10 motivi
di Carlotta Susca
per NON leggere “ADDICTED“
Non leggere ADDICTED se:
- Quando senti parlare di serie TV pensi a Don Matteo (e non al cortocircuito visivo-sonoro di The Knick, alle inquadrature di Breaking Bad, alla complessità di Game of Thrones [almeno fino alla sesta stagione]).
- TV = Domenica In/Buona Domenica/Buongiorno in famiglia (e non How I Met Your Mother, Fargo, Sherlock, Vinyl…).
- «La TV? Non la guardo, rende stupidi» (e non: «Mi abitua a leggere le immagini e a comprendere i meccanismi della comunicazione audiovisiva»).
- Credi che la TV sia tutta uguale (e non che con la moltiplicazione dei canali e delle piattaforme di trasmissione sia possibile trovare programmi straordinari per pubblici di nicchia); se per te TV = Canale 5/Rete 4/Rai 2 (e non Netflix, Showtime, Sky Atlantic).
- Credi che la TV sia prevedibile nei minimi dettagli (e quindi non hai idea di quanto Twin Peaks sia complesso e stimolante per la vista, l’udito, il cervello).
- Credi che la TV sia cinema fatto male (e quindi non ti interessa leggere, in Addicted, il saggio di Leonardo Gregorio Le altre vite del cinema).
- Credi che non sia possibile affezionarsi al personaggio di una serie TV (e quindi non ti interessa leggere, in Addicted, il saggio di Marika Di Maro La trama e il personaggio).
- Credi che le serie TV non sappiano rappresentare la complessità delle relazioni umane (e quindi non ti interessa leggere, in Addicted, il saggio di Jacopo Cirillo Love addicted).
- Credi che le serie TV abbiano colonne sonore sciatte, o non te ne sei mai preoccupato (e quindi non ti interessa leggere, in Addicted, il saggio di Michele Casella Il ritmo delle storie).
- Pensi che le serie TV vadano avanti all’infinito e che una puntata valga l’altra (e quindi non ti interessa leggere, in Addicted, il mio saggio The end).
Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Addicted”