Ti ho dato appuntamento in un bar su una spiaggia.Tu sei arrivata con un piccolo ritardo (o forse ero in anticipoio, chissà) e mi hai trovato con un mojito in mano.C’era vento e tanta gente che faceva windsurf.

Anche semplicemente nel dare un appuntamento, Alessio Romano, che torna in libreria con l’edizione tascabile per Bompiani di “Paradise for all”, lo strepitoso esordio che l’ha fatto conoscere e apprezzare dalla critica e dai lettori, dimostra la stoffa da scrittore, con quello che potrebbe sembrare l’incipit di un romanzo.

Cosa sarebbe successo? Continuate a leggere e lo scoprirete.

Entrambi i tuoi romanzi dimostrano una grande propensione all’intreccio, ma anche un’attenzione a una riflessione che vada oltre la “trama”. Da quella più prettamente letteraria di “Paradise for all” a quella legata all’uso dei social in “Solo sigari quando è festa“. 

Mi sembra di intravedere che dal chiuso dello Spazione della scuola Holden e dell’appartamento di Elena dell’esordio, la tua scrittura si sia come “aperta” a uno sguardo più complesso e pieno sulla realtà. Lo stesso io narrante da Matteo a Nick mi sembra che si sia liberato da una dose (fosse anche solo apparente) di autobiografia, per rappresentare una figura più complessa e generale di giovane. Dalla scuola di scrittura all’università. Dall’aspirante scrittore al ricercatore universitario.

Anche l’ambientazione mi sembra sia radicalmente cambiata, con una nuova più ampia prospettiva da un romanzo all’altro: da una Torino d’interni e intima, all’Aquila del terremoto combinata con la Pescara della giovinezza.

Ne ha fatta di strada Alessio Romano? Quale importanza riveste l’esordio, soprattutto un esordio così brillante come il tuo, nella scrittura? è un vantaggio o un limite per il secondo romanzo? E che valore ha tornare a rileggere “Paradise for all” dopo il secondo romanzo? C’è stata la tentazione di modificare qualcosa?

La tentazione non solo c’è stata, ma ho anche ceduto. Ho riletto e lavorato a tutto il libro facendodegli interventi stilistici e di scrittura non pesantissimi, ma che possono far parlare di una nuovastesura del libro (oltre, naturalmente, all’appendice inedita). Sono d’accordo che c’è stato un processodi allontanamento da me stesso e dalla mia vita, non tanto nei confronti del mondo che mi circonda (altrimentinon avrei raccontato della mia regione, l’Abruzzo), ma dal narratore che scelgo per raccontare la mia storia.

E’ un processo che spero riuscirà a portarmi molto lontano. Se è vero che chi legge vive vite di altri, lo stesso capita a chi scrive, a patto che sia disponibile a farsi possedere da fantasmi bisognosi di parlare attraverso di lui. Ogni esordio di ogni scrittore ha una forza particolare, la forza dell’incoscienza, della giovinezza, del pianto del bambino che viene al mondo. Il secondo libro è il più difficile: è quello della conferma. Non a caso io ci ho impiegato dieci anni a scrivere il mio.  

Entrambi i tuoi romanzi rientrano nello stesso genere letterario, anche se poi il mistero da risolvere è solo un espediente per dare ritmo alla narrazione che sembra spinta da altre urgenze. Un gioco letterario e narrativo in “Paradise for all” che spazia dalla letteratura alla scrittura, alla musica al cinema (ben interpretata dalla frizzante appendice, molto rock, aggiunta alla nuova edizione del romanzo a cui accennavi), e il terremoto dell’Aquila, con le sue conseguenze psicologiche, sociali e politiche in “Solo sigari quando è festa”.

Dobbiamo credere che Alessio Romano ha imboccato diritto le vie del thriller, o invece non senti di aver sposato un genere, e l’identità di esso per i due romanzi è solo una coincidenza? Ma se non lo è, se la scelta del genere è chiara e definita, quali sono gli elementi che rendono il thriller particolarmente nelle tue corde?

Penso che il romanzo di genere sia la forma letteraria che meglio di qualsiasi altra riesce a raccontare il mondo reale: chi scrive gialli non ha paura di sporcarsi con gli aspetti più bassi e prosaici della vita. La letteratura pura può farti volare in alto; ed è anche una cosa bella. Ma se il tuo obbiettivo è raccontare il mondo in cui vivi, anche nei suoi aspetti più quotidiani, il genere è perfetto. Senza contare che il mistero da svelare aiuta a tenere viva l’attenzione e la curiosità del lettore, che per scoprire come vada a finire la storia, legge un libro che parla di molto altro. Anche delle cose che stanno più a cuore allo scrittore, rispetto alla trama gialla. Detto questo in futuro mi piacerebbe variare e spaziare in altri campi, prima o poi.

