di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

La forza della scrittura al Femminile.

19894442_10214159694054984_2067304164_n Il panorama letterario contemporaneo ha la fortuna di essere caratterizzato da un’eterogeneità di voci femminili, che con le loro opere attraversano i generi più disparati, ma che comunque rispecchiano un grande fermento nel mercato editoriale. Durante una delle ultime presentazioni in libreria, lo scrittore Ivano Porpora ha fatto una distinzione tra libri/Fighi e libri/Merda. Spesso nella prima categoria ritroviamo la “scrittura al femminile” di tante Donne, che in questi ultimi anni hanno contribuito in modo decisivo alla creazione anche di un pubblico nuovo di lettori, mostrando un proprio stile, un gusto e una visione delle cose molto diversi. Non si dovrebbe dividere mai la scrittura in due categorie, maschile e femminile, nè porci domande riguardo alla scrittura femminile, se non sentiamo il bisogno di porcele sulla scrittura maschile. Esiste la scrittura e Basta! Ma capita spesso di sentire un Direttore di un’importante Libreria dire “Io non leggo libri scritti da una donna” o un giornalista scrivere una recensione su una pagina culturale “Quell’autrice mi piace, dato che scrive come un uomo”. E vogliamo parlare di quelle classifiche di libri che ogni tanto si fanno e dove su Dieci titoli, nove sono scritti da uomini? Nella nostra libreria la forza di questa scrittura al Femminile avrà sempre una Patria.
19970622_10214159693894980_1103516454_nPer i nostri Venerdì dei Diari il 7 luglio abbiamo fortemente voluto Paola Barbato che ci ha portato il suo ultimo libro, “Non ti faccio niente”, edito da Piemme. A dialogare con l’autrice un amico ormai storico della Libreria, quell’ Ivano Porpora di qualche piano più in alto.

Uscito in tutte le librerie il 13 giugno scorso “Non ti faccio niente” segna il ritorno dell’autrice milanese al romanzo dopo un’assenza di alcuni anni. Durante la serata ci ha parlato del nuovo libro ma anche del mestiere di scrittrice, soffermandosi a lungo su cosa ha fatto e creato in questi anni a partire dal 2010, anno di pubblicazione del suo ultimo thriller, “Il filo rosso”. Durante questo intervallo di tempo Paola Barbato ha scritto anche un faticoso quinto libro che non ha mai visto la luce, per le diverse vedute con la vecchia casa editrice. In questi anni ha consolidato la sua presenza in veste di sceneggiatrice presso Sergio Bonelli Editore, firmando vari albi di Dylan Dog e alcune altre pubblicazioni a fumetti. Per Rizzoli aveva pubblicato, precedentemente, con grandissimo successo ben tre romanzi thriller: “Bilico”, ” Mani nude” (vincitore del Premio Scerbanenco), e appunto “Il filo rosso”. Ha anche scritto il soggetto e co-sceneggiato per la Filmmaster la fiction “Nel nome del male”, con Fabrizio Bentivoglio, per la regia di Alex Infascelli. Nel mese di settembre 2016 ha pubblicato su Wattpad il romanzo “Non ti faccio niente”, riscuotendo grande successo tra gli utenti. La scrittrice ha anche avuto modo di pubblicare nel 2015 “Intermittenze – racconti e brevistorie”, un’antologia di racconti scritti circa vent’anni or sono, alcuni dei quali, inviati a via Buonarroti 38, le hanno in seguito fruttato l’ambito incarico di sceneggiatrice di Dylan Dog.
Veniamo a non ti faccio niente… Nel prologo delle primissime pagine siamo nel 1983. L’uomo seduto nella macchina blu è nuovo di quelle parti, ma Remo non ha paura, non sa che cosa sia un estraneo. L’uomo ha tra le mani un passerotto caduto dal nido, almeno così dice, e chiede a Remo di aiutarlo a prendersene cura. Il bambino, sette anni passati quasi tutti per strada, perchè i genitori hanno altri pensieri, non esita neppure per un attimo. E sale. Tre giorni dopo viene restituito alla famiglia, illeso nel corpo e nell’anima; racconta di un uomo biondo, bellissimo, che lo ha riempito di regali e che ha giocato con lui, come nessun adulto aveva mai fatto. Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. Trentadue bambini in sedici anni. Tutti tenuti per tre giorni da un uomo che cerca di realizzare i loro desideri e li restituisce alla famiglia, felici. Quando la polizia comincia a collegare i rapimenti lampo, l’uomo scompare.

