di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 
I DONI DELLA LETTURA

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Succede che la Letteratura e la Lettura riescano a fare dei doni preziosi. Sabato 27 maggio ai Diari abbiamo presentato l’ultimo libro di uno dei più grandi scrittori contemporanei in circolazione, Francesco Permunian. Uno che, come abbiamo potuto vedere dallo splendido documentario di Paolo Jamoletti, dal titolo “Arlecchino Notturno”, nella sua vita ha frequentato gente del calibro di Andrea Zanzotto o Maria Corti o Mario Donderi o Mario Giacomelli e tanti altri; uno scovato dal quel grande critico letterario e italianista che è Salvatore Silvano Nigro (lo stesso che ha scoperto Camilleri, tanto per intenderci), che firma la prefazione all’ultimo libro appena uscito per Il Saggiatore, “Le costellazioni del crepuscolo”. Tra mille e più chiacchiere interessanti lo scrittore mi ha chiesto di inviargli una foto del mio Igino. Io ho scelto una tra le mille immagini più belle che conservo di lui e Permunian mi ha risposto: ” II volto del tuo Igino è dolcissimo, la luce dei suoi occhi sembra “disegnata” dalla penna di Kavafis! Ed è quindi inevitabile che quella luce ti accompagni per sempre. Fino al giorno cioè in cui la luce del giorno scomparirà anche dai tuoi occhi. E a quel punto si compirà quello che gli uomini chiamano Amore: il vostro grande e tragico e indimenticabile amore.” Queste parole mi hanno toccato il cuore nel profondo e se il tutto è unito alla splendida lezione di letteratura fatta in quel pomeriggio di chiacchiere si arriva alla meraviglia. Si è parlato di Antonio Delfini e Alberto Savinio e Tommaso Landolfi, e Giorgio Manganelli e Goffredo Parise e Giovanni Comisso: DONI DELLA GRANDE LETTERATURA.
18834462_10213730388122604_1526163133_nAi Diari troverete tutti i libri pubblicati da questo scrittore dissidente del polesine noto per aver scelto di vivere appartato da certe logighe editoriali e incluso fra gli autori più rappresentativi della letteratura italiana contemporanea.

In una provincia italiana allucinata, avvelenata da sotterfugi, perversioni e odi, le Costellazioni del crepuscolo sono quelle che, nottetempo, disegnano le luci delle finestre dietro le quali si consuma la tragedia grottesca del quotidiano. Con quest’opera, che il Saggiatore propone in una nuova edizione arricchita da un’ introduzione di Salvatore Silvano Nigro, Permunian restituisce un oggetto letterario unico e senza precedenti: un j’accuse dolceamaro che ricorda tanto i peccati e i misfatti di Peyton Place, quanto le inquietanti e sanguinarie cronache nere di questi ultimi anni.

Dall’introduzione di Salvatore Silvano Nigro: «Permunian va a caccia di incubi, come altri, con il retino in mano, vanno ad acchiappare farfalle. Li intercetta ovunque, gli incubi; persino negli spazi in apparenza vuoti, tra lemma e lemma in un vocabolario, tra rigo e rigo in un libro, lì appollaiati all’ingiù come pipistrelli; oppure tra un grano e l’altro di un rosario, là dove il mormorio della preghiera può celare la disperazione della bestemmia: il mistero terribile; l’orrore empio e mostruoso che s’alza dagli abissi, pur dentro le cerimonie e i riti del sacro. Li stana. E, senza ordine alcuno, li insacca in un suo metafisico archivio del caos che ha gli andirivieni oscuri di un labirinto macchinoso e visionario costruitosi attorno a un punto cieco e segreto, indicibile».

