Mi piace leggere immersa nel silenzio. Potendo gradirei il silenzio bisbigliante delle biblioteche, ma spesso devo accontentarmi del silenzio interiore, nel trambusto della vita familiare. Mi piace masticare le parole per sentirne il sapore e la consistenza sul palato, senza essere distratta da altro. Eppure durante la lettura di La musica è altrove (Ancora 2012) per la prima volta avrei gradito una colonna sonora che accompagnasse le riflessioni e le valutazioni che Saverio Simonelli accumula tra le pagine. Non sono una esperta della musica di Branduardi, ma Simonelli pur mostrando una approfondita conoscenza musicale, con un lessico preciso e dettagliato, ma mai autoreferenziale, riesce a parlare soprattutto di letteratura e poesia sulle note del cantautore lombardo. Una grande passione che trapela nelle pagine, ma non si fa mai gossip e pettegolezzo, come spesso accade nei libri incentrati su personaggi famosi. Quando si ricorre all’aneddoto è sempre perspicuo al contesto, vale come paradigma che riassume un’esperienza e mai come ammiccamento al lettore alla ricerca di morbosità.

Le pagine scorrono felici dispiegando il contenuto con chiarezza espositiva e avendo sempre limpido il quadro d’insieme. Lo stile con cui Simonelli articola il discorso musicale e letterario è sempre sostenuto, con una aggettivazione pregnante e raffinata, con eleganza di dettato che riesce a mantenere sempre un equilibrio tra la precisione e la specificità musicale e la facilità di lettura.

Un libro in cui immergersi totalmente, anche per chi appunto non è un appassionato conoscitore delle canzoni di Branduardi. Simonelli è contagioso e riesce ad illuminare i testi con la stessa passione e competenza delle opere letterarie. Certo la discografia branduardiana si presta ad essere indagata con gli stessi strumenti delle pagine di letteratura, proprio perché si nutre intrinsecamente di questi ultimi.

Sulla forbitezza, la creatività, la ricercatezza linguistica della produzione di Guccini non ci sono peraltro dubbi, e lo chansonnier romagnolo lo ha dimostrato anche quando si è cimentato con la prosa letteraria; se però intendiamo per cultura l’ampiezza di sguardo, la pluralità dei riferimenti, la costruzione di un mondo di simboli ricco di sfaccettature, di sfumature, un mondo nel quale personaggi e storie rimandano a significati più profondi anche quando lievi e giocosi, allora è inevitabile che l’universo branduardiano sia di gran lunga quello culturalmente più ricco e variegato. Non ci vogliono studi specifici o un dottorato in popular music. Basta semplicemente scorrere una lista di canzoni.

O aggiungerei io, leggere La musica è altrove e trovarne prove indiscutibili. Simonelli ama ricordare a più riprese che Branduardi si è formato con Franco Fortini, suo maestro alle scuole superiori, che lo ha indirizzato a un gusto ben delineato di poesia: i lirici greci, la poesia extraeuropea, i poeti romantici. Dal primo amore per Sergej Esenin, di cui Branduardi assume persino fisicamente nella capigliatura e nella postura atteggiamenti e somiglianze, a Yeats, a cui dedica un intero album Branduardi canta Yeats, passando per Catullo, s.Francesco, Shakespeare, al poeta afgano Mirza Khan Ansari, per arrivare alla prosa di Ende con Momo e la lista potrebbe ancora continuare.

La cifra stilistica dell’omaggio che Simonelli riserva a Branduardi è di non cadere mai nella pedanteria. Sarà la palestra della Compagnia del libro, la trasmissione su TV2000, in cui Simonelli discorre di libri, scrittori e scritture con dedizione, passione e semplicità, ma nel libro è sempre conservata la piacevolezza e scorrevolezza con una messe sterminata di indicazioni dotte, analisi serrate dei testi letterari e un’acribia profonda dei testi musicali. Infatti Simonelli non dimentica mai che si tratta di musica e di note, e il testo delle canzoni è sempre analizzato tenendo conto delle scelte musicali e strumentistiche che in Branduardi sono sempre molto sofisticate, dall’uso di antichi strumenti musicali come le launeddas sarde, dal ricorso alla musica classica, alla variazione e all’eclettismo di sonorità e strumentazioni.

Non potrei concludere in maniera più appropriata che servendomi delle parole dello stesso Simonelli che ben si adattano a spiegare non solo il senso e il valore della musica di Branduardi, ma dello stesso La musica è Altrove che ne è straordinario esegeta:

Passeggiando tra le canzoni di Branduardi abbiamo un’impressione molto simile a quella del lettore del racconto di fronte all’omino pittore. [Si tratta di un racconto di Tolkien, Foglia di Niggle menzionato ad inizio di capitolo] Solo che al posto della foglia abbiamo iniziato con un topolino e abbiamo finito per perderci tra nuvole, foreste e mari sconosciuti, abbiamo incontrato bambini che costruiscono castelli di sabbia, maghi e farfalle, circensi e poeti nottambuli, cacciatori, sciamani e avventori di bar. Ma abbiamo anche potuto imboccare gallerie di figure simboliche, personaggi universali ma incontrabili, che esistono e non recitano una parte in commedia. “Fanno” se stessi, e così destano in noi associazioni profonde, richiamano sentimenti che almeno una volta nella vita abbiamo provato. Ce li fanno rivivere. Li arricchiscono.

La musica è altrove