Uno degli ospiti della “Festa del Libro” che si è tenuta a Potenza dal 21 al 23 aprile è stato Giovanni Accardo, docente e scrittore di “Un’altra scuola” (Ediesse). Un incontro ricco di emozioni, di quelle che lasciano un segno, come dimostra la lettera che una giovane studentessa ha sentito la necessità di inviare allo scrittore, che da maestro le ha risposto con grande generosità.

Ecco un’altra scuola! Perchè i veri maestri lo sono anche per mail.

 

Caro Prof. Giovanni Accardo,

sono una studentessa dell’Istituto Alberghiero di Potenza, l’ho conosciuto alla “Festa del libro”, organizzata dalla mia docente di lettere. Mi ha incuriosito molto la lettura del suo libro “Un’altra scuola”, che ho divorato in una settimana e sono rimasta dispiaciuta quando è arrivata l’ultima pagina.

“Un’altra scuola” è un titolo che ha senso perché all’interno di questo libro ho trovato una scuola fatta in modo diverso con percorsi, viaggi e progetti dove ci si accorge del lavoro svolto dagli insegnanti e dagli studenti.

Principalmente le ho scritto perché mi dispiacerebbe se noi studenti dovessimo perdere un professore come lei, perché persone che istaurano un rapporto così ne sono rimaste pochi. Pochi appassionati come lei che adorano il proprio lavoro e soprattutto cercano di creare “Un’altra scuola”, dove i ragazzi non vengano etichettati.

La cosa che più mi ha entusiasmato e piaciuto è stato scoprire che le lettere scritte dai suoi ex-studenti sono vere, e allora ho deciso anche io di scriverle una lettera per raccontarle il mio rapporto con la scuola e la mia prof.ssa C.

Sono arrivata alle superiori come una ragazza timida, riservata e con molte lacune in italiano. Cosa mi ha aiutato? Sembra strano ma proprio lei: la scuola. Ho cominciato conoscendo i miei compagni e istaurando un rapporto speciale con la mia compagna di classe A. (nonché mia migliore amica) e conoscendo professori che mi hanno aiutato a superare quella timidezza che a volte mi impediva di ottenere buoni risultati! Mi hanno sempre detto: “Hai ottime capacità, puoi ottenere risultati brillanti!”, ma quei risultati sono riuscita ad ottenerli grazie alla prof.ssa C.

Ricordo ancora quando feci la recensione del libro ”Sul corno del rinoceronte” e lei mi annotò sotto: “Cara Maria, quello che scrivi dimostra tutta la tua sensibilità e curiosità. Non disperderle, continua a coltivarle con la lettura. Vedrai che ne avrai soddisfazione”.

Per me era una sorpresa trovare scritto questo, rimasi contenta e mi piaceva. La mia professoressa dalle mille idee e proposte. E avete proprio una cosa in comune: il modo di insegnare, infatti ho ritrovato nel libro argomenti, tematiche, autori e libri uguali a quelli studiati con la professoressa, ad esempio: “La masseria delle allodole”, il genocidio degli Armeni, Pasolini, Andrea Bajani, “Il sentiero dei nidi di ragno”. Argomenti che mi hanno interessato. Alla domanda “Non vi è mai capitato di incontrare insegnati stimolanti, affettuosi, comprensivi, colti, allegri, esigenti?” Io le risponderei: sì, mi è capitata l’insegnate migliore! Lei lascia un segno, il suo modo di fare, di insegnare per me sono fantastici! Anche lei coregge pacchi di compiti in classe e oltre a quelli le analisi del testo, gli articoli di giornale e minitest di storia.

In tutti quei compiti che svolgiamo, solo su alcuni c’è la valutazione, mentre in altri c’è il suo commento. Io preferisco sapere cosa sbaglio, cosa posso migliorare, oppure scoprire che ho fatto un buon lavoro, ad esempio: “Brava! Compito esaustivo, completo, con attenzione a incipit e conclusione. C’è ancora da lavorare sulla sintassi, devi imparare a usare la subordinazione”.

Sono orgogliosa di avere una professoressa come lei.

Alcune volte mi dice di non fare “l’avvocatessa”, perché da essere una ragazza timida, sono diventata una ragazza molto peperina, mi piace discutere, controbattere non solo su argomenti ma anche con i professori. Avvocatessa mi fa ridere, e si riferisce al fatto che talvolta cerco di far annullare qualche compito per casa: ”Ma prof, abbiamo già l’analisi del testo, dobbiamo studiare. Dai non lo facciamo!” e a volte ce l’ha concesso, mentre altre no!

“Non fare sempre l’avvocatessa!”

Ho un vizietto quello di suggerire ai miei compagni e nell’ultima interrogazione di storia mi ha penalizzata, ero rimasta stupita e contenta di come attraverso una semplice mappa sono riuscita a spiegare Napoleone, ma la prof.: “Ti do otto e mezzo, volevo darti nove, ma non devi suggerire.”

Io sono contenta del mio percorso e so che la curiosità mi salverà da questa società! I miei cassetti si stanno riempiendo, non saranno mai pieni, ma sicuramente ho cominciato a riempire di conoscenze “l’armadio” della mia mente.

Spero di non averla annoiata, aspetto una sua risposta con affetto e stima,

M.

 

Cara M.,
ti ringrazio molto per avere letto il mio libro e per avermi scritto: chiunque scriva, lo fa proprio per questo, per avere un colloquio con i lettori, per conoscere le loro reazioni. Dunque sono contento di avere colpito nel segno. Non so perché mi chiedi di non lasciare la scuola, forse perché a Potenza ho espresso la mia stanchezza e il desiderio di cambiare lavoro. In effetti, ogni anno che passa, i ministri che si succedono fanno di tutto per rendere la nostra professione uno sfinimento, sottraendo tempo ed energie al cuore del nostro lavoro: lo studio, la preparazione delle lezione, la correzione dei compiti. Sempre di più siamo oberati da inutili e frustranti incombenze burocratiche, sempre di più la scuola è un elenco di norme, di griglie, di pratiche fredde e demotivanti, sempre di più perde senso. Certo, non bisogna arrendersi e spero di non farlo. Ma ci serve anche il vostro aiuto, serve che anche voi non vi adattiate ad una scuola senza cuore, al freddo e arido nozionismo, alla scuola dei test oggettivi e che anzi chiediate a gran voce una scuola ricca e stimolante, una scuola fatta di saperi e non esclusivamente finalizzata al posto di lavoro, una scuola che si preoccupi anche di formare essere umani riflessivi e animati da spirito critico, cittadini consapevoli e attivi, non meri esecutori di ordini, non futuri operai di una società vista come una sorta di catena di montaggio.
Penso che anche il romanzo Un anno di corsa potrebbe piacerti, è un romanzo in cui racconto le tragicomiche disavventure di un neolaureato in Lettere alla ricerca di un lavoro che dia senso ai suoi studi, tutto questo in un Veneto leghista che non vuole i terroni (il protagonista è siciliano). Credo che il libro si trovi ancora su IBS o su Amazon.
Riguardo alla prof.ssa C: finché ci saranno insegnanti come lei, cioè appassionate, avremo studentesse come te, cioè che si lasciano appassionare, ed è di questi insegnanti e di questi studenti che abbiamo bisogno, è a loro che nel mio libro ho voluto dare voce. Dunque continua a farti appassionare, pensando che il futuro non è solo il lavoro, ma che la vita, per fortuna, è molto di più.

Questa è la scuola
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