di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

I libri sono uguali in tutte le librerie, quello che cambia è il libraio!

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Il giorno dopo la vittoria elettorale di Federico Pizzarotti a Sindaco di Parma ho preso carta e penna e ho scritto una lettera aperta in cui chiedevo più attenzione da parte delle istituzioni locali verso le piccole realtà indipendenti. Le piccole realtà indipendenti dentro cui si produce Cultura e che necessitano di essere riconosciute in maniera concreta come luoghi che hanno un valore sociale, essendo veri presìdi insostituibili del pluralismo culturale. Ho provato, senza riuscirci, a strappargli la promessa di impedire che nei cinque anni del suo mandato nessuna libreria indipendente venga chiusa, riconoscendo, già in un certo qual modo, il ruolo sociale di una libreria. Sarebbe un grande gesto riconoscere le fatiche e la dedizione di chi, con grandi sforzi, cerca di attrarre al gusto della lettura anche quel pubblico di non lettori, allergici all’oggetto libro. Un libraio per sopravvivere, nella sua resistenza appassionata a continuare nella sua missione, deve purtroppo avere a che fare anche con i conti che spesso non tornano e per questo bisogna che le istituzioni vadono incontro ai librai. 19668303_10214073117810632_378494288_nUn libraio serio e indipendente si sforza di far diventare la sua libreria un polo di riferimento per un pubblico in cerca di qualità. Ma per poter imprimere l’anima al luogo in cui lavora, un libraio deve stare tranquillo ed essere sereno, e per essere sereno occorre anche un sostegno politico. Perché chi fa questo lavoro ha l’ambizione di non essere solo un commerciante, ma di offrire un servizio a una comunità. Il fatto di essere una libreria abbastanza integralista e specializzata, in un’epoca di mercato frammentato in nicchie, ci ha premiato e ci ha fatto attraversare indenni i momenti difficilissimi, dopo tre anni. Ma adesso serve un segnale forte. In questi anni, ho spiegato nella lettera al Sindaco di Parma, abbiamo stretto la cinghia ma pure accettato sfide incredibili e messo in gioco tutta la nostra creatività per ribadire la passione per questo mestiere delicato. La nostra proposta culturale di letture alternative e indipendenti l’abbiamo sostenuta all’interno della nostra libreria ma pure in Rete, sui giornali, nelle scuole. La sfida era ed è di regalare Storie di Qualità ai lettori per affezionarli alla lettura.

Proprio per questa ragione ci siamo inventati ad esempio per tutto il mese di luglio “I Venerdì dei Diari “. Siamo partiti Venerdì 30 giugno con Alessandro Garigliano che ci ha illustrato il suo ultimo libro “Mia figlia, Don Chisciotte”, edito da NNE.

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I protagonisti di questo delicato libro saggio sono una Lei che ha tre anni e si emoziona ascoltando storie di cavalieri, re, regine e “principeffe” e un Lui che di anni ne ha quaranta ed è suo padre e si emoziona solo a guardarla. Lei è coraggiosa, vuole conoscere il mondo e non ha paura di niente; lui non trova un lavoro stabile e ha paura di tutto. La sua passione e il suo oggetto di studio è il Don Chisciotte: nelle trame del capolavoro più rivoluzionario di ogni tempo rilegge la propria vita, scoprendosi non cavaliere intrepido ma scudiero devoto, combattuto tra l’adorazione e il buon senso, tra la sublime incoscienza della sua bambina e l’impulso di proteggerla. 19691361_10214073118650653_1349095360_nAlessandro Garigliano ci consegna un romanzo intenso e avvincente che è una dichiarazione d’amore per la letteratura, per la vertigine eversiva, illimitata e imprescindibile della fantasia. Togliendo la maschera alla finzione inventa le parole del suo mondo, riannoda i fili del futuro e riesce a dare un nuovo senso all’essere padre. Sul retro delle copertine dei libri della raffinata casa editrice milanese NNE, c’è l’abitudine di scrivere a quale lettore si rivolge. Nel caso di “Mia figlia, Don Chisciotte” è scritto che
“Questo libro è per chi viaggia in moto al posto del passeggero, occhi chiusi e una guancia appoggiata alla schiena del cavaliere, per chi si ostina a cercare uno zoo dalla porta rosa e per chi, come Clark Kent, è riuscito a camuffare la propria identità dietro un paio di occhiali da nerd”.

