Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

Un Libraio Scatenato tutto l’anno

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Con questo Zaino riprendiamo il nostro appuntamento settimanale sul Blog di Giuditta Casale, con lo stesso spirito da scatenato di sempre. A muoverci è sempre l’idea di essere una libreria punto di riferimento e aggregazione ma anche uno spazio virtuale per fare buona divulgazione: insomma essere un luogo dove poter dare informazioni e nuove storie ma anche dialogare costantemente con la community della Rete. Accanto al negozio fisico, da sempre, ne abbiamo voluto associare un altro, grande quanto il mondo intero. E il Blog di Giuditta Legge, così seguito e apprezzato, si presta alla perfezione per questo nostro scopo.
Con il nuovo anno, il catalogo dei Diari si è arricchito di nuovi titoli e nuove case editrici e vogliamo partire proprio aggiornando sui nuovi arrivi in libreria, su nuovi Autori e Case Editrici che non avevamo in catalogo ma anche su riscoperte di vecchie edizioni di autori notevoli che ci piace segnalare.
Una casa editrice sono soprattutto i suoi libri e con il 2018 potrete trovare i titoli di Playground Libri e Fandango Libri.

playground-libri-e1424959248155Playground è una piccola e raffinata casa editrice, adesso affiliata al gruppo Fandango, che pubblica ottima letteratura, da Edmund White a Helen Humphreys, da Allan Gurganus a Emidio Clementi. Alcuni di questi volumi parlano di sesso, parte di questo sesso è omosessuale. Ed è proprio l’incontro tra omosessualità, cattolicesimo e vita di provincia a percorrere anche tutti i libri di Gilberto Severini, appartato scrittore marchigiano.
Pier Vittorio Tondelli di Gilberto Severini era solito dire

«lo scrittore più sottovalutato d’Italia».

Nato nelle Marche Gilberto Severini, vive a Osimo. Autore di romanzi e di libri di racconti. È diventato un autore di culto con la pubblicazione nel 1996 di “Congedo ordinario”, ma non hai mai smesso di essere sottovalutato. Anzi, come scrive Elena Stancanelli

“la sottovalutazione è diventata quasi un suo tratto stilistico, si è trasformata in un modo di scrivere, morbido come quel velluto che nasconde il ferro”.

26754920_10215850015511964_1946743158_nAutore di capolavori appunto come “Congedo ordinario”, con una prosa che incanta, Severini racconta in questo libro la vita di Tommaso, gran seduttore

“un po’ teatrante e un po’ prestigiatore”,

colto e spudorato, cattolico e trasgressivo, di giorno professore eccentrico, di notte amante di marinai

“dalla bellezza antica e statuaria”,

ma sempre alla ricerca di un dio che non giudichi la sua esistenza e i suoi amori. Un professore di provincia colto e stravagante, dall’anticonformismo quasi aggressivo, capace di entusiasmare e respingere, sempre in bilico tra coraggio e incoscienza, tra esibizione e pudore. Ines, invece, è figura di cattolica senza pregiudizi che ammira Tommaso, e che cerca di proteggerlo, in attesa di leggere il capolavoro al quale Tommaso dichiara di lavorare da sempre. La loro amicizia, nata nel dopoguerra, e capace di attraversare i decenni del cambiamento profondo della provincia italiana, è raccontata in una lunga lettera da un giornalista, che un tempo, da studente, era stato affascinato dalla personalità di Tommaso, benché con dubbi e resistenze. Il ritorno nei luoghi dell’infanzia e della giovinezza per partecipare ai funerali di Tommaso sarà per lui l’occasione di ripercorre i nodi, le svolte e soprattutto il senso di quella singolare esistenza. Il finale:

“Davvero ogni vita si consuma al fuoco di una sola ossessione che la illumina e la brucia?”.