2015. Il padre di Greta non è mai arrivato una sola volta in ritardo a prenderla. Ma lo sgomento negli occhi della maestra gli fa capire che qualcosa non va, perché Greta a scuola non è mai entrata. Scompare così, la figlia di Remo Polimanti, come lui era scomparso trent’anni prima. Anche lei viene subito restituita alla famiglia, ma priva di vita. Greta non è che la tappa iniziale di una scia di sangue che collega i figli dei bambini rapiti anni prima. Ma perché il rapitore “buono” si è trasformato in un assassino? O forse c’è qualcuno che intende emularlo. O sfidarlo. O punirlo. In un’inquietante e tormentata danza di ombre e luci, Paola Barbato ci conduce fin dentro le nostre paure più grandi, facendo sanguinare ferite mai guarite davvero.

19987677_10214159693534971_1045253209_nMercoledì 12 luglio abbiamo fatto uno dei nostri strani esperimenti in libreria, ospitando un Concertino/Presentazione della cantautrice e scrittrice riminese Elisa Genghini. Avevo conosciuto Elisa a Bologna e insieme avevamo fatto una magnifica presentazione del libro di Ilaria Gaspari “Etica dell’acquario”( LIBRO PRESENTATO SU GIUDITTA LEGGE IN OTTOBRE) alla Mondadori di via D’Azeglio. Durante la presentazione la Genghini, con grande maestria, aveva intervallato alla presentazione del libro della Gaspari e alle storie della bella ed egoista Gaia, brani tratti dal suo repertorio musicale.
Anche lei a giugno ha appena pubblicato per Edizioni Pendragon, “Sposerò Manuel Agnelli”.
Molto prima che Manuel Agnelli fosse davvero famoso, J. sognava già di essere la sua fidanzata. Tanto che, giovanissima, aveva cominciato a progettare una brillante carriera da rockstar solo per fare colpo su di lui. Ma la strada per diventare una stella della musica è in salita, soprattutto per una ragazza timida e cicciottella come lei. E così, dopo aver fondato la sua band, essere passata attraverso situazioni imbarazzanti, fidanzati eccentrici, concorsi musicali truccati, sconfitte brucianti, J. continua a provarci. Certo, ora è cresciuta, ha un lavoro fisso, due gatti e la cervicale galoppante. È maturata e non pensa più a fidanzarsi con Manuel Agnelli: lui la deve proprio sposare… Perché i sogni non invecchiano mai!
Ecco un aneddoto raccontato da Elisa Genghini
Una volta, 10 anni fa, ero al Salone del libro di Torino. Avevo scoperto che ci Sarebbe stato pure Lui. A presentare il romanzo di uno scrittore suo amico, suppongo.
Allora avevo preso coraggio e, dopo la presentazione, mi ero avvicinata molto timidamente. Gli avevo detto “Emh ciao scusa, volevo dirti che sono Elisa Genghini e che ho scritto un librino che si chiama “Volevo sposare Kurt Cobain o fidanzarmi per sempre con Manuel Agnelli”. Cioè con te. Cioè hai capito, Cobain non c’entra mica Niente no, ma non la prendere seriamente eh, insomma volevo sapere se lo avevi letto”. Lui mi aveva sorriso e mi aveva detto che sì, lo aveva letto e che si era divertito (chissà poi se è vero) ed io che ero in apnea da troppo ormai e non riuscendo più a tollerare oltre la sua presenza che per me era più o meno mitologica, avevo detto velocemente “ah che bello grazie! non ti disturbo oltre ciao ciao” ed ero corsa via.
Tre anni fa l’ho rincontrato. Anche lì, quasi per caso.
A fare la fila al cesso. Avevo un mio disco, nello zaino.
Adesso gli parlo eh, gli parlo da persona adulta. Da collega musicista eh, eccheccavolo.C’eravamo solo io e lui. Bisognava cogliere l’occasione. Infatti gli ho rivolto la parola.
Lui mi ha risposto. Dopo tre anni, dovendo ancora metabolizzare quello scambio di battute ho scritto un altro librino. Se non vi piace Manuel Agnelli, ma per esempio vi piace, che ne so, Massimo Ranieri o Pj Harvey, potete leggere anche il libro sostituendo il nome Manuel Agnelli con il vostro mito preferito. Sarà la stessa cosa. Perchè avere sogni e miti è una cosa che appartiene a tutti!

