo commovente di un padre di proteggere la sua famiglia quando tutto sembra franare.

 

 

 

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Ne “La passione secondo Matteo” abbiamo il viaggio di un uomo che sceglie di partire, nonostante a chiederlo sia il padre che non ha mai avuto.

Una telefonata sveglia Matteo all’alba mentre è in vacanza con la sua famiglia. All’altro capo la voce di un uomo che conosce appena. Suo padre lo sta chiamando da un passato rimosso. Gli chiede di incontrare la sorellastra, che conosce appena e il cui unico ricordo è intriso di una sensualità acerba, e insieme raggiungerlo in una remota città ucraina. Matteo non sa ancora quanto quel viaggio lo porterà lontano, né se avrà la forza di realizzare l’ultima volontà di un uomo morente la cui assenza ne ha scolpito il carattere, le chiusure, la vita intera.

Come nell’opera di Bach, è l’umano il fulcro di questo romanzo. Un umano dimenticato, fatto di debolezze e rancori, di pulsioni e desideri, di una grazia terrena e scabrosa capace di contemplare dentro di sé il proprio contrario.

Dopo il successo di XXI Secolo, Paolo Zardi consegna al lettore una storia di rara intensità. La sua scrittura si immerge nella misteriosa sostanza degli affetti, ne percorre le profondità fino a toccare quel nucleo fondativo in cui le scelte hanno il peso delle colpe.
Ricordiamo che Alessandro Raveggi ha scritto romanzi, saggi letterari, raccolte poetiche. Le sue ultime pubblicazioni sono state “Il grande regno dell’emergenza” (Liberaria), “Panamericana” (La nuova frontiera”), “Nominazioni” (Ladolfi) e l’introduzione curata per Giunti a “I delitti della Rue Morgue” di Edgar Allan Poe. Suoi racconti e reportage sono apparsi su importanti riviste, quotidiani e magazine italiani. Ha scritto dal 2011 alcune serie letterarie per il Corriere della Sera e La Repubblica, nelle loro edizioni toscane. Insegna letteratura alla New York University ed altre università americane.

I bidelli in una libreria devono mantenere alto il morale dei frequentatori, fornire notizie indispensabili e dare soprattutto conto di novità e arrivi.
Roberto CamurriProprio facendo il bidello, in un precedente corso, alcuni anni fa avevo incontrato e conosciuto tra gli allievi Roberto Camurri, che poi da allora ha preso a frequentare la nostra libreria. In realtà lo avevo intravisto già durante una presentazione, con un buffo cappello e dei bicchierini con del cocktail Rum e Pera. Ma fu a quel corso di scrittura, fatto all’interno dei Diari, che ne capii la diversità e la genialità. Ora il suo libro d’esordio è uscito il 25 gennaio per NN Editore. Ho un ricordo preciso di questo ragazzo che, in un clima surreale, in un cimitero dove seppellivamo un ragazzo di 45 anni che era il mio compagno, era là con i suoi amici, e i miei amici Jacopo Masini e Ivano Porpora. Mentre io soffrivo e piangevo e mi disperavo perché non vedevo futuro, non vedevo domani, lui chiese di abbracciarmi. In quell’abbraccio fraterno io toccai la sua umanità e la sua sensibilità. Sono molto felice di questo esordio che ci riguarda come libreria, perché Roberto ci frequenta assiduamente, e non è un caso che l’anteprima del libro si faccia da noi il 10 Febbraio.

Clicca sulla copertina per accedere al sito della casa editrice.
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Il libro si intitola “A misura d’uomo” ed è ambientato a Fabbrico, un piccolo paese sulla mappa dell’Emilia, poche anime, due strade, i campi intorno, il cielo d’ovatta. È qui che nasce l’amicizia tra Davide e Valerio, ed è qui che una sera d’estate Davide incontra Anela e se ne innamora. Anela diventa il perno e lo scoglio su cui si infrange la loro amicizia. Così Valerio a un certo punto sceglie di andarsene, Davide si perde e perde quell’unica, preziosa occasione di felicità. A Fabbrico vivono anche gli altri personaggi di questa storia: Elena e Mario, Maddalena, Luigi, Giuseppe e la vecchia Bice, che al bar accoglie tutti per un caffè o una sambuca.