Tra gli altri romanzi di Gilberto Severini ricordiamo “La sartoria” e “Ragazzo prodigio”. La casa editrice Playground ha dato molto spazio negli anni a questo che è uno degli scrittori più bravi del panorama letterario italiano. Di Gilberto Severini è anche “A cosa servono gli amori infelici”, dove veniamo trascinati nel cosmo solitario di un uomo malato, che attraverso tre lettere ricapitola la sua vita e in filigrana la storia del nostro Paese. Nel 2011 il libro è stato Finalista al Premio Strega.
Un romanzo breve, ma intenso, la cui lettura lascia un senso di pienezza emotiva attraverso una storia di solitudine ricercata, ma a tratti anche straziante di un uomo, che alla vigilia del nuovo millennio, si ammala e deve subire un delicato intervento chirurgico rinviato per un esame preliminare andato male. Nella lunga attesa decide di non ricevere visite. Preferisce passare il tempo leggendo e prendendo appunti per un ipotetico libro che non ha mai trovato il tempo o la voglia di scrivere. Scrive anche tre lettere fondamentali. A un suo collega d’ufficio. A un sacerdote che lo ha amato e da cui è scappato. A un misterioso personaggio senza nome, una specie di alter ego, vero o inventato, con cui ha creduto di parlare per tutta la vita. In queste tre lettere l’uomo racconta incontri ed eventi fondamentali nella propria esistenza, svela retroscena, e allo stesso tempo riflette sulla storia del proprio paese: il mitico e mancato ’68, il lavoro odiato, le contestazioni al teatro di parola alla fine degli anni Settanta, i desideri fuggiti, gli amori infelici vissuti e suscitati, la rivoluzione tecnologica. Un percorso accidentato, ironico, doloroso, accompagnato da un dubbio:

“Ho trascurato davvero la parte migliore della vita?”

Con una scrittura lucida, nitida e misurata Severini si addentra nelle pieghe più profonde e indicibili dell’animo umano.

“Backstage” sempre di Gilberto Severini è del 2013 ed è una lettera (finta) di uno scrittore al suo editore (vero), una sorta di autobiografia. Insieme il racconto di un fallimento e di quanto può essere magnifico mancare «ostinatamente» il bersaglio, di come la letteratura non sia l’esposizione di una trama ma la rivelazione di piccoli misteri, una presa in carico di emozioni e sentimenti. Lucio Dalla e Balotelli, Cassano e Gaber, Flaiano e Colin Firth, Moravia e Pier Vittorio Tondelli. Ci sono anche loro nel “Backstage” di questo concerto in cui il sentimento della perdita non è mai più forte dell’amore per la vita. In dialogo con il suo editore, Severini racconta le difficoltà di scrivere un libro sulla condizione di orfano: non solo orfano di padre ma anche

“della fede. Della politica. Del futuro.”

Muovendo dalla propria esperienza, l’autore passa a brevi e fulminanti racconti di amici, conosciuti tra gli anni Sessanta e Ottanta, che erano orfani pur avendo i padri in vita:

“Lo dicevamo l’ultima volta che ci siamo visti, Andrea: di orfani con i genitori in vita ce ne sono tanti.”

Racconti di ragazzi che nel passaggio epocale dall’Italia contadina a quella industriale

“diventavano per scelta orfani del mondo dei padri e dei fratelli maggiori, da cui scappavano ogni sera uscendo di casa.”

Ritratti formidabili di individui e di un’epoca, capaci di trasformare “Backstage” in una ragionata e sintetica autobiografia italiana. Consapevole, infine, dei tanti anni dedicati alla scrittura, Severini immagina sia arrivato il momento di tentare un bilancio. Lo spiega con una lunga riflessione in cui i ricordi del passato si alternano a irruzioni del presente. La pagina si popola di personaggi, tra realtà e finzione, sconosciuti o noti, citati con rapidi frammenti delle loro opere o ritratti con nostalgia, come l’amico poeta Franco Scataglini.

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Una delle ultime pubblicazioni di Playground è il libro di Emidio Clementi dal titolo “L’amante imperfetto”, con una splendida copertina di Maurizio Ceccato.
Emidio Clementi detto Mimì è un cantante, bassista e scrittore italiano, fondatore e principale autore dei Massimo Volume.
Dello stesso autore Playground ha pubblicato:”La ragione delle mani” (racconti), “L’ultimo dio” (nuova versione con illustrazioni di Andrea Bruno), “La notte del Pratello” (versione rivista e aggiornata dall’autore)

26696733_10215850014951950_2069859336_nLa scoperta in gioventù di alcune foto pornografiche amatoriali in cui il padre partecipa a un’orgia di provincia è il terreno sul quale germoglia l’educazione sentimentale del protagonista-narratore, da una parte tormentato dal terrore di essere una ‘femminuccia’ (biondo e delicato, con un fisico non virile) e dall’altra travolto da un desiderio erotico (e di conferma della propria virilità) insaziabile che si traduce in una promiscuità compulsiva praticata in club prive e locali per scambisti. Il ricordo di quella smania erotica, con il suo carico di mistero, si riproporrà con forza quando, non più giovane e ormai padre di famiglia, verrà a sapere di un insignificante tradimento sentimentale da parte della moglie: un semplice e innocuo bacio con uno sconosciuto. A quel punto e inaspettatamente crolla: la moglie e il suo tradimento diventano un’ossessione che lo fiacca e abbatte, rimettendo in discussione l’intera cornice della sua vita, così faticosamente costruita, e trasformandolo di nuovo nella femminuccia di quando era un adolescente insicuro.