Anno fortunato e prolifico per la Genghini che il 19 aprile di quest’anno ha pubblicato su Still Fizzy Records, “Fuorimoda”, il suo secondo album.“Fuorimoda” è un pop agrodolce ricco di sfumature. Sfocia nel rock quando c’è bisogno di riflettere su se stessi e sulle proprie paure (“L’altra donna”, “Violata”, “Terra desolata”), si alleggerisce per raccontare storie di incontri fugaci (“Sebastian”); a tratti sarcastico contro gli atteggiamenti stereotipati nei rapporti uomo-donna in una serrata tarantella (“Paletto dell’amicizia”) o a suon di fingerpicking e armonica a bocca (“Signorina Mocio”); è demenziale quando si parla in tono trasognato di officine, marmitte e motorini senza parabrezza (“I meccanici”); sentimentale grazie ad una canzone d’amore per una ragazza venuta da lontano, di cui forse non si sa nulla (“Ilaria”). C’è un valzer (“Vaffanvalzer”) che riconcilia con se stessi, per essere semplicemente quello che si è. E poi c’è il presente.

Sempre per Il Venerdì dei Diari abbiamo pensato di dedicare ancora una volta quello del 14 luglio ad una Donna: Michela Rossi e il suo ” Il Tramonto ad Oriente”, edito da Libro Mania. Per dialogare con lei, essendo una nostra carissima amica, abbiamo pensato allo scrittore Claudio Bocchi, autore del “Cencio Nero”(PRESENTATO SU GIUDITTA LEGGE IN GENNAIO), che tanto fortuna porta agli scrittori che presenta ai Diari… 19883915_10214159693614973_747812330_ne Paolo Cognetti ne è la riprova per la vittoria all’ultimo Premio Strega con “Le otto montagne” (PRESENTATO SU GIUDITTA LEGGE IN MARZO).

Una chiamata irrompe nella quotidianità di Alice Fossi, è sua madre che con voce tremante le chiede di andare subito a casa. Qualcosa di grave è accaduto. Tutte le porte dell’appartamento sono aperte e il vociare di sottofondo lascia intuire che la silenziosa routine del condominio è stata interrotta. Dov’è suo padre. E perchè tutta quella gente in casa loro? La madre non sa rispondere, invece la vicina, lucida e presente, le indica la cucina con occhi preoccupati. Suo padre è seduto su una sedia, ma con la testa riversa sul tavolo, una macchia di sangue che si allarga sul marmo bianco e una pistola a terra. L’eco di quello sparo si riverbera fino all’ultima parola del romanzo e sembra dare ad Alice la forza di mettersi in movimento. Inizia così un viaggio da Carrara a Samal, nelle Filippine. Un viaggio di ricerca di verità spesso scomode sul padre e sul loro rapporto, ma in grado di aprire le prospettive di Alice e cambiarla per sempre.
Vi lascio con una bella recensione dello scrittore e psicologo Andrea Cabassi al libro di Michela Rossi dal titolo AFFRONTARE I MOSTRI:

