di Francesca Maccani
“L’amante imperfetto” di Emidio Clementi
PLAYGROUND
Dalla fiera del libro di Roma, Più libri più liberi, ho portato a casa diverse chicche, ma un libro in particolare mi ha davvero colpita.
Lo aveva consigliato Teresa Ciabatti, che conosco e con la quale mi capita di scambiare qualche messaggio.
Allo stand della Playground ho avuto il piacere di conoscere Andrea Bergamini e di acquistare una copia del romanzo del quale molti dei lettori forti che conosco parlavano. In particolare, oltre a Teresa, Sandro Campani, che per Mimì nutre grande considerazione.
Il libro l’ho letto tutto due giorni dopo, di domenica. Ne ho parlato in chat con Sandro, col quale ho avuto il piacere di condividere impressioni e riflessioni.
Fin dalle prime pagine Clementi è entrato come un tarlo nel mio cervello. Il protagonista, un uomo alle prese con una profonda crisi matrimoniale, ripercorre le tappe della sua non-educazione sentimentale e lo fa in modo lucido e talmente schietto che pare quasi guardarsi da fuori.
Mi sono riconosciuta in tanti dei suoi pensieri deliranti, soprattutto nelle sue paure profonde e nel suo dolore. Ferite lontane, inflitte in tenera età che anziché guarire, vanno peggiorando e annichiliscono.
Un romanzo pazzesco, quello di Clementi, di quelli che ad ogni pagina ti rivoltano come un calzino.
Un viaggio introspettivo che arriva a sondare i più oscuri meandri dell’animo del protagonista.
Un io narrante lucido che nel passaggio da carnefice a vittima perde i suoi tratti identitari e si trova a regredire ad uno stadio quasi larvale, accompagnato da un forte dimagrimento e da una prostrazione che lo spingeranno a rivolgersi ad un terapeuta.
Lui stesso narra le sue perversioni quasi patologiche, una sessualità esasperata che ricorda il Fassbender di Shame e che caratterizzano gran parte della sua vita. Tali tormenti sessuali sembrano essere la conseguenza di un’educazione sentimentale inesistente, repressiva o peggio di una sorta di competizione col padre che, in alcune foto, scoperte casualmente, appare ritratto fiero e disinvolto mentre partecipa ad un’orgia.
Quindi da un lato un padre assolutamente disinibito e fiero di ostentare con vojeuristico piacere le sue prodezze attraverso immagini fotografiche, di contro un figlio che subisce una sorta di castrazione psicologica e soggezione nei riguardi del genitore.
Tale shock, muto e silente si traduce, col tempo, in pratiche clandestine e ai limiti, threesome, locali per scambisti, prostituzione, casalinghe dilettanti che mettono annunci espliciti preceduti da A.A.A.sui giornali e che lo accolgono come porti sepolti.
Una prosa che si insinua sottopelle quella di Clementi, pulita, decisa, a tratti spietata.
Mi ha catturata subito.
E fino all’ultimo non mi ha delusa.
Un romanzo che sento di consigliare a chi combatte coi fantasmi del passato, a chi ha avuto un padre assente ma terribilmente ingombrante, a chi ha tradito o ha tanto voluto farlo.