Cronache da una Libreria Indipendente

di Antonello Saiz

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Mi chiamo Antonello e di professione faccio il libraio a Parma: Diari di bordo, il nome della libreria, che gestisco con Alice Pisu. Da molti definito un libraio parecchio social, forse troppo.  Social perchè riempio la rete oltre che delle mie bestemmie sintattiche anche di tag e post che riguardano libri, e libri di qualità. La qualità, già. Abbiamo scelto i libri della nostra libreria uno per uno. Libri per noi importanti, storie importanti. Libri tosti, ha detto qualcuno. Per niente facili, avrebbe cantato qualcun altro qualche decennio fa. Sta di fatto che col tempo in tanti si sono affezionati alla nostra proposta culturale, diciamolo pure, un po’ integralista. Proponiamo quasi esclusivamente libri dell’editoria indipendente cercando di scegliere solo titoli di qualità. Coraggiosi? Forse! Sicuramente incoscienti. Passo dopo passo, siamo cresciuti con una buona strategia mediatica, un buon uso dei social, facendo rete e sponda con altri librai indipendenti in giro per l’Italia, creando legami solidi d’amicizia con i clienti in primis e in seconda battuta con blogger capaci, autori di valore ed editori lungimiranti e coraggiosi. Non solo venditori di sogni di carta, ma, con grande umiltà, divulgatori. Proviamo a diffondere e condividere quell’oggetto chiamato libro che tanto poco si vende in questo paese.

14724289_10211322359243387_416263203_oUna mattina mi arriva la proposta di Giuditta Casale di una collaborazione con il suo blog. Prima di accettare la avverto che la mia penna va con un inchiostro di pancia e muscolo e che fa a pugni con la bella scrittura. Rischiava grosso e di mandare in vacca la grande e bella credibilità che si è costruita nel tempo. Ma lei ha molta fiducia. Allora proviamo. La mia idea è suggerire spunti di lettura attraverso il racconto di aneddoti e piccoli schizzi legati ai libri e alle situazioni che si creano in una Libreria.

imagesPer partire ho pensato di raccontarvi la raccolta di racconti di Alessandro Raveggi ”Il grande regno dell’emergenza” pubblicato da LiberAria Editrice nella nuova collana Penne.
Mercoledì 12 ottobre Raveggi avrebbe dovuto dialogare con lo scrittore Ivano Porpora. Le nostre presentazioni, poco formali e molto rock and roll, sono diventate col tempo un appuntamento parecchio seguito in città. Stranamente quel mercoledì la Libreria era deserta e tanti amici dei libri avevano preferito disertare o scegliere altre manifestazioni ed eventi contemporanei. Può accadere. Certamente correvano il rischio non solo di non sapere cosa si erano persi ma anche di non poter leggere un piccolo gioiellino di scrittura. Così ho pensato di rimediare con la mia cronaca. In quell’oretta e mezza i due scrittori, rimbalzandosi la palla in maniera poco formale, hanno dato vita a una grande vera lezione, non polverosa e accademica, sulla letteratura e la forma del racconto. Il pretesto è stato il libro appena editato da LiberAria ma alla fine si è spaziato dalle novelle di Pirandello a Paolo Volponi, da Roberto Bolaño a José Emilio Pacheco, passando per Flannery O’Connor e David Foster Wallace fino ad arrivare al grande scrittore omosessuale Carlo Coccioli che scriveva in tre lingue.
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I Dimenticati: in Italia Carlo Coccioli è sempre stato un signor nessuno. Pier Vittorio Tondelli era solito dire a proposito di Coccioli che era ”una vera colpevole stranezza, questo nostro autore così assente …”.
Tutto questo si è perso chi ha voluto non esserci.