 

Se in “Paradise for all” il mistero giallo è abbastanza semplice nella sua struttura e il divertissement è affidato all’elemento metaletterario, ai mille racconti che contrappuntano la narrazione principale, alla scelta di un personaggio come Sandro Veronesi che sottolinea ulteriormente il piacere di raccontare come si racconta, come nasce un romanzo, dove si nasconde l’ispirazione di uno scrittore; in “Solo Sigari” si infittisce maggiormente il plot narrativo, e il mistero si nasconde nei piani stessi della narrazione. A ben vedere anche nel secondo il gioco metaletterario, seppure in modo del tutto diverso e sorprendente, è al centro della tua scrittura.

Ha un “metodo” di composizione, Alessio Romano, quando scrive, oppure si lascia trascinare sul momento dai personaggi, dagli eventi, dagli intrecci mentre sono ancora in fieri?

Scrivere è come andare a pesca: puoi scegliere una rotta, perché sai che è una zona ricca di pesce; ma una volta che butti le reti,  quello che raccogli è sempre una sorpresa. Personalmente passo molto tempo a decidere la trama in maniera molto dettagliata, prima di iniziare a scrivere. Ma poi mi lascio guidare da quello che i vari personaggi e la storia mi suggeriscono. E il primo a rimanere stupito da qualche colpo di scena inaspettato presente nei miei libri sono stato io. Penso che sia un qualcosa, questo senso di meraviglia, che passa al lettore. Così come il divertimento o la sofferenza che lo scrittore può provare mentre scrive.

 

Poi c’è la musica…

Entrambi i tuoi romanzi sono ritmati su una colonna sonora. Sono le canzoni che ascolti mentre li scrivi, o suggestioni che vengono da altre parti?

E anche il cinema…

non solo in una scrittura che fa dell’azione uno dei suoi elementi fondamentali, che crea scene che nella mente del lettore si compongono come su un grande schermo, ma anche nelle citazioni disseminate, esplicite e implicite, nei testi.

Il cinema è una grande passione di Alessio Romano? Scrivi pensando alla tenuta scenica delle tue frasi, o invece è la parola (la tua prosa, pur essendo fluida e chiara, di grande duttilità, gode di precisione lessicale e rigore stilistico) ad avere il sopravvento nelle pagine, e da essa discende la vivacità e vividezza dei tuoi romanzi?

C’è stato anche un percorso stilistico da “Paradise for all” a “Solo sigari”? Da lettrice, mi sembra che anche nella scrittura da un romanzo all’altro tu sei andato alla ricerca di una voce, che senza perdere il suo ritmo e brio, diventasse più piena e ariosa. Come se ci fosse un percorso sotteso dalla claustrofobia, fascinosa e intrigante, di “Paradise for all” all’apertura e ampiezza, mature e consapevoli, di “Solo sigari”. Questa ultima notazione non vale solo per la lingua, ma più in generale per struttura, narrazione e temi. Ti ritrovi?

 

Certamente c’è stata un evoluzione tra un romanzo e l’altro. Dieci anni non passano senza lasciare tracce: soprattutto se sono stati dieci anni passati a dedicarsi alla scrittura, in tanti mondi diversi. Però un po’ rimpiango la freschezza, l’incoscienza di “Paradise for all” che è tipica di tante opere prime di tanti altri autori. La musica è una compagna di strada, che è anche utile a creare le giuste atmosfere nei libri. Il cinema è una passione grandissima per me. Cerco di andare ogni anno a Venezia per il festival e cerco di vedere quanti più film (ma anche serie tv) possibili. Sono due modi diversi di raccontare storie (e c’è anche il fumetto che è una terza strada), ma il gesto primordiale, è lo stesso. Per questo credo che ci possa essere uno scambio tra tutte queste discipline: musica, scrittura, disegno e regia. Ma forse questo è stato anche uno dei principali lasciti della Scuola Holden, dove ho studiato un po’ di tutte queste cose.

Veniamo all’ultima domanda, Alessio.

La scuola Holden, appunto. Possiamo considerare la “contaminazione” di diverse arti di cui tu parli, come l’insegnamento fondamentale che hai ricavato dalla scuola, oppure ce n’è un altro più importante? C’è invece qualche tic preso a scuola che non riesci a correggere? e per entrare nel vivo specifico della tua scrittura: cosa di meno “Paradise for all” deve alla Scuola Holden, e cosa di più, a maggiore distanza, “Solo sigari”?

Moltissimi degli autori citati in “Paradise for All” li conoscevo già primadella Holden ed erano già stati capaci di influenzare molto la mia scrittura(Charles Bukowski solo per fare un nome). In Sigari ho portato all’estremo il lavoro di revisione del testo (che è durato cinque anni) che ho iniziato a fare a scuola. Non credo di avere preso invece dei tic negativi particolari: forse mi manca un po’ del divertimento di chi scrive di getto e senza rileggersi. Sarebbe tutto più facile, così! 

 

A noi lettori, invece, il divertimento di leggerti non manca, e neanche quello di rileggerti.

Chiacchierando con… Alessio Romano