In qualche modo siamo tutti connessi in quell’unico grumo di materia che esisteva prima del Big Bang, quindi tutto ciò che c’è nell’universo, in qualunque tempo e spazio, è legato.

Da dove viene il ventoIn questa citazione si racchiude il senso più profondo e impellente dell’ultimo romanzo di Mariolina Venezia, Da dove viene il vento (Einaudi, 17,50 euro). La storia di un amore ossessivo e a tratti disperante, unito al senso di solitudine e di struggente nostalgia di due personaggi storici che vivono in quello che per le rispettive epoche è il mondo più remoto e lontano, arricchito dalla vicenda di Idir, berbero, che compie la sua odissea in un’Italia rozza, crudele e razzista. Ed un “io” che fa capolino nelle pagine del romanzo e di cui solo alla fine verrà svelata l’identità, cassa di risonanza delle ragioni più introspettive e delle motivazioni più cocenti del racconto.

Dora e Salvatore si incontrano nelle aule universitarie a Padova, si amano in una storia che si tinge di amarezza e contraddizioni, per poi incontrarsi anni dopo, quando le loro strade sono corse separatamente: lui sposato con figli e occupato nella azienda del suocero, lei rientrata a Padova dopo aver vissuto in Francia. La loro storia riprende come se non si fosse mai interrotta, soprattutto per lei, in un’ossessione di cui solo alla fine troverà la forza e il coraggio di liberarsi. Lui è un uomo egoista, preso tra la cocaina e il gioco di borsa, indeciso e nichilista. A loro si aggiunge Idir, un giovane berbero, dalla sognante ma infelice storia d’amore, il cui epilogo si scoprirà solo verso la conclusione, che getta sul personaggio un alone di eroe sentimentale e sfortunato. Proprio attraverso la storia dell’infanzia e della giovinezza di Idir la Venezia sembra ritrovare la musicalità del suo romanzo di maggiore successo, vincitore del Campiello nel 2007, Mille anni che sto qui, come racconto di tradizioni, riti, passaggi, di un mondo che appare sempre più lontano e in cui la parola ha un potere magico anche se non sempre salvifico. La storia di Idir scorre parallela a quella di Dora e Salvatore, anche se intrecciata da fili invisibili che la scrittrice tira con mano salda (il ricongiungersi di Dora e Salvatore è raccontato in simultanea con il naufragio di Idir e il disperato tentativo di mantenere in vita una bambina, in un legame fatto di echi profondi e viscerali) per ricongiungersi solo nel finale, intenso e rocambolesco. La vicenda di Idir è per lungo tratto trapuntata da una storia dal sapore antico e mitico, una delle storie preferite dalla nonna di Idir, da cui il romanzo prende il titolo: Da dove viene il vento, una storia di amore eterno, che ha il sapore dei miti fondanti e delle storie che parlano di valori metafisici attraverso i secoli.

La cifra narrativa del romanzo è racchiusa nella frammentazione, dei punti di vista, del tempo che torna su stesso in una voluta complessa e mai lineare, degli spazi che si rincorrono e si inseguono, dall’Italia, percorsa in lungo e in largo dalla trama degli eventi, all’Africa, alla distesa sconfinata dell’oceano, fino ad arrivare alle solitudini spaziali. Ogni luogo geografico è anche un luogo dell’anima, in cui rappresentare i propri moti interiori e scandagliare l’assunto che tutto è collegato con il resto (bellissimo il nesso tra le moderne piantagioni di pomodori in Puglia in cui la manovalanza straniera ben rappresenta il concetto di schiavitù e l’episodio remoto della masseria di Marzagaglia, in cui una rivolta di braccianti venne sedata nel sangue). Si procede per frammenti, per “finestre” come ha definito Mariolina Venezia questo suo nuovo procedere narrativo, una frammentazione poetica che nel finale del libro trova mirabilmente la propria coesione stilistica e narrativa. Un romanzo che, a mio avviso, rappresenta la piena maturità della scrittura della Venezia, un approdo in cui senza artificiosità, ma con grande empatia, trovano spazio e unificazione tutti i temi della sua poetica, dal canto di un mondo ancestrale al bisogno di descrivere e analizzare il mondo attuale, dalla capacità di scandagliare i sentimenti umani al racconto dell’interiorità, dall’amore alla solidarietà.

 

Da dove viene il vento