di Antonello Saiz

Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”
Libraio a Parma con Alice Pisu di “Libreria Diari di bordo”

 

 

 

 

 

 

 

 

Cronache da una libreria: Palla avvelenata

15139355_10211749522962213_2043732557_nSabato 19 novembre in libreria abbiamo fatto uno strano viaggio nel mondo del calcio con la presentazione del libro scritto da Giacomo Giubilini ed edito da Minimum Fax “91° minuto- storie, manie e nostalgie nella costruzione dell’immaginario calcistico”. A fare da padrone di casa ospitale alla serata un amico storico dei Diari: l’attore di origini napoletane Raffaele Rinaldi, allievo del grande Eduardo e appassionato di calcio … e del Napoli. E’ stato molto bello parlare di calcio e palle avvelenate per oltre un’ora e mezza, con una sala piena di gente che rideva incuriosita.15174531_10211749522882211_1074022168_n

 

Giacomo Giubilini, consulente editoriale in Rai, ha pubblicato questo libro interessante sullo sport più parlato e guardato in Italia e scritto proprio con la passionalità che anima molti sportivi, ma, allo stesso tempo, con una precisa conoscenza dei temi trattati. Un libro sul calcio e sui suoi protagonisti ma anche un’inchiesta per fare chiarezza su cosa muove realmente quella palla, spesso avvelenata, che carambola tra i piedi dei calciatori. Una seria inchiesta su come funziona una industria che fattura miliardi. Con un approccio nuovo si arriva a ragionare su quel mondo spettacolare in cui si fabbricano miti romantici ma soprattutto si costruisce anche consenso. Uno sguardo lucido su un mondo a parte allargando, però, la visuale anche fuori del campo da gioco, svelando aneddoti e segreti. Un libro­ che è un vero e proprio viaggio nel mondo calcistico e che conduce il lettore a spasso per i campi di pallone, seguendo rotte non consuete. Campi da gioco dove si incrociano, si scontrano e si mescolano i mondi diversi degli affari, della politica, dello sport e della televisione. Dalle icone romantiche dei primi campioni da figurine Panini a quelle ipermoderne come David Beckham, che apre le Olimpiadi di Londra del 2012, da Berlusconi a Gaucci, da Drive In al Milan di Sacchi, da Boniperti a Cragnotti, dal Gheddafi perugino a Garrincha.

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Si è parlato in libreria di piedi blasonati e sfruttamento del prodotto calcio, si è parlato di dribbling e di brand (e pensiamo sempre a Beckham che da calciatore diventa vetrina commerciale e Giubilini ci ha spiegato perfettamente come si inventa il “marchio” Beckham, icona di consumo ed etichetta per infiniti target). Il libro 91° minuto è soprattutto un saggio di facile accesso attraverso cui Giubilini, senza banalità, entra in un terreno poco praticato per svelarci l’essenza del mondo del pallone contemporaneo. Il calcio, purtroppo, da noi in Italia non è mai stato argomento degno di letteratura. Da pagina 88 e per molte pagine nel libro di Giacomo Giubilini viene ripercorsa magnificamente la vita di uno dei giocatori più amati in Brasile, il palleggiatore migliore di tutti i tempi, Garrincha. Dopo Eduardo Galeano niente di migliore era stato scritto su questo campione, eroe tragico che conobbe la fama, la vittoria, il successo e un declino turbolento.

galeano-blanco-y-negroA proposito, invece, dello scrittore uruguayano Eduardo Galeano, appassionato e tifoso di calcio, va ricordato un libro capolavoro del 1997 “Splendori e miserie del gioco del calcio” con cui ci guida nel mondo magico del football. Dai Mondiali del 1930 a Maradona e Ronaldo: la storia del pallone come fabbrica di miti e industria del consenso politico con un’analisi della storia di questo sport. Galeano lo paragona a una recita teatrale e a una guerra; critica il patto scellerato con le multinazionali e attacca gli intellettuali di sinistra che rifiutano, per ragioni ideologiche, il gioco e il suo fascino nei confronti delle masse. Con una critica feroce alla retorica di certi dittatori che con la complicità di un Mundial, hanno voluto mostrare il finto benessere di un paese, Galeano racconta ad esempio la Coppa del mondo in Argentina nel 1978, nel tempo crudele di Videla, dei desaparecidos, delle mamme di piazza di Maggio:

Parteciparono dieci paesi europei, quattro americani, Iran e Tunisia. Il Papa inviò la sua benedizione. Al suono di una marcia militare, il generale Videla decorò Havelange durante la cerimonia di inaugurazione nello stadio Monumental di Buenos Aires. A pochi passi da lì era in pieno funzionamento la Auschwitz argentina, il centro di tortura e di sterminio della Scuola di meccanica dell’esercito. E alcuni chilometri più in là, gli aerei lanciavano i prigionieri vivi in fondo al mare.