3Ovviamente si è dato molto spazio anche alla raccolta molto eterogenea di racconti, pubblicati da Alessandro Raveggi tra il 2009 e il 2015 su riviste e quotidiani, online o in antologie, che mettono assieme una serie di catastrofi. In tutti i racconti i protagonisti ironici e complessi della storia sono ritratti nel momento decisivo in cui sta per accadere qualcosa o è appena accaduto qualcosa che sta per modificare il corso degli eventi irreversibilmente. Racconti che si prestano a diversi piani di lettura ma tutti caratterizzati da una grande padronanza della nostra bella lingua italiana. Bisogna munirsi di un vocabolario (e non può che essere un bene in tempi di pochezza di termini nel linguaggio!) per entrare dentro alla scrittura mai ovvia e banale di Alessandro Raveggi. Cosa significa ”ctonio? ” così avevo esordito io nel pomeriggio arrivando in libreria. Era un termine che avevo appena appreso leggendo l’ultimo dei microracconti che compongono il capitolo finale titolato “Altre vite illustri, cinque brevi storie di esuli contemporanei”: vite vere come quella ispirata alla violoncellista Lorenza Borani o allo chef Lorenzo Siddu e al suo ristorante newyorkese “Il Pepolino” o appunto all’artista latinoamericana Zoè Gruni ne ”Un copricorpo per il deserto”. Per chi ama la lettura è un piacere orgasmatico entrare dentro lo schema architettonico di un modo di scrivere sapientemente congegnato. Sostiene Raveggi che tutto quel mondo di parole desuete e costruzioni narrative sono dentro alla sua testa per via del suo tanto viaggiare, per il fatto di vivere a Firenze ma aver vissuto molti anni anche a Città del Messico, per via di aver dovuto insegnare Pavese e Pratolini a studenti inglesi non nella sua lingua. Insomma gli viene naturale scrivere così, e io ci credo. Del resto la bellezza dei singoli racconti è proprio tutta in questa invenzione stilistica del linguaggio dove il modo di scrivere si adatta perfettamente alle storie.
Piccole tragedie del quotidiano e catastrofi dove tutti possiamo ritrovarci. A partire dal bel testo di apertura, a cui si ispira l’illustrazione in copertina che fa tanto latinoamerica, dal titolo ‘I nostri oggetti paterni’: storia di quattro fratelli che non si frequentano da anni e che per assecondare le ultime volontà del padre, al funerale, sono costretti a indossare delle maschere dalle sembianze animali. Maschere fatte indossare, come ha spiegato l’autore, non tanto per allontanarsi dalla realtà quanto piuttosto per avvicinare i protagonisti a se stessi e sotto la maschera fare i conti con la tragedia, il grottesco e la propria coscienza.
Fra i racconti, da segnalare ”Qualcosa nell’oscurità” che vede protagonista uno studente bolognese a Città del Messico alle prese con uno strambo cane, con le ricerche sul poeta José Emilio Pacheco e con il fascino di un’attivista politica. Da segnalare per l’ironia il racconto «Essi scrivono», parodia sull’italica ossessione per la scrittura e che ha per protagonista un padre scrittore alle prese con il figlio che chiede: «come si declina il verbo scrivere?». Il quesito diventa pretesto di un’ampia riflessione sullo scrivere quotidiano. Scrivono le ragazze dark sui palmari, i commessi della Conad, i calzolai, i panettieri…e naturalmente scrivono gli scrittori. Decisamente da segnalare, infine, “Il genio della guerra” ambientato nella provincia fiorentina nel tragico agosto ’44.
Leggete, dunque, ”Il grande regno dell’emergenza” di Alessandro Raveggi , LiberAria edizioni 2016.
Nello zaino se passate in una qualche libreria indipendente ricordatevi di mettere anche:
sur36_pacheco_ilprincipiodelpiacere_coverIl principio del piacere” di Josè Emilio Pacheco pubblicato da Sur .

 

 

 

 

 

 

 

sur17_pacheco_ilventodistante_cover“Il vento distante” di Josè Emilio Pacheco pubblicato da Sur.

 

 

 

 

 

 

 

wallace_new“Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace pubblicato da Minimum Fax.

 

 

 

 

 

 

 

sur5_bolano_lultimaconversazione_cover“L’ultima conversazione” di Roberto Bolaño pubblicato da Sur.

 

 

 

 

 

 

 

9788807830198_quarta-jpg-600x800_q100_upscale“Altri libertini” di Pier Vittorio Tondelli pubblicato da Feltrinelli.

 

 

 

 

 

 

 

3170973“Fabrizio Lupo” di Carlo Coccioli pubblicato da Marsilio .

 

 

 

 

 

 

 

oconnor“Sola a presidiare la fortezza” di Flannery O’Connor pubblicato da Minimum Fax.

 

 

 

 

 

 

 

6174221“Il lanciatore di giavellotto” di Paolo Volponi pubblicato da Einaudi.

Nello zaino di Antonello: Alessandro Raveggi e Carlo Coccioli