La nuova collaborazione con Fandango ci porta a presentare il 13 in Libreria, in collaborazione con la rivista TheFLR, il nuovo libro di Michele Cocchi “La casa dei bambini”. A dialogare con l’autore sarà Martino Baldi, redattore di TheFLR – The Florentine Literary Review, rivista letteraria bilingue.

26803265_10215850014911949_1283943543_nUn romanzo su un’Italia possibile, che ricorda il Novecento e anticipa il prossimo secolo. Una storia di amicizia, sopravvivenza e scoperta, la storia di un gruppo di bambini che sono i nostri nonni prima di diventare adulti. Nella Casa dei bambini vivono Sandro, Nuto, Dino e Giuliano, isolati dal muro di cinta dell’orfanotrofio non hanno nessuna notizia dal mondo esterno, ma ricordano incendi, saccheggi, omicidi, ricordano case distrutte e i fratelli da cui sono stati separati. Sono solo fantasie, incubi – dicono le maestre – ma rimangono cicatrici reali a raccontare un passato di cui si è persa ogni altra prova. L’unica speranza per sapere qualcosa di sé è provare a scappare, allearsi nei piani di fuga, ma le cose stanno cambiando e l’amicizia non può proteggerli da quello che li aspetta oltre i cancelli della Casa. Fuori ci sono sul serio guerra, sangue e violenza: i bambini avevano ragione. Da un lato il Partito, dall’altro i ribelli che resistono tra boschi e montagne. Uno scontro lento, uno stallo che punteggia di rosso il verde delle valli. Nonostante le promesse, i bambini fuori dalla Casa si perdono di vista, ognuno adolescente a vivere una vita nuova e costretto a prendere decisioni troppo grandi per la propria età. Con la fine della rivolta, i bambini ormai adulti seguono le vicende del loro paese, chi ha vinto e tradito, chi è rimasto fedele, chi sconfitto non ha rinnegato i propri ideali pagando con la vita. In questo scenario, quando ormai tutti i destini sembrano segnati, due di quei bambini si rincontrano nella Casa, abbandonata da anni, pronti a un ultimo viaggio verso il passato. Il passato di tutti loro. La casa dei bambini riesce nella difficile operazione di collegare, senza scadere in didascalismi, il passato con le inquietudini del presente. 
downloadAltra casa editrice che da questo anno è entrata ufficialmente nel nostro catalogo con un rapporto diretto, nonostante molti suoi titoli fossero già presenti da noi, è la Marcos y Marcos. Da oltre trent’anni sul mercato editoriale questa casa editrice di progetto ha saputo da sempre coniugare una grande qualità a ottimi risultati in termini di vendite. Uno dei tanti meriti di questa casa editrice è quello di averci fatto conoscere Miriam Toews, autentica rivelazione della narrativa anglofona degli ultimi anni. Già autrice apprezzata de “I miei piccoli dispiaceri” e “In viaggio con la zia”, con “Un complicato atto d’amore” è arrivata al successo internazionale. Il libro affronta con una ironia sorprendente il mondo ristretto e opprimente della setta mennonita in cui l’autrice è cresciuta e da cui è fuggita. Nomi, la protagonista, è una personaggio indimenticabile: dolce, curiosa e affamata di libertà. Sedici anni, rimasta sola con il padre in una comunità mennonita. La madre e la sorella se ne sono andate, e Nomi sa perfettamente perché; ma vuole troppo bene a suo padre per abbandonarlo, e affronta la sua realtà in bianco e nero sognando un amore possibile, New York e una vita diversa. Nomi cammina sotto la luna. Scrive il suo nome nella terra. Ha sedici anni nel posto sbagliato, un villaggio mennonita ai margini del mondo, e non può né fuggire né restare. Salta sul tappeto elastico all’alba, con il suo carico di visioni. Sua sorella teatrale e ribelle, piena di musica, che se ne va un mattino, con il furgone rosso, da quel paese in bianco e nero.
Sua madre allegra e sognante che scompare due mesi dopo, senza valigia, senza passaporto. Nomi si dibatte come un animaletto in trappola. Fuma, fantastica, piange, sorride; prepara cene in ordine alfabetico. Si rade i capelli a zero, toglie la maglietta a Travis per baciarlo lentamente, giù alle cave, e fare l’amore in riva al fiume ascoltando Lou Reed e James Taylor. Non può abbandonare anche lei suo padre, fedele mennonita dolcissimo e triste, che passa le serate a fissare la strada e adora la Bibbia, gli isotopi e Yeats. Solo un complicato atto d’amore potrà donarle la libertà. Con la sua scrittura piena di intelligenza e dolcezza, con il suo personalissimo umorismo anche davanti alle situazioni più nere, Miriam Toews dà voce a un personaggio che non ci lascerà mai più.