osvaldo_soriano_200x0In Sudamerica, continente dalle laceranti contraddizioni, spesso il football diventa emblema di una nazione e sono tanti gli scrittori che hanno utilizzato il pallone per raccontarne i disagi e i malesseri della società. Pensiamo allo scrittore argentino Osvaldo Soriano, autore di “Pensare con i piedi”. Trent’anni di storia argentina vissuta attraverso l’incontenibile passione calcistica dell’autore, già giocatore di buon livello in Patagonia. Campioni del calcio utilizzati per criticare e fustigare l’Argentina del potere militare. Nella prima parte del libro, l’autore rivive i tempi felici ed eroici del suo passato di centravanti e racconta di lui ragazzino di dieci anni:

Quando ero adolescente, l’unica cosa che mi interessava era giocare a calcio. Nessuno mi disse mai che avrei potuto essere un buon giocatore, ma i miei compagni di squadra confidavano nella mia indole di goleador.

E poi l’impossibile partita con gli inglesi delle Falkland o quella ben piú leggendaria tra socialisti e comunisti nella Terra del Fuoco. Nella seconda parte l’epoca peronista vista attraverso gli occhi di un bambino all’ombra dell’orgogliosa figura paterna, antiperonista ed eterno perdente. Nell’ultima sezione del volume Soriano recupera storie e personaggi del passato e propone ancora una partita di calcio: quella del «mondiale» fantasma del 1942 tra tecnici nazisti, operai italiani antifascisti e indios mapuches. Mondi e voci diversi legati insieme dalla forza della memoria «che ingigantisce ogni cosa» e dalla straordinaria scrittura di Soriano: caustica, nostalgica, ricca d’ironia.

Autori di prima grandezza come Galeano o Soriano che hanno saputo presentare il calcio per quello che veramente è, ossia una forma d’arte popolare, sono citati in un libro di Manuel Vázquez Montalbán. Il titolo del libro è “Calcio – una religione alla ricerca del suo dio”. Scritto in occasione dei Campionati Mondiali di Francia,tra un’osservazione tecnica sul campionato spagnolo e uno sberleffo agli odiati dirigenti,lo scrittore fornisce una preziosa documentazione sul rapporto tra calcio e letteratura. montalban

libro_di_anthony_cartwright_e_gian_luca_favetto_10Intorno alle palle avvelenate ed a eventi calcistici trasformati in tragedia non possiamo non citare a riguardo un libro pubblicato dalla casa editrice 66thand2nd che rievoca la dolorosa strage che il 29 maggio del 1985, nello stadio Heysel di Bruxelles, lascia sul campo 39 vittime dopo che la Juventus aveva battuto il Liverpool 1-0, con un rigore di Platini, e conquistando finalmente la coppa Campioni. Il libro è “Il giorno perduto” scritto a quattro mani da Anthony Cartwright e Gian Luca Favetto. Protagonisti sono quattro amici di un paesino delle valli piemontesi, con in testa Mich, studente al Politecnico di Torino, che montano su una Renault 4 per raggiungere in Belgio un loro amico, riserva nella Juve, e inseguire un sogno: la Coppa campioni. È il viaggio di una vita, da assaporare oltre le Alpi, attraversando la Francia fino a Bruxelles, teatro della grande sfida sul campo da calcio. Oltremanica, sulle sponde del Mersey, vive un loro coetaneo, Christy, ragazzo solitario e denominato Monk. La sua vita tutto un abbandono: la fuga della madre, la malattia del padre, la vana speranza di un lavoro dentro un paese in declino ai tempi della Thatcher. La capitale belga è anche la sua meta e vuole andarci da solo, per dimostrare qualcosa a sé stesso, esorcizzare le proprie paure, in cui si riflettono quelle di un paese strangolato dalla politica della Lady di Ferro. Divisi dalla fede calcistica, i tanti protagonisti di questo romanzo si incontreranno tutti, sfiorandosi senza saperlo, nel grande catino della Grand Place di Bruxelles, in un giorno che cambierà per sempre il loro futuro. In questo romanzo scritto a montaggio alternato, Anthony Cartwright e Gian Luca Favetto raccontano magnificamente il loro Heysel, la storia di un giorno perduto, sospeso nel tempo e nella memoria.

