E dunque: Cosa pensano le ragazze?

“Voglio fare una premessa” – dichiara Concita De Gregorio all’inizio dell’incontro con i blogger che si è tenuto nella sede dell’Einaudi a Roma, il giorno stesso dell’uscita del nuovo romanzo in libreria – “non volevamo dare risposte, ma invece spingere i lettori e le lettrici a riflettere e a cercare da loro le possibili risposte.”

 

Un progetto nuovo. Due anni di interviste, con un gruppo che via via si infoltiva, di donne che dopo essere state intervistate chiedevano di poter intervistare. Ora è un appuntamento giornaliero sul sito web di Repubblica, in cui ogni giorno, per un anno, viene postata una clip delle centinaia di interviste. Intorno al progetto web sta crescendo una comunità, che a sua volta manda video e messaggi.

“Anche il tempo è importante – specifica Concita De Gregorio – serve a dare la misura, l’importanza, il senso del progetto. Ho tante cose da mostrarti e ci vorrà un anno di tempo per farlo. A dare anche la dimensione del tempo speso per dare corpo al progetto stesso”.

Dallo stesso materiale è nato “Cosa pensano le ragazze”, dal 24 maggio in libreria. Severino Cesari, editor Einaudi della scrittrice, a un certo punto le ha ingiunto: – Adesso, Concita, scrivi!

“Il libro è un’altra cosa rispetto al documentario. C’è un lavoro letterario, la necessità di attingere ai dati reali per farne una storia. Di selezionare e condensare. La storia di Regina, per esempio: mi sono chiesta, quale impatto può avere nelle scelte della vita un nome così. E allora ho immaginato una donna, la madre, che fa un unico viaggio nella vita, da Monte Compatri: una gita scolastica a Venezia. Alla sua unica figlia, dopo sei maschi, non può che dare il nome della pensione in cui ha soggiornato in quel suo unico viaggio: Regina.

Nella vita Regina è giocatrice di rugby; si occupa di bambini autistici lasciando i suoi alla baby-sitter. Per i genitori, il padre soprattutto, è un mistero”.

“Il valore politico di questo libro risiede nell’espediente letterario – glossa Michela Murgia, presente all’incontro – nel documentario si mantiene una certa distanza tra la storia e il lettore; quando invece interviene la narrazione il lettore non può che rispecchiarsi in tutte le storie ed essere tutte le donne raccontate”.

Il libro consta di cinque parti, che inseguono una partitura musicale.

“Siamo partiti con storie all’insegna della leggerezza, per poi proseguire dando spazio a tutte le voci nella loro complessità singola e d’insieme, scegliendo di non ingabbiarle in un tema specifico, ma che in ogni parte ci fossero diverse note, lasciando che in ciascuna di esse una fosse più alta: in ogni donna ci sono mille voci, ma in tante voci c’è una sola donna”.

Dal progetto verrà tratta un’installazione al Maxxi di Roma, in cui su un grandissimo schermo saranno proiettate quattrocento interviste simultanee.

“Potrebbero ancora venir fuori tante cose: un film, una serie, altro ancora…”, rivendica orgogliosamente De Gregorio, a dimostrazione della vitalità dell’idea che sostanzia “Cosa pensano le ragazze”.

“La leggenda dell’inconoscibilità delle donne da dove nasce?” – rompe il ghiaccio Michela Murgia, con la prima domanda.

“Dalla difficoltà di ascoltarle. È facile capire le donne: basta far loro le domande, ma poi soprattutto ascoltare le risposte.”

Da questo spunto, si susseguono mille suggestioni: la maternità, l’interculturalità, la disobbedienza, l’educazione, le differenze di genere. A dimostrazione che “Cosa pensano le ragazze” racconta la realtà e l’attualità, ma anche il sempre e l’universale, da un’ottica spaziante che è quella delle donne.

Tre piani si rincorrono e intrecciano nel libro: quello dei nonni, punto di riferimento e famiglia per le ragazze; quello dei genitori, che discutono tra di loro e che sono lontani dalle loro figlie; quello delle ragazze, con tutta la loro complessità.

Il sesso è forse il terreno su cui maggiormente si gioca l’incomunicabilità tra le generazioni.

“Ho fatto spesso la domanda sul porno. Per me, che negli anni Ottanta avevo vent’anni, vedere un porno era inconcepibile. Per le ragazze di oggi è una norma abituale, perché ci sono i video di facile reperibilità. Si divertono, arrivano a suggerire al ragazzo legnoso di guardarsene qualcuno, non capiscono più la differenza tra il porno e il sesso. È uno dei pochi casi in cui sono intervenuta, a specificare che poi nella vita le cose sono un po’ diverse da quelle che vedono nei film. Per loro il porno è diventata una scuola”.

Una delle storie più difficili del libro è quella di Mery, una giovanissima che vive il pagamento delle prestazioni sessuali come una cosa naturale: Tutti pagano. Tu se vai a fare la spesa non paghi? Se devi prendere un aereo non paghi? Io veramente non lo capisco perché se faccio a qualcuno quello che vuole in cambio dei suoi soldi allora devo stare in casa famiglia. Ma perché, quando vai dal dentista?

“Dobbiamo imparare a metterci nei panni di questi ragazzi, altrimenti non riusciremo mai a capirli. Ascoltarli, prima di giudicarli” – si infervora Concita De Gregorio. Forse è proprio questo il messaggio vero e profondo di questo libro: nella frammentazione delle voci, nella molteplicità degli sguardi, nell’assenza di risposte e nella pienezza delle domande costringere il lettore ad ascoltare.

“Per due anni io ho voluto solo ascoltare. Non mi sono mai meravigliata delle storie che raccoglievo, ma sempre incantata”.

La predisposizione all’ascolto, l’attenzione alle storie senza nessuna volontà o necessità di giudicare è uno degli elementi più felici del libro, che si evince chiaramente nella presenza, spesso invisibile, talvolta trasparente, talaltra discreta e delicata dell’intervistatrice, che quando affiora ha sguardo pieno di tenerezza e di empatia con chi le sta di fronte.

I ragazzi guardano il mondo attraverso le cose che fanno, le cose che hanno.

Le ragazze invece sono concentrate su quello che provano, quello che sentono.

I maschi vivono al presente, le femmine al futuro.

“Sono contraria alle generalizzazioni. Ma ve la posso chiedere io una cosa?” – Concita De Gregorio si rivolge a noi, blogger presenti: io, Maria Anna Patti di @CasaLettori; Francesca Ottobre di https://gliamabililibri.com/ , Laura Ganzetti di http://iltetostato.blogspot.it/ e Giovanna Amato di https://poetarumsilva.com/

“Qual è la differenza tra maschi e femmine?” e tra le tante risposte che possiamo dare, quella che tutte le raccoglie nella sua incisività è di Michela Murgia:

“… che poi le donne si innamorano!”

Cosa pensano le ragazze: Concita De Gregorio a confronto con le blogger