fonte: http://digital.bnint.com/digital-portfolio/209-drawn/102-white_books
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Fabrizia Gagliardi

Il mondo urla dietro la porta

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BIANCO

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Tra le storie dell’editoria che preferisco c’è quella di Salinger. Dopo che la prima edizione de Il giovane Holden era uscita con la copertina che raffigurava il cavallino di una giostra, rosso vivo, lo scrittore chiese che le opere successive avessero copertine con solo il suo nome e il titolo: chi li comprava lo avrebbe fatto per il contenuto. Salinger è forse la realizzazione più interessante dell’autore letterario: criptico e assolutamente insondabile nella vita reale, così espressivo e vivo nella lingua scritta. Anche lui voleva applicare su di sé la massima dei suoi libri: sono le storie a parlare e non l’autore.

Mi piace accomunare il contenuto delle storie di Salinger al candore delle copertine. Iniziando dal Giovane Holden, un adolescente le cui avventure hanno molteplici livelli di lettura, non ancora scoperti. C’è Holden adolescente, un fascio di domande e un insieme di risposte scontate che non vuole ascoltare. Come quando sente di dover provare qualcosa nel momento in cui sta abbandonando la scuola, o il dispiacere del finale scontato degli incontri tra i ragazzi e le ragazze della sua età. C’è anche un Holden taciturno che si intravede proprio negli spazi bianchi: l’essere affezionato al fratellino morto e il voler proteggere la sorellina Phoebe.

Il bianco di Salinger resta costante come nello spettro della guerra in Un giorno ideale per i pescibanana (contenuto in Nove racconti) e nei racconti dei suoi inizi ne I giovani. Proprio nell’omonimo racconto compare Edna, adolescente alla ricerca di attenzioni da donna, troppo immatura per capire di rallentare i tempi. E tutto il racconto è un susseguirsi di pensieri celati, nascosti a forza da verità che sarebbero troppo dure da accettare.

 

NERO

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Il nero è invece il colore che associo all’orrore. Più che nero direi buio perché lascia la piattezza bidimensionale e diventa uno spazio dai confini indefiniti. Me li ha mostrati E. A. Poe negli spazi claustrofobici del Barile di Amontillado o del Cuore rivelatore, due racconti che, nel finale, riassumono un aspetto particolare della narrativa horror: l’essere imprevedibili come l’irrazionalità umana. Ma Poe voleva dire anche apertura a nuovi generi se penso al giallo de I delitti della Rue Morgue o de Lo scarabeo d’oro, raccolti in Tutti i racconti fantastici e del terrore e Gordon Pym.

Tra i miei preferiti non ci sono solo le basi dell’horror ma anche un nuovo tipo, più weird, come Thomas Ligotti e il suo Teatro grottesco. La copertina non è nera, ma al suo interno l’oscurità pervade una serie di racconti composti da piccoli dettagli collegati tra loro. Un ricordo lo porta a Lovecraft e ad atmosfere stranianti i cui orrori trovano poche spiegazioni razionali e incontrano spesso misteri inspiegabili. Uno degli esempi ideali è Il richiamo di Cthulhu.

 

GRIGIO

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Il grigio invece è per i racconti che non appartengono a un genere particolare ma hanno lo stesso sapore indefinito di una narrazione a metà tra l’includere un’intera storia e il comprendere solo l’essenziale. Tra le ultime scoperte c’è Lauren Groff con Delicati uccelli commestibili una serie di bozzetti di donne indimenticabili, tutti giocati sulla metamorfosi temporale che si realizza in poche pagine.

Altrettanto indimenticabili sono Tutti i racconti di Flannery O’Connor, lei che è una delle custodi del southern gothic. All’ambiente sconfinato delle campagne del Sud si uniscono le vicende di chi esaspera l’umiltà fino al peccato. I racconti della O’Connor tracciano una linea sottile tra la razionalità troppo ottusa e un misticismo dell’interiorità, tanto misterioso che diventa insondabile, se non per piccole epifanie nel finale.  

 

 

 

I tre colori di “Il mondo urla dietro la porta”