10 motivi per NON leggere

Woody” 

di Federico Baccomo

 

1. Perché il protagonista è un cane, che scrive e racconta come un cane, e la reazione naturale è sempre quella: “Mi sembra di averne già letti a iosa di libri così”.

2. Perché è un libro piccolo che cerca di raccontare cose grandi, una sfida complessa, spesso difficile da vincere.

3. Perché è pieno di una punteggiatura impazzita, senza regole, che riesce a mettere insieme probabilmente il maggior numero di “due punti” mai visti in un singolo romanzo.

4. Perché, prima del lieto fine, ci sono amarezze, rabbie e dispiaceri contro cui sforzarsi.

5. Perché contiene due tipi di amori, quello urlato e quello silenzioso, e sceglie di dar retta al secondo, quello che non parla, che non dichiara, che non fa nessuno di quegli sfoggi, di quelle esibizioni che, talvolta, vengono considerate la miglior espressione di sentimento sincero.

6. Perché, come dice Romano Bertola, “il cane è il migliore amico dell’uomo, ma magari lo sarebbe anche il maiale, solo che non gliene danno il tempo”.

7. Perché è una storia che non riesce a offrire consolazione, ma solo una piccola strada per trovarla.

8. Perché il romanzo è una lunga domanda: ogni cosa, agli occhi del protagonista, suscita curiosità e desiderio di sapere. Cos’è quella scatola che i padroni mettono vicino all’orecchio prima di mettersi a parlare da soli? Perché gli uomini uniscono le bocche e sembra che cerchino di mangiarsi la lingua? Perché ci sono persone che fanno del male alle persone cui dicono “Ti voglio bene”?

9. Perché il titolo, i colori, le illustrazioni, fanno pensare a un libro per bambini, ma le parole mettono insieme una storia che parla a chi l’innocenza forse l’ha persa già e cerca di riprenderne un po’.

10. Perché il suo autore ama tanto questo libro da rendersi disonesto e, invece di una lista di 10 motivi per non leggerlo, ha scritto 10 motivi fasulli, che in realtà fanno il contrario, cercano di convincere, di incuriosire, di portare le pagine ai lettori. Chiedo scusa.

Dieci Buoni Motivi per NON leggere “Woody”