emonsAltra novità in libreria di questo 2018 sono gli Audiolibri della casa editrice Emons. La casa editrice ha come attività principale la pubblicazione di audiolibri di narrativa italiana e straniera, classici, saggi, noir, poesia, epica, fantasy e libri per bambini e ragazzi.
Gli audiolibri sono letti dagli autori stessi ma anche da attori famosi del panorama italiano. Sono tanti i titoli del catalogo Emons presenti ai Diari. Gli audiolibri hanno il vantaggio che permettono di stare dentro ai libri anche in tutti quei momenti del quotidiano in cui la lettura sarebbe impossibile, mentre camminiamo, aspettiamo la corriera, facciamo sport, cuciniamo, mangiamo o ci facciamo un bagno caldo. Ma permettono anche di “rivivere” libri importanti che abbiamo letto tanto tempo fa e che ora faremmo fatica a rileggere e, con le giuste voci, riscoprirli con una nuova energia. La Emons nasce nel dicembre 2007, dall’incontro tra l’editore tedesco Hejo Emons e un gruppo italo-tedesco.
Per un migliore risultato di vendite, la casa editrice ha puntato inizialmente sulla narrativa contemporanea, privilegiando la lettura degli autori stessi, come nel caso di Sandro Veronesi, Gianrico Carofiglio, Melania Mazzucco, Francesco Piccolo, Michela Murgia, Giancarlo De Cataldo.
Il catalogo si è presto allargato con titoli stranieri e classici per i quali la casa editrice Emons ha scelto diversi attori di fama. Inoltre nel loro catalogo sono inserite molte opere insignite dei maggiori premi letterari italiani, quali Il Premio Strega, Il Premio Campiello e il Premio Mondello.
Nel 2014 viene affidata a Luisanna Messeri, cuoca del programma televisivo “La prova del cuoco”, la direzione della collana AudioCook.
Emons da qualche anno è entrata anche nel mondo del cartaceo con due collane nuove. Quella dei gialli tedeschi e quella delle guide 111. Nell’autunno 2014 inizia a pubblicare i primi libri cartacei con la collana 111, guide fotografiche di mete italiane, europee e mondiali ma anche di cultura enogastronomica italiana. Le guide invece raccontano i luoghi in 111 schede ognuna con la propria immagine e si concentrano sugli aspetti più curiosi e meno conosciuti dei luoghi che descrivono e piano piano stanno anche uscendo dal confine della geografia e allargandosi ad altri ambiti, animali, vini, ricette.
Nel 2015 inaugura una nuova collana letteraria di gialli tedeschi con la pubblicazione di tre autori: Friedrich Ani, Brigitte Glaser e Alfred Hellmann. In questo moo ha iniziato a portare in Italia autori importanti e spesso super premiati che in Germania hanno venduto molte copie, che scrivono dei gialli delicati, talvolta divertenti, talaltra molto profondi e legati alla psicologia dei personaggi.
Ultimissime uscite sono la guida “111 cani e le loro strane storie” di Maria Teresa Carbone, il romanzo giallo (ma non troppo) “Il giorno senza nome” di Friedrich Ani e l’audiolibro di Anna Karenina letto da Anna Bonaiuto.

