Come devono sembrare strane le cose agli occhi di un cane.

Esempio di cose strane: parla dentro piccola scatola che tiene vicino a orecchio (chiamata: Telefonino), oppure, quando è sola in casa, accende musica che fa tum tum tum e fa strane mosse con braccia e gambe come se sta male (chiamate: Ballo Hip Hop), oppure mette bocca contro bocca di altri umani e fa movimento come se mangia lingua (chiamato: Bacio)…

A volte basta mettersi in una posizione diversa, scomoda persino, per guardare le cose con maggiore chiarezza e singolare incisività. Non solo quelle banali, che ci fanno sorridere, ma anche quelle importanti, serie, tragiche a volte. Cose risapute, anche se non vane da additare, che filtrate da uno sguardo insolito assumono una luce diversa, abbagliante, rilevante. Quanto risalto assume la vita stessa se filtrata dallo sguardo dolce di un Basenji?

Esempio di cose speciali: viaggio in macchina fino a casa grandissima piena di cibo (chiamata: Esselunga), gita su montagna coperta di polvere fredda (chiamata: Neve), bagno dentro vasca da bagno enorme (chiamata: Mare). E una volta anche cosa specialissima: mattina intera in bosco con Nonno Di Padrona Alberto in cerca di alberi piccolissimi (chiamati: Funghi). Giornata con coda sempre agitata, piena di scoperte. Luce di sole che sale in cielo, fili di erba bagnati con gocce minuscole, piante alte fino a nuvole, e poi sassi enormi coperti di prato morbido, e silenzi, e piccola strada fatta di acqua che passa in mezzo a terra, e versi spaventosi di uccelli, e odori, odori dappertutto, tantissimi odori, odori mai sentiti prima, che restano attaccati a naso. Gioia!

L’esperimento di Federico Baccomo, in Woody ( illustrato da Alessandro Sanna, Giunti 2015) merita attenzione. Una prosa scarna, una lingua ridotta all’osso (mi si perdoni la metafora canina) nella nuda semplicità per affrontare il tema delle relazioni, del rapporto tra bestialità e umanità, che nella violenza si capovolge e stravolge. Una lingua che dell’essenzialità non fa un mero espediente mimetico per rendere i pensieri di un cane, ma la maniera di toccare i sentimenti nella loro purezza ed essenza, in cui la punteggiatura acquista un valore pregnante.

Torna: silenzio.

Non torna: Pina.

Woody è un cane Basenji, la sua padrona è Laura, una giovane donna di ventidue anni. Da tre giorni Woody è senza Padrona, dentro una gabbia.

Cosa succede? Che storia è questa?

Woody: dentro gabbia?

Perché?

Tutto: cominciato tre giorni fa.

Due uomini portano via Woody dalla sua casa, in presenza di Padrona e della madre. Perché? Woody non lo capisce, è solo un cane. Il lettore, invece, comincia a capirlo tassello dopo tassello, in maniera frammentaria, dal basso, condividendo con Woody la stranezza e lo stupore per quello che accade. Nell’assenza di nessi e connessioni, il lettore è spinto insieme a Woody a scoprire la natura vera di certe reazioni, la forza bruta della violenza gratuita, la naturalità dell’istinto.

Nel privare la lingua dei nessi logici, Baccomo raggiunge un livello profondo di riflessione, che strizza il cuore e squarcia spiragli:

Prima, fuori di gabbia, vita di Woody: bella.

Perché vita: bella?

Perché vita: piena di sorprese.

Esempio di sorprese: regalo di pallina con crocchette nascosto, tecnico di caldaia che lascia cadere pezzo di prosciutto dietro schiena, ghiacciolo con gusto menta sciolto per terra coperto di formiche, uccello in mezzo a strada morto schiacciato da macchina che fa odore stranissimo, carezza di bambino mai visto che dice a sua mamma: Lo voglio anch’io, e mamma dice: Quando ti laurei, e bambino dice: Ma ho solo sette anni, e mamma dice: Prendere o lasciare.

Ma da quando Woody: è dentro gabbia, sorprese: finite.

Ma anche per gli uomini non è lo stesso? Quando la vita smette di riservarci sorprese, non è finita? Eppure, ci suggerisce Baccomo, mai perdere la speranza, perché le sorprese sono tali perché ci sorprendono, quando non ce lo aspettiamo.

Woody non è un libro triste, o meglio non è solo triste. Nella semplice caoticità dei pensieri del cane, Baccomo suggestiona il lettore con un miscuglio di sentimenti contrastanti, scrivendo un libro breve ma denso, leggero ma pensoso, che dona una

 

sensazione strana, felice e triste insieme, come voglia di tornare indietro fino a tempo che non c’è più.

Woody