Alessandro Garigliano nel 2013 aveva scritto il suo primo romanzo, “Mia moglie e io”, edito da LiberAria edizioni e che era stato segnalato al Premio Calvino. Anche questo romanzo è presente tra gli scaffali dei Diari. Con il passo di una ballata, “Mia moglie e io” mette in scena un protagonista che fa i salti mortali affinché la mancanza di lavoro, e dunque di realizzazione personale, non lo annienti del tutto. Seguendo il ritmo di un montaggio alternato, il protagonista si inventa un mestiere e, con la moglie, mette in scena atti efferati. I due interpretano cadaveri, immaginando le loro storie, e girano cortometraggi che sperano possano dare loro, un giorno, una parossistica notorietà. A questa narrazione si unisce quella dei lavori che il protagonista svolge a tempo determinato: le esperienze da manovale, da commesso libraio e da orientatore. Lavori esercitati con sovrumano impegno e ossessiva epicità. La ballata incede con un registro umoristico: humor nero che informa e deforma. La danza si svolge tra il protagonista e la propria sconfitta, la depressione, che assume di volta in volta sembianze diverse fino a mostrare la sua vera identità ovvero quella di una donna con la quale il protagonista instaura un rapporto sensuale e perverso, di repulsione e attrazione. Il controcanto di una tale esistenziale lotta per la sopravvivenza è la dolcissima storia d’amore con la moglie del protagonista: la sua anima complementare. Speculativo lui, pragmatica lei; astrattamente furioso l’eroe, altrettanto dialogante l’amata: pur essendo precaria, insegnante di scuola media, dimostra al marito la possibilità di salvezza.