atlantideQuelli di Atlantide Edizioni non sono una novità ai Diari, ma questo loro libro che voglio proporvi assolutamente sì! Restano tra i nostri editori preferiti e questo loro ultimo nato è veramente una figata. Una fantascienza davvero di grande qualità quella di “Amo Galesburg a Primavera” di Jack Finney appena pubblicato da Atlantide Edizioni nella traduzione di Federica Bigotti, Simone Caltabellota e Thomas Fazi.
Jack Finney è stato uno degli scrittori più inclassificabili della letteratura americana del Novecento, amato da autori come Stephen King e Kingsley Amis. Tra i suoi libri più famosi “Indietro nel tempo” e “L’invasione degli ultracorpi”, da cui fu tratto l’omonimo film. Le sue opere si collocano su un ideale crocevia tra fantascienza, thriller e horror, e possono essere avvicinate alla fantascienza crepuscolare di Ray Bradbury.

galesburg-primaveraRiportato alla luce dall’ottimo lavoro di scouting dell’Atlantide, qui lo troviamo con una raccolta di racconti. Nel racconto che dà il titolo alla raccolta “Amo Galesburg a primavera” un imprenditore è costretto a rinunciare al suo proposito di aprire una fabbrica a Galesburg dopo essere stato quasi investito da un tram. A Galesburg non sono insoliti questi incidenti, così come è possibile che un incendio venga spento da un’autopompa dei pompieri, di quelle tirate a cavalli. Galesburg, semplicemente, difende la sua bellezza dalla modernità, e lo fa come può, con le buone o con le cattive. Un’intera città, Galesburg, Illinois (il cui college Finney frequentò da ragazzo) che resiste al progresso nelle sue forme più brutte e senza senso inviando dal passato convogli di tram e camion dei pompieri a scongiurare i pericoli della modernità. Una lettera lasciata da decenni e decenni in un cassetto segreto di una vecchia scrivania che innesca una incredibile storia d’amore. Una bottega all’apparenza normale in cui si trovano oggetti magici in grado di influenzare la vita di chi ne viene in possesso. Un condannato a morte che come ultimo desiderio richiede dei colori a olio con cui dipingerà sulle pareti della propria cella una porta che, forse, potrà condurlo alla libertà. Sono solo alcune delle meravigliose e indimenticabili storie di tempo fuori dal Tempo, di presenze fantastiche eppure reali, di amori che sfuggono alla morte e di vera e propria, inaspettata poesia contenuta in “Amo Galesburg a Primavera”, opera di un grande maestro della narrativa americana del Novecento e tra le più belle e affascinanti in assoluto della letteratura fantastica contemporanea. Libro consigliatissimo per gli amanti dei racconti, della fantascienza, del fantastico più sottile, e della buona letteratura in generale.

26754976_10215850016471988_2109130659_nCi piace, da sempre, scoprire e suggerire scrittori dimenticati o alternativi, e uno di questi è sicuramente Max Blecher, autore di “Accadimenti nell’irrealtà immediata”. Nato a Boto?ani in Romania, Max Blecher è uno scrittore ebreo morto a soli ventinove anni, nel 1938, per tubercolosi spinale. Trascorse i dieci anni di malattia quasi sempre a letto, praticamente immobile. Ma la sua immaginazione volò libera. Dotato di un insolito talento e visione scrisse poesie, due romanzi e mantenne una intensa corrispondenza con André Breton, André Gide e Martin Heidegger. Venne lodato da Eugene Ionesco, Mihail Sebastian, Geo Bogza e Sa?a Pana, e molti paragonarono la sua prosa a quella di Franz Kafka, Bruno Schultz, Robert Walser o Thomas Mann.
«Accadimenti nell’irrealtà immediata» è un romanzo scritto da Max Blecher e pubblicato in Italia da Keller editore, con traduzione dal rumeno di Bruno Mazzoni. Max Blecher racconta la propria adolescenza caratterizzata da frequenti «crisi di irrealtà». “Accadimenti nell’irrealtà immediata” è stato portato anche al cinema dal regista Radu Jude e presentato al Festival di Locarno del 2016. Considerato uno scrittore al pari di grandi come Kafka, il giovane Blecher mette nero su bianco le prime esperienze della propria giovinezza. La scoperta della sessualità, con le sue possibilità e contraddizioni, è secondaria comunque, per quanto quasi disturbante, rispetto alla percezione che Max ha di se stesso e del mondo che lo circonda.Un mondo che sembra reggersi sugli oggetti, sui dettagli, sui particolari. Un mondo che non beneficia di una visione di insieme né di un senso, che riempie e confonde i sensi di un adolescente alle prese con una serie di disturbi di vario genere. È una visione, quella del matto che giace sopito in ognuno. Sono i ricordi ora esatti ora creati, di chi cerca i propri contorni. Con una scrittura fine, delicata, precisa e allo stesso tempo viscerale, Blecher ci regala lo scontro tra i limiti di un mondo che non ha il potere di cambiare se stesso nemmeno di un po’ e le infinite e dolorose potenzialità di una mente che nelle momentanee irrealtà è costretta a trovare la propria casa.Dimenticata durante il periodo comunista, la figura di Max Blecher è tornata luminosa dopo il 1989 con edizioni e traduzioni in numerose lingue e presso prestigiosi editori in Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna, Spagna, e Francia. Accadimenti nell’irrealtà immediata, primo suo libro edito in Italia, è il racconto intimo ed inquietante di un’adolescenza caratterizzata da frequenti “crisi di irrealtà”, dal disagio fisico e sociale e dalla scoperta della sessualità.

