Fare le ore piccole con la propria figlia decenne non ha prezzo. Piccolo grande piacere delle lunghe vacanze scolastiche in periodo natalizio che danno l’estro e il destro per poter sovvertire i sostenuti ritmi dei giorni di scuola.

Io e Nuccia avevamo cominciato a leggere “Il piccolo Cesare” di Giusto Traina, con illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio non appena libro, regalo sotto l’albero per il piccolo Giulio di soli tre mesi (prima si parte con i libri, e meglio è), era stato scartato. Il libro fa parte della nuova collana Laterza, Celacanto, curata da Giordano Meacci e Francesca Serafini. L’abbiamo allora chiesto in prestito, per poter ultimare la lettura, ma di sera nel letto matrimoniale in cui l’avevo accolta, Nuccia esprime il desiderio che la lettura riprenda dall’inizio: – Così mi puoi spiegare con calma tutto quello che sai sulla storia di Cesare – un invito irresistibile.

Il piccolo Cesare

Il testo di Giusto Traina è fitto di riferimenti che con grande piacere ho decifrato e decriptato per Nuccia, come quando il piccolo Cesare per darsi coraggio nell’affrontare la prova che lo vede protagonista insieme all’adolescente Pompeo, pensa:

“Io vado, vedo e … risolvo tutto da solo…” parafrasi con variazione del famoso “Veni, vidi, vici” che la tradizione attribuisce al Cesare vittorioso in Ponto.

O ancora, tanto per fare un altro dei numerosi esempi, quando il Cesare protagonista del libro di Traina svolge i compiti assegnati dal precettore insieme al cugino Gaio Mario, scegliendo per raccontare se stesso la terza persona e alla richiesta di spiegazione da parte del padre di tale espediente, il piccolo allievo di otto anni risponde:

Perché così sembra che quello che scrivo diventa un fatto vero…

Spiego a Nuccia che tale è l’espediente narrativo usato da Cesare nei suoi “reportages” di guerra, in cui pur narrando le sue gesta, si serve della terza persona per rendere il racconto più imparziale e veritiero.

Il racconto di Giusto Traina è un incastro sontuoso di più racconti: la cornice esterna è la narrazione delle vicende di un Cesare di otto anni, che conosce e sfida un Pompeo di poco più grande, reso con una parlata “rustica” che ha molto divertito Nuccia. Il piccolo Cesare sogna spesso (il motivo del sogno, come ho spiegato a Nuccia, è letterario e classico insieme, avendo come sommo riferimento il “Somnium Scipionis”) e vede profeticamente se stesso adulto, la ricerca della gloria, talvolta spasmodica e macchiata di rosso, e la sfida costante e continua con Pompeo, fino al tragico epilogo che ha colpito e in un certo senso spaventato Nuccia. All’interno di entrambe le cornici altre digressioni, come l’impresa a cui il piccolo Cesare si sente chiamato nel tentativo di salvare una giovane Prisca, o l’inserzione della vicenda di Tito Pullo e Lucio Voreno, come raccontata nel “De bello Gallico”.

Un altro pregio del racconto è la presenza di tante indicazioni della vita quotidiana nell’antica Roma: l’educazione impartita al piccolo Cesare tra la ginnastica al Campo Marzio e il precettore privato, l’accenno al cursus honorum, l’importanza della toga virilis, il trionfo dei generali vittoriosi, l’utilizzo dei tria nomina.

Un libro pensato per i giovani lettori, con la precisione del racconto e l’attenzione agli eventi della vita di Cesare, sul filo dell’avventuroso per adescare la loro curiosità e con il supporto di bellissime illustrazioni, a piena pagina, in cui si alternano colori scuri, sulle tinte del rosso e del blu-nero, e disegni più solari con colori luminosi (forse a sottolineare, come già nel testo, che l’epopea di Cesare non manca di zone d’ombre ed è segnata da forti chiaroscuri?). La struttura narrativa, così finemente ricamata e intagliata, dotta e divertita, sapientemente articolata, però, rende “Il piccolo Cesare” un racconto godibile anche per i grandi, soprattutto per gli appassionati di storia romana.

Fa venire la voglia di riprendere i testi, di approfondire temi e personaggi, di dettagliare incontri e confrontare impressioni.

Non manca, come in ogni buon racconto, la nota riflessiva, che spinge a interrogare se stessi e che, insieme con Nuccia, ha assunto un valore più intenso e pregnante. Il piccolo Cesare chiede consiglio al padre, e già questo per un genitore ha un alone commovente. Il padre di Cesare riesce a trovare parole quanto mai sincere e lungimiranti, che io ho lasciato a Nuccia, come invito e auspicio per il suo futuro.

Il piccolo Cesare
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