I tre colori di
Elena e Samuela di
Ma però è una rivista in forma di blog che si occupa di libri vecchi e nuovi. Samuela ed Elena sono ai pedali di progetto e redazione.
BIANCO
Cade la neve in Joyce, in Dostoevskij, in Dumas, e bianco sarà per noi il colore dei classici o dei libri che, a nostro giudizio, lo diventeranno. La neve è caduta copiosa nell’Ottocento, e nel Novecento tante case editrici, più e meno note, ne hanno sciolto il colore nelle proprie copertine. E poi, invece, a Parigi piove e il bianco si è sporcato appena: è diventato grigino, azzurro, freddo.
E.: Se penso al bianco, penso subito alla neve e se penso alla neve la mente vola alla Russia. Bianca è la neve che abbaglia, quando il sole vi si riflette, e che ci fa stringere, infreddoliti in sciarpe e giacconi alla ricerca di calore. Una specie di …corrispettivo oggettivo di quell’ “ascia per il mare ghiacciato dentro di noi” di cui parlava Kafka. Per me lo sono stati, primi fra tutti Dostoevskij e Bulgakov, così come Čechov e la poesia struggente di Anna Achmatova. Ho imparato, però, che la neve è anche gioco: lo sanno bene i bimbi russi che vi si immergono con paletta e secchiello quando la temperatura scivola sotto zero. Allora bianco è anche l’ irresistibile delirio alcolico di Moskva-Petuški di quel genio matto di Venedikt Erofeev, menzionato peraltro in un altro libro, anzi guida geniale edito da Exòrma edizioni, Viaggiatori nel freddo, curato da Francesco Ruggiero e Elisabetta Baglioni del collettivo sparajurij.
S.: Per me classico, come sinonimo di “letterario”, è senz’altro e prima d’ogni cosa secondo Novecento. Quindi, paradossalmente, in primo luogo il grigio sporco di Cortázar, dei suoi giorni di pioggia parigini e sudamericani rivestiti però della bianca, bianchissima Einaudi. (Mica sempre, in verità.) E se penso a Einaudi è subito poesia: Sereni e i suoi Strumenti umani, la Stella variabile, Zanzotto (Sì, ancora la neve!).
E da ultimo un romanzo che sprigiona candore, nuovo stavolta, nuovissimo: Neve, cane, piede di Claudio Morandini.
NERO
Per contrasto, al nero, la tomba del colore. Sotterranea passa una tendenza al noir che è urbana, moderna, terrificante.
E.: Allora, inizio confessando una liceale attrazione per la letteratura gotica e del mistero (ma non dell’ orrore puro: non amo gli incubi notturni!). Probabilmente questo mi ha condotto a Joyce Carol Oates e alla sua America oscura e perturbante. E sicuramente la mia passione per i gialli di Agatha Christie, Conan Doyle e Rex Stout ha lasciato tracce di sé nella mia predilezione per la detective fiction. Per esempio, nelle indagini dello “spalatore di nuvole” Adamsberg e dei Tre Evangelisti, entrambi nati dalla penna di Fred Vargas, o ancora in quelle del commissario Mancini e la sua Roma cupa, quasi spettrale, à la Poe, di È così che si uccide, lo splendido esordio di Mirko Zilahy.
S.: Da Baudelaire in poi, il noir che leggo è quello che passa per le strade buie delle città: Gadda e il suo Pasticciaccio, Scerbanenco al sabato e l’oscurità notturna di Philip K. Dick. E poi ancora Montalban, con i suoi libri fra giallo e hard-boiled, sottile e saporoso, inquietante. Per poi, per le strade di una città, perdersi: ecco allora Milano, specie sotterranea, come quella della Metronovela di Stefano Bartezzaghi.
BLU
E poi ci sono i libri che si leggono per il puro piacere di leggere, per l’intrattenimento di qualità, per calmare mente e sguardo. E ancora blu immaginiamo che siano i libri di confine, a cavallo fra ispirazioni, dove la mescolanza di generi, a volte furiosa, crea il nuovo e il sorprendente.
E.: Il blu, oltre a essere il mio colore preferito, mi trasmette subito un senso di pace e tranquillità. È rilassante, ma mai banale: pensate a tutte le nuances che ne esistono! Allora per me “letture blu” sono senz’ altro Gabriel Garcìa Marquez e il suo Sudamerica magico e vitale e il mio primo grande amore letterario (perché si sa, il primo amore non si scorda mai!), Marguerite Yourcenar, e la sua prosa magnetica, incantatrice. Ma anche Amélie Nothomb! Mi ritrovo perfettamente nelle parole di Pétronille Fanto, quando confessa di leggerla per divertimento, perché la fa ridere: i libri di Amélie sono un sicuro antidoto contro malinconia e stress. Sì, insomma…sono champagne!
Per quanto riguarda, invece, i libri “di confine”, dalle mille nuances …beh, senza alcun dubbio Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov e i libri di Stéphanie Hochet! Entrambi, peraltro, editi da Voland, una casa editrice “blu” per eccellenza.
S.: Per me blu è quello delle copertine Sellerio: i gialli di Robecchi e, più ancora, di Malvaldi. E sull’altro versante i libri Elliot, decisamente meno blu, di Gesuino Némus: Teologia del cinghiale e seguito. Gialli sono i libri che leggo per puro piacere, ma il giallo è anche uno dei generi che oggi viene tirato per la giacchetta in più direzioni e che accoglie al suo interno i più vari spunti: come in Gesuino Némus, appunto. E sul crinale della mescolanza di generi per me ancora due libri molto amati: L’Avversario di Carrère e Il punto cieco di Xavier Cercas.
E infine quelli in lettura, più blu che mai: Abbacinante, di Mircea Cărtărescu, è tra questi.