La carta più alta

Anosmico, privo del senso dell’olfatto: sarà proprio questo aggettivo in assonanza con anonimo a mettere nei guai Massimo, per giunta con le sue stesse mani e a far riaprire un caso di vent’anni prima. L’imprenditore Carratori morto apparentemente per un tumore alla prostrata, mal curato dal genero oncologo, il dottor Calonaci, che poi si suicida per il peso dell’errore. Ma la faccenda non convince i quattro vecchietti del BarLume, tanto più che Aldo sta per entrare in affari con il faccendiere Foresti, che dal Carratori, poco prima della sua morte, aveva comprato in nuda proprietà per la metà del suo valore la bellissima, anche se malmessa, Villa del Chiostro. Questa coincidenza temporale non convince i quattro baldi giovinotti che cominciano a seminare voci e dicerie, come loro abitudine. Non posso raccontare ovviamente altro di questa nuova, esilarante, originale avventura, che io giudico la migliore della serie, sia per la verve ironica sia per la tenuta della trama, più articolata e strutturata delle precedenti. Peccato una ricalcata misoginia tanto nei confronti delle giovani ragazze che mandano i curricula per il posto di banchista lasciato vacante da Tiziana (ma anche qui ci sarà un colpo di scena!) sia nei confronti della bisbetica vicina di casa, soprannominata con malagrazia Gorgonoide. Ad orecchie femminili come le mie appaiono eccessivamente grevi e giocate su falsi e preconcetti luoghi comuni, anche volgari.

Massimo dovrà risolvere il caso immobilizzato in un letto di ospedale, con espedienti tutt’altro che scontati, ma di grande fascino e tradizione.

Il tono scanzonato e salace è quello di sempre, ma questa volta il commissario Fusco appare tutt’altro che imbranato e illogico e sarà un valido appoggio per le indagini, non senza una nota di romanticismo.

Da leggere le pagine su Lucrezio, un ironico e leggero saggio sull’importanza dei classici che impreziosisce il libro e gli dona un certo colto e raffinato spessore, senza perdere in umorismo.

Come sempre, gran finale nei ringraziamenti, che giudico un altro pezzo di bravura e di originalità di questo scrittore che sia anagraficamente sia empaticamente sento molto vicino e di cui credo non mi stancherò mai!

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