Con una lingua ipnotica e pennellate rapide e materiche, “A misura d’uomo” di Roberto Camurri è un romanzo in racconti: storie di amore e di amicizia, di fiducia e di tradimento, di vita e di morte dove tutti i personaggi lottano per liberarsi da un inspiegabile senso di colpa trovando infine, nella propria terra, la risposta per dare sostanza e forma alla memoria e al tempo.
Con questo gennaio è arrivato in libreria «Un ragazzo d’oro» di Eli Gottlieb, vincitore del Premio The Bridge come miglior romanzo americano inedito in Italia. Gottlieb racconta l’autismo in prima persona, senza compiacimenti e senza patetismi. Potreste affezionarvi davvero alla storia di Todd, un personaggio dalla voce di una tenerezza disarmante.

Clicca sulla foto per accedere al sito della casa editrice.
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Todd Aaron aveva undici anni quando in un giorno di pioggia la madre lo accompagnò nell’ennesima comunità di cura per bambini autistici. Adesso «la pioggia che cadde quel giorno ha quarantuno anni», e Todd non è più tornato a casa, eppure a Payton è sereno: legge l’Enciclopedia Britannica, svolge diligentemente i lavoretti che gli vengono assegnati e soprattutto prende sempre le sue medicine. È un punto di riferimento nella comunità, l’anziano del villaggio: in poche parole, un «ragazzo d’oro». Finché due eventi alterano il suo equilibrio: l’arrivo di Mike Hinton, un nuovo operatore che lo terrorizza, e quello di Martine, una bellissima ragazza «ad alto funzionamento» che gli insegna il valore delle storie, la libertà, il diritto alla disobbedienza. Per Todd niente sarà più lo stesso: compra delle mappe dell’America e disegna «un fiume grigio di matita» che da Payton arriva fino a casa sua. Non gli rimane che prepararsi alla fuga, e alla più grande avventura della sua vita. Con Un ragazzo d’oro, accolto con entusiasmo in patria e insignito del premio The Bridge come miglior romanzo americano inedito in Italia, Eli Gottlieb ha compiuto un piccolo, grande miracolo: raccontare l’autismo in prima persona, senza ombra di compiacimenti o di patetismi, regalandoci un personaggio e una voce dalla tenerezza disarmante.

Goffredo Fofi:

«Si legge con interesse “Un ragazzo d’oro”, dove si raccontano in prima persona le disavventure di un ragazzo autistico nella comunità in cui l’hanno sistemato, alle prese con un educatore antipatico, una giovane donna magnifica, amici difficili quanto e più di lui e il grande sogno di tornare a casa».
Marco Rossari su Vanity Fair Italia scrive : «Con uno sguardo vicino all’ingenuità ingannatrice di Jonathan Safran Foer in “Ogni cosa è illuminata”, è Todd a raccontarci la propria vita quotidiana. […] Piano piano la voce del protagonista comincia a farsi strada in noi e a diventare credibile nel mostrare, con l’evidenza dei fatti, la fragilità – soprattutto – delle persone sane».

Clicca sulla foto per accedere al sito della casa editrice.
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Avevamo raccontato poche settimane fa proprio da questo Blog dello scrittore Max Blecher e del suo libro uscito nel 2012 per Keller, “Accadimenti nell’irrealtà immediata”(QUI). È uscito il 26 Gennaio in Libreria “Cuori cicatrizzati” con traduzione dal rumeno di Bruno Mazzoni.
Max Blecher è uno scrittore ebreo morto a soli ventinove anni, nel 1938, per tubercolosi spinale. Trascorse i dieci anni di malattia quasi sempre a letto, praticamente immobile. Ma la sua immaginazione volò libera. Dotato di un insolito talento e visione scrisse poesie, due romanzi e mantenne una intensa corrispondenza con André Breton, André Gide e Martin Heidegger. Venne lodato da Eugene Ionesco, Mihail Sebastian, Geo Bogza, e molti paragonarono la sua prosa a quella di Franz Kafka, Bruno Schultz, Robert Walser o Thomas Mann.
Un sanatorio affacciato sul Mare del Nord… un classico mitteleuropeo del 1937 mai tradotto prima.
Il sanatorio è quasi un tòpos della letteratura novecentesca. Tra le mura, nella battaglia quotidiana con la malattia, i grandi scrittori hanno affrontato le questioni essenziali dell’essere umano: la fine di un’epoca, il desiderio, la morte, il destino, la ribellione, la rassegnazione… Così è con Cuori cicatrizzati, romanzo del 1937 del rumeno Max Blecher morto giovanissimo per tubercolosi spinale. Un capolavoro tradotto in moltissime lingue e finalmente anche in italiano.Giovane studente di chimica, Emanuel scopre all’improvviso di essere affetto da tubercolosi ossea. Il medico gli consiglia di curarsi nel sanatorio di Berck, una località di mare nel Nord della Francia. Inizia così un percorso di conoscenza e guarigione, che in poco più di un anno farà incontrare al ragazzo possibili amori e nuovi amici e lo metterà di fronte all’ingiustizia della sorte.
“Cuori cicatrizzati” è un romanzo di formazione che supera le classificazioni e si propone di raccontarci la sofferenza umana, quella del corpo e dell’anima, così come la ribellione a un destino crudele.
Blecher ci mette di fronte alla voglia di vita che esplode anche quando sembra predominare la rassegnazione, ma riesce anche a raccontare la crudeltà dei malati e l’infermità come alibi per non affrontare il mondo.
“Cuori cicatrizzati”, mai tradotto prima in italiano, è ormai considerato uno dei grandi classici del Novecento. Una lettura vera che pesca nella stessa vita dell’autore, e che ci riporta nel solco della grande letteratura da Franz Kafka a Thomas Mann, Bruno Schulz.