Una amicizia con lo scrittore che viene da lontano. Nell’estate del 2015 sulla pagina facebook della nostra libreria,dopo una scoperta casuale, prendemmo a suggerire i libri di quel grande scrittore che è Francesco Permunian, uno dei pochi capaci di scrivere quello che altri non hanno avuto il coraggio di dire e di pensare in questi anni. Dopo qualche settimana ci contattò direttamente Lui sulla nostra mail per congratularsi e poterci dare il suo sostegno e consenso. Iniziò così un lungo scambio epistolare che ci ha portati fin qua. Per due librai come noi, che hanno fatto della loro libreria un avamposto culturale di indipendenza, è motivo di grande vanto e orgoglio avere l’appoggio di uno scrittore eretico che aveva scelto di vivere ai margini e non appartenere a nessuna consorteria editoriale. A distanza di qualche mese, questo orgoglio veniva fortificato dall’arrivo per posta di una delle copie numerate, per esattezza la n. 3, di un piccolo e struggente poemetto intitolato “L’attesa” e pubblicato da Kellermann con le illustrazioni di Roberto Da Re Giustiniani. Questo scegliersi tra uno scrittore estremo e provocatore, che per giunta scrive benissimo, e due librai irregolari e anarchici è stata quasi una tappa obbligata di un percorso. Naturale quindi che il 2 novembre di quell’anno, in occasione di una serie di Letture ad Alta Voce per i quarant’anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini, si scegliesse di leggere un brano tratto da “Il gabinetto del dottor Kafka”, pubblicato da Nutrimenti nel 2013, in cui si raccontava di come nel Capodanno del 1951, a Chioggia, il grande scrittore friulano venisse sbattuto in carcere per un malinteso ma anche per il suo essere omosessuale. Francesco Permunian fu il primo a complimentarsi di quella scelta e volle un filmato della nostra serata in libreria. Cosa chiedere di più di un grande scrittore, che ha scelto di vivere lontano dai salotti buoni, che nella Dedica al suo libro ci scriveva una frase semplice ma che sapeva di antico e rivoluzionario? ” Per Alice e Antonello, Librai in Parma con simpatia”.
18902983_10213730388882623_1925461842_nNe “Il gabinetto del dottor Kafka” seguendo il filo di una memoria insonne e frammentaria, Francesco Permunian raccoglie persone e fatti, reali e immaginari, che da tempo fanno parte del suo circo mentale e visionario, di quel grottesco e feroce ritrarre le vanità della provincia italiana e le beghe delle conventicole letterarie che Permunian pratica dai tempi di “Cronaca di un servo felice” e che lo colloca tra i grandi autori maledetti e appartati degli ultimi decenni.
Ne risulta uno stralunato e violento romanzo-pamphlet intessuto di storie deliranti e paradossali che s’intrecciano al ritmo di una sarabanda: bellissime fanciulle che si accoppiano con il diavolo, madri che piangono nella tomba il destino delle loro figlie, padri bigotti e incestuosi, salme in doppiopetto e baffetti neri, cessi alla turca istoriati da nobili penne, zingareschi banchetti funebri, cene trimalcioniche e suicidi ferroviari. Il tutto raccontato con una lingua spiccia e impassibile, da anatomopatologo dello stile, degna di quell’autentico cannibale letterario qual è considerato l’autore di questo libro impietoso e controcorrente.
Lo scrittore rifiutato da ben trentadue case editrici per il suo libro d’esordio, “Cronaca di un servo felice”, oggi è riconosciuto dalla critica come uno dei più bravi scrittori contemporanei in circolazione, e non si può immaginare la soddisfazione per noi di imparare che un un libro che troneggia negli scaffali dei Diari come “La casa del sollievo mentale” sia stato tradotto e pubblicato in Francia da Arbre Venguer, la stessa che pubblica Tabucchi.
