Come aprire una finestra, e lasciare che la luce del sole inondi la stanza, che un venticello sottile sollevi una tenda trasparente, e sentire un friccicore, la strana sensazione di essere in sintonia con il creato.

Questa la sensazione emotiva che mi invade al termine della lettura, fatta tutta d’un fiato perché le cose belle non si vogliono interrompere mai, di “Mesdemoiselles” (Giulio Perrone editore).

Giorgio Ghiotti (lui sì davvero giovane scrittore, avendo esordito a diciotto anni per Nottetempo, con una raccolta di racconti, “Dio giocava a pallone”) intervista undici  “nuove signore della scrittura”, come recita il sottotitolo, in prosecuzione del libro di interviste pubblicato nel 1984 da Sandra Petrignani, oggi una delle undici signore incontrate da Ghiotti.

Il taglio è quello del racconto, in cui la voce della poetessa (o poeta come qualcuna di loro preferisce), le impressioni di lettura, le suggestioni emotive suscitate dall’incontro e la riflessione sulla poetica e sulla letteratura si intrecciano in un quadro dalle tinte nitide e dai colori sfumati.

Di ciascuna Giorgio Ghiotti immortala l’accoglienza e un particolare, che suggella il ritratto: il sorriso ricco di intenzioni di Vivian Lamarque, la straordinaria bellezza di Rosetta Loy, la grazia e la vivacità di una ragazzina di Sandra Petrignani, la gentilezza e la semplice eleganza di Biancamaria Frabotta, gli occhi azzurrissimi di Dacia Maraini, il viso di bambola di Patrizia Valduga, il sorriso generoso e spontaneo di  Luisa Adorno, l’arrivo in motorino di Sivia Bre, l’accogliente appartamento romano di Ginevra Bompiani, la voce poetica tra le più alte della poesia italiana contemporanea come è definita Mariangela Gualtieri, fino al trentesimo libro pubblicato di Lidia Ravera. Intorno a loro altre donne importanti, che prendono corpo dalle parole e dai ricordi: Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Amelia Rosselli, ma anche uomini, come Giovanni Raboni, Alberto Moravia, Giorgio Manganelli e altri da vivere nelle pagine del libro.

Giorgio Ghiotti è presenza discreta e gentile, di finissima cultura letteraria, con uno sguardo bambino che incanta. Le sue domande e le riflessioni a cui si abbandona hanno l’ingenuità di un fanciullino poetico, che sa afferrare il senso profondo e vero delle parole, delle esperienze letterarie, della poesia, delle esistenze. Il suo è uno sguardo innamorato della poesia e delle donne che l’hanno incarnata e che gli stanno dinnanzi e lo accolgono nella “stanza tutta per sé” in cui hanno creato i loro versi.

Giorgio Ghiotti si accomoda con loro, nelle loro case per lo più, in una intimità che non è mai scontata o superficiale, ma è frutto di sintonia e affetto, quello che nasce dall’ammirazione e dall’attenzione, dalla cura e dalla compassione, nel senso etimologico derivante dal greco συμπθεια, partecipazione al dolore di un altro, che conduce a una comunione profonda, che si presenta come amore incondizionato che non si aspetta di ricevere nulla in cambio. Così la compassione diventa ponte per un’unione profonda non tanto nella sofferenza, ma nell’entusiasmo e nella gioia vitale. Sono questi i due elementi preponderanti che sostanziano i sentimenti e l’atmosfera degli incontri. La gioia di vivere nella poesia e per la poesia, l’ineluttabilità del destino di poeta, la vicinanza tra chi scrive e chi legge.

Non c’è accademismo né erudizione in nessuna delle due parti, ma la felicità di un incontro e di un ritrovarsi all’interno di una medesima, poetica visione del reale e delle esperienze di vita, nonostante la differenza di età. Perché la poesia impone ai suoi cantori di essere giovani sempre e di riconoscersi e specchiarsi nei giovani.

C’è un flusso osmotico, potente e incantatore, tra le signore della scrittura, con le loro esperienze e la loro saggezza, e il giovane poeta Ghiotti (di recente pubblicazione sempre per Perrone la raccolta poetica “L’estinzione dell’uomo bambino”) di cui il lettore è spettatore e fruitore, incantato e incatenato.

La vera felicità dei libri è quando spingono e invogliano a leggere altri libri. In questo “Mesdemoiselles” è un libro felicissimo, perché solletica la smania di correre in libreria o in biblioteca per leggere o ri-leggere non solo le undici meravigliose signore, ma anche tutti gli scrittori e le scrittrici, i poeti e le poetesse incontrati e ricordati nelle pagine.

Quello che profondamente commuove è il senso di passaggio, l’ideale fiaccola  che le nuove signore della scrittura sembrano consegnare (mani migliori non potevano trovarle) al loro giovane interlocutore, perché la fiamma della poesia continui a bruciare e a infiammare gli animi e i cuori.

Poi le domando: cosa direbbe a dei giovani poeti, a dei giovani scrittori?

“Soltanto questo: ‘proteggete i miei padri’. Sto rubando le parole al Foscolo dei Sepolcri. Proteggeteli tutti – da Guittone a Raboni – proteggeteli per me che presto non ci sarò più, non lasciate che vengano confusi con i cantanti, i parolieri e i giornalisti, vi passo il testimone, prendetelo”.

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libro cartaceo:  Mesdemoiselles. Le nuove signore della scrittura

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Mesdemoiselles. Le nuove signore della scrittura