«Credi forse che non sia stata anch’io così nei primi tempi?» gli disse. «Tutti siamo stati travagliati… Tutti ci siamo levati nel cuore della notte e abbiamo tastato disperati il nostro gesso. Tutti… tutti… poi però, quando i colpi della sorte si sono accentuati, non ho più sentito nulla… Sai cos’è che si definisce in medicina ‘tessuto cicatrizzato’? È quella pelle livida e aggrinzita che si forma sopra una ferita rimarginata. È una pelle quasi normale, tranne per il fatto che è insensibile al freddo, al caldo, o alle offese…»

Novità in Libreria da questa settimana anche in casa 66thand2nd, ed è sempre un libro che ha a che fare con la Romania, ” Figli del diavolo ” di Liliana Lazar nella traduzione di Camilla Diez. Il romanzo di Liliana Lazar è «una casa infestata dagli “spiriti” della Romania degli anni Ottanta», una storia toccante sulla maternità, ed è anche la prima novità dell’anno della casa editrice 66thand2nd.

«Procreate, compagne, questo è il vostro dovere patriottico!».

Clicca sulla foto per accedere al sito della casa editrice.
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Durante la dittatura di Nicolae Ceausescu (1965-1989) in Romania sono stati abbandonati decine di migliaia di bambini. Si è diffusa l’abitudine di soprannominarli «figli del diavolo», in riferimento al principale responsabile di questa situazione. Elena Cosma è sgraziata, mascolina, tutt’altro che bella. Vive da sola a Bucarest e lavora come ostetrica in ospedale. Da tempo ha rinunciato all’idea di sposarsi ma non a diventare madre. La sua occasione si presenta sotto le sembianze di una bellissima donna dai capelli rosso fuoco. Zelda P. ha appena perso il marito, ha già due bambini piccoli e non se la sente di allevarne un terzo, ma nella Romania degli anni Ottanta le donne con meno di quarantacinque anni non hanno il diritto di abortire se non hanno dato alla luce almeno quattro figli. L’accordo è presto stretto: Elena fingerà di essere incinta e Zelda le cederà il suo bambino in cambio di denaro. Per i primi anni tutto fila liscio, finché le visite sempre più frequenti di Zelda costringono l’ostetrica a fuggire a Prigor. Proteggere Damian è diventata un’ossessione, ma anche in quel paesino sperduto della Moldavia nascono i sospetti: Damian è bello, delicato e ha i capelli di un rosso acceso. Madre e figlio non si somigliano affatto. Elena scende a compromessi, inizia a lavorare nell’orfanotrofio da poco inaugurato, dove i bambini abbandonati, i «figli del diavolo», vengono vessati senza pietà. La sua coscienza sussulta, ma l’importante è tenere Damian al sicuro, perché lui non è un figlio del diavolo, no, lui è un «figlio di Dio». Figli del diavolo è un libro sugli abusi, sull’orrore perpetrato a danno dei più deboli nell’indifferenza generale, ma anche una riflessione spietata sulla natura umana, sul momento in cui la morale cede di fronte agli interessi personali. E non esiste redenzione.

Nello Zaino di Antonello: Un bidello in libreria