Un po’ medusa e un po’ girasole, l’amore secondo Vincenzo e Van Gogh

di Salvatore D’Alessio

Salvatore D'Alessio

 

 

 

 

 

L’estate è agli sgoccioli, manca solo una settimana all’autunno, in questi giorni le librerie si rimpolpano e gli editori indipendenti ci regalano decine e decine di titoli freschi di stampa.
C’è solo l’imbarazzo della scelta e focalizzare l’attenzione su un unico titolo è davvero impossibile, per questa settimana #piccoligiàgrandi raddoppia, nel fine settimana segnaleremo i libri su cui i piccoli editori scommettono nella stagione alle porte.

Oggi vi suggerisco due storie, molto diverse eppure affini, due storie d’amore, amore non convenzionale, che non conosce fine, quello tra fratelli, due racconti che hanno per protagonisti i legami, l’affetto e la condivisione delle vite, la memoria.
Due storie legate strette strette già dal nome dei protagonisti, Vincenzo e Teo da un lato, Vincent e Theo dall’altro, due libri che vengono pubblicati a poche ore di distanza da due case editrici stupende.

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Con “L’amore come le meduse” (da pochi giorni in libreria per Hacca edizioni), Roberto Delogu ci porta nella sua terra, la Sardegna, sulla piccola isola di Carloforte, e ci ricorda che si può essere fratelli pur non condividendo a pieno il proprio corredo genetico.
Vincenzo e Teo crescono con la convinzione di essere gemelli fino a quando la nonna, prima di morire smonta quello che da piccoli era stato raccontato, le foto da piccoli mostrano due bambini di età diverse.
Le loro vite continuano ad essere simbiotiche e legate da un filo invisibile, non si ossessionano troppo nella ricostruzione del loro passato, continuano ad essere felici, perché come ci hanno già spiegato altri narratori sardi, non è il sangue a generare l’affetto.
Le loro vite si allontanano senza mai recidersi, vivono due città diverse ma nei mesi caldi si ritrovano, ogni anno, il loro cordone ombelicale è l’estate.
Teo si afferma come magistrato, si lancia in storie d’amore bizzarre e prive di senso che non lo gratificano mai quanto vorrebbe. Vincenzo, invece, protagonista e voce narrante, ha una moglie ondivaga, che va e viene.
Punta tutte le sue energie su Bella, sua figlia, vuole colmare tutte le sue lacune affettive, e ci riesce, fino a quando nel loro quotidiano arriva un tablet a dividerli. La piccola finisce per rifugiarsi nel mondo virtuale e ignora il resto, le manca qualcosa di concreto ma prova a riempirlo di una sostanza immateriale, di sensazioni finte, di bit, di chat, di amicizie sterili con persone sconosciute. Vincenzo si impegna a riportarla a sé e le insegna la grammatica dei sentimenti, attraverso la storia della propria famiglia, del rapporto con lo zio Teo, attraverso i luoghi della loro terra, attraverso la biologia marina.

Quando i pesci diminuiscono, che so, a causa della pesca selvaggia, o per il riscaldamento dell’acqua, lo spazio libero se lo prendono le meduse.
Vedi, secondo me l’amore fa un po’ come le meduse. È un sentimento secondario, non perché sia meno importante degli altri, ma nel senso che, arrivando per ultimo, riempie lo spazio lasciato vuoto dagli altri sentimenti e prende la forma che questi ultimi gli consentono. […] Io credo che i sentimenti si possano anche dimenticare, ma non cancellare, e prima o poi, ci volessero anche due generazioni, ti vengono a cercare.

Un romanzo da non lasciarsi sfuggire, questo di Delogu, da pescare subito come si fa da piccoli con le meduse, col retino, un racconto sincero e una scrittura dolce, una riflessione generazionale che parla a tutti, indipendentemente dall’età e dal proprio vissuto, da leggere in coppia coppia con “La vedova van Gogh” di Camilo Sanchez, marcos y marcos (che arriva in libreria dal 15 settembre), qui troviamo Vincent e Theo, quelli più famosi.
Li abbiamo incontrati nei libri di storia dell’arte, abbiamo letto di loro nei pannelli dei musei e ascoltato i loro segreti nei documentari in tv, questa volta il loro rapporto ci viene raccontato attraverso la storia di una donna che è stata la loro ombra, Johanna van Gogh-Bonger, la moglie di Theo, una storia vera e mai raccontata prima.
Camilo Sanchez, giornalista e poeta argentino, ha letto di questa donna per caso, ha approfondito la sua storia e ha deciso, bene, di romanzarla.
Johanna dopo la morte dell’artista e del marito, è stata la depositaria di tutte le opere di Van Gogh (con la V minuscola, come scriverà lei stessa), senza di lei il mondo non avrebbe mai conosciuto quei capolavori.
I girasoli, i campi, i corvi e i colori vivaci e violenti di quei quadri fanno da sfondo a una storia intensa, che ci racconta le ossessioni e la follia di Vincent, un disagio irrisolvibile e quasi ereditario, che dopo poco uccide anche Theo.
La donna che sopravvive è forte e determinata, cresce un bimbo che porta il nome di suo zio, difende quei dipinti quando ancora nessuno li capisce e non li ama, quando i fanatici religiosi vogliono bruciarli.
Quei colori la rinfrancano dal lutto, le fanno tornare la voglia di vivere.
Johanna torna in Olanda, apre una locanda che diventa il primo museo per quelle opere, di giorno vive la sua vita e di notte rivive quella dei fratelli van Gogh attraverso le lettere che si sono scritti prima di morire.
Attraverso quella corrispondenza capisce l’essenza di quel legame fraterno, misterioso e ossessivo.

È così. Ora posso perfino scriverlo senza tristezza: il vero amore della vita di Theo è stato Van Gogh. Né io né mio figlio siamo riusciti a cambiare il suo destino. Ma non mi si chieda di comprendere questo genere di amore incondizionato, che li ha trascinati alla morte.

In quegli scambi epistolari ci sono gli indizi che aiutano Jaohanna ad organizzare le prime mostre, in quelle righe c’è il racconto che si nasconde dietro le pennellate, senza quelle lettere i critici non avrebbero mai capito l’artista visionario che ora tutti conosciamo.
Come nei giri di quel pennello, anche il vento per Johanna arriva a vorticare e tornerà a vivere leggera, col cuore in pace, col merito di aver reso immortali i due uomini che le cambiarono la vita e le insegnarono l’amore, quel sentimento che toglie e dà, che riempie i vuoti, come ricorda Delogu.

#Piccoligiàgrandi: Roberto Delogu e Camilo Sanchez

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