Dieci Buoni Motivi

di Silvia Bencivelli

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per NON leggere “Le mie amiche streghe

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1. per non dover dire, verso pagina 30, “ah, questa cazzata la fa anche mia sorella!”, perché povera sorella, dai.
2. per non dover dire, verso pagina 80, “cavolo, a questa panzana credevo anch’io”, perché poi ci si rimane male, su.
3. per non dover dire, intorno a pagina 120, “ma non è che alle stronzate crediamo un po’ tutti quanti…”, perché si finisce per diventare buoni, o qualcosa di simile.
4. perché a volte fa ridere, ma l’autrice non è convinta che questo succeda esattamente laddove era davvero sua intenzione.
5. perché parla di vaccini, omeopatia, oroscopi: tutta roba di cui si sente già abbastanza.
6. perché i personaggi principali sono quasi tutte femmine, ma non soffrono di particolari strazi interiori, vanno d’accordo con gli uomini che hanno intorno, e sono sostanzialmente felici: troppo verosimile, dai.
7. perché si scopre che anche le persone di scienza hanno vite normali, fanno cose normali, e a volte sono stronze come tutte le altre.
8. perché la protagonista avrebbe voluto scrivere libri di avventure nei mari del sud e invece scrive di astronomia e va in spiaggia a dieci chilometri da casa, ma è contenta lo stesso.
9. perché sì, la trama è debole. E allora? la trama delle vostre vite è davvero tanto più avvincente?
10. perché è uno di quei libri con dentro la nonna.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Le mie amiche streghe”