Sono ancora qui

di Chiara Mezzalama

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Sono ancora qui, a ciondolare davanti al computer senza riuscire a scrivere. Vorrei avere qualcosa da fare, vorrei distrarmi, pensare ad altro, mettermi nei panni di un personaggio o di una personaggia ma non sono pronta, nessuno di loro è venuto a trovarmi, leggo qualche pagina di un saggio di Marilynne Robinson che parla di quel sentimento così americano che è la lonesomeness, un misto di solitudine e frontiera, mi sento prigioniera e il fatto di non riuscire a scrivere mi fa sentire in colpa. Basta, esco. Vado al cinema, sì sono le 11 di mattina.

img_4645Un’amica mi ha consigliato il film di André Téchiné che è uscito adesso in Italia e che non ho visto. Lo danno soltanto in un piccolo cinema, Le Brady, perché qui in Francia è uscito l’anno scorso. Non conosco questo cinema, ottima scusa per una flânerie, ma so dove si trova: all’incrocio tra il boulevard de Strasbourg e rue du Château d’Eau. È un angolo di Africa dove i parrucchieri si susseguono lungo tutta la strada, proponendo architetture di capigliature incredibili. Fuori dai negozi, dei ragazzi distribuiscono flyer promozionali (solo alle ragazze di colore), ascoltano la musica, litigano, fumano, presidiano il marciapiede. Dividono questa zona con gli arabi e le puttane cinesi che lavorano soprattutto di giorno, c’è un traffico infernale. Oltre l’incrocio, verso rue d’Hauteville, il decimo arrondissement cambia completamente: ristoranti vegani, bar dove il cappuccino è fatto solo con latte di soia ed è carissimo, boutique di vestiti chic cool, negozi di alimentari italiani, quanto di più alla moda si possa trovare a Parigi. Mi piacciono queste enclave, queste conformazioni della metropoli dove comunità molto diverse si sfiorano, convivono, senza tuttavia davvero mescolarsi.

img_4648Il cinema Le Brady è un piccolo cinema indipendente di quartiere, non ne restano molti a Parigi, in altri luoghi sono completamente spariti, un po’ come le piccole librerie. L’ingresso è minuscolo e si accede alle due sale con una scala a chiocciola ripidissima. La programmazione è varia, cambia settimanalmente, spesso ci sono delle rassegne e nel fine settimana almeno un film per bambini, il biglietto cosa 5 euro. È mezzogiorno, vado a nascondermi al buio, alla ricerca di storie, il fatto stesso di trovarmi in un cinema del genere è una piccola storia, la storia di generazioni di cinefili che a Parigi hanno maturato una vocazione o semplicemente una passione. In sala ci sono altre tre persone, due uomini e una donna. Téchiné è un regista che amo, il suo film del 2001 Lontano, mi aveva ispirato per il mio primo romanzo.

Quando hai 17 anni è la storia d’amore tra due liceali, Damien e Tom, che inizia con un odio feroce, prosegue con i pugni e si conclude con la scoperta del desiderio. È un film sulla ricerca di sé, sui limiti, in un’età in cui la vita scoppia dentro in tutte le sue forme. Il film è ambientato in un villaggio dei Pirenei, dove la neve fa da scenario per almeno sei mesi all’anno. Tom è un ragazzo adottato che vive in montagna dove i suoi genitori sono degli allevatori in difficoltà economica, aiuta i suoi con gli animali e il tragitto quotidiano per raggiungere la scuola è di un’ora e mezza. Damien è figlio di un luogotenente dell’esercito in missione in Iraq, sua madre è medico, una donna straordinaria molto dedicata al suo lavoro. Le coincidenze della vita, la morte, la nascita, l’amore, l’odio, segneranno il loro anno di maturità. Quando hai 17 anni è un film delicato e profondo, emozionante.

img_4646Esco, un nero in giacca e cravatta urla all’angolo della strada, non capisco se è un predicatore o un pazzo, o forse entrambe le cose. Una donna vende pannocchie abbrustolite su un fornelletto improvvisato all’uscita della metro. I negozi all’ingrosso, che hanno nomi assurdi come Prestige, La Mèche, Feeling, Beautiful Tiger, propongono una vasta gamma di prodotti di bellezza per capelli; come non pensare al romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie Americanah, alla scena dalle parrucchiere e al senso di identità che i capelli attribuiscono alle donne? A dire il vero, i parrucchieri a Parigi sono frequentati soprattutto da uomini, molti dei quali per curarsi la barba. Sto divagando, lo so, ma non è proprio questo il bello della flânerie?

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