Serge Tisseron è uno dei più importanti psicoanalisti francesi. Si è sempre occupato, sia nella pratica clinica, sia nei suoi libri, di segreti di famiglia. Nei suoi testi, in particolare in “Secrets de famille”, ristampato da qualche anno, (Tisseron, S: “Le secrets de famille” . PUF. Paris. 2011) ha sottolineato la rilevanza del segreto nelle dinamiche familiari. Ha messo in luce come i segreti non svelati possano determinare gravi patologie psichiche e come il segreto possa essere trasmesso da una generazione all’altra, con gravi conseguenze per la vita psichica delle generazioni che ereditano il segreto. Ha spiegato quanto sia importante, affinché la vita familiare e la vita dei suoi membri non ne porti il peso, lo svelamento dei segreti, anche quelli che sembrano indicibili e che si teme possano sommergerci di vergogna. Ha indicato a tutti noi le strade da percorrere perché i segreti di famiglia non devastino le nostre esistenze. Sono indicazioni preziose che non vanno dimenticate.
Un altro psicoanalista di lingua francese, René Kaes, ha affrontato questo tema legandolo in modo ancora più specifico alla trasmissione della vita psichica tra generazioni ( cfr. Kaes, R et alt: “La trasmissione della vita psichica tra generazioni” Borla. Roma 2005).Quelli citati sopra sono due testi fondamentali per comprendere cosa significhi convivere con i segreti di famiglia e cosa significhi la trasmissione psichica del segreto da una generazione all’altra. Un segreto non svelato e la sua trasmissione da una generazione all’altra può produrre, nei casi più gravi, patologie psichiatriche. Un segreto di famiglia lo si può percepire dalle atmosfere, dagli oggetti disseminati nella casa, dalle reticenze con cui i genitori affrontano alcuni argomenti con i figli, dai silenzi che risultano essere più carichi di parole che non le parole stesse, dalle lacune nelle narrazioni che si tramandano da una generazione all’altra.
Svelare il segreto, sciogliere i nodi e gli enigmi non è facile perché quando si percorre questa strada ci si assume dei rischi, perché quando si percorre questa strada si va contro l’ignoto e non si sa quali potranno essere gli esiti della ricerca. Si sa solo che non ci si può fermare a metà. Fermarsi a metà sarebbe l’esito peggiore, quello che avrebbe le ripercussioni più negative nella nostra vita psichica. Allora il rischio che è necessario correre è quello di vincere la paura e di oltrepassare metaforiche colonne d’Ercole. Quelle colonne d’Ercole oltre le quali, nelle antiche cartine geografiche, era scritto che abitavano i leoni, “hic sunt leones”. Bisogna avere il coraggio di affrontare i mostri. Altrimenti saranno i mostri che ci aggrediranno, sorprendendoci proprio nei momenti in cui li abbiamo rimossi, per dilaniarci.Alice Fossi sa tutto questo. Forse non del tutto consciamente. Ma sa.Alice Fossi sembra conoscere i testi di Tisseron e di Kaes e sembra che il loro senso più autentico le si sia annidate nelle parti più profonde del sé. Ma chi è Alice Fossi? Non è una psicoanalista, non è una psichiatra. E’ la protagonista dell’avvincente romanzo di Michele Rossi “Il tramonto a Oriente” (cfr. Rossi, M: “Il tramonto a oriente” Ed Libro/mania. Milano 2017).
Michela Rossi vive a Carrara e lavora come avvocato presso una Asl, ma scrive con successo. Il suo “Un bacio al giorno” ha vinto nel 2011 il Premio Letterario La Bussola. Nel 2015 il racconto “Il bucato” è stato tra i vincitori del Premio Racconti nella Rete, pubblicato da Nottetempo. Nel 2017 ha partecipato, nel gruppo Scriviperbene, alla scrittura del libro collettivo “La giusta luce” che tratta di una storia di violenza domestica raccontata a più voci. E’ anche autrice della favola “Il pianeta giocoso” illustrata dal pittore Andrea Perugi.
Questo suo ultimo romanzo è ambientato tra Carrara e l’isola di Samal, nelle Filippine, e narra di una indagine, di una ricerca che scatta con il suicidio del padre di Alice, Giulio.
Cosa ha spinto Giulio a quel gesto estremo? Perché lo ha fatto? Nella sua vita c’erano segreti? Erano segreti indicibili? Perché Giulio amava così tanto le Filippine da comprarvi una casa e da passarvi tanto tempo? Questo si domanda Alice. In lei c’è una urgenza del comprendere. Anche perché i suoi rapporti con il padre non sono mai stati facili. Anche perché le zone d’ombra, dopo il suicidio di Giulio, cominciano ad assillarla. Già dai primi momenti seguenti al suicidio, Alice sa che dovrà indagare, che dovrà addentrarsi nelle zone più oscure del mondo del padre. E sa che questo addentrarsi comporta dei rischi, ma sa che la ricerca che dovrà intraprendere è un atto etico. Non a caso a esergo del primo capitolo vi è una riflessione del filosofo Aldo Gargani che sottolinea come le materie di rischio, perdita, caduta siano quelle che producono la maggior tensione etica, il maggior impegno etico. Il rapporto di Alice con il padre è stato, spesso, conflittuale, Alice si è, sovente, sentita tagliata fuori dalle decisioni familiari e ha chiaramente percepito che c’erano segreti proprio in quel suo essere tagliata fuori. La ricerca del senso del suicidio del padre diventa un modo per conoscerlo meglio e