Di Cecilia

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Ben Pastor, I piccoli fuochi, edizioni Sellerio

copertina_fuochiE’ uscito da poco in libreria il nuovo giallo storico di Ben Pastor, I piccoli fuochi, molto atteso da lettrici appassionate (come me!) dei romanzi della scrittrice italo -americana e soprattutto dell’affascinante e tormentato personaggio di Martin von Bora, ufficiale tedesco della Wehrmacht alle prese con omicidi, intrighi e trame politiche sullo sfondo della Seconda Guerra Mondiale (di cui ho già parlato in questo blog  QUI ).

Ne I piccoli fuochi la scena si svolge nella Francia sconfitta da pochi mesi dai tedeschi: l’orgoglio della passata grandeur e l’aperto odio per i boches (i “crucchi in argot francese) investono immediatamente Martin von Bora, inviato in missione da Berlino, dopo la campagna in Polonia, e arrivato a Parigi nell’autunno del 1940. In un fortuito incontro sul treno con un anziano cieco, reduce dell’Armée della Grande Guerra, Bora viene scambiato per un “resistente compatriota” a causa del raffinato accento francese che lo contraddistingue, lui educato in una nobile e colta famiglia sassone francofona, lui costretto a scontrarsi subito con l’ostile senso di superiorità degli sconfitti.

I primi capitoli, ambientati nella capitale francese, preparano il lettore alla nuova (doppia, tripla?) missione del giovane ufficiale tedesco; dovrà indagare, spostandosi in Bretagna, sull’omicidio di Frau Marie Hansen-Jacoby, moglie del commodoro tedesco Hansen-Jacoby di stanza nel porto militare di Brest. Questa indagine, in realtà, fa da copertura ad un’altra delicatissima missione, imposta a Bora dall’Abwher, il controspionaggio tedesco: dovrà anche indagare sullo strano viaggio in quella stessa zona dell’Hauptmann Ernst Jünger, considerato ormai un uomo sospetto dall’autorità tedesche.

Ernst Jünger
Ernst Jünger

Martin, soldato abituato ad una disciplina ferrea, che risale alla sua rigida educazione di cadetto di Accademia, rimane sconcertato da questo incarico: deve pedinare lo scrittore, eroe della Grande Guerra, idolo della sua giovinezza e faro della sua formazione di giovane uomo e ufficiale fedele alla Germania.

La presenza di questo personaggio storico, Ernst Jünger, appunto, arricchisce la trama con rimandi alle sue opere e al suo pensiero mostrandoci una personalità così controversa e poliedrica che anche il “lettore ingenuo” è spinto dalla stessa curiosità di Martin a seguire i suoi passi di sedicente entomologo nelle valli di Bretagna per coglierlo di sorpresa e svelare le sue vere (?!) trame e conoscere i suoi sentimenti (aspirazione frustrata, in realtà!) verso una patria, la sua Germania, che stenta ormai a riconoscere nel Terzo Reich di Hitler.

katyn-fosse-comuni-1024x666Infine, per rendere ancora più intricato il plot, Martin si trova invischiato anche in un’altra drammatica esperienza: proprio prima di partire da Parigi, contattato in modo rocambolesco da un fantomatico musicista polacco, Josef Zawadsky diviene depositario di una terribile testimonianza sul massacro di Katyń, la strage perpetrata dai Russi contro ufficiali, intellettuali, semplici civili con il totale azzeramento degli stati maggiori dell’esercito e dell’intellighenzia della Polonia, appena spartita tra Russi e Tedeschi.

Emergono, dunque, dall’animo sconvolto di Bora i ricordi della sua campagna polacca, da poco conclusa: le violenze sui civili, la durezza dell’occupazione, lo scontro con gli ufficiali delle SS, macchiatisi di gratuiti soprusi sulla popolazione, e la consapevolezza di un patto, il Molotov-Ribbentrop, definito dal suo Stato Maggiore “una breve luna di miele”, ma da lui immediatamente considerato come uno sconcertante patto di sangue.