È un bibliotecario del lago di Garda il protagonista di “La Casa del Sollievo Mentale”, un’opera esilarante e grottesca, divertente e blasfema, dolce e terribile, con scene autenticamente hard e noir: sesso di vecchie signore con animali, pie dame che si prostituiscono a fin di bene, balli notturni con bambole di gomma, una zia che parla con la Madonna, marchettari necrofori e ballerine alcolizzate… E poi, orribili segreti familiari nascosti tra le mura di un manicomio di provincia: la Casa del Sollievo Mentale. Storie che rotolano insieme verso un finale cupo nel buio di una soffitta abitata da un vecchio criminale nazista e dalle ombre delle sue vittime. Oltre questa sarabanda di fatti più o meno turpi, di personaggi più o meno inetti e spregevoli – medici, confessori, militari, falegnami, donne di carità – si sente scorrere in profondità per tutto il libro – come un vento sotterraneo e infernale – la nostalgia potente per un mondo perduto, per una ‘beltà’ svanita. Nostalgia usata come un’arma che apre, scalza, mette a nudo tic e manie del nostro basso impero. Una scrittura, quella di Permunian, che conosce tutti i registri del grottesco e del farsesco, riuscendo attraverso la sua vena surreale a gettare uno sguardo acuminato sulla realtà e sull’attualità svelandone gli aspetti più incredibili e corrotti. Cresciuto al disincanto di una certa cultura veneta, Comisso e Parise, l’autore felicemente ancor più si accompagna a quegli autori dell’Est europeo che hanno popolato le nostre fantasie e sogni più bizzarri: da Schulz a Gombrowicz fino al grande Gogol. Storia buffa e struggente, feroce e crudele, come a suo tempo aveva già intuito Luca Doninelli che scrisse dell’autore: “Permunian appartiene alla schiva tradizione degli scrittori crudeli per obbligo”.
18815948_10213730389922649_1640765085_nOvvio che finissero per incontrarsi una libreria indipendente, che di questo suo integralismo ha fatto un marchio di fabbrica, e un grande scrittore, che non risparmia parole contro un mondo editoriale che detesta. Le storie di Permunian, le sue ossessioni e tutti i personaggi dei suoi libri, i suoi disadattati, la sua gente bizzarra, sono diventati una parte importante della nostra piccola libreria di provincia e della nostra proposta culturale. “Si può essere provinciali e raffinati”, come dice lo stesso Permunian . E noi aggiungiamo che si può essere dinamitardi e rivoluzionari e visionari con le parole di un libro, e siamo proprio felici che le sue parole, brucianti di dolore e passione, non sono rimaste solo nei suoi libri, ma per una sera le abbiamo potute ascoltare dalla sua viva voce tra le pareti dei Diari. Che bella cosa vedere come due dei suoi titoli come “La polvere dell’infanzia” e “Dalla stiva di una nave blasfema” siano andati letteralmente a ruba tra i nostri lettori.
Ne “La polvere dell’infanzia” lo sguardo di Francesco Permunian questa volta percorre a ritroso il tempo e si concentra sul Polesine dell’infanzia. Un terra uscita stremata dalla guerra, in cui sono ancora fresche le cicatrici della lotta partigiana e dove piomberà a complicare le cose la storica alluvione del Po. Perfetta fusione tra romanzo e diario, “La polvere dell’infanzia” si distende fra memoria e artificio narrativo, attraverso lo strumento straordinariamente efficace e impietoso della parodia. Sfilano sotto gli occhi del lettore una diabolica donna in cerca di vendetta, o un vecchio filosofo ubriacone che regala perle di saggezza, o la voce commossa di Giambattista Meneghini, che ricorda e rimpiange la sua adorata Maria Callas. Ma, come si è detto, protagonista del libro è soprattutto il Polesine, che nel fantastico immaginario di Permunian assume i contorni universali del mondo intero. Insieme alle inevitabili tresche paesane e alle grottesche vicende di provincia, lo scrittore svela anche una parte sepolta di storia del dopoguerra italiano.
Ad accompagnare il racconto, una galleria di immagini dall’archivio fotografico di Duilio Avezzù.