La nostra Libreria è fortemente legata alla casa editrice milanese NNE. Siamo nati quasi assieme, e insieme a loro abbiaSCX2wvOFmo fatto tante presentazioni in libreria e iniziative varie sulla lettura. Sempre con questa casa editrice raffinatissima riapriremo i battenti della nostra libreria, dopo la chiusura estiva, il 4 Settembre ospitando uno scrittore internazionale come Brian Panowich e il suo “Bull Mountain”. Parlando di cose belle che si creano in libreria, abbiamo aderito all’iniziativa #EstateABullMountain con cui la casa editrice vuole portare tutti a “Bull Mountain” e far conoscere i fratelli Burroughs, mettere il naso nella guerra familiare tra Halford e Clayton, bere whiskey di mais, scorrazzare in Harley-Davidson e seguire fino in Florida le tracce di tutte quelle misteriose armi clandestine. Il 4 settembre Panowich in persona arriverà in Italia da noi a Parma a raccontarci la sua BullMountain. Nel frattempo potevano essere i lettori a raccontare la loro, partecipando a un piccolo gioco pensato per coinvolgere librai e lettori. Noi da librai abbiamo provato a raccontare visivamente la nostra “Bull Mountain” nella vetrina della libreria e postato foto su Instagram o su fb con l’hashtag #EstateABullMountain; lo potevano fare ovviamente pure i Lettori.
Questo straordinario esordio a tinte nere e sfondo western di Brian Panowich è molto piaciuto ai lettori dei Diari.
Brian Panowich è stato per anni un musicista itinerante prima di fermarsi in Georgia, dove vive tuttora e lavora come pompiere. “Bull Mountain”, il suo romanzo d’esordio, è stato finalista nella categoria Mistery/Thriller del Los Angeles Times Book Prize 2016 accanto ad autori del calibro di Don Winslow. Il sequel del romanzo, di prossima uscita per NN, mantiene la stessa ambientazione. Ruoterà attorno alla figura di Kate, la moglie dello sceriffo.Clayton Burroughs appartiene a una famiglia di fuorilegge che, da generazioni, mantiene il controllo di Bull Mountain, trafficando whiskey di mais, marijuana e infine metanfetamina. Per lasciarsi alle spalle le sue origini, Clayton sposa la bella Kate e diventa lo sceriffo della città a valle. Ma quando l’agente federale Simon Holly minaccia di distruggere l’impero dei Burroughs, Clayton si trova a dover affrontare i ricordi, le paure, il disprezzo della famiglia e la volontà di redimere un passato di tradimenti, sangue e violenza. Con un ritmo serrato, la storia della famiglia Burroughs viene raccontata a turno da tutti i personaggi, fino all’imprevedibile epilogo.
Paragonato ai mostri sacri del crime, del southern noir e delle saghe familiari, “Bull Mountain” ha una struttura che ricorda True Detective, dialoghi che rimandano a Breaking Bad e personaggi che sembrano usciti da Fargo. E con una scrittura luminosa ci parla dell’onestà e della fedeltà alle proprie radici,e di come a volte sia doloroso ma indispensabile distruggerle per poterle onorare e proteggere.
Questo libro è per chi ama camminare in montagna per arrivare a bucare le nuvole e a vedere l’immensità del cielo, per chi decide ogni giorno di smettere di fumare e di bere, per chi indossa camicie di flanella rosse e blu, e per chi ha capito che appartenere a una terra, a una famiglia o a una persona, non vuole dire possederla ma amarla con tutto il cuore.

Altra iniziativa a cui abbiamo aderito è #RiScopriamoli.
59368893b9ba0552525136I libri sono uguali in tutte le librerie, quello che cambia è il libraio! Con questo motto la casa editrice Exòrma ha lanciato l’idea per “RiScopriamoli”, nata in occasione di un’altra iniziativa, “Librainstand”, tenutasi al Salone Internazionale del Libro di Torino. Exòrma è una casa editrice che è un vero progetto di divulgazione di alto profilo, di ergonomia grafica e tipografica, di artigianato delle suggestioni: arte, letteratura, letteratura di viaggio, saggistica, fotografia. Particolare attenzione è data alla fusione dei generi, agli aspetti antropologici, estetici, all’attualità sui temi sociali, ai temi della storia e della scienza.
“RiScopriamoli” vuole essere un modo per dare nuovamente luce a pubblicazioni di qualità che purtroppo hanno patito i ritmi frenetici delle nuove uscite. Un libraio adotta un titolo di qualche anno fa del catalogo Exòrma Edizioni e sceglie una giornata da dedicargli sul canale social della propria libreria.
Contemporaneamente, sulla pagina Exòrma, viene dedicata interamente la giornata alla libreria che ha adottato il titolo da riscoprire. Un libro del resto è nuovo fino a quando il lettore non lo ha letto!

Così io ho scelto di riscoprire “Capo Verde un luogo a parte, storie e musiche migranti di un arcipelago africano” di Marco Boccitto, e Alice ha scelto di riscoprire “Taklamakan la grande caccia al tesoro dell’archeologia” di Marc Roubaix.