download-1Sempre per la casa editrice 66thand2nd, da pochi mesi, è stata pubblicata un’antologia a cura dello scrittore congolese Alain Mabanckou, “La felicità degli uomini semplici”.
Quindici racconti sul calcio firmati da altrettanti autori africani: da Boualem Sansal a Noo Saro-Wiwa, da Mike Nicol a Abdourahman A. Waberi, da Helon Habila a Lucy Mushita, da Florent Couao-Zotti a In Koli Jean Bofane, oltre, naturalmente, a Alain Mabanckou, curatore di questo nuovo progetto in occasione degli Europei 2016. Il calcio come spazio dell’immaginario, come collante sociale, come fuga dal reale o come specchio di tensioni politiche. Una palla dentro campi polverosi, diventa lo strumento per conoscere le contraddizioni, i sogni, le speranze e le tensioni etniche di un intero continente. Tra fattucchiere e malefici, sicari maldestri e calciatori falliti, saltando dai ghetti sudafricani alle baraccopoli di Lagos, senza dimenticare i salottini degli immigrati «londinesi» di seconda generazione, prende forma a poco a poco un quadro complesso della letteratura e della società africana all’alba del Ventunesimo secolo.

desmond_morrisNon possiamo a questo punto non citare il libro di Desmond Morris,”La tribù del calcio” per la sua profonda riflessione sul mondo del calcio, i suoi protagonisti moderni, il suo futuro. Apparso oltre trent’anni fa questo saggio scritto da uno zoologo ed etologo inglese ­è stato di recente ripubblicato, riveduto e corretto. Il calcio viene studiato come una derivazione moderna e meno cruenta delle guerre, tra popolazioni e tribù diverse, con la partita vista come una lotta tra un gruppo che vuole difendere i propri confini e quello che invece è spinto dal desiderio di sfondarli, questi confini, di annetterli a sé. I canti di guerra e i cori delle curve, le superstizioni dei guerrieri e quelle dei presidenti,il paragone tra i guaritori delle tribù e l’apparato medico sempre più sofisticato nelle società di calcio. Oltre i confini del campo, tifosi, giocatori, presidenti, allenatori, tutti sono parte di una macchina complessa che rappresenta le tante sfaccettature della nostra vita.

imagesEsiste un apprezzatissimo saggio dal titolo “Storia di Umberto Saba”, edito da Camunia (1989) e scritto dallo scrittore triestino Stelio Mattioni. Un libro di grande valore documentale per le numerose e intereressanti testimonianze di prima mano raccolte da Mattioni e fornite dai molti amici e familiari, ancora in vita, legati al poeta. Da questo saggio si apprende come aderenti al tema calcistico sono ben cinque poesie di Umberto Saba proprio sul gioco del calcio. Saba si avvicina al calcio casualmente, entra la prima volta allo stadio solo per accompagnarvi la figlia desiderosa di vedere la squadra di casa, la Triestina. Fino a quel momento il poeta non aveva mai dato molto peso al calcio, anzi tutti quei tifosi che deliravano o si disperavano seguendo le evoluzioni di una sfera di cuoio lo irritavano; non riusciva a capirne il senso; ma da quel giorno per lui tutto cambiò, dentro quello stadio Saba si sentì perduto, avvolto dal calore della folla. Quel primo incontro col calcio è narrato in “Squadra paesana” a cui seguirono “Tre momenti”, “Tredicesima partita” “Fanciulli allo stadio” e infine “Goal”, probabilmente la più famosa fra le poesie di Saba a soggetto calcistico.

bb4a09998eb6e6bf179d536b3a5804f2_w240_h_mw_mh_cs_cx_cyAbbiamo parlato di libri sul calcio e spesso di una palla avvelenata. “Palla Avvelenata” è anche il titolo di un libro che con il calcio c’entra poco ma che ci restituisce buone motivazioni per parlare di uno scrittore ingiustamente dimenticato, proprio Stelio Mattioni. Protagonista del libro è una contrada intera, dominata da una piccola orda di ragazzi, che esplorano testardamente il loro territorio periferico, almanaccando sugli animali, il sesso e le stranezze del mondo. Intorno a loro, schegge dell’esistenza degli adulti si scontrano e si allontanano disordinatamente, finché la formicolante scena collettiva si condensa, per forza d’istinto, intorno a un nuovo centro: un essere silenzioso, che ha mostruose e soggioganti caratteristiche sessuali, venerato come proprio nume dall’orda dei ragazzi. Su questo personaggio di ambigua potenza, straniero nella piccola società della contrada, si scatenano, come su un capro espiatorio, tutte le tensioni occultate. Come si vede, è lo schema stesso della tragedia, che qui Mattioni ha abilmente camuffato in grottesco: con ironica sobrietà ci viene mostrato come una sorta di carica sessuale collettiva, presenza sottocutanea di tutta la storia, finisca per sfociare nella ferocia e in un’improvvisa furia distruttiva, ilare e macabra.

