2) …E ne parla pure in maniera stramba, da dietro le quinte. Cioè, chissenefrega di cosa succede quando un libro lo si scrive, pubblica, pubblicizza. A me di un libro importa solo che posso leggerlo – posto che me ne importi qualcosa.
3) E’ pieno di riferimenti letterari noiosi e saccenti che io, siccome mi fa schifo leggere, tanto non coglierò mai.
4) C’è una storia d’amore. Mio dio. Come se in giro non se ne trovassero già a sufficienza.
5) …Ed è pure una storia strana, con degli imprevisti, tutta storta… Ah, ma perché in questo libro dev’essere tutto così complicato?!?
6) Ah, e poi c’è un giallo. No, dico. Un giallo. Ce n’era proprio bisogno? Vogliamo davvero ritrovarci col fiato sospeso a chiederci chi sia il colpevole e dimenticarci di cucinare la cena? Domandarci se e come la protagonista avrà un ruolo nella soluzione e magari anche un po’ trepidare per l’incolumità di più di un personaggio? Che stress. No no, meglio rilassarsi con un bel manuale di filologia romanza, piuttosto.
7) Fa ridere. Spesso. E le persone perbene lo trovano terribilmente sconveniente.
8) Già che stiamo parlando di roba sconveniente, be’, questo libro in effetti ne è pieno. La protagonista ha sempre una battuta dissacrante su tutto. Tratta malissimo il suo capo (capite? Il suo capo! Va bene, è uno schifo d’uomo, ma, cielo, è pur sempre il capo!). Se un incarico non le piace, chiede sfacciatamente più soldi. E pare che a un certo punto metta in piedi una terribile vendetta che… Ah, lasciamo stare. E’ così diseducativo che dovrebbero proibirlo.
9) Le persone che l’hanno letto e che hanno scritto all’autrice sostengono di averlo divorato in una media di due giorni. Detto fra noi, l’autrice non riesce a crederci del tutto – le sembra un risultato fin troppo lusinghiero – ma se fosse vero non andrebbe affatto bene. Un libro deve durare mesi, no? E’ cosa nota: un libro fa il suo bravo dovere di libro solo quando ne leggi una pagina ogni sera e poi cadi addormentato come un sasso. Altrimenti a cosa servirebbe?