Con “Capo Verde un luogo a parte” ci si inoltra nei luoghi e nelle tradizioni di Capo Verde, passando per la musica della sua gente, ci si immerge tra le sfumature di colore e le note dei ritmi coinvolgenti. Queste sono le suggestioni che scaturiscono dal lavoro di Marco Boccitto e dalla sua passione per l’arcipelago africano. Il libro è stato realizzato anche con il contributo di alcuni lettori.
Capo Verde non è verde… un arcipelago di dieci isole dove non piove mai. Isole dal cuore africano davanti a un dito di spelacchiata terra senegalese che le indicava già ai navigatori portoghesi del Cinquecento. Nel tempo, dalle isole di Capo Verde, l’emigrazione ha sparpagliato nel mondo molta più gente di quanta ne sia rimasta; e con la gente, la musica. Se non sapete cosa è la morna, o chi è Amílcar Cabral, questo libro è per voi. Ma se lo sapete, allora tanto più questo libro è per voi. Troverete la musica capoverdiana, la sua storia e i suoi colori. La voce della “diva a piedi nudi” Cesária Évora, la poesia del grande Eugénio Tavares, B.Leza, Bana e tutti gli altri. Un viaggio narrato tra ritmi e canzoni che racconta della morna, del “poeta senza tante parole”, di finaçon e coladera, della colonna sonora di Capo Verde oggi. Capo Verde è il paese di Cesária Évora più di quanto Cesária Évora non sia la voce di Capo Verde. Da quando la cantante è diventata famosa nel resto del mondo, l’arcipelago di Capo Verde, solo a pronunciarne il nome, non evoca altro che la sua voce densa e cremosa. Lei è la prova “cantante” che si può diventare una star di caratura mondiale senza smettere di incarnare un modello di grazia molto “locale”, con un’ispirazione ostinatamente radicata nelle isole e nel loro patrimonio umano.

“Taklamakan la grande caccia al tesoro dell’archeologia” di Marc Roubaix contiene una bella prefazione di Stefano Malatesta in cui viene spiegato che più spaventoso dei deserti, il Taklamakan: “la terra della morte” nasconde un grande tesoro archeologico. Ai primi del Novecento, dopo i primi ritrovamenti casuali, la febbre della scoperta cominciò a salire e si scatenò una corsa frenetica verso l’Asia centrale, nel Turfan, nel Kansu, lungo la Via della Seta. Una gara per arrivare primi e razziare di più. Fu la più grande avventurosa e temeraria “caccia al tesoro” di tutta la storia dell’archeologia, giocata da uomini leggendari: lo svedese Sven Hedin, l’anglo-ungherese Aurel Stein, il tedesco von Le Coq, il francese Paul Pelliot, il giapponese conte Otani, l’americano Langdon Warner. Dalle pagine più belle di Sir Marc Aurel Stein, pubblicate nel 1912, Marc Roubaix estrae e ricostruisce questa avventura memorabile di esplorazioni e scoperte nel deserto del Cathay, uno degli angoli più remoti e inospitali della terra. Luoghi di una storia antica che continuano a nascondere misteri e a restituire emozionanti sorprese: le “Grotte dei Mille Buddha”, i siti di Lou Lan e Dunhuang, il lago fantasma del Lop Nor, i ritrovamenti di Turfan e le incredibili mummie del Bacino del Tarim.
Il Taklamakan era il cimitero di tutte quelle fiorenti città, esistite in un’epoca remota, inghiottite da uno dei luoghi più spaventosi della terra. Il celebre esploratore Sven Hedin, che era stato fra i primi ad affrontarlo, lo considerava “il peggiore e più pericoloso deserto del mondo”: in confronto al quale, avrebbe aggiunto più tardi Aurel Stein, i deserti d’Arabia erano assolutamente “domestici”.