In “Dalla stiva di una nave blasfema”, bellissino libro edito da Diabasis, l’autore di questo singolare “romanzo” famigliare ha costruito un quotidiano teatrino pubblico e privato, spesso crudele, spesso cialtronesco, i cui ambienti, un tempo fonti di vita e di tensioni ideali, si sono degradati a scene impolverate. Un teatrino popolato da una galleria di maschere grottesche e caricaturali: dai cattivi maestri di gioventù ai bravi borghesi conformisti quali sono oggi diventati; dai protagonisti di una società letteraria ipocrita e maneggiona al ritratto ormai sfigurato del paese dell’infanzia e dell’innocenza. Il tutto mentre sembrano riecheggiare le parole di Goldoni indirizzate ad Agostino Paradisi in una lettera del 28 marzo 1763: ” Questi commedianti italiani erano avvezzi a rappresentare le piu’ sconce farse del mondo”.
Un libro zibaldone di materiali narrativi da officina letteraria personale che trasfigurano in amari o irridenti sguardi sul mondo, sul tempo che l’autore vive, sulla repubblica delle lettere, un Journal stralunato che è insieme letteratura morale, diario, estensione di abbozzi narrativi.

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Dalle letture si impara tanto. Così è accaduto anche giovedì scorso quando un poeta-soldato americano di nome Brian Turner, intervistato dall’amico dei Diari Jacopo Masini con l’ausilio di un interprete d’eccezione come Seba Pezzan, ci ha tenuti inchiodati alle sedie per un paio d’ore, in un silenzio irreale in cui non volava neanche una mosca. Il libro edito da NN Editore è “La mia vita è un paese straniero”. Un crudissimo racconto di un reduce di guerra in libreria. La proporzione di 48 unità di soldati contro un solo obiettivo e il racconto dei denti strappati ai morti hanno incollato tutte le orecchie all’ascolto. Brian Turner è un veteranodell’esercito americano che ha servito per sette anni. È stato in Bosnia-Erzegovina e in Iraq, in Medio ed Estremo Oriente. Saggista e docente universitario, ha debuttato nel 2005 con la raccolta di poesie “Here, Bullet”, ottenendo riconoscimenti di critica e di pubblico. La sua seconda raccolta, “Phantom Noise”, è stata candidata al premio T.S. Eliot nel 2010.
Nel 2003 il sergente Brian Turner è a capo di un convoglio di soldati nel deserto iracheno. Dieci anni dopo, a casa, accanto alla moglie addormentata ha una visione: come un drone sulla mappa del mondo, sorvola Bosnia e Vietnam, Iraq, Europa e Cambogia. Figlio e nipote di soldati, le sue esperienze si fondono con quelle del padre e del nonno, con i giochi da bambino e le vite degli amici caduti in battaglia.
Così, tutti i conflitti si dispiegano sotto di lui in un unico, immenso, territorio di guerra e violenza.
Nel 2003 il sergente Brian Turner diventa un poeta e quando, dieci anni dopo, la visione torna nella sue notti insonni, grazie alla poesia riesce a raccontarla così da accettarne la memoria – una memoria tanto grande che l’America non basterebbe a contenerla, e che sfrega l’anima fino a scorticarla. Liberata la nostalgia, la compassione e il desiderio di verità, “La mia vita è un paese straniero” racconta in diretta le azioni, le esercitazioni, i vuoti e i rumori, la paura e il coraggio, la tragedia e la gioia dei ritorni. Riconnettendo vita e poesia, orrore e morte, riesce a dire della guerra le parole che mancano, quelle capaci di riallacciare il filo del senso a quello del silenzio. 18870901_10213730388282608_1575369132_n
Nel libro sono raccontate le azioni militari a cui ha partecipato insieme alle guerre combattutte da suo padre e suo nonno e verso cui ha sempre avuto una grande curiosità.

Una settimana ricca di impegni e di incontri questa del nostro Maggio dei libri. Si era partiti già mercoledi con Sandro Campani e il suo “Il giro del miele”, edito da Einaudi.
A dialogare con l’autore lo scrittore Guido Conti. Anche qui si era partiti parlando di grande Letteratura e dei doni che si ricavano dalla Lettura. Guido Conti ha parlato a lungo di “Casa D’altri” di Silvio D’Arzo ma anche di Malerba e Celati e Cavazzoni e Cornia e pure di Fra Salimbene .
18870800_10213730390082653_1880588447_nLa bellissima copertina con una lince ci ha introdotto nel clima del libro dove proprio questa si aggira per i boschi (è forse la lince di cui si vocifera in paese?), mentre due uomini si confrontano in un singolare duello scandito dalle tacche su una bottiglia di grappa. Sono le loro vite che scorrono in questa lunga notte: l’amore che dura e quello che si perde, gli errori dei padri, gli errori dei figli, il dolce e l’amaro, il peso specifico di ciascun essere umano. Un bicchiere dopo l’altro, parlano fino all’alba. Intanto i ciocchi di legno scoppiettano nel camino e l’alcol brucia la gola, ed è come se l’autore si sedesse accanto al lettore a raccontare. Nessuno potrà muoversi finché la storia non sarà finita.Davide è un uomo semplice che ha un lavoro semplice: consegna il miele a domicilio nel paese dell’Appennino dove è nato e cresciuto. La faccia pulita, le spalle e le mascelle larghe: ha l’aspetto di quello che le signore anziane chiamano “figliolo”, o “giovanotto”. Le ragazze l’hanno sempre snobbato, «ma tanto, lui, era innamorato della Silvia fin da quando erano piccoli». Perso il lavoro, perso il grande amore, spinto dalle circostanze della vita ha iniziato a bere, lasciando entrare in sé una violenza che non è in grado di gestire. Il vecchio Giampiero invece è stato l’aiutante del padre di Davide. Ha una mano bruciata in seguito all’incendio della falegnameria in cui lavorava, ma soprattutto ha una moglie amata: l’Ida. Non sono riusciti ad avere figli. Ha visto crescere Davide, e lo accoglie ora, a tarda notte, quando viene a bussare alla sua porta. “Il giro del miele” è un romanzo appassionante e caldo, ricco di personaggi indimenticabili, gestito con la maestria dei grandi narratori.