pacificarsi con lui. Conoscerlo meglio e pacificarsi è necessario per l’elaborazione del lutto. Senza una ulteriore conoscenza e una pacificazione potrebbero esserci conseguenze negative nella vita psichica di Alice. Che vuole la verità e che è consapevole che la strada per arrivarci è costellata di insidie. Ripercorrere la vita del padre è un urgenza che non può essere differita. E non è un caso che, ad un certo punto, Teo, uno dei protagonisti del romanzo, compagno di avventure, amico, ma anche qualcosa di molto di più, di Alice le chieda: “… non ti sembra il caso di fare pace con la sua memoria?” (pag.165). E’ sempre Teo che usa l’espressione “affrontare i mostri” quando mette in guardia Alice sul viaggio che dovranno intraprendere: “Non sarà un viaggio di piacere, dovrai affrontare dei mostri” (pag. 41). E Alice e Teo questi mostri li affrontano viaggiando insieme e insieme soggiornando nelle Filippine. Nell’isola di Samal dove il padre di Alice aveva la casa.Più continuiamo nella lettura più penetriamo nelle zone d’ombra. Il romanzo è un memoir dove ci sono aspetti autobiografici di Michela Rossi. Ma non si tratta solo di un memoir. La narrazione si pone oltre l’autobiografia ed è organizzata come un noir. Mentre ci addentriamo nelle zone oscure del segreto sfilano davanti a noi tanti personaggi descritti a tutto tondo: sono gli amici e presunti amici del padre, l’enigmatico Egidio, Karl e la moglie Lily, Marjan e il figlio Maloy, Gustav e Paolo. La scrittura è asciutta, senza fronzoli, ma con un forte impatto emotivo che è quello che ci permette di provare empatia e identificarci con Alice. Quell’Alice che vediamo girovagare intorno alla casa, ma che trova delle barriere proprio in coloro che si definiscono amici di Giulio. Questi presunti amici del padre hanno delle resistenze a mostragli la casa. Perché queste resistenze? Intorno ad esse Michela Rossi è abile a creare suspense. Possiamo fare mille supposizioni sui motivi per i quali questi conoscenti cercano di opporsi alla visita e il lettore vorrebbe sciogliere l’enigma di quella casa proibita alla vista e alle visite. Alice afferma: “Io volevo entrare, annusarne l’odore, cercarvi frammenti della sua vita”(pag. 59). Ancora una volta l’ inconscio di Alice sta un passo avanti a lei. Sono gli angoli della casa, i suoi pertugi, il gioco di luci ed ombre delle stanze che ci portano a cogliere frammenti di vita, scoprire segreti; è la casa vissuta, per usare un termine utilizzato da alcuni psicologi sociali e psicoanalisti, che ci conduce al centro del dilemma e fa dire ad Alice in uno dei più importanti insight del romanzo: “Ho sempre pensato che le case, a loro modo parlino. Per questo amo gli immobili antichi, quelli nei quali è possibile ascoltare gli echi delle vite di chi li ha abitati. Certo, è un linguaggio particolare: si svela solo a chi è in grado di mettersi in ascolto con convinzione e pazienza, servono tempo e silenzio per perlustrare ogni anfratto, scrutare intonaci e fessure dei pavimenti, angoli bui e soffitti, battiscopa e persiane, soffitte e cantine. Chissà quanto avrei da imparare da quella casa, se solo avessi potuto soggiornarvi da sola e senza fretta! (pag. 92). E allora viene in mente quello straordinario libro di Gaston Bachelard che è “La poetica dello spazio” (cfr. Bachelard, G: “La poetica dello spazio” Dedalo. Bari.2006) in cui il filosofo e psicoanalista francese da vita ad una poetica fenomenologia della casa vissuta, degli angoli, delle soffitte, delle cantine. E allora viene in mente il bel libro di Giovanna Giordano “La casa vissuta” (cfr. Giordano, G; “La casa vissuta. Percorsi e dinamiche dell’abitare” Giuffrè. Milano. 1997), un saggio innovativo che affronta i percorsi e le dinamiche psicologiche dell’abitare. O, ancora, viene in mente il libro di Maurizia Lenzi, Luisa Pavia, Elisabetta Valenti “La casa e il divenire di sé. Immagini e narrazioni terapeutiche” (cfr. Lenzi, M; Pavia, L; Valenti, E; “La casa e il divenire di sé”. Franco Angeli. Milano 2013) dove lo spazio vissuto della casa viene messo in correlazione con lo sviluppo dell’io e del sé e dove la casa “parla” il sé e l’io di chi la abita.
Pare che Alice sappia tutto questo, una specie di conoscenza relazionale e ambientale implicita e che sia tutto questo a suggerirle come continuare la sua indagine. Una indagine con molti colpi di scena. Lascio al lettore scoprirli. Come lascio al lettore scoprire come va a finire la storia d’amore che percorre le pagine del libro. Perché il romanzo è anche una storia d’amore.“Tramonto a Oriente” è una lezione di etica. Questa lezione ci dice che non bisogna arrendersi davanti alle difficoltà e che ci sono momenti in cui è necessario assumersi il rischio di esplorare l’ignoto, sciogliere i nodi affettivi e abitare i chiaroscuri. Questa lezione ci dice che non occorre negare la paura o l’angoscia, ma affrontarle. E’ nell’affrontarle che ci si trova davanti alla possibilità di ricostruire vite che, altrimenti, resterebbero dimezzate. E’ nell’affrontarle che si ha la possibilità di dare la voce più autentica a chi non c’è più. Sapendo che questo è il modo migliore per rendergli giustizia.