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Sabato 1 luglio come libreria abbiamo partecipato dentro la Biblioteca del Convento di San Giovanni Battista a Parma all’iniziativa “Le voci di chi scrive”, una serie di suggestioni di parole e musica con testi e voci di Karima Cristina Crosali, Elide La Vecchia, Paola Maccioni e Alma Saporito e con le Musiche di Mauro Casappa. Un pomeriggio intenso ed emozionale di suoni e parole e poesia. Noi dei Diari abbiamo portato tutta una selezione di Testi poetici parecchio interessanti e legati alla lettura, oltre, naturalmente, alle tre raccolte di poesia di Alma Saporito (de il suo “Il tempo dei Jukebox” ne abbiamo parlato diffusamente in uno zainetto di qualche settimana fa: QUI) e quella di Paola Maccioni dal titolo “Io come Tante”, pubblicata da Epika edizioni di Lorella Fontanelli.
19691233_10214073119410672_386647267_nNei versi di Paola Maccioni emerge una costante riflessione sulla vita, sulla morte, sull’elaborazione di un lutto, sullo scorrere del quotidiano. La bellezza dei piccoli gesti, delle piccole cose che riempiono il quotidiano, emerge con forza nei versi racchiusi in “Io, come tante”. Il modo di affrontare il lutto ed elaborarlo, non si riduce alla dimensione del fine vita ma in modo più ampio è inteso come rottura e rinascita, rilancio interiore. Cosa lega il mare e la pianura padana? E un delfino e una lepre? Un cioccolatino può riempire la solitudine? Un amore può andare e tornare, come se niente fosse? La casa, i figli, il lavoro, la stanchezza, i sogni, l’amore. La torta che cuoce e le passeggiate col cane. I pensieri sull’ieri e sul domani. Le stagioni che segnano il tempo che passa. Le meraviglie della Natura. Immagini che la mano scrive, come fossero poesia. Eppure, a ben pensarci, sono solo cose di tutti i giorni, cose comuni che si ripetono dalla notte dei tempi e che scorrono dentro come il sangue nelle vene. Paola Maccioni, nata a Cagliari, vive a Colorno e insegna italiano nel monastero benedettino di San Giovanni Evangelista a Parma. Tra i riconoscimenti ottenuti recentemente la menzione d’onore al Premio Pieve Saverio Tutino nel 201, il primo posto al XVII premio nazionale LiberEtà 2015 “Storie di vite di lavoro e d’impegno sociale col testo autobiografico “Abitare il mondo”, pubblicato nella raccolta Il mondo intasca, Liberetà, l primo posto al concorso storico letterario “Voci dell’Abbazia”, Festival Bizantino-Arabo-Normanno 2016 “Incontri di Civiltà, Crocevia di Pace e il secondo posto al concorso nazionale di pittura e poesia Rocca dei Rossi San Secondo Parmense, 2016.
«In ogni donna c’è una dea, madre di un albero della vita».

Nello zaino di questa settimana troviamo libri legati alle nostre iniziative:

"Taklamakan la grande caccia al tesoro dell'archeologia" di Marc Roubaix, Exorma Edizioni.
“Taklamakan la grande caccia al tesoro dell’archeologia” di Marc Roubaix, Exorma Edizioni.ve:
"Mia figlia, Don Chisciotte" di Alessandro Garigliano, NNE
“Mia figlia, Don Chisciotte” di Alessandro Garigliano, NNE
"Mia moglie e io" di Alessandro Garigliano, edito da LiberAria edizioni.
“Mia moglie e io” di Alessandro Garigliano, edito da LiberAria edizioni.
"Bull Mountain" di Brian Panowich, NNE
“Bull Mountain” di Brian Panowich, NNE
“Capo Verde un luogo a parte, storie e musiche migranti di un arcipelago africano" di Marco Boccitto, Exòrma edizioni "Taklamakan la grande caccia al tesoro dell'archeologia" di Marc Roubaix, Exorma Edizioni.
“Capo Verde un luogo a parte, storie e musiche migranti di un arcipelago africano” di Marco Boccitto, Exòrma edizioni.
"Il Tempo dei jukebox" di Alma Saporito, Epika edizioni.
“Il Tempo dei jukebox” di Alma Saporito, Epika edizioni.
"Io, come tante" di Paola Maccioni, Epika Edizioni.
“Io, come tante” di Paola Maccioni, Epika Edizioni.
Nello Zaino di Antonello: libri, librerie e libraio