Insomma, la trama di questo nuovo romanzo, che ho tentato di sintetizzare nelle sue linee essenziali, costituisce per il lettore una vera sfida: pagina dopo pagina i riferimenti incrociati agli altri romanzi di Ben Pastor, i rimandi a personaggi già incontrati e la consapevolezza di come le loro storie proseguiranno sono un pungolo intellettuale che lascia quasi in secondo piano il vero nucleo di questo giallo, l’omicidio di Frau Jacobi, come si è detto, che solo nella seconda parte del libro prende consistenza in una narrazione quasi autonoma.

ponte de Recounvrance
ponte de Recounvrance

Tuttavia anche il contorno di questo assassinio è tratteggiato con una serie di digressioni che tengono costantemente in allerta il lettore, ben attento a trattenere tutti gli spunti narrativi: la vittima è una ricca ereditiera francese, innamoratasi dopo la Grande Guerra di un ufficiale tedesco, di ascendenza ebraica (!!) poi divenuto Commodoro della flotta del Reich, di stanza nel porto occupato di Brest e in qualche modo colluso con la popolazione locale.

yannSullo sfondo della cittadina bretone, ritratta con minuzia topografica, così come i dintorni, inquietanti e sempre avvolti da una gelida nebbia, si delineano nuovi sconcertanti aspetti politici: i bretoni solidarizzano con i tedeschi molto di più dei collabos della Repubblica di Vichy del sud della Francia. Il gruppo indipendentista (PNB),  guidato da un “prete spretato” Yann Ardant (ispirato ad un personaggio realmente esistito) istiga una popolazione che sembra ferma secoli indietro, con una propria lingua e proprie tradizioni, che spera nell’appoggio delle truppe di occupazione tedesche per l’autonomia dalla Francia.

In questo “guazzabuglio” di trame e personaggi realmente esistiti e di finzione, tra risvolti politici meno conosciuti della Seconda Guerra mondiale, in luoghi impervi, quasi “stregati da antiche maledizioni” si aggira il nostro Bora, la cui costruzione del personaggio è sempre più elaborata!

La scrittrice ha tramato intorno a lui una tela sapiente che tesse, ri-tesse, scuce e poi di nuovo ricuce un po’ come la mitica Penelope.

Mi spiego meglio…per i lettori meno habitués dei romanzi di Ben Pastor.

La scrittrice non pubblica i suoi romanzi seguendo un ordine cronologico attraverso gli eventi della Seconda Guerra Mondiale; nessuno dei suoi gialli è un sequel dell’altro, al contrario, invece, le avventure di Bora spaziano da un fronte all’altro della Guerra (anzi vi è anche l’avventura spagnola anteguerra del’37 in La canzone del cavaliere), succedendosi in modo labirintico con un continuo zig zag nel tempo e nello spazio.

Vera sapienza artigianale (pardon artistica!) è quella di creare un protagonista in fieri non in modo lineare, ma in modo asimmetrico, bypassando il consueto patto letterario con il lettore cioè l’evoluzione del personaggio all’interno di una storia o di una saga (es da Henry Potter a James Bond, passando per Sherlock Holmes e Montalbano, come anche Poirot e  Miss Marple, in realtà questi ultimi abbastanza “tetragoni” in ogni loro vicissitudine ecc..).

ilcammino-di-ulisseQui ne I Piccoli  fuochi, Bora è ancora giovane a tratti borioso, arrogante, deciso a non farsi sottomettere dalle odiate SS, il cui maggiore Salle – Weber lo insegue (e persegue) dopo i fatti di Cracovia narrati in Lumen; non è ancora l’impassibile (apparentemente!) alto ufficiale di Kaputt Mundi, perfettamente padrone di sé, consumato nell’anima e mutilato nel corpo da una guerra che ha dilaniato il mondo; non è ancora neanche l’eroico soldato sopravvissuto a Stalingrado (Il cielo di Stagno) né il nobile politico in missione diplomatica (La strada per Itaca ovvero Caminho di Ulisses, nell’edizione portoghese), per citare solo alcuni esempi, ma già dimostra le caratteristiche imprescindibili del suo carattere: l’anelito a grandi ideali, il grande senso di umanità, la bollente sensualità dominata da una ferrea autodisciplina e la consapevolezza della propria coscienza di uomo trascinato dalla Grande Storia.

Insomma Ben Pastor si rifà alla lezione degli antichi rapsodi che recitavano i canti di Omero davanti ad un pubblico spesso già edotto sui miti, che aveva ascoltato, sentito e rievocato, ma era sempre affascinato dall’avventura successiva o  circolarmente precedente dei suoi eroi!

Così quando ne I piccoli Fuochi leggiamo di Bora che sta per essere incastrato dalle SS in un torbido omicidio di una prostituta, sappiamo che si salverà, ma tremiamo per lui come ascoltando le gesta di Odisseo, naufrago e sofferente per l’ennesima volta su una sperduta spiaggia che, prima o poi, sarà finalmente quella di Itaca!

Cecilia consiglia: I piccoli fuochi
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