I DIMENTICATI: Stelio Mattioni. Per quanto la città di Trieste abbia dedicato allo scrittore addirittura una biblioteca, diventa complicato trovare nelle librerie qualche suo titolo. Morto nel 1997, lo scrittore triestino Stelio Mattioni è stato uno degli scrittori più rappresentativi del XX secolo, inspiegabilmente non ricordato. Un autore dimenticato e mal compreso colpisce ancora di più se si considera che il suo esordio avvenne nel 1968 all’Einaudi e i successivi romanzi pubblicati per Adelphi.
“Misterioso sul serio. Senza nessuna compiacenza fumistica” scriveva di lui Calvino a Vittorini.
Stelio Mattioni non è stato soltanto un apprezzato scrittore, ma anche impiegato e dirigente d’azienda, sceneggiatore e giornalista, piccolo imprenditore nel dopoguerra e prima ancora soldato, costretto a qualche anno di prigionia in Africa. Esordisce pubblicando con l’editore Schwarz di Milano una raccolta di liriche, “La città perduta”, e inizia a frequentare il mondo letterario della sua città, all’epoca ricco di fermenti vitali e di personalità prestigiose, fra cui Umberto Saba, Pier Antonio Quarantotti Gambini, Giani Stuparich e Virgilio Giotti. Sei anni dopo, nel 1962, pubblica con Einaudi una serie di racconti,”Il sosia”, che rappresentano il malinconico, antieroico mondo impiegatizio e piccolo borghese e arriva a vincere il premio Settembrini-Mestre. Seguiranno una serie di romanzi, tutti editi dalla casa editrice Adelphi, primo fra tutti “Il re ne comanda una” (1968), che si inserisce fra i primi cinque finalisti per il Premio Selezione Campiello, poi “Palla avvelenata” (1971), “Vita col mare” (1973), “La stanza dei rifiuti” (1976) e “Il richiamo di Alma” (1980),”Il corpo” (1985) e “Sisina e il lupo”(1993). La sua ultima fatica letteraria, “Tululù”, uscita postuma nel 2002, chiude degnamente la vicenda umana e letteraria dello scrittore triestino. Mattioni è uno scrittore che attinge molto al mondo della propria immaginazione e della propria fantasia. La caratteristica peculiare di Mattioni è che da buon scrittore di invenzione nei suoi romanzi e racconti riesce a sovrapporre a una realtà quotidiana la pellicola di un “altro” mondo. Si arriva così a narrare delle vicende sospese sempre tra realtà e immaginazione, tra concretezza e magia, tra verità e sortilegio, tra realismo e iperrealismo, e se vogliamo surrealismo e in cui agiscono dei personaggi strani, abnormi, spesso cinici e cattivi.

Nello zaino questa settimana oltre a “Palla avvelenata” di Stelio Mattioni e a “91° minuto- storie, manie e nostalgie nella costruzione dell’immaginario calcistico” di Giacomo Giubilini è obbligatorio mettere dentro:

"Splendori e miserie del gioco del calcio "di Eduardo Galeano, pubblicato da Sperling & Kupfer.
“Splendori e miserie del gioco del calcio “di Eduardo Galeano, pubblicato da Sperling & Kupfer.

 

"Pensare con i piedi" di Osvaldo Soriano, pubblicato da Einaudi.
“Pensare con i piedi” di Osvaldo Soriano, pubblicato da Einaudi.
"Calcio – una religione alla ricerca del suo dio" di Manuel Vázquez Montalbán pubblicato da Frassinelli.
“Calcio – una religione alla ricerca del suo dio” di Manuel Vázquez Montalbán pubblicato da Frassinelli.

 

"Il giorno perduto scritto" di Anthony Cartwright e Gian Luca Favetto pubblicato da 66thand2nd.
“Il giorno perduto scritto” di Anthony Cartwright e Gian Luca
Favetto pubblicato da 66thand2nd.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La felicità degli uomini semplici" a cura di Alain Mabanckou pubblicato da 66thand2nd.
La felicità degli uomini semplici” a cura di Alain Mabanckou pubblicato da 66thand2nd.
"La tribù del calcio" di Desmond Morris pubblicato da Rizzoli.
“La tribù del calcio” di Desmond Morris pubblicato da Rizzoli.
"Storia di Umberto Saba" di Stelio Mattioni edito da Camunia (1989)
“Storia di Umberto Saba” di Stelio Mattioni edito da Camunia (1989)
"Tutte le poesie" di Umberto Saba a cura di Arrigo Stara, pubblicato da Mondadori.
“Tutte le poesie” di Umberto Saba a cura di Arrigo Stara, pubblicato da Mondadori.
Nello zaino di Antonello: Giacomo Giubilini e Stelio Mattioni