Nel mio Zaino questa settimana:

"Non ti faccio niente" di Paola Barbato, edito da Piemme.
“Non ti faccio niente” di Paola Barbato, edito da Piemme.
"Bilico" di Paola Barbato, edito da Rizzoli.
“Bilico” di Paola Barbato, edito da Rizzoli.
"Mani nude" di Paola Barbato edito da Rizzoli.
“Mani nude” di Paola Barbato edito da Rizzoli.
"Il filo rosso" di Paola Barbato edito da Rizzoli.
“Il filo rosso” di Paola Barbato edito da Rizzoli.
"Etica dell'acquario" di Ilaria Gaspari, Edizioni Voland.
“Etica dell’acquario” di Ilaria Gaspari, Edizioni Voland.
“Sposerò Manuel Agnelli” di Elisa Genghini, ,Edizioni Pendragon.
“Sposerò Manuel Agnelli” di Elisa Genghini, ,Edizioni Pendragon.
“Fuorimoda” di Elisa Genghini,Still Fizzy Records.
“Fuorimoda” di Elisa Genghini,Still Fizzy Records.
“Il tramonto a oriente” di Michela Rossi, Ed Libro/mania.
“Il tramonto a oriente” di Michela Rossi, Ed Libro/mania.
"Il Cencio Nero" di Claudio Bocchi, Edizioni Pendragon.
“Il Cencio Nero” di Claudio Bocchi, Edizioni Pendragon.

 

 

 

 

 

 

"Le otto montagne" di Paolo Cognetti, Einaudi.
“Le otto montagne” di Paolo Cognetti, Einaudi.
Nello Zaino di Antonello: La forza della scrittura al Femminile