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Guido Conti per le atmosfere de “Il Giro del miele” ha fatto un chiaro riferimento a quello che fu considerato da Montale il racconto perfetto, “Casa D’altri”, appunto, che ai Diari è presente nella splendida edizione di Diabasis contenente le tre diverse stesure. Un libro di culto: uno dei più bei racconti del secondo Novecento. Un’interrogazione essenziale sulla vita e la morte. Questa edizione di “Casa d’altri” offre ai lettori una singolare avventura narrativa , alla scoperta di una nuova immagine di Silvio D’Arzo . Attraverso un’articolata introduzione, che si sofferma in primo luogo sul tormentato rapporto dello scrittore con la propria immagine di “provinciale”, il libro si impegna ad aprire un inedito scorcio sulla passione dimostrata da D’Arzo verso alcuni modelli letterari europei, per poi gettare nuova luce sulla sua diversificata produzione, in poesia e in prosa. I lettori vengono invitati a confrontare le tre diverse versioni di quello stesso racconto: a partire dalla redazione più ampia di “Casa d’altri”, ricavata da un manoscritto autografo (Casa d’altri. Il libro , Diabasis 2002) passando attraverso una versione di lunghezza intermedia (pubblicata nel1952 sulla rivista «Botteghe oscure» ), fino alla stesura più stringata, in soli cinque capitoli, apparsa nel 1948 sull’«Illustrazione italiana». Ognuno dei testi sprigiona sul pubblico effetti sempre diversi, come un congegno dalla precisione sofisticata e imprevedibile. In gioventú, lo chiamavano Doctor Ironicus per la sua intelligenza sottile; ormai sessantenne, il protagonista di “Casa d’altri” non è che un «prete da sagre», confinato in un paesino della provincia emiliana dove non succede mai niente e dove «appaiono strane anche le cose più ovvie». Zelinda, però, una vecchia che passa le sue giornate a lavare i panni al fiume, senza avere alcun contatto con la gente, così ovvia non è; e non è ovvio neppure il tentativo di comunicazione che cerca d’instaurare con il prete, interrogandolo vagamente sulla legittimità di derogare a una «regola» della Chiesa cattolica. Quale sia questa regola, lo si scoprirà soltanto alla fine: quando il Doctor Ironicus, «così goffamente da provare vergogna di tutte le parole del mondo», non saprà dare alla vecchia che una risposta convenzionale e inadeguata. Intanto il lettore si trova coinvolto in una vicenda dal ritmo sempre più serrato, in un intreccio di tensioni e conflitti, in una lingua densa insieme di concretezza e di lirismo.
Nello Zaino di questa settimana:

"Costellazioni del crepuscolo" di Francesco Permunian, Il Saggiatore.
“Costellazioni del crepuscolo” di Francesco Permunian, Il Saggiatore.
"L'Attesa" di Francesco Permunian, Kellermann
“L’Attesa” di Francesco Permunian, Kellermann
"Il gabinetto del dottor Kafka" di Francesco Permunian, Nutrimenti.
“Il gabinetto del dottor Kafka” di Francesco Permunian, Nutrimenti.
"La casa del sollievo mentale " di Francesco Permunian, Nutrimenti.
“La casa del sollievo mentale ” di Francesco Permunian, Nutrimenti.
"La polvere dell'infanzia "di Francesco Permunian, Nutrimenti.
“La polvere dell’infanzia “di Francesco Permunian, Nutrimenti.
"Dalla stiva di una nave blasfema" di Francesco Permunian, Diabasis edizioni.
“Dalla stiva di una nave blasfema” di Francesco Permunian, Diabasis edizioni.
"La mia vita è un paese straniero" di Brian Turner, NNE.
“La mia vita è un paese straniero” di Brian Turner, NNE.
"Il giro del miele" di Sandro Campani, Einaudi edizioni.
“Il giro del miele” di Sandro Campani, Einaudi edizioni.
"Casa d'altri" di Silvio D'Arzo, Diabasis edizioni
“Casa d’altri” di Silvio D’Arzo, Diabasis edizioni

 

Nello Zaino di Antonello: I doni della Lettura