26803427_10215850016151980_877424006_nUna libreria seria deve essere capace anche di “riscoperte” di vecchi titoli o mai pubblicati. E siccome noi amiamo tanto l’Editoria di riscoperta chiudiamo questo Zaino con un classico davvero enorme, un romanzo essenziale e perfetto che è rimasto pressochè ignorato dalle lettere italiane, e che ha invece marchiato a fuoco il Novecento francese. Si tratta de “La riva delle Sirti” di Julien Gracq, opera che tra Storia e mito racconta la decadenza e la rovina di un’intera civilta?. Una guerra ormai sopita, eppure mai ufficialmente conclusa, tiene in scacco da trecento anni la fittizia repubblica di Orsenna, ricca di tradizioni e povera di futuro. L’attesa – questa paralisi della speranza – consuma la vita di Aldo, un giovane dell’aristocrazia cittadina piombato dagli agi e dalla spensieratezza della capitale alle sperdute e silenti lande di una sonnecchiante frontiera. Julien Gracq racconta il dolce perdersi di una vita e il lento naufragare di un popolo, descrive i costumi, i palazzi e le leggende di un Paese immaginario, dipingendo con insuperabile maestria le vedute di un paesaggio avvolto in una «fantasmagoria di brume» da cui emergono le figure solide, nitide, del capitano Marino, dell’ufficiale Fabrizio, della splendida Vanessa, e anche – paradossalmente – del minaccioso e mai avvistato nemico d’oltremare. In un’atmosfera metafisica – come sospesa tra Il deserto dei Tartari, la sontuosita? di Proust e la vastita? di Conrad – l’assurdo e il misterioso si accendono inaspettatamente dando vita alle fiammeggianti «verita? intellettive» che puntellano questa avventurosa metafora dell’esistenza in cui ogni frase e? intrecciata come i fili di un arazzo, ogni parola e? potente, centellinabile come un liquore raro, dal fascino indiscutibile.La casa editrice L’Orma ha deciso di riproporlo nella storica, splendida traduzione di Mario Bonfantini, che seppe rendere tutta la meraviglia di quest’opera ammaliante, da leggere o riscoprire oggi. Romanzo paragonato a Buzzati del Deserto dei tartari, è molto più complesso e inquietante. La sede in cui si svolge la storia è simile, una fortezza emblematica e rappresentativa di un mondo dettato da regole imposte e subite, fa ordinamenti astrusi e imprescindibili a cui ci si sottopone come ad una forma di religione. Il personaggio principale ha scelto di restare lì, inebriato dalle sue stesse inquietanti riflessioni e coinvolto dal direttore, Marino e dai pochi compagni, oltre che da una misteriosa, bellissima, ipocrita nobile donna. E dal paesaggio perennemente stabile, ma conturbante degli orizzonti di Orsenna, e della Sirte, immaginario e fantastico paese, perennemente in attesa di una guerra. Oggettivamente stupefacente questo libro che si legge a bocconi stretti, sempre aspettando il giro di boa che non arriva mai, ma che offre tanti spunti letterari e non solo, attorno alle figure centrali, mai amabili. Faticose, spurie. Il panorama resta come uno sfondo scenico, teatrale, dove si muovono solo le quinte e i personaggi spariscono, uno dopo l’altro nei confronti dell’orizzonte. Inventiva particolareggiata, stratosferica, nebbiosa.

Nello Zaino di Antonello: Un Libraio Scatenato tutto l’anno